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Autore: Love_in_London_night    07/10/2010    8 recensioni
Lei cercava la faccia che più la faceva sentire a casa, specialmente quel giorno.
Lui aveva scelto di ritrovare una faccia familiare in un modo alternativo.
Lei aveva scelto le caramelle perchè i pop corn facevano troppo rumore quando venivano masticati, disturbavano.
Lui, beh, aveva scelto i pop corn.
Una distanza colmata. Due chiacchere. Perchè in fondo, le stava simpatico, e le piaceva guardare i film in compagnia. Peccato per quei pop corn!
Ed era solo l'inizio...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora... avevo questa idea che mi girava per la testa, e l'ho buttata giù! dato che ho visto che l'altra OS su Tom l'avevate gradita!
Ecco... ora io posso solo scusarmi, ma evidentemente mi sto innamorando di TomStu... perchè ci penso un sacco!
fatto sta che questo ragazzo mi ispira una dolcezza infinita, e i finali delle shot su di lui beh, sono da carie!
che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate? ^__^
un bacio a tutte! Cris

ps: ah si! mi volevo scusare per aver usato lo stesso nome dell'altra shot per un personaggio diverso... ma il nome mi piace troppo, e mi piace che ce l'abbia la "mia ragazza" di Tom... scusate!

 

