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Autore: Fede_Wanderer    04/10/2010    5 recensioni
-C.C., credo di sapere perchè la neve è bianca-.
Un treno corre su una distesa ghiacciata, mentre il tramonto infuoca l'orizzonte e leggere perle bianche cadono dal cielo.
Legami perduti e sogni ritrovati, in un percorso verso l'ignoto.
Un viaggio nei ricordi e nelle emozioni.
[Lelouch-centric; post finale; spoiler]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kururugi Suzaku, Lelouch Lamperouge, Nunnaly Lamperouge, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Warning: La seguente shot contiene spoiler sull’intero anime, specialmente sul finale.
Non andate avanti a leggere se non l’avete visto interamente, fino all’ultimo secondo di R2.




                                                                                                                                                                                                               Silver Streams


C'è qualcosa di ovattato nel silenzio che lo circonda. Attorno a lui, la nebbia avvolge le montagne lontane, lasciando intravedere uno spiraglio di luce fioca. Il cielo, incolore, riflette l'essenza di un paesaggio inesistente, composto da sentieri che sfumano nel nulla ed impronte che svaniscono come ricordi lontani, mentre una brezza fredda gli sfiora il viso.
Allunga una mano, avvicinandola all'incorporeo muro di nebbia, ritraendola poi pochi istanti dopo, con le dita istintivamente serrate, come per racchiudere nel palmo della mano l'eterea essenza dell'avvolgente vuoto che lo circonda.
Esita un istante, ponendosi domande che, per qualche motivo, nello stesso momento in cui nascono, cominciano a svanire; poi, lentamente, muove le dita, ad una ad una, quasi con fatica, fino ad aprire completamente la mano.
Su di essa, privo d'alcuna protezione, giace, con un bagliore familiare, eppur indecifrabile, un fiocco di neve, candida perla bianca.
-Lelouch,sai perchè la neve è bianca?-
Sobbalza, nel sentire l'eco di parole improvvise, provenienti dai recessi di un'anima persa in bilico tra i ricordi e la fantasia. Si volta di scatto, tentando di individuare la fonte del suono, mentre un brivido gli attraversa la schiena. Ma è solo il silenzio a circondarlo; e allora distoglie lo sguardo dalla natura che, dietro una maschera impenetrabile, lo deride.
-Lelouch...- mormora, sfiorando la neve, ora cristallizzata, nascosta sotto un velo infrangibile.
-Era... il mio nome?-
In lontananza, un brusio crescente copre i suoi pensieri, attraversando la nebbia, con un ritmo costante. Man mano che si fa più forte, quasi assordante, il ragazzo riesce a scorgere dei contorni sfumati - lo sbuffo di fumo che sale al cielo, mimetizzandosi con esso, il rumore delle ruote sulle rotaie, un cigolio indefinito. 
E, nonostante ogni cosa ne abbia preannunciato la comparsa, è improvviso, quasi surreale, l’arrivo del treno. Nascosto da spettri e figure distanti, emerge dal nulla indistinto, accompagnato dalla melodia di un carillon, proveniente da un tempo indefinito.
-Lelouch? Oh, Lelouch! Sei arrivato, dunque. Vieni con me, il mondo di C ti aspetta-.
Il ragazzo rimane interdetto, mentre il conducente del treno piega leggermente la testa di lato e, appoggiandosi con una mano al mezzo di trasporto, gli porge l’altra, con un sorriso. I lunghi capelli mossi le incorniciano il volto, perdendosi tra la neve - ora visibile nonostante la foschia – e mettendo in risalto gli occhi azzurri, che lo osservano inquieti, con un’ombra di malinconia.
-Lelouch?-
Per un istante, gli pare di conoscere quella ragazza – ed è come se il suo riflesso urlasse parole incomprensibili, incapace di essere udito. Infine, scuote la testa – probabilmente è solo una fantasia, dopotutto non c’è altra spiegazione – e le stringe la mano.
Attorno a loro, il vento continua a soffiare, incorniciando due mani estranee che si sfiorano, con una silenziosa promessa, tra gelide perle innevate e ricordi occultati dalla bruma.

