Warning: La
seguente shot contiene spoiler sull’intero anime, specialmente sul finale.
Non andate avanti a leggere se non l’avete visto interamente, fino all’ultimo
secondo di R2.
Silver Streams
C'è qualcosa di ovattato nel silenzio che lo circonda. Attorno a lui, la nebbia
avvolge le montagne lontane, lasciando intravedere uno spiraglio di luce fioca.
Il cielo, incolore, riflette l'essenza di un paesaggio inesistente, composto da
sentieri che sfumano nel nulla ed impronte che svaniscono come ricordi lontani,
mentre una brezza fredda gli sfiora il viso.
Allunga una mano, avvicinandola all'incorporeo muro di nebbia, ritraendola poi
pochi istanti dopo, con le dita istintivamente serrate, come per racchiudere
nel palmo della mano l'eterea essenza dell'avvolgente vuoto che lo circonda.
Esita un istante, ponendosi domande che, per qualche motivo, nello stesso
momento in cui nascono, cominciano a svanire; poi, lentamente, muove le dita,
ad una ad una, quasi con fatica, fino ad aprire completamente la mano.
Su di essa, privo d'alcuna protezione, giace, con un bagliore familiare, eppur
indecifrabile, un fiocco di neve, candida perla bianca.
-Lelouch,sai perchè la neve è bianca?-
Sobbalza, nel sentire l'eco di parole improvvise, provenienti dai recessi di
un'anima persa in bilico tra i ricordi e la fantasia. Si volta di scatto,
tentando di individuare la fonte del suono, mentre un brivido gli attraversa la
schiena. Ma è solo il silenzio a circondarlo; e allora distoglie lo sguardo
dalla natura che, dietro una maschera impenetrabile, lo deride.
-Lelouch...- mormora, sfiorando la neve, ora cristallizzata, nascosta sotto un
velo infrangibile.
-Era... il mio nome?-
In lontananza, un brusio crescente copre i suoi pensieri, attraversando la
nebbia, con un ritmo costante. Man mano che si fa più forte, quasi assordante,
il ragazzo riesce a scorgere dei contorni sfumati - lo sbuffo di fumo che sale
al cielo, mimetizzandosi con esso, il rumore delle ruote sulle rotaie, un
cigolio indefinito.
E, nonostante ogni cosa ne abbia preannunciato la comparsa, è improvviso, quasi
surreale, l’arrivo del treno. Nascosto da spettri e figure distanti, emerge dal
nulla indistinto, accompagnato dalla melodia di un carillon, proveniente da un
tempo indefinito.
-Lelouch? Oh, Lelouch! Sei arrivato, dunque. Vieni con me, il mondo di C ti
aspetta-.
Il ragazzo rimane interdetto, mentre il conducente del treno piega leggermente
la testa di lato e, appoggiandosi con una mano al mezzo di trasporto, gli porge
l’altra, con un sorriso. I lunghi capelli mossi le incorniciano il volto,
perdendosi tra la neve - ora visibile nonostante la foschia – e mettendo in
risalto gli occhi azzurri, che lo osservano inquieti, con un’ombra di malinconia.
-Lelouch?-
Per un istante, gli pare di conoscere quella ragazza – ed è come se il suo
riflesso urlasse parole incomprensibili, incapace di essere udito. Infine,
scuote la testa – probabilmente è solo una fantasia, dopotutto non c’è altra
spiegazione – e le stringe la mano.
Attorno a loro, il vento continua a soffiare, incorniciando due mani estranee
che si sfiorano, con una silenziosa promessa, tra gelide perle innevate e
ricordi occultati dalla bruma.
~ ~ ~
Nuvole danzanti
si riflettono in un lago avvolto in un'atmosfera senza tempo, vagando senza
meta, alla ricerca di loro stesse.
Si rincorrono, come in un gioco infantile, sfumando nel nulla e svanendo alla
vista, occultando un sole inesistente.
-Chi sei?-
E con loro il treno viaggia sul ghiaccio, privo d'una guida e d'una direzione,
tra la nebbia che ne avvolge l'esistenza. Danza con le nuvole, donando al loro
svago una malinconia soffusa.
-Mi chiamo Nunnally-.
La ragazza sorride, lanciando uno sguardo al cielo - pare che sogni, persa in
riflessioni ignote, appartenenti a un passato che, per qualche motivo, gli pare
di condividere.
-E... Come fai a sapere il mio nome?-
Si volta verso di lui ed il sorriso sulle sue labbra si tramuta in una risata
gioiosa, quasi angelica.
-Ah, Lelouch. È così strano sentirti dire queste parole... E dire che un
tempo...-
Lui distoglie lo sguardo, riflettendo i suoi occhi viola nel labile confine tra
acqua e cielo, nuvole e nebbia, fantasia e realtà.
-Da quanto ci conosciamo?-
Lei imita il suo gesto, rivolgendo lo sguardo verso l'esterno, oltre i vetri
spessi del treno.
