Va bene popolo, non mi uccidete! So
benissimo che devo continuare l’altra mia fiction, “Priestess Seshat”, ma
questa mi è uscita proprio di botto. Era già da un po’ che pensavo a questa
coppia che secondo me è meravigliosa, e quindi ho voluto mettere per iscritto
la mia idea!
All’inizio volevo che fosse una cosa più
semplice, basata solo sui sentimenti, ma ho divagato, e n’è uscita una fiction
sentimentale-introspettiva. Sono i sentimenti del protagonista che, grazie a
questi, comincia ad interrogarsi…
Ma scoprite da soli su cosa e tutto il
resto!
E’ abbastanza lunghina, lo so. Avrei voluto
dividerla in due capitoli, ma poi l’atmosfera si sarebbe persa. E poi in realtà
non c’è nemmeno un punto in cui avrei potuto spezzarla per poi riprenderla; è
semplicemente un tutt’uno.
Spero abbiate la pazienza di leggerla perché
ci tengo tantissimo!
Un bacione a tutti e buona lettura!
Fatemi sapere che ne pensate!
)o( Phoenix )o(
When everything will be forgotten.
Il Dueling Disk pesa terribilmente sul mio braccio.
Dannazione, non sono più abituato a portarlo!
Ormai saranno passati mesi dall’ultimo torneo organizzato
da Kaiba, e in questo lasso di tempo ho lasciato quasi totalmente perdere il
Duel Monsters.
Strano a dirsi, ma ero stanco di duellare. Sarà forse perché
nelle ultime battaglie non ho trovato modo di divertirmi veramente, a causa
delle poste in gioco. Il mio partner è stanco come me, perché per lui il
divertimento è stato il motivo che l’ha spinto ad iniziare a duellare. Per me
ovviamente le cose non sono andate così… o per lo meno, suppongo.
Nessuno ci crederebbe: Yugi Mutou stanco di duellare. E
con lui, anch’io. Ma ormai nessuno fa più differenza tra me e lui: ci chiamano
nello stesso modo, ci trattano come se fossimo la stessa persona… quando invece
le cose stanno diversamente. Ignorano che siamo due cose distinte.
“Voglio duellare con te, Yugi!”; che poi alla sfida si
presenti il mio compagno oppure io, beh questo non fa differenza.
Non so perché mi sto facendo questi problemi, non mi ha
mai dato nessun fastidio. In fondo, io sono soltanto uno spirito. Probabilmente
la totale pigrizia di questi giorni mi sta facendo pensare troppo, ancora di
più di quando sarei chiamato a farlo.
E’ solo che in questo periodo mi rendo veramente conto di
essere qualcuno. Io sono qualcuno, non sono Yugi. Certo, non ho un nome; so di
avere una storia, che ricordo a tocchi e bocconi; non so quando sono morto né
quando sono nato. Eppure sono qualcuno. Perché per tutti devo essere nessuno?
La verità è che penso di non aver nessun rilievo nel
presente. Sono solo un’anima che vaga alla ricerca della tranquillità, una tra
le tante. A volte mi sembra anche di essere solo un impiccio per i miei amici…
O sarebbe meglio dire: per gli amici di Yugi, prima che miei. Ma questo non l’ho
mai confessato.
Allora è così che ci si sente quando si è morti? Tutto
quello che hai vissuto viene cancellato, e a nessuno importa più della tua
storia, e per storia non intendo quella che si studia sui libri di scuola.
Certo, sarà anche stato un faraone, come sarei potuto anche tranquillamente
essere un mendicante vissuto 5000 anni fa. Non fa nessuna differenza. Tutti
hanno una storia, che non andrebbe mai cancellata. Perché si devono ricordare
solo le persone più importanti? Ma soprattutto: perché, dopo la morte… tutto è
cancellato?
Avevano ragione i poeti che Yugi studia a scuola: siamo
solo un anello, ma ci illudiamo di essere i fautori del mondo, quando invece
esso si prende gioco di noi e delle nostre assurde speranze.
Io me ne sto rendendo conto solo ora.
Ma tutto questo non c’entra! Ecco un’ennesima prova che
penso troppo.
La realtà… è che vorrei tanto poter rivivere la mia vita,
o quanto meno, ricordare.
Ci sono attimi in cui ogni gesto, ogni respiro, ogni più
insignificante azione dovrebbe rimanere impresso nella mente e sulla pelle.
Perché anche i momenti più esaltanti e importanti devono essere cancellati?
Perché si sono vissuti, allora?
<< Yugi, è tempo di duellare! >>
Jono è una prova vivente di come uno spirito non abbia più
rilevanza.
<< Sono pronto, amico! Possiamo cominciare! >>
E così, un altro duello! Non che mi dispiaccia, alla fine;
Jono è sempre capace di mettermi di buon umore, per questo ho accettato. Aveva
voglia di divertirsi davvero, voleva svegliarmi dal mio letargo. Io l’ho apprezzato,
e non mi sono lasciato desiderare! E poi, un po’ di allenamento mi farà bene.
<
<< Si, lo so. Ora puoi anche andare. >>
rispondo secco al mio servitore.
Non se lo fa ripetere due volte: sparisce in una manciata
di secondi, lasciandomi solo nella sala.
Sono rimasto per tutto il pomeriggio ad accogliere
mercanti provenienti dall’Asia, seduto su quel dannato trono duro, agghindato a
festa: il flagello, la corona doppia, quel maledetto khol sugli occhi, gli
anelli e i bracciali d’oro! Non vedo l’ora di liberarmi di tutto ciò!
Senza contare la riunione con il generale dell’esercito,
per decidere come muoversi nell’avanzata verso il confine, per bloccare il
popolo proveniente dal sud che vuole impossessarsi della mia terra.
Vorrei sfregarmi gli occhi, mi rendo conto di vederci doppio, ma se solo osassi farlo il trucco vi entrerebbe e sarebbero dolori.
Penso me ne andrò sul serio.
E’ strano. Cammino per gli alloggi reali, con passo deciso
e fermo. Non ho sonno, non sono veramente stanco. Dovrei essere a pezzi, lo so,
ma si da il caso che una bella passeggiata per i giardini all’aria aperta non
potrebbe farmi altro che bene.
Mi dirigo quindi verso l’esterno, incontrando di tanto in
tanto qualche ancella che si inchina al mio passaggio. Una fortuna: ad una di
loro, quella a me più famigliare, consegno i miei gioielli, a parte la corona,
e le ordino di portarli nel mio alloggio privato. Dopo di ché, ricomincio a
camminare e raggiungo con pochi passi l’uscita.
Rimango immobile per qualche secondo a scrutare l’enorme
giardino. E’ tutto così silenzioso… Potrei quasi dire che non c’è anima viva.
Meglio così, potrò stare tranquillo.
Mi dirigo velocemente verso la fontana che vi è al centro
e che crea un delizioso laghetto circolare. Mi chino innanzi ad essa e mi
specchio nelle sua acque. Il mio volto è visibilmente stressato e il trucco
sbavato.
Ho davvero un aspetto terribile.
Raccolgo con entrambe le mani un po’ di quel liquido e
deciso me lo porto al volto. Non è freddo, come avrei tanto voluto, ma non
importa: quello che conta è levarmi al più presto questa schifezza dalla
faccia.