In theater
 

 
 Camminava per la strada con il naso per aria, scrutando quel cielo che tanto la ammaliava e la affascinava. Sì, era proprio grigio fumo.
Si stringeva il collo del maglione e della giacca, cercando di impedire al freddo di entrarle nelle viscere, oltre che tra i vestiti. Era la tipica atmosfera autunnale, e le piaceva, perché pensava che si addicesse perfettamente a quella città.
Londra.
Un sospiro malinconico le sfuggì mentre scacciava quella sensazione di estraneità e abbandono che dalla mattina l’avevano colta. Era lì da poco più di un mese, eppure si sentiva ancora un’estranea. Aveva conoscenze superficiali, inoltre non comprendeva la città alla perfezione. Ed era una cosa che odiava.
La giornata nuvolosa e a tratti piovosa, non le aveva dato la voglia di seguire l’ultima lezione del corso, così poco prima di mezzogiorno, si era rintanata in aula studio per sfogliare un giornale. Cercava una pagina in particolare, quella che le avrebbe ridato il sorriso. Perché solo vedere una faccia amica, le avrebbe fatto passare quella solitudine in cui quel giorno vagava.
Girando le pagine, aveva trovato ciò che cercava. E facendo scorrere i titoli, aveva scoperto di essere ancora più fortunata: La faccia familiare, quella che più la confortava e la faceva sentire a casa, beh, era a sua disposizione.
Solo oggi, recitava la carta stampata. Non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione.
E così si era ritrovata in quella zona che assolutamente non conosceva, e la positività era partita per luoghi lontani. Probabilmente a quest’ora era a Cabo sdraiata su un’amaca a sorseggiare una piña colada, alla faccia sua!
In questo momento Daphne avrebbe voluto rifugiarsi in una libreria con in mano una tazza di Starbucks con dentro della cioccolata calda. Adorava il calore e l’intimità che i libri riuscivano a darle. Peccato che in quel quartiere non ci fosse una libreria, né uno Starbucks.
Ma in che diavolo di zona di Londra era finita?
Quasi si aspettava di veder passare la gente in calesse, e non in auto.
Stava maledicendo se stessa per aver seguito ancora una volta la sua impulsività, quando si ritrovò davanti ciò per cui era andata lì. Aveva raggiunto la sua meta.
Sorrise tra sé, come a congratularsi con la parte più sventata di lei.
Si avviò decisa verso la ragazza alla cassa – Ciao! Mi faresti un biglietto per lo spettacolo delle tre, per favore?
- Certo! Solo uno?
- Sì, grazie – rispose Daphne – Buon lavoro! – le disse sincera.
Le piaceva far notare alla gente quanto apprezzasse il loro lavoro, la riteneva una cosa giusta.
- A te buona visione! – aggiunse la ragazza tutta sorridente.
Era presto, mancavano ancora venti minuti. Decise di andare in bagno, perché niente poteva impedirle di interrompere la visione del film, e poi prese le caramelle. Aveva voglia di dolce. E in più i pop corn facevano troppo rumore quando venivano masticati, disturbavano.
Si sedette al centro della sala. Oltre a lei c’era una nonna con i nipoti.
Poco prima della proiezione arrivò un ragazzo di corsa, e si posizionò nel posto più esterno, due file dietro a Daphne. Lei, non l’aveva quasi notato. Quasi. Perché non si poteva non notare un ragazzo che correva in una sala cinematografica quando questa era praticamente vuota.
Ma non gli diede importanza.
Il film iniziò.
Daphne lo conosceva a memoria, ma lo adorava. E ogni volta, alle scene un po’ più sinistre, sobbalzava, come se fosse per lei la prima volta. Era incredibile come solo quella storia riuscisse a coinvolgerla.
Mentre Nagini attaccava il custode della casa sulla collina di Little Hangleton, arpionò il bracciolo della seduta.
Poco dopo vide la faccia per cui era andata in quel cinema sgangherato fare capolino sullo schermo. E sul suo volto si formò un sorriso caldo, di quelli che si rivolgono a qualcuno di famiglia, a qualcuno di intimo. Stava meglio.
Quelle guance arrossate, l’espressione sveglia e solare, e la faccia innocente le facevano palpitare il cuore più velocemente. Sì, aveva una cotta per Cedric sin da quando aveva letto i libri.
Appena si ritrovò davanti Krum su una scopa, fece un salto sul posto che assomigliò molto al lancio di uno shuttle. Avrebbe potuto bucare il soffitto.
Tutto questo spavento era dovuto al fatto che, improvvisamente, accanto al suo orecchio sinistro aveva sentito quel fastidiosissimo rumore, quello del pop corn masticato. Al contrario delle sue innocenti caramelle.
Era il ragazzo che era corso per le scale prima che il film iniziasse, lo vide appena con la coda dell’occhio.
Dal canto suo, Tom, si era avvicinato perché quella ragazza lo aveva attratto lì con la sua sola presenza. Era magnetica. Aveva i capelli di un colore che si avvicinava molto all’arancio. Il classico pel di carota, insomma. La pelle era chiara, forse troppo, ma a lui piaceva così. Gli occhi? Beh, quelli non poteva dire di che colore fossero, c’era troppo buio, e quando l’aveva vista ancora con le luci accese, era semplicemente troppo distante.
Ma quella distanza l’aveva colmata, sedendosi accanto a lei, anche a costo di fare la figura di uno un po’ sbruffone.
- Cos’ha di spaventoso questa scena? – domandò interessato, notando il salto sulla sedia.
- Niente… sei stato tu a spaventarmi! – rispose Daphne sottovoce, non scollando gli occhi dallo schermo.
- Scommetto che sei Team Cedric – bisbigliò il ragazzo dopo aver masticato ancora un po’ i suoi pop corn.
- Si, perché? Dovrei essere Team Victor? – Krum non le aveva mai suscitato il benché minimo interesse, e dopo anni ancora si domandava cosa una come Hermione avesse potuto vederci.
- Certo! Cedric, o chi per lui, è un vero cretino!
- Come fai a dirlo? – chiese la ragazza senza guardarlo mai in faccia. La concentrazione era tutta per il film. Trovò strana la risposta del ragazzo, e un po’ incomprensibile, ma decise di stare al gioco. In fondo, le stava simpatico, e le piaceva guardare i film in compagnia. Peccato per quei pop corn!
- Credimi, lo so – disse solamente lui con tono divertito.
Daphne, inaspettatamente, gli credette. Quel ragazzo aveva un modo di fare che le piaceva e la metteva a suo agio. Era naturale. E il suo odore contribuiva. Sapeva di tabacco e di pioggia. Di inverno e di calore. Tutto quello, addosso a lui, le trasmetteva una sensazione accogliente.