-Da quando sotto questo cielo vi era un palazzo imperiale ed una risata ogni
giorno-.
Il ragazzo si morde un labbro, aggrottando la fronte. Guarda una nuvola
scomparire nella foschia, con l'impressione che porti via con sè l'illusione di
ricevere da quella ragazza una risposta che chiarisca i suoi dubbi.
-Nunnally, dove stiamo andando?- le chiede infine, sorridendo.
La ragazza replica il sorriso con gentilezza.
-Aspettavo questa domanda-.
E d'improvviso la nebbia si dissipa, rivelando prati verdi dove vi era foschia,
svelando la luce del sole dove vi erano solo nuvole, lasciando che s'innalzi,
dove la terra incontra il cielo in un frammento di eternità, un palazzo che
rievoca memorie inattese - un ragazzo è intento a ritrarre dei bambini, persi
in un attimo di felicità, mentre, al loro fianco, una donna dai lunghi capelli
neri li osserva con una scintilla di orgoglio.
La bambina ride, lanciando scherzosamente dell'acqua contro il fratello, che,
dopo un istante di esitazione, con un ghigno e una linguaccia comincia a
rincorrerla.
-Questa me la paghi, Euphie!- le bisbiglia, prendendole la mano e facendole il
solletico, ridendo davanti all'incredibile capacità di contorsionismo di lei,
che tenta di evitare l'atroce tortura.
-Lelouch, lascia stare tua sorella...- interviene la madre del bambino, con un
ordine perentorio, eppure non privo di un filo di dolcezza.
-E perchè?- protesta il bambino, mentre la sorella approfitta dell'attimo di
distrazione per scompigliargli i capelli con una risata.
-Perchè è maleducazione infastidire le ragazze, lo sai-.
-Ma...- obietta lui, giocherellando con la frangia della bambina, questa volta
dolcemente. -Io non le faccio niente, lo sai. Diglielo, Clovis!-
Il fratello maggiore sorride, lanciando un'occhiata insoddisfatta alla tela
davanti a sè.
-Continua pure, Lelouch. Non posso certo ritrarvi mentre siete immobili e
tranquilli... Non è realistico. Non credi, Marianne?-
La donna scuote la testa, sospirando, e la sua risposta si perde in un vortice
di nuvole danzanti, mentre lo scenario cambia, rivelando un uomo in maschera,
con una pistola in mano.
Scorrono lenti gli attimi, mentre uno sparo rimbomba ed una ragazza dagli occhi
così simili a quelli di lui cade a terra, tra speranze fallite e domande senza
risposta, ricordi di una felicità ormai passata e rimorsi morti sul nascere.
-Addio, Euphie- mormora, abbassando la pistola. Ed il ricordo di due bambini che
giocano - non le faccio niente, mamma, lo sai - copre il trionfo della morte,
il rimpianto, ed il dolore.
Ma non riesce a coprire invisibili lacrime, perle di sincerità in un mondo
distrutto.
E lo scenario cambia ancora, mostrando un'adolescente scherzare con un bambino,
un bagliore di gioia nello sguardo.
-Cornelia, aspettami! Voglio venire anche io!-
La ragazza ride, scuotendo la testa.
-È una riunione femminile, Lelouch,
non puoi venire. E poi, lento come sei, non mi raggiungeresti neanche
correndo-. Gli lancia uno sguardo derisorio, ridendo.
-Non è vero!- protesta il bambino, stringendo i pugni.
-Scommettiamo?- sussurra la ragazza.
-Oh, be'... In effetti... Credo che Schneizel mi stia aspettando- balbetta lui,
distogliendo lo sguardo. Cornelia scoppia a ridere, chinandosi per guardare
negli occhi il bambino.
-Dai, ti prometto che al ritorno ti racconto tutto-.
E le figure sfumano nel nulla, rivelando ancora una volta frammenti di
esistenze - Schneizel Di Britannia intento a sfidare a scacchi suo fratello-
Cornelia faccia a faccia con Zero- Lelouch esiliato da suo padre- Marianne,
morta.
E ancora i ricordi cambiano, in un progressivo avanzare di affetto e dolore.
Un ragazzo, questa volta identico al se stesso che lo osserva dal treno,
nasconde dietro la schiena un regalo, comprato ed impacchettato da giorni.
-E dai, Lelouch! Fa' vedere- lo incita un ragazzino, fingendo per l'ennesima
volta, attore vagante sul palcoscenico della vita. Nasconde la sua identità
dietro un sorriso fraterno - nasconde il suo cuore dietro una maschera. Ma ogni
maschera può essere spezzata, e cadere.
E l'attore diviene il personaggio, in quella Vigilia di Natale, donando se
stesso all'infanzia che ha perso, donando a se stesso la famiglia che non ha
mai posseduto.
-Buon Natale, Rolo-.