Mi sciacquo il viso, più volte, ridendo ironicamente da solo al pensiero di come potrebbe reagire qualcuno nel vedermi. Il faraone Atemu che si strucca da solo alla fontanella con gesti prepotenti, invece che farlo fare con gesti deliziosi e docili dalle sue ancelle, senza muovere un dito, aspettando solamente di sentire le loro mani accarezzare la pelle del suo viso con una crema profumata, come sarebbe giusto che sia.
Finisco, sempre sorridendo, la mia opera, sfregandomi in
maniera superba gli occhi con il braccio asciutto. Ma tutto ciò non basta, sono
ancora fradicio e chiazze di khol ora coronano le mie gote e la mia fronte.
Peggio di prima…
Mi servirebbe…
<< Va bene, Jono, mi hai stancato! >> ghigno,
sotto lo sguardo perplesso del biondo.
Faccio scorrere un dito sulle carte che ho in mano. Non
potrei desiderare altro…
<< Sacrifico Teschio Evocato per chiamare… >>
La estraggo, la guardo, mi blocco. La rimiro, affascinato.
Quant’è bella…
Chissà se gli altri se ne sono mai accorti di come la
guardo, di come la evoco… No, non penso, nessuno potrebbe capire.
<<… la Giovane Maga Nera!! >>
La posiziono sul Dueling Disk, in posizione di attacco,
affianco al Mago Nero, suo compagno.
O meglio, compagno di battaglie, e basta.
Ho sempre provato un tantino di gelosia nei confronti del
mio attaccante preferito. Lui può starle accanto, è della sua stessa natura…
Mentre io… Chi potrebbe dirlo mai? Nessuno sa…
Si materializza davanti ai miei occhi; bella, come lo è
sempre stata.
I suoi capelli biondo scuro veleggiano nell’aria, i suoi
occhi sono felici e uno di essi si strizza in un occhiolino.
Bella… come un ologramma… Solo uno stupidissimo ologramma.
Perché??
<< Cerchi questo?? >>
Mi volto di scatto.
Una figura femminile alta e snella, dai capelli castani e
gli occhi blu si erge al mio fianco sinistro, tenendo trionfante in mano un
asciugamano.
<< Esattamente, Mana. Vedo che sei stata così
gentile da portarmelo… >> esclamo, sorridendole.
Lei sorride a sua volta, senza però accennare a darmelo.
Mana, l’apprendista maga al seguito di Mahaado, il
sacerdote e mago per eccellenza.
Ci conosciamo da tempo ormai, da quando ero ancora un
giovane principe. E’ sempre stata la ma migliore amica, e per questo si è
sempre rifiutata di trattarmi in modo formale, di darmi del Voi. Spesso i
sacerdoti la riprendevano per questo suo comportamento, e lo fanno tuttora, ma
lei non accenna a cedere.
E a me, diciamolo, fa piacere, anche se ogni tanto la
prendo in giro.
<< Quindi, saresti ben accetta a darlo al tuo
faraone, vero? Ovviamente non lo farai scomodare: ti inginocchierai alla sua
altezza, e con un inchino glielo porgerai… >> ironizzo, con fare
piuttosto serio.
Lei ride.
<< Ma smettila! Se lo vuoi, ti alzi e lo prendi!
>>
Provoca, la ragazza, ma io non m’innervosisco, anzi: rido
con lei.
Ormai sa come sono fatto, sa che non me la prenderei mai con lei. Non me la sono nemmeno presa quando mi è saltata addosso davanti a tutti, stringendomi e congratulandosi con me per essere finalmente stato incoronato.
Così mi alzo, arreso.
<< E va bene. Guarda te cosa mi tocca fare… >>
Lei continua a ridere, vincitrice, e non molla
quel maledetto asciugamano fino a che non sono io a strapparglielo dalle mani.
Me lo passo sul viso, sfregandomelo con tutte le mie forze.
<< Ti saresti dovuto vedere con tutto quel khol
sparso per la faccia! >> comincia a dire.
Io non le rispondo, al che lei continua:
<< Pensa se ti avesse visto qualche servitore, mentre ti struccavi come un pezzente! Ritieniti fortunato che ti ho visto solo io! >>
<< Certo, certo… >> le rispondo, facendo il
finto scocciato.
Lei lo capisce al volo, e scoppia ancora a ridere.
<< Piuttosto, che ci fai tu qui? E’ notte, e
dovresti essere a dormire oppure… da Mahaado. Ecco dove dovresti essere,
peste!! >> la rimprovero.
Lei fa spallucce, accennando ad una smorfia menefreghista.
<< Beh si, solo che non avevo voglia di stare col quel paranoico stasera. Gli ho detto che non stavo tanto bene e sono uscita a farmi una passeggiata! >> dice, fingendo di fare l’innocente.
A volte è proprio terribile…
<< Tu ovviamente non dirai niente, vero? >> mi
chiede in un sussurro, avvicinandosi a me con sguardo indagatore.
Ora mi sfida, pure! Ma lei è fatta così, e se non fosse
com’è, probabilmente non le vorrei così bene.
Le faccio cenno di no con il capo, al che lei sospira:
<< Uff, meno male! So che posso fidarmi di te…
>>
Le sorrido apertamente, prima di riprendere il mio fare
altezzoso.
<< Devi fidarti di me: solo il tuo faraone. >>
Lei alza gli occhi al cielo e sbuffa.
<< Da quando hai quella corona in testa, sai solo
darti delle arie! >> mi dice, in una smorfia.
<< Stavo scherzando! Ma a proposito di corona…
>> le dico, togliendomela dal capo e tenendola poi fra le mani. <<
Quanto pesa questa cosa… >>
Vedo accendersi nei suoi occhi uno strano luccichio.
Non faccio in tempo a dire niente, che lei me la strappa
di scatto dalle mani, tirandola verso di sé.
<< Se ti da tanto fastidio, la prendo io, grazie!
>> dice, soddisfatta con un mezzo sorriso sulle labbra.
<< Ma… >>
Niente da fare. Rimango perplesso, mentre lei continua,
allo stesso modo di prima:
<< Umh, per ora mi prenderò solo la soddisfazione di
portarvela nel vostro alloggio, o mio sovrano. Sarete stanco di sentirvela
sulla testa, lasciate fare a me… >>
Mi sta prendendo in giro, ovvio, come sempre.
Vorrei dirle quanto è fuori di testa, di smetterla, come
mi dice sempre lei quando vaneggio, ma ancora non mi lascia il tempo di dire o
fare niente.
Schizza via, alla velocità della luce, diretta
all’interno, verso il mio alloggio suppongo.
E io… beh, io rimango come un’ebete a fissarla, senza
muovermi, con l’asciugamano appeso al braccio.
E’ pazza, non ci sono dubbi! Per fortuna, per la maggior parte delle volte questa sua pazzia esce quando siamo soli, ma non che si faccia problemi ad essere sé stessa anche davanti agli altri. Solo che non molto spesso abbiamo l’occasione di vederci in pubblico: io sono sempre impegnato con i doveri di un Re, lei con quelli di un’apprendista maga.
Sospiro, assumendo la sua stessa smorfia ironica di poco
prima. Ogni tanto esagera! Cosa diranno le ancelle nel vederla correre con la
mia corona in mano?? Stiamo scherzando?!
Comincio a correre al suo inseguimento, mentre una serie
di occhi che avevo incrociato anche poco prima si posano su di me,
pietrificati. Chissà che staranno pensando tutti! Ma ormai la conoscono, anzi,
ci conoscono. Non dovrebbero quindi stupirsi più di tanto.