                                                                                                                                                                                                                     ~ ~ ~

Nuvole danzanti si riflettono in un lago avvolto in un'atmosfera senza tempo, vagando senza meta, alla ricerca di loro stesse.
Si rincorrono, come in un gioco infantile, sfumando nel nulla e svanendo alla vista, occultando un sole inesistente.
-Chi sei?-
E con loro il treno viaggia sul ghiaccio, privo d'una guida e d'una direzione, tra la nebbia che ne avvolge l'esistenza. Danza con le nuvole, donando al loro svago una malinconia soffusa.
-Mi chiamo Nunnally-.
La ragazza sorride, lanciando uno sguardo al cielo - pare che sogni, persa in riflessioni ignote, appartenenti a un passato che, per qualche motivo, gli pare di condividere.
-E... Come fai a sapere il mio nome?- 
Si volta verso di lui ed il sorriso sulle sue labbra si tramuta in una risata gioiosa, quasi angelica.
-Ah, Lelouch. È così strano sentirti dire queste parole... E dire che un tempo...-
Lui distoglie lo sguardo, riflettendo i suoi occhi viola nel labile confine tra acqua e cielo, nuvole e nebbia, fantasia e realtà.
-Da quanto ci conosciamo?-
Lei imita il suo gesto, rivolgendo lo sguardo verso l'esterno, oltre i vetri spessi del treno.
-Da quando sotto questo cielo vi era un palazzo imperiale ed una risata ogni giorno-.
Il ragazzo si morde un labbro, aggrottando la fronte. Guarda una nuvola scomparire nella foschia, con l'impressione che porti via con sè l'illusione di ricevere da quella ragazza una risposta che chiarisca i suoi dubbi.
-Nunnally, dove stiamo andando?- le chiede infine, sorridendo.
La ragazza replica il sorriso con gentilezza.
-Aspettavo questa domanda-.
E d'improvviso la nebbia si dissipa, rivelando prati verdi dove vi era foschia, svelando la luce del sole dove vi erano solo nuvole, lasciando che s'innalzi, dove la terra incontra il cielo in un frammento di eternità, un palazzo che rievoca memorie inattese - un ragazzo è intento a ritrarre dei bambini, persi in un attimo di felicità, mentre, al loro fianco, una donna dai lunghi capelli neri li osserva con una scintilla di orgoglio.
La bambina ride, lanciando scherzosamente dell'acqua contro il fratello, che, dopo un istante di esitazione, con un ghigno e una linguaccia comincia a rincorrerla.
-Questa me la paghi, Euphie!- le bisbiglia, prendendole la mano e facendole il solletico, ridendo davanti all'incredibile capacità di contorsionismo di lei, che tenta di evitare l'atroce tortura.
-Lelouch, lascia stare tua sorella...- interviene la madre del bambino, con un ordine perentorio, eppure non privo di un filo di dolcezza.
-E perchè?- protesta il bambino, mentre la sorella approfitta dell'attimo di distrazione per scompigliargli i capelli con una risata.
-Perchè è maleducazione infastidire le ragazze, lo sai-.
-Ma...- obietta lui, giocherellando con la frangia della bambina, questa volta dolcemente. -Io non le faccio niente, lo sai. Diglielo, Clovis!-
Il fratello maggiore sorride, lanciando un'occhiata insoddisfatta alla tela davanti a sè.
-Continua pure, Lelouch. Non posso certo ritrarvi mentre siete immobili e tranquilli... Non è realistico. Non credi, Marianne?-
La donna scuote la testa, sospirando, e la sua risposta si perde in un vortice di nuvole danzanti, mentre lo scenario cambia, rivelando un uomo in maschera, con una pistola in mano.
Scorrono lenti gli attimi, mentre uno sparo rimbomba ed una ragazza dagli occhi così simili a quelli di lui cade a terra, tra speranze fallite e domande senza risposta, ricordi di una felicità ormai passata e rimorsi morti sul nascere.
-Addio, Euphie- mormora, abbassando la pistola. Ed il ricordo di due bambini che giocano  - non le faccio niente, mamma, lo sai - copre il trionfo della morte, il rimpianto, ed il dolore.
Ma non riesce a coprire invisibili lacrime, perle di sincerità in un mondo distrutto.
E lo scenario cambia ancora, mostrando un'adolescente scherzare con un bambino, un bagliore di gioia nello sguardo.
-Cornelia, aspettami! Voglio venire anche io!-
La ragazza ride, scuotendo la testa.
-È una riunione femminile, Lelouch, non puoi venire. E poi, lento come sei, non mi raggiungeresti neanche correndo-. Gli lancia uno sguardo derisorio, ridendo.
-Non è vero!- protesta il bambino, stringendo i pugni.
-Scommettiamo?- sussurra la ragazza.
-Oh, be'... In effetti... Credo che Schneizel mi stia aspettando- balbetta lui, distogliendo lo sguardo. Cornelia scoppia a ridere, chinandosi per guardare negli occhi il bambino.
-Dai, ti prometto che al ritorno ti racconto tutto-.
E le figure sfumano nel nulla, rivelando ancora una volta frammenti di esistenze - Schneizel Di Britannia intento a sfidare a scacchi suo fratello- Cornelia faccia a faccia con Zero- Lelouch esiliato da suo padre- Marianne, morta.
E ancora i ricordi cambiano, in un progressivo avanzare di affetto e dolore.
Un ragazzo, questa volta identico al se stesso che lo osserva dal treno, nasconde dietro la schiena un regalo, comprato ed impacchettato da giorni.
-E dai, Lelouch! Fa' vedere- lo incita un ragazzino, fingendo per l'ennesima volta, attore vagante sul palcoscenico della vita. Nasconde la sua identità dietro un sorriso fraterno - nasconde il suo cuore dietro una maschera. Ma ogni maschera può essere spezzata, e cadere.
E l'attore diviene il personaggio, in quella Vigilia di Natale, donando se stesso all'infanzia che ha perso, donando a se stesso la famiglia che non ha mai posseduto.
-Buon Natale, Rolo-.
Una musica dal passato avvolge i due ragazzi, in un turbine di emozioni, mentre al di fuori della casa imperversa una tempesta di neve, incapace di sfiorarli.
Ed infine crolla il palazzo, come un castello di carte, cadono le illusioni ed i ricordi, e tornano le nuvole, a danzare con la nebbia nel loro gioco infantile.
Con un cigolio indefinito, il treno riprende a muoversi sul lago ghiacciato.