Una musica dal passato avvolge i due ragazzi, in un turbine di emozioni, mentre
al di fuori della casa imperversa una tempesta di neve, incapace di sfiorarli.
Ed infine crolla il palazzo, come un castello di carte, cadono le illusioni ed
i ricordi, e tornano le nuvole, a danzare con la nebbia nel loro gioco
infantile.
Con un cigolio indefinito, il treno riprende a muoversi sul lago ghiacciato.
~ ~ ~
C'è qualcosa di diverso nel paesaggio che li circonda; l'atmosfera
ovattata ha lasciato il posto a raggi di luce troppo flebili per poterli
riscaldare, ma forti abbastanza da mostrare la loro presenza; e pare quasi che
la nebbia, con un inchino, abbia mosso un passo indietro e strizzato l'occhio
alla luce.
Lo stesso ghiaccio su cui viaggiano appare meno spesso, circondato ancora da un
velo di mistero che si riflette nelle crepe che, qua e là, si mostrano quasi
con timidezza.
All'interno del treno, Nunnally osserva il ragazzo di fronte a sè, intento a
fissare una nuvola, con lo sguardo di chi tende la mano per ricordare i
dettagli di un sogno ed arriva solo a sfiorare quell'entità fuggente.
-Ricordo tutto ciò che riguarda la mia famiglia. Tuttavia, il resto è confuso.
Non ricordo il motivo dell'assassinio di Euphie, nè la persona con cui sono
stato mandato in Giappone.
E’ come se potessi avere accesso solo a una determinata categoria di ricordi,
ovvero solo quelli riguardanti alcune persone, ma su quale criterio si basa
questa classificazione? Sicuramente non si tratta dell’ordine cronologico degli
eventi accaduti dalla mia nascita ad ora, altrimenti avrei rivissuto parte
della mia infanzia e nulla più, ma è l'unica opzione che mi sento di escludere
a priori. Per il resto, la chiave potrebbe essere l’importanza di una
determinata tipologia di fatti o persone quanto la pura casualità. D'altra
parte, il treno continua a muoversi e credo che non arriveremo ad una nuova
meta fino a quando non sarò pronto a rivivere altri frammenti del passato, e
ciò mi porta a ragionare su quanto ho visto fino al momento in cui non sarò,
per l’appunto, pronto - a meno che anche questo non sia frutto del caso, ma
trovo che sia una delle opzioni meno credibili. Tuttavia...- conclude il
monologo con un sospiro, scuotendo la testa.
-Devo cambiare strategia, andando ad eliminazione alla lunga non risolverei
nulla. E se… no, non ha senso.
Devo cercare…- la sua voce diviene più debole, quasi un sussurro.
-…un altro punto di vista. E’ come se fossi in una partita
a scacchi e dovessi fare scacco al... re. Scacco al re-.
Rimane assorto nei suoi pensieri per qualche istante, mentre il rumore del
treno scandisce i secondi e le nuvole danzanti, per un attimo, sembrano
trattenere il respiro.
-E chi sono io, se non il re dei miei ricordi?- mormora, infine.
-E per fare scacco a se stessi esiste una sola maniera; lasciare il territorio
sgombro ed il pezzo più importante inerme. In altre parole, devo abbandonare
ogni ipotesi e smettere di ragionarci su... e lasciare che siano i miei ricordi
a guidarmi. È così, Nunnally?-
La ragazza sorride, mentre attorno a loro presente e passato si confondono, e
l'orizzonte comincia a cambiare. Un imponente castello costruito su macerie
s’innalza, e man mano che s’eleva verso il cielo le travi che lo sostengono
sembrano farsi più resistenti, quasi incapaci di crollare – e aumentano le
pietre che lo compongono, immense sale vanno creandosi, imponenti colonne
sorreggono una maestosa costruzione, che termina nella luce, con una scritta incisa
nella pietra - che tende ora a sbriciolarsi; Vi Veri Veniversum Vivus Vici, narra l’incisione nella roccia, in
memoria del simbolo di Zero che ancora vive, e cambiò l’universo. Ai piedi del
suo regno, fiori dalle macerie.
Ed è in questo scenario che un uomo in maschera parla al popolo esultante e
copre con i suoi ideali la verità nascosta, narrando di come la Principessa
Euphemia abbia ingannato il popolo.
Ingannatore a sua volta, occulta il lutto dietro la finzione e farcisce il suo
discorso di speranza, sogno e rivelazione, toccando il cuore del popolo,
lasciando cadere il suo tra i detriti del regno di Zero.
Il suo discorso sfuma lentamente nel nulla, lasciando assaporare il gusto amaro
della vittoria, per poi svanire del tutto e lasciare il posto a persone
smarrite, confuse. Siedono attorno ad un tavolo e qualcuno mostra loro delle
prove, racconta loro storie che sembrano uscire da una fiaba che ha perso la
sua magia sul sentiero sterrato del Ghetto di Shinjuku, sotto la luce lunare.