Sono un Re giovane, e lei una futura maga altrettanto
giovane, anche più di me. In fondo, siamo due ragazzi.
In fondo, una è anche schizzata…!
E’ vero, ha esagerato, come ha fatto anche altre volte,
eppure… Lei è Mana. Lei è diversa da tutti. Lei è tutti per me. Potrebbe fare
qualsiasi cosa, nonostante non l’abbia mai ammesso davanti a nessuno, nemmeno
davanti a lei, anche se l’ha intuito di per sé, altrimenti non si comporterebbe
così!
Mi spiace che la rimproverino… Certo, non è un comportamento
da assumere nei confronti di un faraone, se dobbiamo essere obiettivi; ma con
lei non si può esserlo. E anche io, ammettiamolo, gioco la mia gran bella parte
nelle nostre buffonate. Quasi mi vergogno ad ammetterlo.
Ogni tanto sembriamo due ragazzini!
Ma è così che mi piace. E’ così che voglio che sia, anche se non è corretto.
Ma sono il faraone o no? Posso
decidere io cosa è corretto e cosa non lo è…
<< Nah, non penserai mica
che la tua amichetta riesca a sopraffarmi?! >> esclama Jono.
Sorrido, senza rispondere.
<< Maga Nera, unisciti al
Mago Nero e attacca!! >>
Quanto rimorso nel pronunciare
queste parole. Ma in realtà è solo un gioco!
Già, un gioco… e lei ne è una
stupida pedina.
Quanto vorrei che non fosse
così.
Lei in questo mondo non è più nessuno,
se non un’insulsa carta che esegue i tuoi ordini di duellante.
Se non fosse per le diavolerie
tecnologiche di Kaiba, non sarebbe nemmeno un ologramma, e io dovrei limitarmi
ad osservala senza vita, pur sapendo che si tratta di una vita fasulla.
Forse, è stata proprio colpa di
Kaiba! Se non avesse mai inventato questi aggeggi, non mi sarebbe mai cresciuta
dentro una sensazione così forte, ogni volta che la vedo.
Quando la vedo muoversi, agire
e… osservarmi… Dio, tutto cambia! Non mi sarei mai potuto attaccare così ad un
pezzo di carta. Non che ignori completamente tutto il resto dei miei mostri,
certamente no! Sono legato a ciascuna carta del mio deck, come sono sempre
solito dire. Non mento, anzi!
Solo che con lei è diverso. Il
legame che ci unisce è terribilmente particolare e doloroso, e ancora non
riesco spiegarmene il motivo.
Non sbaglio quando parlo al
plurale, quando parlo di noi, perché sento che anche lei è molto legata a me.
Io… lo percepisco. O forse mi illudo… Non lo so.
E’ stupido, ne sono consapevole.
Non si può cercare un qualcosa di così forte in una carta, in una riproduzione
in 3d; per questo non ne ho mai parlato con nessuno: mi prenderebbero per
pazzo.
Io sono il primo a farlo, ogni
volta che lei compare davanti ai miei occhi.
Com’è potuto succedere?
Sento che non potrei mai fare a
meno di lei; sento una morsa allo stomaco che mi spinge a desiderarla; sento le
mie gote avvampare e il mio cuore impazzire di fronte alla sua immagine.
Mi sento fremere… quando penso
che lei non è niente, che noi siamo due cose opposte.
Una carta e uno spirito. Che
assurdità!
Sono sempre stato un tipo molto
realista, difficilmente mi creo delle illusioni. Ma questa volta non è così.
Mi sto solo illudendo di poterla
avere, un giorno. Di riuscire ad avvicinarla in qualche maniera strana, di
poter stare con lei e stringerla finalmente.
Mi sto illudendo di poterla
amare, quando invece non posso fare altro che giocarla, evocarla, darle ordini.
E’ questo che io provo: io
l’amo, ne sono sicuro. Eppure, non ho la minima idea di come tutto questo
avesse potuto cominciare.
C’è qualcosa, lo so, qualcosa di
molto più profondo che mi lega a lei, che non è una semplice attrazione nata da
quando mi sono risvegliato e l’ho vista. Non stanno così le cose.
Ma cos’è quel qualcosa? Cosa mi
lega così fortemente a lei?
Non ricordo niente…
La peste mi ha fatto correre
come un disperato: ora posso finalmente dire di essere a pezzi. Questa è stata
la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Appena la prendo…
Speriamo solo che sia qua, nel
mio alloggio.
Con la mano destra apro di
scatto la porta, facendola sbattere all’interno. Spero di farla almeno
spaventare, e la mia espressione finta nervosa e stanca penso farà la sua
parte.
Do una rapida occhiata intorno,
ma non mi pare di scorgerla da nessuna parte. Impossibile! Se non è qua, dove
sarebbe potuta andare?? Se spera di farmi correre ancora, si sbaglia di grosso.
Rimane il fatto che ha la mia
corona e, per quanto infantile sia Mana a volte, sono sicuro che sa il valore
di quell’oggetto. Me lo porterà appena si renderà conto che non ho voglia di
starle dietro, oggi.
Entro lentamente, chiudendo la porta alle spalle, e mi avvicino al tavolino posto al centro. Noto con piacere che l’ancella ha sistemato al meglio i miei gioielli, e per questo sorrido.
A proposito di ancelle, strano
che non ne veda nessuna. Solitamente, aspettano il mio ordine prima di
andarsene.
Qua c’è qualcosa che non quadra.
Le conosco, non si sarebbero mai permesse di ritirarsi prima che io glielo
avessi comandato, anche perché sono consapevoli che poi se la sarebbero vista
con me.
Scuoto il capo, prima di voltarmi vesto sinistra e vedere che il letto, nella stanza adiacente, è stato rifatto e cosparso di petali di fiori di loto, come sempre. La tenda che separa le due stanze è leggermente scostata, come è normale che sia, anche questo.
Ma perché loro non ci sono?
Alzo le spalle, sospiro, e
abbasso il capo al tavolino. Molto strana la cosa.
Eppure la situazione è quella
che è: hanno lasciato l’alloggio prima del dovuto, e in ogni caso, domani mi
sentiranno sul serio, anche se per delle sole spiegazioni.
Non me la sento di prendermela
con loro, in fondo, so che c’è qualcosa che non va, il mio intuito non mente
mai.
Lascio perdere ogni pensiero,
sopraffatto dalla stanchezza.
Stasera niente profumi e creme
viscide varie, pazienza! Quello che voglio adesso è mettermi a letto e… sperare
che da un momento all’altro, da quella porta, compaia Mana con in mano la mia
corona.
Non posso fare a meno di
sorridere ancora al suo pensiero. Per quante me ne faccia, lei resterà sempre
la mia adorata Mana. Come farei senza di lei?
La mia parte ancora di ragazzo
andrebbe persa, e non sarei altro che un freddo e chiuso Re. Anche se non lo
dico mai, le devo parecchio.
Mi slego la cintura dorata in
vita, lasciandola cadere a terra senza alcun riguardo. Che assurdo, è forse la
prima volta che mi capita di svestirmi da solo, da quando sono stato
incoronato! Ma mi fa piacere, mi sembra di essere tornato indietro del tempo.
Dopo la cintura, è il turno del
mantello, che fa presto la sua stessa fine.