                                                                                                                                                                                                    ~ ~ ~        

C'è qualcosa di diverso nel paesaggio che li circonda; l'atmosfera ovattata ha lasciato il posto a raggi di luce troppo flebili per poterli riscaldare, ma forti abbastanza da mostrare la loro presenza; e pare quasi che la nebbia, con un inchino, abbia mosso un passo indietro e strizzato l'occhio alla luce.
Lo stesso ghiaccio su cui viaggiano appare meno spesso, circondato ancora da un velo di mistero che si riflette nelle crepe che, qua e là, si mostrano quasi con timidezza.
All'interno del treno, Nunnally osserva il ragazzo di fronte a sè, intento a fissare una nuvola, con lo sguardo di chi tende la mano per ricordare i dettagli di un sogno ed arriva solo a sfiorare quell'entità fuggente.
-Ricordo tutto ciò che riguarda la mia famiglia. Tuttavia, il resto è confuso. Non ricordo il motivo dell'assassinio di Euphie, nè la persona con cui sono stato mandato in Giappone.
E’ come se potessi avere accesso solo a una determinata categoria di ricordi, ovvero solo quelli riguardanti alcune persone, ma su quale criterio si basa questa classificazione? Sicuramente non si tratta dell’ordine cronologico degli eventi accaduti dalla mia nascita ad ora, altrimenti avrei rivissuto parte della mia infanzia e nulla più, ma è l'unica opzione che mi sento di escludere a priori. Per il resto, la chiave potrebbe essere l’importanza di una determinata tipologia di fatti o persone quanto la pura casualità. D'altra parte, il treno continua a muoversi e credo che non arriveremo ad una nuova meta fino a quando non sarò pronto a rivivere altri frammenti del passato, e ciò mi porta a ragionare su quanto ho visto fino al momento in cui non sarò, per l’appunto, pronto - a meno che anche questo non sia frutto del caso, ma trovo che sia una delle opzioni meno credibili. Tuttavia...- conclude il monologo con un sospiro, scuotendo la testa.
-Devo cambiare strategia, andando ad eliminazione alla lunga non risolverei nulla. E se… no, non ha senso.
Devo cercare…- la sua voce diviene più debole, quasi un sussurro.
-…un altro punto di vista. E’ come se fossi in una partita a scacchi e dovessi fare scacco al... re. Scacco al re-.
Rimane assorto nei suoi pensieri per qualche istante, mentre il rumore del treno scandisce i secondi e le nuvole danzanti, per un attimo, sembrano trattenere il respiro.
-E chi sono io, se non il re dei miei ricordi?- mormora, infine.
-E per fare scacco a se stessi esiste una sola maniera; lasciare il territorio sgombro ed il pezzo più importante inerme. In altre parole, devo abbandonare ogni ipotesi e smettere di ragionarci su... e lasciare che siano i miei ricordi a guidarmi. È così, Nunnally?-
La ragazza sorride, mentre attorno a loro presente e passato si confondono, e l'orizzonte comincia a cambiare. Un imponente castello costruito su macerie s’innalza, e man mano che s’eleva verso il cielo le travi che lo sostengono sembrano farsi più resistenti, quasi incapaci di crollare – e aumentano le pietre che lo compongono, immense sale vanno creandosi, imponenti colonne sorreggono una maestosa costruzione, che termina nella luce, con una scritta incisa nella pietra - che tende ora a sbriciolarsi; Vi Veri Veniversum Vivus Vici, narra l’incisione nella roccia, in memoria del simbolo di Zero che ancora vive, e cambiò l’universo. Ai piedi del suo regno, fiori dalle macerie.
Ed è in questo scenario che un uomo in maschera parla al popolo esultante e copre con i suoi ideali la verità nascosta, narrando di come la Principessa Euphemia abbia ingannato il popolo.
Ingannatore a sua volta, occulta il lutto dietro la finzione e farcisce il suo discorso di speranza, sogno e rivelazione, toccando il cuore del popolo, lasciando cadere il suo tra i detriti del regno di Zero.
Il suo discorso sfuma lentamente nel nulla, lasciando assaporare il gusto amaro della vittoria, per poi svanire del tutto e lasciare il posto a persone smarrite, confuse. Siedono attorno ad un tavolo e qualcuno mostra loro delle prove, racconta loro storie che sembrano uscire da una fiaba che ha perso la sua magia sul sentiero sterrato del Ghetto di Shinjuku, sotto la luce lunare. Qualcuno narra loro dell’identità di Zero, del Geass e dell’obbedienza assoluta e il muro della fiducia crolla attorno a loro, lasciandoli disorientati e soli. Abbandonati senza una guida, le illusioni precipitano dentro il loro sguardo vuoto e con esse la sala comincia a cambiare, confondersi, perdersi nell’oblio di una scomparsa.
Migliaia di immagini scorrono nella nebbia, legandosi tra loro con lacci invisibili. Frammenti di un’organizzazione unita da valori immortali. Emerge dalla foschia la visione d’un drammatico conflitto in cui l’Ordine lotta contro l’uomo che lo creò e cade tra la cenere, sconfitto.
Affiora dal nulla, d’improvviso, Zero, che, rinato dalle polveri, uccide l’ultimo Imperatore di Britannia. E un raggio di luce illumina la libertà del Giappone, mentre del Regno di Zero rimangono le ombre ed i riflessi e, sul ghiaccio che va cadendo, il treno torna a muoversi.