Qualcuno narra loro dell’identità di Zero, del Geass e dell’obbedienza assoluta
e il muro della fiducia crolla attorno a loro, lasciandoli disorientati e soli.
Abbandonati senza una guida, le illusioni precipitano dentro il loro sguardo
vuoto e con esse la sala comincia a cambiare, confondersi, perdersi nell’oblio
di una scomparsa.
Migliaia di immagini scorrono nella nebbia, legandosi tra loro con lacci
invisibili. Frammenti di un’organizzazione unita da valori immortali. Emerge
dalla foschia la visione d’un drammatico conflitto in cui l’Ordine lotta contro
l’uomo che lo creò e cade tra la cenere, sconfitto.
Affiora dal nulla, d’improvviso, Zero, che, rinato dalle polveri, uccide
l’ultimo Imperatore di Britannia. E un raggio di luce illumina la libertà del
Giappone, mentre del Regno di Zero rimangono le ombre ed i riflessi e, sul
ghiaccio che va cadendo, il treno torna a muoversi.
~ ~ ~
-Sono… morto-.
Crepe nel terreno congelato si frantumano, gelando il suo cuore.
-Questo posto è la punizione che mi spetta? Per cosa? Per cosa devo essere
punito? Per cosa sono morto?- urla, più a se stesso che alla ragazza, che
dietro un velo di malinconia gli sorride.
-Chi mi ha ucciso? Per cosa ho fatto tutto questo? Per pura vendetta? Ci
dev’essere stato…-.
-Lelouch- mormora lei, scuotendo leggermente la testa.
Chiude gli occhi, inspirando a fondo. -Sei morta anche tu? Sei tu ad avermi
ucciso? E… e gli altri? L’Ordine dei Cavalieri Neri, dove sono ora? Tu lo sai?-
-Non so più di quanto tu non sappia, onii-san-
risponde Nunnally – e pare dispiaciuta, quasi costretta al silenzio da qualcosa
di più forte di lei.
-Come mi hai chiamato?-
Lei abbassa lo sguardo. -Mi dispiace, onii-san,
di averti parlato in quel modo. E mi dispiace di aver pianto. Tuttora, non
riesco a distogliere lo sguardo dal passato-.
Volge lo sguardo altrove, per non incrociare la tristezza in quegli occhi blu,
capendo che non un Geass né una maschera possono rendere felice quella ragazza
– e anche se non sa chi sia, si sente colpevole.
Colpevole come il sole che si lascia occultare dalle nuvole, fuggendo con lo
sguardo il treno che avanza sulla strada di chi non conosce se stesso.
-Mi ha tolto tutto, infine. Chiamala vita, esistenza, destino, coincidenza,
potere. Mi ha tolto i miei fratelli e le mie sorelle. Mi ha tolto mia madre. Mi
ha tolto… qualcos’altro, che non riesco a ricordare. La seconda volta è stato
il Geass a togliermi ogni cosa, persino il mio stesso Ordine. Ed infine la
morte mi ha strappato i miei ricordi. E’ questa la solitudine a cui porta il
Potere dei Re? Se solo ricordassi chi mi ha detto questa frase… E’ a questo che
sono condannato? La perdita di me stesso, in eterno? O è solo un passaggio?
Sarò pronto ad accettare… la morte, quando avrò ricordato tutta la mia vita? Ma
immagino che a questo tu non possa rispondere-.
Posa gli occhi su un frammento di
ghiaccio che scivola nell’acqua gelida, coperto dalla nebbia.
-Io sono… no. Io ero Zero. Il simbolo della ribellione contro Britannia. Voglio
credere che la mia morte non sia stata inutile. Voglio credere che la mia vita
abbia avuto uno scopo. Non può essere
diversamente. Perché, se così fosse…-.
Distoglie lo sguardo dal ghiaccio agonizzante a causa della stessa acqua di cui
è composto, tornando a guardare la ragazza.
-Il re nero fa un passo nel baratro… ed accetta di farlo- dice, risoluto.
E, alle sue parole, di un baratro sembra assumere i contorni il paesaggio
circostante, in cui la nebbia diviene densa, nera, opprimente. E lenta
s’infiltra la luce, illuminando con una sfumatura decadente una figura chinata
su un corpo inerme – sussurri nel buio, carichi di disperazione.
-Lelou… Sono felice di poterti parlare, alla fine…-
Ricordi veri e falsi s’intrecciano nell’oscurità del dolore e dell’impotenza.
Dei crudeli dallo sguardo di ghiaccio tessono la tela dell’amore, ed ogni
volontà umana è vana, quando recidono il filo.
-Quando i miei ricordi sono tornati mi sono sentita terribilmente spaventata.
Un’insegnante che non era tale. Amici che non ricordavano di esserlo. Tutto era
una menzogna. E tu… tu ti sei preso la responsabilità di lottare per questo
mondo da solo. Io volevo… essere l’unica cosa che potessi considerare reale-.