E ora, la veste. La prendo da
sotto e l’alzo un poco, ma subito mi blocco sentendo un rumore.
<< Ehmmm… >>
Mi giro, con ancora il lembo
inferiore della veste tra le mani.
<< Non mi sembra buona educazione
spogliarsi davanti ad una giovane fanciulla, mio faraone, vi pare? >>
ironizza la peste.
Arrossisco un poco, ma subito
cerco di stabilizzarmi. Riprendo presto il mio sguardo autoritario, accentuato
da un velo di vergogna, e lascio perdere tutto. Raccolgo il
mantello e la cintura lasciati a terra a li ripongo, silenzioso, sul tavolino.
Solo in un secondo momento, c’è
spazio per lo stupore.
La fisso, sbigottito, con gli
occhi sbarrati.
<< Ma tu… dove ti eri
cacciata?? >> le chiedo, ancora più pietrificato e perplesso, come se
avessi realizzato solo ora.
Questa davvero non me
l’aspettavo. Per un istante, avrei quasi temuto di scaldarmi sul serio.
Poi però la vedo sorridere,
dolcemente, come sa fare solo lei. Probabilmente ha notato il mio sguardo semi
irato e sta cercando di rimediare.
<< Scusami, ero nascosta
dietro la tenda… >> così dicendo, indica con un dito la tenda color ocra
alle sue spalle, che da accesso alla balconata. << Volevo farti una
sorpresa, solo che cercavo il momento giusto. >>
Si blocca, arrossisce e poi
continua:
<< Solo che quando ho
visto che.. beh, le cose andavano per un verso non previsto, diciamo che… Ti ho
bloccato in tempo… >>
Se prima le sue gote erano
rossastre, adesso potrei scommettere che non c’è nient’altro al mondo di più
infuocato.
Abbassa il capo, mortificata.
<< Scusami… >>
Si avvicina titubante al
tavolino e vi posa sopra la corona, con estrema delicatezza. Non ha il coraggio
di guardarmi negli occhi così da vicino. Certo che è proprio strana! Me ne fa
di tutti i colori, e per una simile sciocchezza se la prende? A volte non la
capisco.
Ma di una cosa sono certo:
davanti a quel rossore, alla dolcezza di quegli occhi, non potrei mai
arrabbiarmi.
<< Dai su, non hai mica
fatto niente. Al massimo dei mali, mi avresti visto in perizoma! >> cerco
di ironizzare, ma non funziona. Anzi, lei sembra ancora più imbarazzata.
<< Te la sei davvero
presa? >> le chiedo, sfiorandole un braccio.
Lei sussulta, e solo adesso alza
di scatto il capo e mi fissa. Non avevo dubbi: quegli occhi lucidi sono una
favola.
<< Non me la sono presa!
Sono solo imbarazzata, tutto qua! Non è da tutti i giorni vedere… >>
cerca di spiegare, ma io la fermo.
<< Si, ho capito. Lascia
stare dai, non hai fatto niente di male, volevi solo che ci divertissimo un
po’. E io ti ringrazio per questo, se non ci fossi tu a farmi ridere, non so
come farei… >> le sussurro.
Lei sorride, ma subito dopo
riprende la sua solita smorfia.
<< Ah, perché io ti faccio
ridere, vero?? >>
Le do un colpetto sulla nuca.
<< Non intendevo dire
questo, stupida! >> esclamo.
Lei mi fa l’occhiolino, come
solo lei sa fare.
<< Ma lo so, stavo
scherzando! >> dice serena. << Comunque io… ti ringrazio. Anche
perché mi sopporti… Ma a me, ecco a me.. piace scherzare con te perché… ho solo
te, qui a corte… e poi… >> si blocca ancora.
Torna ad arrossire, ma la mia
mano che riprende ad accarezzarle il braccio le da la forza di andare avanti.
Quant’è tenera…
<< Continua… >> le
dico in un sussurro.
<< … e poi, mi piace
vederti ridere… >>
Detto questo abbassa subito il
capo. E’ tornata a fare la bambina timida.
Preso da una gioia
irrefrenabile, l’abbraccio di scatto, tirandola verso di me. Sento le sue mani
incerte sulla mia schiena, che necessitano di qualche secondo prima di
stringermi.
Stiamo così per un po’, senza
dire niente. Grazie Mana, sei tutto per me.
Le passo una mano tra i capelli
castani, liberandoli dal foulard che li tiene legati per metà e lasciandolo
cadere a terra. La sento fremere, mi piace.
<< Toglimi una curiosità…
>> comincio a sussurrare, dopo qualche istante, senza però mollarla.
<< Sei stata tu a mandare via le mie ancelle? >>
La sento ridere candidamente.
<< Si! Avrebbero di sicuro fatto le spie e sarebbero state d’impiccio al mio scherzo! Ah, mi hanno anche detto di non prendertela con loro, sono stata io! >>
Affondo ancora di più la mia
mano tra quei fili di seta scura, e continuo a massaggiarli. Passerei qua tutta
la notte.
<< Ora dai anche ordini,
eh? Peste… >> scherzo.
Lei si stringe di più a me, provocandomi un sussulto indescrivibile.
<< Ti voglio davvero bene,
Mana. >> continuo, bisbigliandole nell’orecchio.
Lo penso davvero. In questi
momenti mi rendo conto di cosa valga lei per me.
Più della mia terra, più della
mia corona, più… più di tutto.
<< A.. anche io te ne
voglio tanto, Atemu. >>
Jono ha perso altri 500 life
points. Di questo passo, finirà per perdere, come sempre contro di me,
d’altronde.
<< Mannaggia!! Ma questa
me la paghi! >> grida.
Quant’è buffo, non posso fare a
meno di ridere.
<< Ti prendi gioco di me,
eh?? >> continua.
Io alzo una mano in segno di
difesa.
<< Ma che dici? Dai, tocca
a te! >> gli dico, mantenendo il sorriso.
Lui scuote il capo, e prendere a
guardare le sue carte.
Nel mentre, il mio sguardo viene
ancora catturato da lei.
E’ voltata di spalle, sembra non
fare caso a me. Ma cosa posso pretendere da una finzione? Che stupido che sono.
Sto per abbassare il capo,
mentre sento gli occhi riempirsi di lacrime, quando un suo movimento improvviso
me lo fa tenere alto.
Si volta verso di me, mi
sorride, e mi fa l’occhiolino, ancora.
Il mio cuore si riempie di
gioia. Com’è possibile? Che le carte, in realtà, abbiano davvero una loro vita?
Le rispondo, cercando di
sorridere, cercando di nascondere lo spavento e lo stupore di quel suo gesto
messi insieme.
Non so cosa sta succedendo.
Come se non bastasse, sembra che
la mia Maga sappia leggermi nella mente. Mi fissa ancora un attimo, fino a che
vedo uno strano luccichio nei suoi occhi, quasi come se volesse piangere.
No, non è possibile, sto
sicuramente impazzendo!
La mia mente, così vulnerabile,
così sottomessa a lei, sta creando una serie di miraggi inconcepibili. Tutto
ciò non può essere vero.
Chiudo gli occhi, scuoto il
capo, e poi li riapro. Forse mi sono solo sbagliato.
E invece… la sua espressione è
sempre la stessa; i suoi occhi lucidi sono ancora fissi su di me, come se
volesse dirmi qualcosa.