                                                                                                                                                                                                                  ~ ~ ~

-Sono… morto-.
Crepe nel terreno congelato si frantumano, gelando il suo cuore.
-Questo posto è la punizione che mi spetta? Per cosa? Per cosa devo essere punito? Per cosa sono morto?- urla, più a se stesso che alla ragazza, che dietro un velo di malinconia gli sorride.
-Chi mi ha ucciso? Per cosa ho fatto tutto questo? Per pura vendetta? Ci dev’essere stato…-.
-Lelouch- mormora lei, scuotendo leggermente la testa.
Chiude gli occhi, inspirando a fondo. -Sei morta anche tu? Sei tu ad avermi ucciso? E… e gli altri? L’Ordine dei Cavalieri Neri, dove sono ora? Tu lo sai?-
-Non so più di quanto tu non sappia, onii-san- risponde Nunnally – e pare dispiaciuta, quasi costretta al silenzio da qualcosa di più forte di lei.
-Come mi hai chiamato?-
Lei abbassa lo sguardo. -Mi dispiace, onii-san, di averti parlato in quel modo. E mi dispiace di aver pianto. Tuttora, non riesco a distogliere lo sguardo dal passato-.
Volge lo sguardo altrove, per non incrociare la tristezza in quegli occhi blu, capendo che non un Geass né una maschera possono rendere felice quella ragazza – e anche se non sa chi sia, si sente colpevole.
Colpevole come il sole che si lascia occultare dalle nuvole, fuggendo con lo sguardo il treno che avanza sulla strada di chi non conosce se stesso.
-Mi ha tolto tutto, infine. Chiamala vita, esistenza, destino, coincidenza, potere. Mi ha tolto i miei fratelli e le mie sorelle. Mi ha tolto mia madre. Mi ha tolto… qualcos’altro, che non riesco a ricordare. La seconda volta è stato il Geass a togliermi ogni cosa, persino il mio stesso Ordine. Ed infine la morte mi ha strappato i miei ricordi. E’ questa la solitudine a cui porta il Potere dei Re? Se solo ricordassi chi mi ha detto questa frase… E’ a questo che sono condannato? La perdita di me stesso, in eterno? O è solo un passaggio? Sarò pronto ad accettare… la morte, quando avrò ricordato tutta la mia vita? Ma immagino che a questo tu non possa rispondere-.
Posa  gli occhi su un frammento di ghiaccio che scivola nell’acqua gelida, coperto dalla nebbia.
-Io sono… no. Io ero Zero. Il simbolo della ribellione contro Britannia. Voglio credere che la mia morte non sia stata inutile. Voglio credere che la mia vita abbia avuto uno scopo. Non può essere diversamente. Perché, se così fosse…-.
Distoglie lo sguardo dal ghiaccio agonizzante a causa della stessa acqua di cui è composto, tornando a guardare la ragazza.
-Il re nero fa un passo nel baratro… ed accetta di farlo- dice, risoluto.
E, alle sue parole, di un baratro sembra assumere i contorni il paesaggio circostante, in cui la nebbia diviene densa, nera, opprimente. E lenta s’infiltra la luce, illuminando con una sfumatura decadente una figura chinata su un corpo inerme – sussurri nel buio, carichi di disperazione.
-Lelou… Sono felice di poterti parlare, alla fine…-
Ricordi veri e falsi s’intrecciano nell’oscurità del dolore e dell’impotenza. Dei crudeli dallo sguardo di ghiaccio tessono la tela dell’amore, ed ogni volontà umana è vana, quando recidono il filo.
-Quando i miei ricordi sono tornati mi sono sentita terribilmente spaventata. Un’insegnante che non era tale. Amici che non ricordavano di esserlo. Tutto era una menzogna. E tu… tu ti sei preso la responsabilità di lottare per questo mondo da solo. Io volevo… essere l’unica cosa che potessi considerare reale-.
Lacrime cadono nel disperato tentativo di toccare il cuore della Morte e strapparle il mondo dalle dita, per lasciare – ancora per un po’ – che Shirley non divenga un sogno, irraggiungibile e straziante, nascosta dietro un velo di pioggia - lacrime dal cielo.