Lacrime cadono nel disperato tentativo di toccare il cuore della Morte e
strapparle il mondo dalle dita, per lasciare – ancora per un po’ – che Shirley
non divenga un sogno, irraggiungibile e straziante, nascosta dietro un velo di
pioggia - lacrime dal cielo.
-Sh-Shirley…-
Un ultimo sussurro sigilla nella pietra un amore immortale, saldo di fronte
alla nebbia della menzogna, eppur destinato a cadere dopo un unico, gioioso
battito d’ali.
-Lelou, ti amo. E anche quando ho scordato ogni cosa… mi sono innamorata di te,
nuovamente. E non importa quante volte potrò dimenticarti… Io mi innamorerò…
sempre… di…-.
Svaniscono le due figure, nell’abisso di una vita sfuggente ed un pianto che
non riesce ad abbattere la morte. Cambia lo scenario, e dove vi era buio ora vi
è penombra, tinta delle sfumature del tramonto, appena visibili dall’ingresso
d’una grotta.
Gocce d’acqua cadono dal soffitto, producendo un’eco misteriosa, che si
riflette sulla roccia per poi ritirarsi, quasi con timidezza.
-Lelouch- mormora una ragazza, lo sguardo perso in memorie passate.
Esita per un istante, mentre la luce produce un tremolio – confusione in
un’anima che ha imparato ad essere solitaria.
-Pronuncialo di nuovo. Il mio vero nome. Come hai fatto prima, con calore e
affetto-.
Il sussurro che segue è un bagliore di luce soffusa nell’incanto della penombra
– ma è una luce che muore troppo presto.
-Com’era?-
Un brivido avvolge la grotta – un’illusione spezzata, forse, o un desiderio che
giace da troppi anni in un cuore morto, che per un istante aveva sperato di
poter battere.
-Terrificante. Era freddo, vuoto, privo di emozione-.
E come in una recita, Giulietta rinuncia ad ogni illusione e guarda la luna
riflessa in uno specchio d’acqua – pozzanghera nella roccia – chiedendosi se,
con la sua incostanza, abbia insegnato l’amore agli umani; domandandosi se non
possa, solo per quella sera, insegnarlo anche a lei.
Tende rosse si chiudono sul palcoscenico dei ricordi ed il paesaggio cambia
ancora.
S’apre un altro teatro, oscuro, ricco di recessi inesplorati – il palcoscenico
delle emozioni.
Entra in scena la prima attrice, a passo di danza, insinuandosi tra le assi
cadenti del palco, bisbigliando al vento dietro le pieghe nascoste delle tende.
Vestita di dubbio e insinuazione, copre gli occhi con la maschera del dolore.
D’improvviso, la luce si espande, illuminando, accanto a lei, una donna in
ginocchio, dal lucente vestito rosso – fiore dell’amore, sbocciato in silenzio
-, piange lacrime vuote, lanciando verso il cielo uno sguardo malinconico.
Seppur diversa, nell’aspetto, dalla sua compagna, possiede in realtà lo stesso
viso, coperto da un velo d’empatia.
In un silenzioso incrocio di sguardi, come statue di cera, Delusione e Fiducia
s’affrontano.
Una lacrima cade, perla leggera.
E mentre, al di là del teatro e delle sue vie, l’ultimo imperatore di Britannia
viene assassinato, una terza donna avanza sul palco, quasi fluttuando. Arrivata
al cospetto delle sorelle, le sfiora con la mano, sorridendo.
-Amore?- esclama la donna dal gelido mantello nero, portatrice di dubbi e
rimorsi.
La fanciulla annuisce, porgendole la mano.
Lontano dal regno delle Emozioni, una ragazza sorride, davanti a sé due simboli
sovrapposti – la speranza del Giappone e la sua distruzione -, solo ora capaci
di unirsi in un unico sentimento.
-Questo era… il piano di Lelouch, fin dall’inizio- mormora.
-Quello è…? Non è possibile! Se Lelouch è lì…- esclama, accanto a lei, un uomo
incredulo.
-Quello è Zero- conferma lei, tra le lacrime.
E mentre il corpo di Lelouch cade a terra, e il mondo acclama Zero, nel Teatro
delle Emozioni l’Ironia sogghigna, lasciando cadere un petalo rosso a terra.
E Karen sorride, mentre per la prima volta riesce a capire se stessa – e, tra
la morte ed il trionfo, il simbolo e l’uomo divengono una cosa sola.
~
~
~
Cadono ancora rari fiocchi di neve, ben presto sepolti dalla luce del tramonto.
Il sole scivola lento dentro l’immensità dell’acqua, sciogliendo il ghiaccio
circostante come fosse di cera.
-Le rivedrò mai? Shirley, Karen… C.C. Alla fine, la morte che tanto agognava…-
-Solo tu puoi sapere cosa ci sarà dopo, Lelouch- sussurra Nunnally, con
un’ombra di dispiacere.