Piccola parlami! Dimmi cosa ti
turba! So che potresti farlo ora, lo so! Perché non lo fai?
Hai una tua volontà, allora? Chi
potrebbe mai dirlo. Ma quanto vorrei fosse vero.
Mi porto una mano sulla fronte,
mi sento poco bene.
Non capisco più niente, sono
distratto.
Sto dicendo un mucchio di
fesserie, ho la mente annebbiata dalla sua visione. Ma allora, perché è tutto
così reale?
Dimmi, mia Maga, tu sicuramente
sai. Sai perché mi sento così, lo leggo nei tuoi occhi creati da un’illusione
ottica, eppure così vivi, così veri. Perché non fai chiarezza nella mia mente?
Cosa vorresti dirmi?
Ti prego, aiutami a capire…
<< Tutto bene, amico? >> mi chiede
all’improvviso Jono.
Lo guardo, un poco confuso. Mi sono veramente distratto, e
non ho nemmeno fatto caso alla sua nuova carta sul terreno.
<< Certo, scusami. Sono solo un po’ stanco, niente
di che… >>
Rimarrei qua per ore. Non voglio staccarmi da lei, non ce
la farei mai.
Più volte abbiamo avuto un contatto fisico, un abbraccio,
o altro; ma questa volta è diverso.
Questi brividi non sono normali.
Le prendo il volto tra le mani, allontanandomi sono un
poco da lei, senza rompere il nostro splendido contatto.
Lei mi fissa, sognante. Lo desideri anche tu?
Non sto a pensarci molto. Seguo il mio istinto, e avvicino
quel piccolo viso al mio, strappandole un bacio lieve.
Assaporo quelle labbra rosee, che mi danno un senso infinito di gioia. Non so cosa stia pensando in questo momento, posso dire soltanto che non mi sembra contraria alla mia idea.
Ricambia presto il bacio, aggrappandosi alle mie forti
braccia e cercando lei, questa volta, le mie labbra.
Sorrido, prima di darle un altro bacio.
Nessuno dice niente. Ci limitiamo a giocare, come due
gatti; ci strappiamo baci fuggiaschi; quasi evitiamo di guardarci negli occhi,
per l’imbarazzo.
Andiamo avanti così per diverso tempo, fino a quando non
la sento scoppiare in una risata cristallina.
Prende le mie mani tra le sue; le unisce e le porta
all’altezza del suo petto. Le stringe, mi sorride. I suoi occhi sono ancora più
belli. Le sue gote ancora più rosse.
Inutile chiederle se è felice, tanto so già quale sarebbe
la risposta. I suoi occhi sono lo specchio della sua anima innocente.
Non mi dice niente, si limita a fissarmi, contenta del
nostro gesto.
<< Mana, mi correggo. >> comincio a dirle, a
bassa voce.
Non voglio rovinare questo momento. Lei alza un
sopracciglio.
<< Io… non ti voglio bene… >> continuo
imbarazzato.
A queste mie parole, il suo sguardo diventa subito triste.
<< … Mana, io… ti amo. >> concludo infine,
cercando di non staccare i miei occhi dai suoi, per farle capire che non sto
mentendo, che sono sincero.
Adesso ne sono veramente sicuro: io l’amo, l’amo più di
ogni altra cosa.
Rimane un attimo perplessa. Poi lentamente spalanca quei suoi gioielli, apre la bocca, alza le spalle.
Mi salta addosso, proprio come quel giorno, rischiando di
farmi cadere all’indietro. Io l’afferro, scoppiando a ridere. Oh Ra, come sono
felice…
<< Atemu io… Io…. Ti amo anch’io, sbruffone!! Si, ti
amo!! >> esulta.
Non mi sembra vero, piccola. Chi avrebbe mai potuto dirlo?
Certo, eri e sei tutt’ora la mia migliore amica però… ma
avrei immaginato una cosa simile, ne da parte mia, ne da parte tua. Sarà che la
forza della routine ci stava annebbiando qualsiasi possibilità di nuovi
sentimenti. Ma noi glielo abbiamo impedito.
La stringo ancora forte a me, prima di lasciarla andare di
botto.
<< Ma sei matto?! >> grida, con una smorfia.
Non le rispondo. La spingo lentamente verso il letto nella
camera adiacente. La desidero… la desidero davvero.
<< Vuoi essere mia, Mana? >> le chiedo serio,
una volta arrivati davanti ad esso.
Lei si guarda un attimo intorno, fino a far posare il suo
sguardo sul mio petto.
<< Io… >> bisbiglia, ma non termina la frase.
<< Rispetto la tua scelta… Aspetterò fino a…
>>
<< Aspetta, Atemu! >> mi blocca, posando una
mano sul punto in cui prima stava fissando.
Noto con piacere che quel punto è il mio cuore.
Lo ascolta battere, senza dire una parola. Intuendo le sue
intenzioni, sto zitto, in attesa che sia lei a parlare per prima.
<< Voglio essere tua… stanotte. >> continua a
sussurrare, dopo l’attimo di silenzio.
Le mostro il mio sorriso migliore, subito ricambiato.
Quant’è bella quando sorride.
La sollevo e l’appoggio sul grande letto, tra i petali,
mai stupendi e profumati quanto lei. Prendo ad accarezzarla, centimetro per
centimetro, mentre la sento fremere sotto il mio tocco.
Sussulta, prima di fermare la mia mano con la sua.
La guardo, confuso.
<< Atemu, staremo facendo la cosa giusta? >>
bisbiglia, con lo sguardo visibilmente offuscato dal piacere.
<< Che domande fai, Mana? Perché non dovremmo?
>>
Non riesco a capire…
Lei fissa la mia mano bloccata sul suo seno, ancora
coperto.
<< Tu sei il Faraone, chi lo sa cosa potrebbero dire
se si venisse a sapere? Chissà se saremmo nel giusto? >>
Non rispondo per un istante, ma subito dopo riprendo la
parola, scuotendo il capo.
<< Ti fai dei problemi senza fondamento, Mana. Il
fatto che io sia Faraone ti pone questi limiti nei miei confronti? >>
chiedo, forse un tantino deluso.
Non sapevo che la mia incoronazione l’avesse in realtà
condizionata così tanto. Non mi era mai parsa una cosa del genere, anzi.
<< No, assolutamente! E’ solo che… >> si blocca,
prende fiato. << Solo che avrai dei doveri, degli obblighi… e… non so
Atemu, vorrei solo dirti che magari nei tuoi obblighi c’è qualcosa che
renderebbe questo gesto sbagliato. Non voglio farti passare dei guai… >>
Stringe ancora la mia mano, premendola inconsciamente
contro di sé. Mi sembra di impazzire, ma non è esattamente il momento questo.
Prima devo far luce sulle sue confusioni.
<< Piccola, non ti preoccupare, non c’è niente di tutto ciò… >> le dico dolcemente. << Sei gentile a preoccuparti per me, ma devi stare tranquilla. >>
Cerco di evitare quella parte di discorso dove avrei
voluto dirle che in ogni caso, anche se quella notte fosse stata sbagliata, non
me ne sarebbe importato un fico secco! I miei sentimenti non possono essere
comandati da degli stupidi obblighi da sovrano. Lei è Mana; con lei non ci sono
regole né divieti… solo il mio cuore, la mia passione, le mie emozioni.