-Sh-Shirley…-
Un ultimo sussurro sigilla nella pietra un amore immortale, saldo di fronte alla nebbia della menzogna, eppur destinato a cadere dopo un unico, gioioso battito d’ali.
-Lelou, ti amo. E anche quando ho scordato ogni cosa… mi sono innamorata di te, nuovamente. E non importa quante volte potrò dimenticarti… Io mi innamorerò… sempre… di…-.
Svaniscono le due figure, nell’abisso di una vita sfuggente ed un pianto che non riesce ad abbattere la morte. Cambia lo scenario, e dove vi era buio ora vi è penombra, tinta delle sfumature del tramonto, appena visibili dall’ingresso d’una grotta.
Gocce d’acqua cadono dal soffitto, producendo un’eco misteriosa, che si riflette sulla roccia per poi ritirarsi, quasi con timidezza.
-Lelouch- mormora una ragazza, lo sguardo perso in memorie passate.
Esita per un istante, mentre la luce produce un tremolio – confusione in un’anima che ha imparato ad essere solitaria.
-Pronuncialo di nuovo. Il mio vero nome. Come hai fatto prima, con calore e affetto-.
Il sussurro che segue è un bagliore di luce soffusa nell’incanto della penombra – ma è una luce che muore troppo presto.
-Com’era?-
Un brivido avvolge la grotta – un’illusione spezzata, forse, o un desiderio che giace da troppi anni in un cuore morto, che per un istante aveva sperato di poter battere.
-Terrificante. Era freddo, vuoto, privo di emozione-.
E come in una recita, Giulietta rinuncia ad ogni illusione e guarda la luna riflessa in uno specchio d’acqua – pozzanghera nella roccia – chiedendosi se, con la sua incostanza, abbia insegnato l’amore agli umani; domandandosi se non possa, solo per quella sera, insegnarlo anche a lei.
Tende rosse si chiudono sul palcoscenico dei ricordi ed il paesaggio cambia ancora.
S’apre un altro teatro, oscuro, ricco di recessi inesplorati – il palcoscenico delle emozioni.
Entra in scena la prima attrice, a passo di danza, insinuandosi tra le assi cadenti del palco, bisbigliando al vento dietro le pieghe nascoste delle tende. Vestita di dubbio e insinuazione, copre gli occhi con la maschera del dolore.
D’improvviso, la luce si espande, illuminando, accanto a lei, una donna in ginocchio, dal lucente vestito rosso – fiore dell’amore, sbocciato in silenzio -, piange lacrime vuote, lanciando verso il cielo uno sguardo malinconico. Seppur diversa, nell’aspetto, dalla sua compagna, possiede in realtà lo stesso viso, coperto da un velo d’empatia.
In un silenzioso incrocio di sguardi, come statue di cera, Delusione e Fiducia s’affrontano.
Una lacrima cade, perla leggera.
E mentre, al di là del teatro e delle sue vie, l’ultimo imperatore di Britannia viene assassinato, una terza donna avanza sul palco, quasi fluttuando. Arrivata al cospetto delle sorelle, le sfiora con la mano, sorridendo.
-Amore?- esclama la donna dal gelido mantello nero, portatrice di dubbi e rimorsi.
La fanciulla annuisce, porgendole la mano.
Lontano dal regno delle Emozioni, una ragazza sorride, davanti a sé due simboli sovrapposti – la speranza del Giappone e la sua distruzione -, solo ora capaci di unirsi in un unico sentimento.
-Questo era… il piano di Lelouch, fin dall’inizio- mormora.
-Quello è…? Non è possibile! Se Lelouch è lì…- esclama, accanto a lei, un uomo incredulo.
-Quello è Zero- conferma lei, tra le lacrime.
E mentre il corpo di Lelouch cade a terra, e il mondo acclama Zero, nel Teatro delle Emozioni l’Ironia sogghigna, lasciando cadere un petalo rosso a terra.
E Karen sorride, mentre per la prima volta riesce a capire se stessa – e, tra la morte ed il trionfo, il simbolo e l’uomo divengono una cosa sola.