-Sì, sì- risponde il ragazzo, rivolgendo un’occhiata al sole che infuoca
l’orizzonte.
-Immagino che questa sia la fine. La nebbia è scomparsa ed il ghiaccio è quasi
del tutto sciolto. Eppure ci sono troppi buchi nella mia memoria, e la strada
che stiamo percorrendo è ancora coperta dalla foschia e, a tratti, da un velo
di pioggia… Cosa… No. A chi tocca ora, Nunnally? A te, forse?-
La ragazza sorride, stringendogli la mano.
-A qualcuno che ti mancherà più di tutti- afferma, fissandolo negli occhi come
se fosse un addio.
-Sono pronto- le assicura lui, con una vena di dolcezza.
E mentre il sole abbaglia il ghiaccio, la vasta distesa d’acqua con un tremolio
torna a vivere e solo la via su cui il treno continua a camminare – il sentiero
dei sogni, dei ricordi e delle emozioni – rimane nascosta, nell’ombra. Al cadere degli ultimi pezzi di ghiaccio
morenti, l’acqua si trasforma, lasciando che il suono di risate infantili copra
il gorgoglio d’un fiume.
-Aspettami, dannazione!- borbotta un ragazzino, avanzando a gattoni sull’erba
fino a raggiungere la riva del torrente e sdraiarsi. Accanto a lui, una seconda
figura sospira, scuotendo la testa.
-Ma dai, da casa a qui non è poi così stancante! Se continui così non sarai mai
all’altezza degli eroi delle leggende!- L’amico alza la testa, incuriosito.
–Quali leggende?-.
Un bagliore illumina lo sguardo del ragazzino, mentre, osservando il sole
illuminare le montagne, comincia a raccontare. -Le leggende giapponesi, antiche
quanto il vento che ci sfiora in questo istante. La mia preferita è quella dei
due prodi eroi. Grandi amici fin dall’infanzia, si mormorava fossero
inseparabili. Col tempo, la vita li ha divisi e si sono ritrovati solo anni
dopo. All’epoca, il Giappone non era libero come lo è ora, ma governato da…
beh… in realtà non lo so, c’è la versione che raccontano ai bambini, dove a
governare è un dragone, e poi c’è quella che hanno raccontato a me, dove era un
popolo a esercitare il suo potere, un po’ come fa Britannia, che solo perché è
un impero si crede così forte da schiacciarci tutti e… ma questo non c’entra.
Insomma, i due si ritrovano e si alleano per sconfiggere il nemico. Tuttavia,
ciò accade a caro prezzo. L’uno sacrifica la sua felicità e l’altro la sua
vita, morendo tra le braccia dell’amico. Da allora, il Giappone li ricorda come
i più grandi eroi della storia-.
L’altro bambino è ora seduto sui ciottoli, con la bocca spalancata.
-Stai scherzando! Ci dev’essere stata un’altra soluzione! Voglio dire, uccidere
un amico è… è…-.
Il ragazzino alza le spalle, sorridendo.
-Sì, be’, è una leggenda. Sai, c’è chi crede che si siano ritrovati, oltre la
morte. Ci sono tantissime varianti, te l’ho detto, pensa che una mia parente
sostiene che fossero amanti-.
-Bleah!-
-In ogni caso, è una cosa che io non farei mai. Anzi, sai che ti dico?-
esclama, tendendo la mano al compagno. -Facciamo un patto!-
L’altro lo guarda scettico. –Che patto?-
-Amici per sempre; uniti contro le avversità della vita, contro la guerra, e
contro la morte-.
-Oh…- mormora, esitando un istante. –Ma certo! Amici per sempre- dichiara,
afferrando la mano del bambino. E nell’istante in cui le loro dita si sfiorano,
il Tempo schiocca le dita e, di colpo, il prato vicino a Casa Kururugi è meno
verde di allora, il Giappone è ormai Area 11 e a parlare non sono più due
bambini.
-Voglio averne la conferma. Hai usato il Geass su Euphie?-
Uno sguardo ne evita un altro, volgendosi verso il sole che, beffardo, si
nasconde dietro una nuvola vagante. –Sì-.
-Le hai ordinato di massacrare i Giapponesi?-
-Sì-.
L’ira soppianta ogni cosa, emergendo, forte, inarrestabile.
-Perché? Rispondimi!-
Ogni colpa ed ogni bugia, legate tra loro, si rafforzano, in un vincolo
impossibile da spezzare.
-Per far sì che il popolo Giapponese si ribellasse-.
Ed ogni risposta è un sussurro forzato,
ogni sguardo una condanna, ogni ricordo una prigione – sbarre d’oro,
sfolgoranti alla luce dello stesso sole che illuminò la loro infanzia anni
prima.
-Perché Shirley è morta?-.
Una lacrima trattenuta, una risposta obbligata.