Vorrei tanto farglielo sapere, ma questo la metterebbe
solo ancora di più in confusione.
<< Se lo dici tu… >> sussurra, spingendo la
mia mano in giù, fino al ventre.
Mi sta venendo terribilmente caldo.
<< E poi, sono o no il Faraone? Decido io cosa è
giusto o meno. >> ironizzo, per farla tranquillizzare, col mio solito
tono autoritario.
Vedo di sfuggita, all’improvviso, dei petali volarmi a
velocità impressionante in faccia.
<< Ma smettila!! >> esclama divertita Mana,
artefice della bomba di petali.
Con uno slancio le piombo addosso, per poi afferrarla per i fianchi.
<< Un sovrano come voi non dovrebbe avere questi
modi sgrezzi… >> replica, in un mezzo ghigno divertito.
La risposta è pronta:
<< Ma smettila!! >>
… e ci fa ridere entrambi, prima di un lungo e ardente
bacio.
<< Evoco capro espiatorio! Naaahh, mi dispiace Yugi,
un altro attacco andato a vuoto! >>
Ha ragione; sono un po’ troppi, anche, per i miei gusti.
<< Sicuro che va tutto bene? >>
Evidentemente non sono l’unico a pensarlo: anche Jono si è
accorto che non sto dando il massimo di me stesso, sono distratto da qualcosa
che non capisco.
Sento caldo… forse per via del duello.
Con un dito mi allargo il collo della giacca.
<< Tranquillo. Sarà che sono fuori allenamento o
forse… qua fa caldo… >> dico, cambiando totalmente discorso alla fine.
Come potrei spiegare quello che mi sento.
Tengo lo sguardo basso, volontariamente: non voglio
incrociare ancora lo sguardo della Maga Nera, come se avessi paura di farlo.
Paura di sentirmi ancora peggio, perché in fondo so che questo turbinare di
sensazioni sono dovute a lei.
Perché? Dio, non riesco a rispondermi! Cosa sta accadendo?
Più volte l’ho guardata, eccome! Come più volte rimango
catturato dalla sua splendida immagine e… sì, avvampo! Ma perché solo questa
volta queste sensazioni sono così accentuate da non averle mai sentite prima?
Sento quegli occhi di ologramma pesarmi addosso come un
enorme macigno. Sarà solo una mia impressione? Non lo so… non so più che
pensare.
Deciso, alzo lo sguardo di botto. La fisso.
Sento uno strano liquido formarsi sulla mia fronte; sto
sudando.
E in quegli occhi, vedo un qualcosa che mi fa star male.
Un tremendo capogiro mi coglie di sorpresa.
Barcollo un po’, ma subito dopo mi riprendo e noto con
piacere che Jono è troppo intento a fissare le sue carte per essersene accorto.
Il mio sguardo torna su di lei, su quegli occhi. Sto male,
sto così male!
Vorrei piangere… ho caldo… Vorrei stringerla…
E vedere più da vicino quella fiamma nei suoi occhi.
Una fiamma??
La mia mano continua nel suo lavoro.
Parte dal ventre e accarezza salendo i suoi seni, il suo
collo, per terminare sul suo piccolo viso.
La stringo più forte a me, spingendomi contro di lei. La
sento gemere, e questo mi eccita ancora di più.
Non mi rendo nemmeno conto che in poco tempo ci troviamo
entrambi senza vestiti; e pensare che lei, poco prima, aveva vergogna di
vedermi in perizoma! La situazione mi fa un po’ sorridere.
E’ semplicemente una notte di fuoco.
Una notte in cui la mia lingua assapora centimetro per
centimetro il corpo della meravigliosa apprendista maga.
Una notte in cui ci troviamo travolti in un turbinio di
passioni esaltanti.
Le sue mani lievi che sfiorano appena il mio corpo e mi
fanno venire i brividi; i nostri corpi avvinghiati e sudati; le nostre
eccitazioni prima palpitare e poi scoppiare, trasportandoci in un mondo
surreale così lontano dal nostro.
Dio solo può sapere quanto mi senta veramente bene mentre
penetro nella sua carne, spingendo in lei tutto il mio desiderio di averla solo
per me. Quel suo viso un po’ stravolto, quegli occhi blu scuro un po’ sognanti.
Mi guardano di tanto in tanto, si fissano nei miei, e mi incitano ad andare
avanti, e ancora avanti…
Vederla sdraiata sotto di me, arresa alle nostre passioni,
catturata da questo vortice…
Ogni pensiero è annullato: siamo solamente io e lei, nella
nostra realtà fantastica.
Leggo nel suo sguardo la felicità, nascosta da quel velo
di piacere intenso.
So che entrambi vorremmo andare avanti all’infinito, ma i
suoi gemiti pesanti e i suoi gridolini mi fanno capire che sta giungendo
all’apice, e per lei tra poco sarà tutto finito.
Mi faccio forza, felice di sentir uscire dalla sua
splendida bocca quei suoni soavi. Sono sudato fradicio, ma non mi sento stanco.
Voglio farla arrivare in alto…
Mi avvicino alla sua bocca per darle un ultimo bacio,
prima di spingermi in lei per più volte, con tutta la mia forza.
Pochi istanti dopo, un grido; la sento stringersi
internamente, inconsapevolmente spingendo anche me all’apice.
Non ci metto molto: con un gemito soffocato con molta
fatica, inarco la schiena, ed esco appena in tempo da lei per spargere il mio
seme tra le sue cosce e le lenzuola.
Avrei tanto voluto lasciare quella parte di me in lei, ma
non possiamo ancora rischiare. Le conseguenze potrebbero essere gravi.
Respiro profondamente per cercare di essere riportato alla
realtà. Chiudo gli occhi e li riapro su di lei.
Sorride, come una bambina; le sue mani cercando le mie,
ancora sulle sue gambe.
Mi sdraio su di lei, appoggiando la testa sui suoi seni. Sento il cuore batterle forte, il suo respiro irregolare.
Mi piace da impazzire.
Per ora, mentre il mio capo viene dolcemente accarezzato,
voglio solo chiudere gli occhi e sentirla.
<< E’ un momento magico… >> bisbiglio, per non
rovinare la meravigliosa atmosfera.
Mi da un bacio sulla fronte.
<< La mia magia sei tu… >>
Devo essere malato, non può essere vero.
Sarà addirittura un errore nell’ologramma.
Ma se davvero fosse così, perché quella fiamma è così
vivida?
Non è mai stata così espressiva. Sì, sta cercando di dirmi
qualcosa, lo so! Eppure, non riesco a sentire la sua voce, come se l’avessi mai
sentita…
Ti prego, Maga, non riesco a capire cosa desideri da me!
Aiutami tu…
Sento una spinta da dentro, come se i miei muscoli
volessero darmi uno slancio contro la mia volontà. Sento che il mio corpo vuole
andare da lei; la mia mente quasi non può niente contro.
Sono troppo perso, troppo confuso da quella sua immagine.
Troppo desideroso di abbracciarla, di andare verso di lei
e baciarla… Ma come?
Fisso bene i piedi a terra: come sono potuto arrivare fino
a questo livello di pazzia? Non può essere normale, non per me. Ci deve essere
qualcosa che mi è nascosto, che non riesco a comprendere o che…
Non riesco a ricordare.
Già, perché non potrebbero stare così le cose? Se Seto,
Isis e altre persone che mi circondano hanno fatto parte del mio passato,
perché non avrebbe potuto farne parte anche lei?