                                                                                                                                                                                                       ~ ~ ~

Cadono ancora rari fiocchi di neve, ben presto sepolti dalla luce del tramonto.
Il sole scivola lento dentro l’immensità dell’acqua, sciogliendo il ghiaccio circostante come fosse di cera.
-Le rivedrò mai? Shirley, Karen… C.C. Alla fine, la morte che tanto agognava…-
-Solo tu puoi sapere cosa ci sarà dopo, Lelouch- sussurra Nunnally, con un’ombra di dispiacere.
-Sì, sì- risponde il ragazzo, rivolgendo un’occhiata al sole che infuoca l’orizzonte.
-Immagino che questa sia la fine. La nebbia è scomparsa ed il ghiaccio è quasi del tutto sciolto. Eppure ci sono troppi buchi nella mia memoria, e la strada che stiamo percorrendo è ancora coperta dalla foschia e, a tratti, da un velo di pioggia… Cosa… No. A chi tocca ora, Nunnally? A te, forse?-
La ragazza sorride, stringendogli la mano.
-A qualcuno che ti mancherà più di tutti- afferma, fissandolo negli occhi come se fosse un addio.
-Sono pronto- le assicura lui, con una vena di dolcezza.
E mentre il sole abbaglia il ghiaccio, la vasta distesa d’acqua con un tremolio torna a vivere e solo la via su cui il treno continua a camminare – il sentiero dei sogni, dei ricordi e delle emozioni – rimane nascosta, nell’ombra.  Al cadere degli ultimi pezzi di ghiaccio morenti, l’acqua si trasforma, lasciando che il suono di risate infantili copra il gorgoglio d’un fiume.
-Aspettami, dannazione!- borbotta un ragazzino, avanzando a gattoni sull’erba fino a raggiungere la riva del torrente e sdraiarsi. Accanto a lui, una seconda figura sospira, scuotendo la testa.
-Ma dai, da casa a qui non è poi così stancante! Se continui così non sarai mai all’altezza degli eroi delle leggende!- L’amico alza la testa, incuriosito. –Quali leggende?-.
Un bagliore illumina lo sguardo del ragazzino, mentre, osservando il sole illuminare le montagne, comincia a raccontare. -Le leggende giapponesi, antiche quanto il vento che ci sfiora in questo istante. La mia preferita è quella dei due prodi eroi. Grandi amici fin dall’infanzia, si mormorava fossero inseparabili. Col tempo, la vita li ha divisi e si sono ritrovati solo anni dopo. All’epoca, il Giappone non era libero come lo è ora, ma governato da… beh… in realtà non lo so, c’è la versione che raccontano ai bambini, dove a governare è un dragone, e poi c’è quella che hanno raccontato a me, dove era un popolo a esercitare il suo potere, un po’ come fa Britannia, che solo perché è un impero si crede così forte da schiacciarci tutti e… ma questo non c’entra. Insomma, i due si ritrovano e si alleano per sconfiggere il nemico. Tuttavia, ciò accade a caro prezzo. L’uno sacrifica la sua felicità e l’altro la sua vita, morendo tra le braccia dell’amico. Da allora, il Giappone li ricorda come i più grandi eroi della storia-.
L’altro bambino è ora seduto sui ciottoli, con la bocca spalancata.
-Stai scherzando! Ci dev’essere stata un’altra soluzione! Voglio dire, uccidere un amico è… è…-.
Il ragazzino alza le spalle, sorridendo.
-Sì, be’, è una leggenda. Sai, c’è chi crede che si siano ritrovati, oltre la morte. Ci sono tantissime varianti, te l’ho detto, pensa che una mia parente sostiene che fossero amanti-.
-Bleah!-
-In ogni caso, è una cosa che io non farei mai. Anzi, sai che ti dico?- esclama, tendendo la mano al compagno. -Facciamo un patto!-
L’altro lo guarda scettico. –Che patto?-