-Per colpa mia-.
E pare quasi impossibile immaginare, nei loro sguardi sfuggenti, l’innocenza
d’un infanzia smarrita.
-Non ci posso credere. Per te, Shirley e Euphie erano solo dei mezzi!-
E la verità è morta insieme ad un passato che non si può cambiare, a sbagli che
non si possono cancellare – ed ancora una volta, è una bugia a vincere.
-Sì. Sì, è tutta colpa mia. Ma…-
Volgendo ancora gli occhi altrove, il ragazzo cade in ginocchio, abbassando lo
sguardo.
-Perdonami, Suzaku, ti prego. In questo momento, mi sto chinando davanti a
qualcuno per la prima volta nella mia vita. Perdonami, fallo per lei, per-.
La nebbia avvolge un nome ancora perso nei ricordi, e ovattati frammenti
emergono dal passato, pezzi di vetro frantumati, che distruggono a loro volta
la speranza d’un amicizia.
-Mi hai tradito! Mi hai tradito!-.
L’eco della disperazione svanisce in un
istante, ed ancora una volta muta lo scenario.
Un’imponente porta si apre, lasciando che la luce rossastra dell’alba illumini
il trono su cui siede Lelouch, Imperatore del Sacro Regno di Britannia.
Lentamente avanza verso di lui il più importante cavaliere Britanno, rompendo
il silenzio con i propri passi.
Si ferma, poco distante dall’Imperatore, fissandolo impassibile.
-Ha un ultimo desiderio, Maestà? Un ultimo ordine da affidarmi?-
Abbassa lo sguardo, l’uomo più potente al mondo, perdendosi nel riflesso della
luce rossiccia.
-Vorrei solo avere un’altra notte di vita- mormora.
Il cavaliere annuisce, evitando il suo sguardo.
-Immagino che questo sia il suo ultimo saluto-.
Alza la testa, per incontrare lo sguardo dell’Imperatore.
-E’ così- conferma.
Un inchino precede poche parole, emozioni spezzate.
-Farewell, Your Majes-. Si blocca, trattenendo le lacrime.
-Addio, Lelouch- mormora, infine, e gli pare quasi di vedere un bambino di
dieci anni scherzare gioiosamente su un prato.
Si volta, senza ulteriori parole, camminando verso l’immensa entrata.
-Sai…- sussurra, lo sguardo perso nella luce abbagliante dell’alba. –Alla fine,
il Giappone ha avuto i suoi due eroi-. Una lacrima sfiora il terreno ed il
portone si chiude, lasciando l’Imperatore nella sala buia.
Solo un ultimo bisbiglio attraversa quelle mura. –Amici per sempre, non è
così?-.
La corona imperiale cade a terra ed il trono svanisce, lasciando il posto ad un
treno che corre nella notte, illuminato dal riflesso delle stelle sull’acqua.
~
~ ~
Il treno è fermo, ai confini di un vasto orizzonte d’acqua, sul sentiero dove
dormono gli angeli, tenendo stretti tra le ali i sogni e le emozioni di tutti
gli umani.
Immobile al centro della via, puntando lo sguardo verso l’infinito, Lelouch
racchiude, in un malinconico sorriso, frammenti di un’intera vita. Accanto a
lui, i capelli mossi dal vento freddo, Nunnally attende.
-Ci siamo. Ora, devo ricordare solo te-.
Si volta verso di lei, con un sorriso.
La ragazza tende la mano, fino a sfiorare il viso di lui.
-Ti voglio bene, onii-san- mormora –
un sussurro portato via dalla brezza.
E, per l’ultima volta, cambia lo scenario, in un tripudio di immagini soffuse,
veloci scatti di un amore fraterno e di limpidi sorrisi, affiancati a bugie
troppo pesanti – l’album si colora di bianco e nero, nero profondo, figlio
della luce più pura.
Fotografie distanti dipingono due anime che null’altro possiedono se non loro
stesse – per sempre.
Nel riflesso di due occhi blu, che infine si aprono, giace un mondo distrutto e
rinato, in nome di un sentimento prima che di un ideale – in ricordo di una
risata più che d’una guerra.
Due mani si stringono, due sorrisi si specchiano, un’anima sola vive.
La pagina si volta ancora e l’album si chiude, svanendo nel nulla.
-Nunnally… N-Nunnally!-
Il ragazzo, conscio d’un’improvvisa, dolorante consapevolezza, la stringe a sé,
tra le lacrime.
Ed il primo fiocco di neve scende nella notte, accarezzando le due figure,
unite in un ultimo abbraccio.
-Se tu sei qui con me, io… io ho fatto tutto questo… per niente. Volevo solo…
che tu potessi vivere felice! E tu, ora…-.
La ragazza scioglie l’abbraccio, guardando il fratello negli occhi.
-Onii-san, non sono morta-.
Lelouch la guarda con un lampo di confusione, sbattendo le palpebre.