Se solo sapessi… mi basterebbe almeno quello, per ora.
Ma nessuno saprebbe rivelarmelo, se non lei.
Devo arrendermi? Arrendermi all’idea di una morte senza
ricordi??
<< Ti arrendi, amico? >>
Sussulto.
<< Cosa??! >> esclamo, sorpreso.
Mi sono estraniato per qualche istante dalla realtà, e
solo dopo me ne rendo conto.
Quando vedo Jono davanti a me con i suoi mostri, capisco
che la sua domanda non c’entrava con i miei monologhi. E’ stata semplicemente
un caso dettato dal gioco e dal mio strano comportamento.
<< Ehi, calmati, mica volevo offenderti… >> si
scusa subito Jono.
Scuoto il capo, cercando di sorridere.
<< Non importa. Scusa, sono un po’ distratto, non
riesco a concentrarmi. Ho paura di non sentirmi bene. >>
Jono alza le spalle, con una smorfia.
<< Si era capito sai? Non è da te lasciarti
sorprendere dalle mie strategie. >>
Fa una pausa, poi continua con lo stesso tono pacato.
<< Si, secondo me sei malato o hai la febbre.
Sarebbe meglio interrompere il duello. >>
Nel dire questo, fa per afferrare e far piazza pulita
delle sue carte sul suo Dueling Disk.
No Jono, non ora!! No… Lei se ne andrebbe… Non vedrei più
quella fiamma…
Non è una duello come gli altri, non interromperlo per
favore!! Devo ancora capire…!
<< No Jono!! >> gli grido, facendogli chiaro
gesto con la mano in avanti di fermarsi.
Lui si blocca, paralizzato dalla mia reazione.
<< S-scusa… Non volevo… Allora.. a te la mossa…
>>
Sospiro. Non posso permettere di terminare il duello ora.
Probabilmente non ci capirò mai niente in questa storia, o forse prima o poi
qualcuno mi rivelerà… un giorno capirò…
Ricorderò…
Ma adesso solo una cosa è sicura: voglio vedere ancora
quella fiamma, quegli occhi, quell’espressione. Mi stanno dicendo qualcosa, e
ne sono terribilmente e tristemente consapevole.
Torno a guardare le mie carte; devo cercare di darmi una
svegliata, non si può andare avanti così!
Le guardo, una per una. Alzo poi lo sguardo sul campo di
gioco, stando ben attento a non guardare troppo l’oggetto dei miei desideri.
Inutile, non riesco a concentrarmi! Come se non bastasse,
ora il caldo sta lentamente sparendo, lasciando il posto a dei brividi di
freddo lungo la schiena.
Tremo per un attimo, mi sembra di avere il freddo nelle
ossa.
No… non sto bene, forse farei meglio a terminare qua il
duello.
<< Lasciatelo dire amico: hai una faccia pessima!
Su, non fare il duro: sarà per la prossima volta! >>
Forse Jono ha ragione. Sto troppo male, ma… No, non
riesco!
Di scatto, torno a posare gli occhi su di lei. La scruto,
partendo dal basso.
La guardo solo successivamente negli occhi. Ora quella
fiamma non c’è più, e ancora non riesco comunque a spiegarmi se prima abbia
avuto un’allucinazione.
Ora… in quegli occhi… sembra regnare la profondità;
sembrano due pozzi infiniti, scuri, che ti intrappolano tra le loro mura senza
mai permetterti di uscire.
E poi… scende una lacrima. Mi spavento. Eppure, su quelle
labbra surreali, c’è un sorriso… non mi sbaglio!
La mia espressione si fa sempre più irata. Perché non
riesco a capire??! Sembra quasi che mi stia provocando, senza però voler
ricevere nulla da me! E io, tra il dolore derivato dalla realtà in cui ci
troviamo, tra i suoi giochi e i nostri sguardi, tra questo amore folle, penso
di non poter resistere. Sto per sentirmi male.
Non faccio in tempo a pensare ad altro.
Come mille coriandoli che cadono dolcemente al suolo, la
vedo scomparire.
Mi accorgo che Jono ha voluto porre fine al duello
ritirandosi.
Un tuffo al cuore, le lacrime che salgono ai miei occhi…
No!! Perché??
<< Stai male Yugi. >> mi dice serio il mio
amico. << Ora andiamo a casa e ti provi la febbre, al volo! E non voglio
sentire storie! >>
Per quanto il suo tono provi ad essere fermo, capisco che
è davvero preoccupato per me.
Già, forse ho esagerato.
Allungo una mano verso quella miriade di pezzi di
ologramma. Vorrei poterli almeno sfiorare, eppure attraversano le mie mani,
come se gli spettri fossero loro. Essere un ologramma, in realtà, penso sia
peggio che essere uno spettro.
Essi non hanno volontà… o no, forse ne hanno!
Come spiegare l’accaduto, altrimenti?!
Allucinazioni?? No, non lo erano! Io… ho visto!!
<< Ti amo, mia Maga Nera… >> sussurro, mentre
la sfioro in mille pezzi… mentre mi sento come se vivessi la fine di un sogno.
Raccolgo le mie carte, mentre i miei occhi si fanno
talmente lucidi da non riuscire nemmeno più a vedere chiaramente. Mi gira la
testa, vorrei riposare. Vorrei sognare di lei, e di noi.
Perché non mi resta altro da fare.
<< Dai Yugi, andiamo. >>
Jono nel frattempo si è affiancato a me, senza che me ne accorgessi.
Mi da una pacca sulla spalla e sorride. Anche io mi sforzo
di farlo, senza però alzare lo sguardo dalle mie carte che ancora tengo in
mano.
<< Vai avanti, Jono. Ti raggiungo. >>
rispondo.
Lui fa una smorfia di dissenso, ma un mio sorriso lo rassicura.
<< Va beh, come vuoi! Attento a non sentirti male
mentre cammini però! >>
Scuoto il capo.
<< Tranquillo… Ora sto meglio. >> cerco di
rassicurarlo, anche se so che sto mentendo almeno in parte.
Si, mi sento un po’ meglio rispetto a quando avevo quegli
occhi blu puntati su di me; eppure, non posso dire di sentirmi bene, almeno
mentalmente.
Ho il cuore a pezzi, come quell’ologramma. Insieme a lui,
si è spezzato anche il mio debole cuore astrale.
Vedo Jono allontanarsi, come previsto.
Al che, riprendo in mano quella carta e la guardo. Lei
sorride, è così allegra! Come può avere una vita?
Sono così tante le domande…
Una mia lacrime cade su di essa, bagnandola un poco. Se
non fosse per il fatto che è plastificata, l’avrei rovinata, e non me lo sarei
mai perdonato.
Per una strana coincidenza, noto che è caduta proprio
sotto uno dei suoi occhi, come se la lacrima fosse sua. Chissà se potresti mai
piangere davvero per me? Mi auguro di no, non potrei mai vederti soffrire.
Continua a sorridere, Maga, come fai in questa carta.
<< Tutto a posto, Yami? >>
Yugi compare di fianco a me. E’ preoccupato e mi dispiace
un mondo.
Non gli rispondo: era una domanda retorica, e di fatto è
lui il primo a ricominciare a parlare.
<< Secondo me non può essere un caso… >>
sussurra.
Lo guardo perplesso.