-Amici per sempre; uniti contro le avversità della vita, contro la guerra, e contro la morte-.
-Oh…- mormora, esitando un istante. –Ma certo! Amici per sempre- dichiara, afferrando la mano del bambino. E nell’istante in cui le loro dita si sfiorano, il Tempo schiocca le dita e, di colpo, il prato vicino a Casa Kururugi è meno verde di allora, il Giappone è ormai Area 11 e a parlare non sono più due bambini.
-Voglio averne la conferma. Hai usato il Geass su Euphie?-
Uno sguardo ne evita un altro, volgendosi verso il sole che, beffardo, si nasconde dietro una nuvola vagante. –Sì-.
-Le hai ordinato di massacrare i Giapponesi?-
-Sì-.
L’ira soppianta ogni cosa, emergendo, forte, inarrestabile.
-Perché? Rispondimi!-
Ogni colpa ed ogni bugia, legate tra loro, si rafforzano, in un vincolo impossibile da spezzare.
-Per far sì che il popolo Giapponese si ribellasse-.
Ed ogni risposta  è un sussurro forzato, ogni sguardo una condanna, ogni ricordo una prigione – sbarre d’oro, sfolgoranti alla luce dello stesso sole che illuminò la loro infanzia anni prima.
-Perché Shirley è morta?-.
Una lacrima trattenuta, una risposta obbligata.
-Per colpa mia-.
E pare quasi impossibile immaginare, nei loro sguardi sfuggenti, l’innocenza d’un infanzia smarrita.
-Non ci posso credere. Per te, Shirley e Euphie erano solo dei mezzi!-
E la verità è morta insieme ad un passato che non si può cambiare, a sbagli che non si possono cancellare – ed ancora una volta, è una bugia a vincere.
-Sì. Sì, è tutta colpa mia. Ma…-
Volgendo ancora gli occhi altrove, il ragazzo cade in ginocchio, abbassando lo sguardo.
-Perdonami, Suzaku, ti prego. In questo momento, mi sto chinando davanti a qualcuno per la prima volta nella mia vita. Perdonami, fallo per lei, per-.
La nebbia avvolge un nome ancora perso nei ricordi, e ovattati frammenti emergono dal passato, pezzi di vetro frantumati, che distruggono a loro volta la speranza d’un amicizia.
-Mi hai tradito! Mi hai tradito!-.
 L’eco della disperazione svanisce in un istante, ed ancora una volta muta lo scenario.
Un’imponente porta si apre, lasciando che la luce rossastra dell’alba illumini il trono su cui siede Lelouch, Imperatore del Sacro Regno di Britannia.
Lentamente avanza verso di lui il più importante cavaliere Britanno, rompendo il silenzio con i propri passi.
Si ferma, poco distante dall’Imperatore, fissandolo impassibile.
-Ha un ultimo desiderio, Maestà? Un ultimo ordine da affidarmi?-
Abbassa lo sguardo, l’uomo più potente al mondo, perdendosi nel riflesso della luce rossiccia.
-Vorrei solo avere un’altra notte di vita- mormora.
Il cavaliere annuisce, evitando il suo sguardo.
-Immagino che questo sia il suo ultimo saluto-.
Alza la testa, per incontrare lo sguardo dell’Imperatore.
-E’ così- conferma.
Un inchino precede poche parole, emozioni spezzate.
-Farewell, Your Majes-. Si blocca, trattenendo le lacrime.
-Addio, Lelouch- mormora, infine, e gli pare quasi di vedere un bambino di dieci anni scherzare gioiosamente su un prato.
Si volta, senza ulteriori parole, camminando verso l’immensa entrata.
-Sai…- sussurra, lo sguardo perso nella luce abbagliante dell’alba. –Alla fine, il Giappone ha avuto i suoi due eroi-. Una lacrima sfiora il terreno ed il portone si chiude, lasciando l’Imperatore nella sala buia.
Solo un ultimo bisbiglio attraversa quelle mura. –Amici per sempre, non è così?-.
La corona imperiale cade a terra ed il trono svanisce, lasciando il posto ad un treno che corre nella notte, illuminato dal riflesso delle stelle sull’acqua.