D’istinto decise di non voltarsi mai verso di lui, voleva solo parlargli e godersi la sua compagnia, guardandolo solo alla fine, a luci accese.
- Caramelle? Mmhh, scelta interessante – disse lui in tono sarcastico.
- Sempre meglio dei tuoi rumorosissimi pop corn. E poi avevo voglia di dolce! – rispose un po’ piccata.
Lo vide appena alzare le sopracciglia rivolto nella sua direzione. Lo vide con quella maledettissima coda dell’occhio, che di lì a poco le avrebbe fatto partire la retina e la cornea. Mannaggia a lei e alle sue scelte!
- Ho capito perché le mangi… hai bisogno di addolcirti un po’! – e ridacchiò.
- No, sei semplicemente tu a darmi fastidio! – ma era poco convinta.
- Vabbeh, ho capito! – replicò lui con le mani alzate in segno di resa, e si ammutolì.
Il silenzio durò poco. Il ragazzo si sperticò in commenti divertenti che fecero ridere sommessamente Daphne, per non disturbare la nonna e i nipoti.
La durata del film, con i commenti del suo vicino, passò in un attimo. Mancava poco alla fine.
Non capiva come il suo compagno d’avventura sapesse tante cose riguardo al dietro le quinte. Ma la ragazza si rese conto di una cosa e avvampò. Il suo vicino si divertiva un mondo a prendere in giro Cedric – o Robert – ma non lo faceva in modo cattivo. Lo faceva in modo divertente, familiare. Come se ricercasse un vecchio amico. E Daphne capì che anche il ragazzo era lì per vedere La faccia familiare per cui lei stessa era lì.
Questo la fece sentire compresa, e si ritrovò ad apprezzare ancora di più quello sconosciuto.
All’inizio dei titoli di coda prese il coraggio a due mani – E tu come fai a sapere tante cose sul backs…? – ma si fermò, con la giacca sospesa a mezz’aria.
Le luci si accesero rivelando il volto del ragazzo, e con esso, la sua identità.
Lei rimase veramente stupita, e non riuscì a capire come non avesse potuto capirlo prima.
Decise di non rovinarsi il momento, accantonò la sua sorpresa e gli regalò uno dei suoi sorrisi, che tanto avevano colpito il moro.
Con la mano allungata verso di lui disse – Piacere Tom, io sono Daphne.
Lui la strinse – Piacere mio – e rispose al sorriso.
Si ritrovarono davanti all’uscita senza accorgersene, e guardando fuori, videro una pioggia torrenziale scendere oltre le porte.
- No! Lo sapevo! Ho lasciato l’ombrello in università! – tipico di Daphne. Con queste sue dimenticanze, riusciva a mantenere le fabbriche di quegli oggetti così utili e così ingombranti.
Tom rise. Si tolse la giacca e la guardò – Ti va un caffè da Starbucks? Ce n’è uno dietro l’angolo – è indicò un posto alla loro destra, cioè la parte opposta rispetto a quella da cui Daphne era arrivata.
Ok, forse in quella zona non giravano in calesse, doveva ammetterlo!
Ridacchiò della sua stupidità e accettò l’invito di Tom.
- Allora tutti in carrozza! – disse lui alzando sulle loro teste la sua giacca – Ecco, avvicinati a me, così ci bagneremo di meno! – e si buttarono nel bel mezzo dell’acquazzone.
Daphne vide per la prima volta il volto di un ragazzo che non voleva perdere, perché quel gesto così cavalleresco l’aveva stregata del tutto.
Risero mentre raggiungevano il locale, ed entrarono al volo. Solo allora la ragazza si accorse di essere allacciata alla vita di Tom, e divenne rossa. Lui le sorrise, cancellando ogni traccia d’imbarazzo. Quel gesto, a lui aveva fatto piacere. E avrebbe pagato pur di ripeterlo a breve.
Si guardarono, e scoppiarono a ridere. Nonostante avessero cercato di ripararsi, erano bagnati fradici. I capelli di Daphne avevano assunto un colore scuro, increspato da morbide onde. Le davano un’aria ancora più fragile, e Tom desiderò ancora una volta stringerla a sé.
Lei invece notò che i capelli del ragazzo gli incorniciavano la faccia, rendendo i suoi lineamenti più morbidi. Era delizioso.
Tra i due, Tom era il più bagnato.
- Facciamo così, tu vai ad asciugarti e a prendere posto, alle ordinazioni penso io – e sorrise.
- Sei sicura?
- Certo. Non ti preoccupare.
- Io prendo… - iniziò Tom, ma lei lo zittì.
- Non dirmelo. Scommettiamo che indovino?
Tom si diresse in bagno con un sorriso sulle labbra. Le premure di quella ragazza gli piacevano, e tanto anche. Era come se non potesse farne a meno. Delle sue attenzioni, di lei.
Per la prima volta, vide il volto di una ragazza che avrebbe voluto vedere per molto, moltissimo tempo.
Se solo i suoi amici l’avessero visto in quel momento, l’avrebbe preso per il culo a vita. Ma a lui, sarebbe importato poco. Sì, quel giorno credeva nel colpo di fulmine, e lo stava pure vivendo.
Prese posto in un angolo appartato in cima al soppalco, non voleva essere disturbato. La compagnia di Daphne era troppo preziosa per essere sprecata. Non aveva ancora la certezza di poterla rivedere poi. O così lui credeva.
Lei si sedette vicino a lui, con in mano la sua cioccolata calda. La annusò. Non sapeva di tabacco, pioggia, inverno e calore, ma per ora, le bastava. Per quella combinazione particolare avrebbe dovuto avvicinarsi di più a lui, ma non voleva spaventarlo con delle attenzioni che rasentavano la pazzia.
- Cioccolata calda? – domandò con una strana espressione in viso.
- Già, perché?
- Allora è proprio vero che hai bisogno di dolcezza! – e Daphne si concentrò sulla sua tazza ascoltando la risata di Tom. No, da poche ore a quella parte la cioccolata non le dava più la dolcezza necessaria. Perché da poche ore a quella parte, lui era entrato nella sua vita. E l’aveva scossa. Erano più dolci le farfalle che sentiva nello stomaco. Ne sarebbero mai uscite?
Gli porse la sua tazza e disse – Assaggia.
Tom lo fece, e sentì il gusto del caffè nero, con una punta di zucchero. Il suo caffè preferito, servito nel modo che più gli piaceva. Come aveva fatto?
- Ho indovinato, vero?
- Si, come hai fatto?
Alzò le spalle – Intuito!
E poi successe: entrambi alzarono gli occhi sull’altro. E per la prima volta i loro sguardi si incontrarono, incatenandosi. Verde nell’azzurro. Azzurro nel verde.
Ed entrambi, videro in fondo agli occhi dell’altro il loro futuro. Perché Daphne non avrebbe più voluto perdere Tom. Mai.
E Tom avrebbe voluto vedere Daphne per tanto, tantissimo tempo.
Per tutta la vita.
 

   
 
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