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Autore: Little Firestar84    06/10/2010    6 recensioni
One shots, tutti con una sola costante: Jane & Lisbon. perchè alemno sognare ci è concesso... (traduzioni delle mie storie su fanfiction.net)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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E’ stata di pessimo umore tutto il sacrosanto giorno, e sa che è stupido ed infantile, ma non ne può fare a meno.
Senza il girocollo, non si sente completa, così sicura, così forte. E poi, ogni volta che strofina tra le dita la croce, Lisbon avverte la connessione con la precedente proprietaria, sua madre.
Strofina la croce e ricorda i vecchi tempi, quelli belli, e ricordando bambini che sorridono e  una ragazzina che accarezza il gioiello d’oro al collo della madre, sorride.
Ma non oggi, però. Oggi, la croce è a casa, e la catenina in una scatola nel suo comodino, rotta senza possibilità di essere riparata, spezzata. E sa che è stupido e infantile, ma si sente come spezzata anche lei, come se senza la croce potesse ricordare solo i momenti brutti, funerali, bambini che piangono, corse all’ospedale, un’esplosione che avrebbe potuto stroncare cinque vite, ma aveva finito per vedere una sola vittima.   
E’ in giorni come questo che pensa di non essere mai guarita, che non lo farà mai. E’ in giorni come questo che sente di capire un po’ di più Jane e la sua sofferenza.
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E’ stata di pessimo umore tutto il sacrosanto giorno, e lui sa perché, lo sa perché l’ha vista toccarsi il collo come d’abitudine, per poi rabbrividire rendendosi conto che non vi era nulla- guardandola spesso com’è solito fare, sa che spesso strofina la croce tra le dita, trovando conforto  nelle vecchie e care memorie che il gioiello porta con sé.
E’ un concetto che non gli è sconosciuto. Suo padre gli aveva insegnato che gli oggetti, spesso se non sempre hanno un particolare valore simbolico per i loro proprietari. Lui, l’aveva capito la prima volta che aveva incontrato Lisbon: la croce era piuttosto vecchia, prima metà del ventesimo secolo, e Lisbon non sembrava il tipo di persona che si sentisse in dovere di indossare qualcosa perché le era stato regalato o particolarmente interessata alle antichità. Perciò, se l’aveva indosso, sapeva che doveva avere un significato particolare, e un anno dopo, quando sentì Cho e Minelli rammentare come quale giorno cadesse l’anniversario di morte di Agatha Lisbon, vedendo la figlia della donna stringere l’artefatto quasi la sua vita dipendesse da quello, capì di aver avuto ragione.
E comunque, lo fa anche lui. Strofina sempre la verga nuziale per ricordarsi cosa dovrebbe fare, cosa ha causato, cosa ha visto quella notte, anche se ultimamente, ogni volta che sfiora l’anello, le immagini che Jane vede sono completamente diverse.  Ultimamente, sfiora l’anello e ricorda i bei tempi, sua moglie suggerirgli di usare le sua capacità per aiutare la gente, al fianco della polizia, ma soprattutto, è una l’immagine che vede: rivede una notte, Angela nelle sue braccia, seria, che lo scongiura di prometterle che, se mai le dovesse accadere qualcosa, lui andrà avanti, non dovrà mai sentirsi colpevole, e essere felice.
E’ in giorni come questo che pensa che stia guarendo, che LEI lo ha guarito, lo fa ancora, poco alla volta, è in giorni come questo che sente di capire un po’ di più Lisbon e la sua forza.
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Alla fine della giornata, Jane entra nell’ufficio di Lisbon. Non ha bussato, perciò lei sa automaticamente chi sia, non deve alzare gli occhi dalla montagna di scartoffie che lui le ha procurato per vedere i ricci biondi, e non deve parlare, perché sa che lui lo farà, e sarà per chiederle di partecipare a qualcosa che di sicuro è poco legale.
Inarca le sopracciglia quando lui non parla, ma si limita a tamburellare le dita di una mano sulla scrivania giusto un paio di volte per ottenere la sua attenzione, ed è allora che la vede, una scatola di gioielleria di media grandezza, rossa con decori a forma d’edera in oro. Le sopracciglia sono sempre inarcate quando lei la apre, un po’ intimorita dalla possibilità che sia una delle idiozie di Jane, ma Jane… non riesce a staccargli gli occhi di dosso, terribilmente silenzioso, mani in tasca, quasi timido e impaurito (cosa che la fa preoccupare, perché lui non si è mai comportato così).
Quando vede cosa la scatola contenga, cerca con tutte le sue forze di non piangere e di resistere alla tentazione di prenderlo nelle sue braccia; dovrebbe essere arrabbiata per cosa ha fatto e cosa potrebbe aver fatto mentre lo faceva, ma non può. Il gesto è stato così dolce, forse la cosa più dolce che qualcuno abbia ami fatto per lei, e dimostra quanto Jane si preoccupi e la capisca, in pratica, dimostra che ha sempre avuto ragione lei, e lui è, sotto sotto, una brava persona.
Si mette davanti a lei, in silenzio, sempre con quel sorriso timido e insicuro, e mentre lei sposta i lunghi capelli scuri, Jane le allaccia la catenina al collo, con calma e attenzione, come fosse spaventato dalla possibilità che Lisbon cambi idea e lo colpisca, ma lei davvero non può, perché la pelle del collo che Jane tocca e su cui i suoi occhi si concentrano brucia, in fiamme.
“Hanno detto che la catenina non poteva essere riparata. So che non è proprio la stessa cosa, ma ho pensato che fosse la croce ciò di cui davvero ti importava.” La voce di Jane trema, bassa e roca, nel momento in cui i loro occhi si incrociano, verdi in blu.
“Sai, la catenina dovrebbe aiutare a rilassarmi, ma come si suppone che io ci riesca, se tutte le volte che la toccherò penserò a te e tutti i guai che mi combini?” fa finta di essere indignata, quell’espressione di contentezza che tanto lui ama, la stessa che aveva quando lui le ha donato il pony,  un risolino di felicità, e lui non può che unirsi al sorriso, e sistemarle una ciocca di capelli ribelli dietro un orecchio.
“Almeno penserai a me” cerca di suonare spiritoso come lei poco prima, ma non può, in un qualche modo, la sua voce è ancora un sussurro roco, e all’improvviso, prende il volto di Lisbon tra le mani, e i loro occhi sono chiusi, e loro sempre più vicini, fino a che, quando sono a pochi centimetri di distanza, Jane si ferma.
“Io… non posso ancora…solo… dammi ancora un po’ di tempo… lo farai? Mi aspetterai?”.  Prendendo il volto di Jane tra le mani come lui aveva fatto con lei, fa cenno di sì, sorridente, senza dire una parola. E quando dopo minuti che sembrano mesi lui lascia la stanza, è con lacrime di gioia che lei stringe la catenina, croce e catena, certa che un giorno saranno entrambi associati a memorie felici.
Come è certa che un giorno lui farà lo stesso. Jane può credere che lei non lo abbia visto, ma ha notato cosa lui avesse al collo, ha visto che ha spostato la fede ad una catena uguale alla sua, ed è abbastanza perché lei possa sperare in un futuro migliore, libero da rimpianti e dolore e colpa e desiderio di vendetta.
Sono entrambi ancora feriti un po’, ma stanno entrambi guarendo un po’ poco a poco, ed è in giorni come questo che Lisbon sente che un giorno saranno così fortunati da poter guarire completamente, insieme.    
   
 
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