Promessa
L’aria
e fredda e pungente. Le mani di tuo figlio sono
fredde, probabilmente anche perché sono senza guanti. Avevi
insisistito per
farglieli indossa ma lui aveva ripetuto
che non ne aveva bisogno. Riguardo alla testardaggine è
uguale a te.
La neve cade soffice sui vostri cappotti, sui capelli biondi di Jack.
È rara
vedere nevicare, ma oggi sembra diverso. Oggi sono sei mesi esatti da
quando
tua moglie è morta, da quando è stata uccisa dal
peggior serial killer
esistente sulla Terra, George Foyet. Preso dalla rabbia
l’avevi ucciso.
Predichi sempre che sarà la giustizia a punire i cirminali
per ciò che hanno
fatto, ma quando ti eri trovato in quella situazione, la tua parte
razionale
era andata sbriciolata. Non ti eri nemmeno soffermato a pensare. Volevi
solo
fargliela pagare, per lei, e per tutti gli altri.
Un manto bianco si è fermato sotto i vostri piedi, un manto
bianco ha preso
forma anche su una lapide di pietra con scritto un nome e due date: una
di
nascita e una di morte.
Chiudi gli occhi, ricordando i vostri momenti felici, quelli con Jack e
infine
le sue ultime parole. Trattieni a stento le lacrime. Non sei un duro
come
appari. Sei un essere umano: fragile ed emotivo.
“Papino” sussurra tuo figlio.
Gli sorridi “Sì, Jack?”.
“Perché siamo qui?”.
Sospiri. È arrivato il momento di fargli capire che sua
madre non giocherà mai
più con lui, non tornerà mai più da
loro, non sorriderà più. Finora, come avevi
supposto, Jack non aveva capito davvero cosa era successo. Pensava che
andasse
sempre tutto come al solito, e che sua madre fosse semplicemente
partita per un
lungo viaggio.
Ti abbassi, per arrivare alla sua altezza e guardarlo negli occhi: sono
vivaci,
curiosi, scintillanti, ingenui. Non conoscono il male che si annida
nella mente
delle persone.
“Vedi Jack, la mamma non potrà più
tornare a casa.” Fatichi tu stesso a dire
quelle parole. Forse non avevi voluto accettarlo nemmeno tu.
“E perché?”.
“Ti ricordi quel viaggio di cui ti avevo parlato? Quello che
la mamma stava
facendo?”.
“Sì”.
“Ecco, lei non ritornerà da questo viaggio. Lei
ora è in un posto bellissimo,
sai? Pieno di persone buone ed è accerchiata da chi le vuole
bene”.
“Ma perché la mamma non torna?” chiede
confuso.
“Non può tornare, Jack. Lei vorrebbe, davvero.
Vorrebbe riabbracciarti e dirti
quanto ti vuole bene, ma non può.”
Ora i suoi occhi sono lucidi. Forse sta cominciando a capire.
“Quindi non la rivedrò mai
più?” singhiozza. Vuole essere forte, come te, ma
lui è solo un bambino. Le lacrime cominciano a scendere sul
suo viso, senza che
lui riesca a trattenerle.
“No, Jack.” dici commosso “Ma vedi, la
mamma ci sarà sempre per te, campione.
Quando vorrai confidarle i tuoi segreti, le tue paure, devi solo
parlare e lei
ti ascolterà, ti proteggerà. Vedi quella nuvola
grigia?” chiedi indicandone una
che sembra una persona umana.
Lui fa un cenno positivo con la testa.
“Quella è la mamma. Ora è in cielo,
può volare”.
“Come un super eroe?” chiede dopo essersi calmato.
“Sì, Jack. Come un super eroe. La tua mamma
è un super eroe, sai?”.
Non risponde, si asciuga le lacrimen con il dorso della mano e resta a
guardare
la lapide davanti a sé. Fa un passo, incerto. Sfiora con le
dita la pietra
grigia “Ti voglio bene, mamma”.
Sorridi. È più intelligente e furbo ti quanto
pensi.
Lo guardi. Ti assomiglia in modo incredibile, ma assomiglia anche ad
Hayley.
Quando aggrotta la fronte, ed è pensieroso, ha il suo stesso
sguardo.
“Papà, ho freddo”.
“Allora andiamo a
casa! Sei pronto?”
chiedi assumendo un tono finto ed autoritario.
“Signor sì, signore!” risponde lui
entusiasta.
Lo prendi per mano e vi avviate all’auto, parcheggiata fuori.
Volgi un ultimo
sguardo alla lapide e sussurri un “ti amo” veloce e
fugace.
“Ci sarò sempre per lui,
come ti ho
promesso” aggiungi mentalmente.
In auto fa freddo, così accendi il riscaldamento. Un leggero
tepore si innalza
nel veicolo. È piacievole, confortante.
“Papino” ti chiama Jack.
Lo guardi dallo specchio retrovisore, aspettando una sua continuazione.
“Anche
tu sei un eroe, come la mamma! Siete dei super eroi! Lo sono anche io,
vero?
Posso essere anche io un eroe?”.
Sorridi, contagiato dall’allegria di tuo figlio “Ma
tu sei già un super eroe. È
nel tuo sangue”.
“Davvero?”.
“Certo! Sei il migliore! E poi abbiamo risolto tanti casi,
insieme.”.
Tuo figlio ride. La sua risata risuona nel veicolo. È il
suono più bello che tu
abbia mai sentito, forse perché è una risata
spensierata.
“Da grande voglio essere come te, papà!”.
“Lo sarai”.
Lui abbassa gli occhi, facendo una pausa.
“Tu non mi lascerai mai, vero, papi?” chiede. Ora
la sua voce è timorosa, come
se temesse la risposta. È spaventato.
Parcheggi nel garage e scendi, seguito da tuo figlio. Lo prendi in
braccio “No,
Jack” dici guardandolo negli occhi “Noi staremo per
sempre insieme, te lo
prometto. Nessuno ci dividerà mai”.
“Promesso?”.
Sorridi “Una promessa è una promessa.”.
Vi date il cinque e lo fai scendere. “E
ora andiamo a casa. Ci beviamo una cioccolata calda, che ne
dici?”.
“Sì!” esclama ridendo e correndo verso
casa.
Per un attimo ti sembra che sia la risata di tua moglie. Alzi gli occhi
al
cielo. Le nuvole stanno scomparendo. Un timido raggio di sole ti
colpisce,
facendoti socchiudere gli occhi. Sorridi.
“Ciao Hayley”, poi entri in casa, dove tuo figlio
ti sta aspettando.
Gli insegnarai a diventare grande, gli farai conoscere
l’amore, come avevi detto
ad Hayley.
Lui è la cosa più importante che hai.
E’ tuo figlio, che ha un’immensa fiducia in te, che
ti vuole bene come nessun
altro al mondo.
“Papi, vieni?” ti chiama, facendo capolino dalla
porta.
“Arrivo.”.
Non lo lascerò mai, pensi. L’ho promesso.
Note
Autrice:
Non so che dire di questa storia.
Mi è uscita così, senza un perché,
e non so come sia
venuta, sicuramente,
non come volevo che fosse.
Spero vi sia piaciuta.
Commentate!
Fra.