                                                                                                                                                                                                  ~ ~ ~

Il treno è fermo, ai confini di un vasto orizzonte d’acqua, sul sentiero dove dormono gli angeli, tenendo stretti tra le ali i sogni e le emozioni di tutti gli umani.
Immobile al centro della via, puntando lo sguardo verso l’infinito, Lelouch racchiude, in un malinconico sorriso, frammenti di un’intera vita. Accanto a lui, i capelli mossi dal vento freddo, Nunnally attende.
-Ci siamo. Ora, devo ricordare solo te-.
Si volta verso di lei, con un sorriso.
La ragazza tende la mano, fino a sfiorare il viso di lui.
-Ti voglio bene, onii-san- mormora – un sussurro portato via dalla brezza.
E, per l’ultima volta, cambia lo scenario, in un tripudio di immagini soffuse, veloci scatti di un amore fraterno e di limpidi sorrisi, affiancati a bugie troppo pesanti – l’album si colora di bianco e nero, nero profondo, figlio della luce più pura.
Fotografie distanti dipingono due anime che null’altro possiedono se non loro stesse – per sempre.
Nel riflesso di due occhi blu, che infine si aprono, giace un mondo distrutto e rinato, in nome di un sentimento prima che di un ideale – in ricordo di una risata più che d’una guerra.
Due mani si stringono, due sorrisi si specchiano, un’anima sola vive.
La pagina si volta ancora e l’album si chiude, svanendo nel nulla.
-Nunnally… N-Nunnally!- 
Il ragazzo, conscio d’un’improvvisa, dolorante consapevolezza, la stringe a sé, tra le lacrime.
Ed il primo fiocco di neve scende nella notte, accarezzando le due figure, unite in un ultimo abbraccio.
-Se tu sei qui con me, io… io ho fatto tutto questo… per niente. Volevo solo… che tu potessi vivere felice! E tu, ora…-.
La ragazza scioglie l’abbraccio, guardando il fratello negli occhi.
-Onii-san, non sono morta-.
Lelouch la guarda con un lampo di confusione, sbattendo le palpebre.
-Cosa? Ma io lo sono, questo è… no. Questo non è il mondo di C. Dove siamo?-.
Nunnally gli stringe la mano – e pare quasi pronta a ridere, scherzando con lui, perché un ragazzo come lui, campione di scacchi, alunno dalla grandiosa intelligenza, dovrebbe trovare la soluzione al suo quesito immediatamente e senza sforzi, aggiungendo alla vita un frammento di gioia, come in ogni ora della loro passata esistenza, ogni sera, ogni giorno, ogni mese, ogni anno.
-Questo è… è il tuo mondo. E’ qualcosa che hai creato tu, perché… perché potessi ricordare le persone per cui hai vissuto e per cui sei morto. Perché potessi lasciare che fossero con te, un’ultima volta, e infine…  lasciarle andare.  Nessuno muore da solo, Lelouch. Nemmeno tu- spiega, sfiorando il viso del fratello, con dolcezza.
-Tu sei… parte di questa creazione? Non sei reale?-.
La ragazza ride, un bagliore di felicità nello sguardo.
-Sono reale quanto possono esserlo i sogni. La tua vita non è stata vana, Lelouch- lo rassicura, infine, prima di svanire, figura evanescente nel buio della notte.
Il ragazzo rimane, interdetto, a sfiorare il vuoto, cercando una presenza a cui non ha avuto il tempo di dire addio – non in vita, né nella morte.
Alza lo sguardo al cielo, popolato ora da gelide perle bianche.
Tende la mano, lasciando che accolga un fiocco di neve, osservando il nero oceano che lo circonda, in contrasto col bagliore candido della neve.
-C.C., credo di sapere perché la neve è bianca- mormora, infine.
-Perché, seppur a malincuore, ha saputo lasciarsi alle spalle tutti i colori. Anche quelli più importanti-.
Fa un passo avanti, lasciando cadere con un soffio il fiocco di neve.
Ed attorno a lui l’oceano svanisce, mentre il mondo di C si prepara ad accoglierlo.






Note tecniche:
-Onii-san vuol dire fratellone; sinceramente non ricordo se Nunnally dicesse –san o –sama nell’anime, ma propenderei per –san. Nel caso così non fosse, be’, passatemela. ^^
-L’idea base di questa storia viene dall’unione delle due opere che più mi hanno segnata emotivamente, ovvero, per l’appunto, Code Geass e Lost. L’intero concetto base della storia è infatti un adattamento, un’interpretazione del finale di Lost, il cui messaggio è, appunto, quello che nessuno muore da solo. Il discorso finale di Nunnally, insomma, è preso dall’ultima puntata di Lost, con qualche cambiamento. Ovviamente, né Lost né Code Geass mi appartengono.

Note dell’autrice:
Che dire… Questa shot potrebbe essere definita la shot dei record, sotto diversi punti di vista.
E’, innanzitutto, la cosa più lunga che abbia mai scritto. Nove pagine complete, una vera anomalia per i miei soliti standard.
Inoltre, credo sia la shot con più riferimenti e citazioni di canzoni che abbia mai scritto: questo perchè ogni “scena” era accompagnata da una colonna sonora diversa, e per me ogni canzone è parte integrante della storia.
Infine, è, probabilmente, la shot in cui ho messo più cose di me.
Per ognuno di questi motivi, ci tengo moltissimo e posso dire, forse per la prima volta – altro record, quindi – di essere veramente soddisfatta del mio lavoro.
Tuttavia, eh, c’è un tuttavia. Mi sento molto traballante per certi aspetti dell’IC e vorrei sapere cosa ne pensate, sperando di migliorare andando avanti a scrivere in questo fandom – non pensate di liberarvi di me tanto presto. ^^
Vi lascio con una piccola challenge: analizzando le scene descritte nella fic e i piccoli particolari, provate a indovinare quale pairing tendo a preferire. Domanda difficile, vi avverto, perché non lo so neppure io. :P
Detto questo, buona lettura.
All Hail Lelouch!


Ultimi, insignificanti sproloqui:
Dimenticavo! ^^”
E’ doveroso ringraziare innanzitutto tutte le persone che mi hanno sopportata nei miei deliri su Code Geass e nello specifico su questa shot; grazie mille, a ognuno di voi.
Ringrazio le persone che mi hanno fatto conoscere quest’anime e quelle che hanno contribuito al mio fangirlismo.
Ringrazio Lelouch, per essere l’unico in grado di essere peggio di me nell’attività fisica – e, credetemi, in periodo di stress scolastico, una risata mentre si corre a scuola non è una cosa da poco.
Infine, ringrazio Elisa per aver letto pezzo per pezzo questa shot, per aver ascoltato i miei deliri angst su Suzaku e Lelouch, per essere un’amica straordinaria. Grazie.



   
 
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