-Cosa? Ma io lo sono, questo è… no. Questo non è il mondo di C. Dove siamo?-.
Nunnally gli stringe la mano – e pare quasi pronta a ridere, scherzando con
lui, perché un ragazzo come lui, campione
di scacchi, alunno dalla grandiosa intelligenza, dovrebbe trovare la soluzione
al suo quesito immediatamente e senza sforzi, aggiungendo alla vita un
frammento di gioia, come in ogni ora della loro passata esistenza, ogni sera,
ogni giorno, ogni mese, ogni anno.
-Questo è… è il tuo mondo. E’ qualcosa che hai creato tu, perché… perché
potessi ricordare le persone per cui hai vissuto e per cui sei morto. Perché
potessi lasciare che fossero con te, un’ultima volta, e infine… lasciarle andare. Nessuno muore da solo, Lelouch. Nemmeno tu-
spiega, sfiorando il viso del fratello, con dolcezza.
-Tu sei… parte di questa creazione? Non sei reale?-.
La ragazza ride, un bagliore di felicità nello sguardo.
-Sono reale quanto possono esserlo i sogni. La tua vita non è stata vana,
Lelouch- lo rassicura, infine, prima di svanire, figura evanescente nel buio
della notte.
Il ragazzo rimane, interdetto, a sfiorare il vuoto, cercando una presenza a cui
non ha avuto il tempo di dire addio – non in vita, né nella morte.
Alza lo sguardo al cielo, popolato ora da gelide perle bianche.
Tende la mano, lasciando che accolga un fiocco di neve, osservando il nero
oceano che lo circonda, in contrasto col bagliore candido della neve.
-C.C., credo di sapere perché la neve è bianca- mormora, infine.
-Perché, seppur a malincuore, ha saputo lasciarsi alle spalle tutti i colori.
Anche quelli più importanti-.
Fa un passo avanti, lasciando cadere con un soffio il fiocco di neve.
Ed attorno a lui l’oceano svanisce, mentre il mondo di C si prepara ad
accoglierlo.
Note tecniche:
-Onii-san vuol dire fratellone; sinceramente non ricordo se Nunnally dicesse
–san o –sama nell’anime, ma propenderei per –san. Nel
caso così non fosse, be’, passatemela. ^^
-L’idea base di questa storia viene dall’unione delle due opere che più mi
hanno segnata emotivamente, ovvero, per l’appunto, Code Geass e Lost. L’intero
concetto base della storia è infatti un adattamento, un’interpretazione del
finale di Lost, il cui messaggio è, appunto, quello che nessuno muore da solo. Il discorso finale di Nunnally, insomma, è
preso dall’ultima puntata di Lost, con qualche cambiamento. Ovviamente, né Lost
né Code Geass mi appartengono.
Note dell’autrice:
Che dire… Questa shot potrebbe essere definita la shot dei record, sotto
diversi punti di vista.
E’, innanzitutto, la cosa più lunga che abbia mai scritto. Nove pagine
complete, una vera anomalia per i miei soliti standard.
Inoltre, credo sia la shot con più riferimenti e citazioni di canzoni che abbia
mai scritto: questo perchè ogni “scena” era accompagnata da una colonna sonora
diversa, e per me ogni canzone è parte integrante della storia.
Infine, è, probabilmente, la shot in cui ho messo più cose di me.
Per ognuno di questi motivi, ci tengo moltissimo e posso dire, forse per la
prima volta – altro record, quindi – di essere veramente soddisfatta del mio
lavoro.
Tuttavia, eh, c’è un tuttavia. Mi sento molto traballante per certi aspetti
dell’IC e vorrei sapere cosa ne pensate, sperando di migliorare andando avanti
a scrivere in questo fandom – non pensate di liberarvi di me tanto presto. ^^
Vi lascio con una piccola challenge: analizzando le scene descritte nella fic e
i piccoli particolari, provate a indovinare quale pairing tendo a preferire.
Domanda difficile, vi avverto, perché non lo so neppure io. :P
Detto questo, buona lettura.
All Hail Lelouch!
Ultimi,
insignificanti sproloqui:
Dimenticavo! ^^”
E’ doveroso ringraziare innanzitutto tutte le persone che mi hanno sopportata
nei miei deliri su Code Geass e nello specifico su questa shot; grazie mille, a
ognuno di voi.
Ringrazio le persone che mi hanno fatto conoscere quest’anime e quelle che
hanno contribuito al mio fangirlismo.
Ringrazio Lelouch, per essere l’unico in grado di essere peggio di me
nell’attività fisica – e, credetemi, in periodo di stress scolastico, una
risata mentre si corre a scuola non è una cosa da poco.
Infine, ringrazio Elisa per aver letto pezzo per pezzo questa shot, per aver
ascoltato i miei deliri angst su Suzaku e Lelouch, per essere un’amica
straordinaria. Grazie.