<< Come? >>
<< Dico che ne abbiamo viste tante di cose strane
insieme. Ormai ci ritroviamo a credere nell’incredibile. Non dovresti stupirti,
a questo punto per noi tutto dovrebbe essere “normale” >>
Annuisco, ammettendo che ha ragione.
<< E poi… >> continua << Tante persone
hanno fatto parte del tuo passato. Questo legame forte può spiegarsi solo in un
modo. Chissà, magari una volta, voi due… >>
Sorrido imbarazzato. L’idea non mi dispiace…
<< Grazie Yugi >> mormoro. Potrei quasi credere
alle sue parole.
<< Non ti saresti affezionato così tanto da
innamorartene, altrimenti. Lei è una carta, al massimo potresti esserne solo
attratto esteticamente. Ma questo sentimento, Yami, va oltre: un motivo ci deve
essere. >>
Mi sorride. Non saprei come ringraziarlo ancora, a volte
ringrazio il cielo per avere un partner come lui.
No, non mi da fastidio che la gente pensi che siamo una
cosa sola: sono orgoglioso che mi identifichino in lui, perché è un ragazzino
fantastico.
<< Mi è stato negato anche il ricordo… >>
bisbiglio tristemente.
Come per incanto, le lacrime che parevano essersi fermate
ricominciano a scorrere sulle mie gote. Non riesco a trattenerle. Yugi capisce
il momento, e se ne va, lasciandomi solo.
Oh, piccola Maga! Chissà… io e te… cosa siamo stati, un
tempo? Amici? Amanti?
Quanto vorrei almeno la prima. Yugi ha ragione: una motivo
per questo mio sentimento ci deve essere, come ci deve essere per le tue
espressioni, il tuo prendere vita che pare così impossibile, il tuo tentativo
di parlarmi…
Magari viaggiamo sulla stessa linea d’onda, e siamo
condannati a barcollare per l’eternità, separati da un muro che non ci
permetterà mai più di comunicare, di avvicinarci.
Magari, anche tu stai come me…
Io… non ricordo… Dannazione, non ricordo un accidente!!
Vorrei tanto poterlo fare, per capire, per scoprire… Per
potermi almeno aggrappare ad un ricordo di felicità. Nel vederti mentre
combatti ora, potrei almeno rallegrarmi di esserti stato vicino, anche se in un
tempo lontano. Basterebbe un semplice ricordo per non dividerci mai.
Le persone vivono di ricordi, ma cosa se ne fanno una
volta morte?
Ricordano per tutto il tempo della loro esistenza, e
quando sono tristi pensano ai momenti felici. Quando una delusione d’amore
incombe, pensano al tempo passato con la persona amata che d’improvviso ti ha
spezzato il cuore. Alcune sono felici per aver solo avuto la possibilità di
viverli, certi momenti, e di ricordarli nella loro mente e nel loro cuore.
E’ il ricordo che rende tristi o felici; che da speranza;
che abbatte; che ti fa rivivere come se fosse sulla tua pelle quegli stessi
attimi.
Ma quando si muore, si scopre che tutto è stato invano.
Hai vissuto per niente, per essere solo un anello biologico di tutta questa
catena infinita nel tempo.
Che ne sarà di quegli attimi? Che ne sarà di quelle
esperienze, quelle gioie, quelle felicità e tristezze? Sono destinate tutte
quante a svanire nell’eternità, insieme al tuo corpo mortale.
Ma allora, perché noi viviamo? Cosa ci porta la vita, se
alla fine ci ritroviamo con niente in mano? Se alla fine ci rendiamo conto che
nemmeno un semplice ricordo potrà restare per sempre?
Tutto è perso, distrutto.
Ogni sensazione corporea e non, ogni tocco, ogni gesto…
ogni bacio o passione, ogni amore o odio, verrà cancellato, e non potrai
nemmeno più rallegrarti di pensare che l’hai vissuto… per riviverlo attimo per
attimo nella tua mente, assaporandolo lentamente.
La vita non ha senso. All’eternità non importa di te.
<< Atemu? Sei ancora sveglio? >>
La sua vocina candida mi fa sussultare.
<< Scusa, ti ho svegliato? >> mi chiede,
pentita.
Apro gli occhi, rimanendo sdraiato su un lato. La vedo
davanti a me, con i suoi occhini spalancati, in attesa di una risposta.
Le prendo una mano, la porto alla bocca, e la bacio, come se
stessi baciando un Dio.
Lei sorride, e fa sprofondare ancora di più la testa nel
morbido del letto.
<< Dimmi, piccola. >> sussurro, per farle
intendere che non mi ha affatto disturbato.
<< Oh ma… niente io… volevo solo dirti che… Ti amo…
>>
Imbarazzata, si stringe nelle spalle.
Mi avvicino a lei, per poi stringerla a me con un braccio.
<< E lo chiami niente? Mi hanno cambiato la vita
quelle due parole. >>
Le sorrido, al che lei arrossisce ancora di più.
Subito dopo però scoppia in una risatina, di quelle che
solo lei saprebbe fare.
<< Allora vuol dire che posso svegliarti nel cuore
della notte per dirtelo?? >> mi beffeggia.
Mi mancava la sua simpatica presuntuosa.
Le prendo il piccolo naso con due dita e glielo tiro lievemente.
<< Adesso non esageriamo, però, ok?? >>
sbotto, scoppiando subito dopo a ridere insieme a lei.
Che senso ha amare alla follia, se si è consapevoli che un
giorno ci divideremo e ci scorderemo del nostro amore?
Che senso ha amare per una vita, una sola, corta e finita
vita, se poi non rimarrà più niente di questo enorme sentimento?
<< Ti amo anch’io, Mana… >>
Mi baci, e io ho appena realizzato di essere il ragazzo
più felice del mondo.
Che senso hanno le promesse di eternità delle nostre anime
immortali, se quest’ultima se ne frega di noi e di esse?
Che senso hanno, se sappiamo che non verranno mai
mantenute?
<< Mana… >>
La chiamo sottovoce; voglio dirle un’ultima cosa prima di
addormentarci.
<< Si, sbruffone? >> mi chiede con un
occhiolino.
Le tiro ancora il naso, ma qualche secondo dopo torno
subito serio.
<< Mana, staremo insieme per sempre. Ti prometto che
nemmeno la morte ci separerà… >>
Mi guarda, con gli occhi lucidi. Scommetto che, se non
fosse stato per la stanchezza e il sonno, mi sarebbe saltata ancora addosso.
Ormai la conosco troppo bene.
<< Atemu.. io… te lo prometto, sì!! Anche io!!
>> esclama.
Infatti: tipica sua reazione prima dell’attacco fisico.
Con questo pensiero le bacio un’ultima volta la mano. Andrei avanti a dirle quanto l’amo e quanto nemmeno gli Dei potranno mai dividere le nostre anime per tutta la notte, ma è tardissimo e domani abbiamo la sveglia presto, come sempre.
<< Dormiamo ora. Domani sarà una giornata
meravigliosa… >> le sussurro.
Un occhiolino, ancora, e…
<< Di sicuro lo sarà… e lo sarà anche l’eternità con
te. >>
Che senso ha tutto ciò?
Siamo convinti che l’anima sia tutto, e invece senza un
corpo non è niente.
L’anima può eternare solo sua insulsa esistenza, e
nient’altro.
Illusi, uomini…
Siete solo degli illusi.