Prologo
L’aria di Junon era strana, quella mattina.
La piattaforma era stata completata soltanto
da un paio di mesi, e presto il presidente della ShinRa avrebbe dovuto
inaugurarla, quindi i Soldier che stavano in città erano visibilmente eccitati
e preoccupati.
I preparativi per l’inaugurazione erano ormai
quasi completati, e l’aereo del presidente avrebbe dovuto fare il suo ingresso
in città per mezzogiorno.
Le strade erano piene di civili contrariati
che tendevano il naso all’insù per vedere la piattaforma che li sovrastava. Il
malcontento generale era piuttosto alto, ma le varie unità di Soldier in
circolazione impedivano ogni tipo di insurrezione. L’ingresso della città era
sorvegliato giorno e notte, e sarebbe stato impossibile entrare senza il
permesso dei Turks.
Una figura ammantata passò davanti un Turk
vestito di nero e si tirò il cappuccio sul viso.
Il Turk annuì come se avesse capito qualcosa,
si rivolse al compagno alla sua sinistra e gli lanciò un’occhiata d’intesa.
L’altro fece un cenno del capo, poi tornò a guardare fisso davanti a sé.
L’individuo sconosciuto diede le spalle ai
Turks e si avviò verso una casa che aveva tutta l’aria di essere disabitata.
Le imposte erano sprangate, e le persiane si
tenevano ai cardini faticosamente, rischiando di cadere da un momento
all’altro. Alcune più pericolanti di altre, erano state fissate alle finestre
con delle travi di legno incrociate, inchiodate alle pareti malridotte. La
vernice era ridotta ad uno strato cadente di colore sopra un intonaco friabile
e scomposto.
La figura con il mantello fece scorrere
l’occhio sulle tegole. Alcune erano spezzate, ma sembrava che ancora volessero
rimanere sul tetto. Il portone d’ingresso era stato mangiato dalle termiti,
inoltre il legno era grigio e scheggiato, e in alcuni punti si poteva
addirittura intravedere l’interno buio della casa.
L’individuo fece qualche passo verso il
portone e lo fissò per un po’, dopodichè alzò una mano e diede tre leggeri
colpi al legno scheggiato. Per un attimo temette che sarebbe crollato, ma poi
una voce burbera si fece sentire al di là della soglia, e l’individuo dimenticò
completamente il portone per concentrarsi solo su ciò che avrebbe dovuto fare.
-Parola d’ordine- intimò l’uomo, in tono
tagliente.
-Lifestram- rispose la figura ammantata,
rivelando una voce femminile.
Passò qualche minuto in cui la donna
travestita temette di aver sbagliato, poi si avvertì un piccolo scatto e si
aprì un leggero spiraglio tra la porta e lo stipite. Un occhio sospettoso si
affacciò e squadrò la figura con il mantello da capo a piedi, poi aprì la porta
quel tanto che bastava a far entrare la donna.
-Sei in ritardo- osservò un uomo dagli occhi
chiari, mentre si accarezzava la barba rossiccia con le dita.-Avevi detto che
saresti tornata subito, Jade...-
La donna con il mantello lasciò che lui
chiudesse la porta, poi rispose:-Ho incontrato un paio di Soldier di troppo.-
-Ce ne sono tanti?- domandò l’uomo, in tono
concitato.
-Non abbastanza per la nostra offensiva!-
esclamò Jade, alzando un pugno guantato di nero.-Vedrai Boris, riusciremo a
portare a termine il nostro piano con successo!-
L’uomo di nome Boris annuì, spostando su e
giù il testone pelato.
Sotto il cappuccio, la donna sorrise.-Adesso
diamo il via a questa riunione.-
Jade si avviò verso la sala seguita da Boris.
Quella stanza era l’unica illuminata, perché
vicino ad ogni persona seduta attorno al tavolo rettangolare si trovava una
candela accesa. La sala era grande, ma dentro non c’era alcun mobile, e le
pareti erano annerite e impolverate a causa dei lunghi anni passati in
solitudine.
Erano passati quattordici anni dall’ultima
volta che quella casa era stata abitata, e Jade avrebbe potuto giurare che
nessuno ci avesse mai messo piede. Circolavano voci cu una possibile presenza
di fantasmi, ma chiunque fosse entrato avrebbe scoperto che le voci che si
sentivano di tanto in tanto erano quelle di alcuni membri di Avalanche, un
gruppo eco-terrorista che minava al potere della ShinRa. Fantasmi o no, il
potere della superstizione era così forte che nessuno si avvicinava mai, e
questo faceva della casa un’ottimo luogo d’incontro per riunioni segrete.
Jade si sedette a capotavola e si abbandonò
sulla sedia, mentre Boris si sedeva dietro un uomo dall’aria pensierosa.
A parte i sette a tavola, nella stanza c’erano
altre due sedie. Una era occupata da Boris, mentre l’altra da un ragazzo di
diciassette anni, smilzo e con le braccia spropositatamente lunghe rispetto al
resto del corpo. I suoi occhi verdi e acquosi si spostavano ovunque, e le sue
mani erano strette intorno ad un blocco di fogli e ad una penna.
Jade si rivolse al ragazzo.-Kaine, mi
raccomando di scrivere il verbale della riunione mentre parliamo.-
-Certo, certo!- esclamò il giovane,
infilandosi la penna in bocca come se avesse voluto ingoiarla.
-Ma che ha quel ragazzo, sembra così
stressato...- commentò uno degli uomini a tavola, sbadigliando sonoramente.
-Tutto il contrario di te, eh?- replicò il
tipo che gli sedeva vicino, mollandogli una gomitata.
Jade li guardò uno ad uno.
Il primo alla sua sinistra era il generale
della prima divisione Avalanche: Troy Kalais, cinquant’anni. Faceva il militare
dall’età di ventisei, e aveva perso una mano per salvare una donna da alcuni
banditi, durante la guerra contro il Wutai.
A seguire, c’era il giovane Joseph Faraday,
trent’anni. Era il fratello minore di un Turk che lavorava alla ShiRa da molto
tempo. I genitori avevano sempre aiutato Avalanche fin dalla sua fondazione,
finchè non erano stati uccisi dal figlio maggiore.
Il terzo uomo alla sinistra di Jade era un
tipo sempre annoiato, che era entrato nell’organizzazione più per dare una
scossa alla sua vita, che per cambiare il mondo. Si chiamava Daniel Nakàm, e
aveva quarant’anni. Aveva tracciato la mappa di Junon con la posizione precisa
dei Soldier.
I tre alla destra di Jade erano un muro di
indifferenza.
Shirley Navàs, trentasei anni e una passione
sfrenata per il modellismo. Era una donna silenziosa e riservata, molto abile nel
combattimento corpo a corpo, che amava dare ordini. Aveva predisposto la marcia
su Junon nei minimi dettagli.
Infine c’erano Fuhito, un uomo che anteponeva
i suoi interessi personali a qualunque altra cosa, e una ragazza molto giovane:
Elfè, leader indiscussa di Avalanche, calma e compassata come sempre.
Fu lei a parlare per prima. -Non mi sembra ci
sia molto da discutere, Jade... la marcia su Junon avverrà all’arrivo del
presidente.-
-Ma non sarà pericoloso?- domandò Faraday,
sporgendosi sul tavolo.-Ci saranno Soldier a bizzeffe... secondo me è meglio attaccare
prima...-
-No- rispose seccamente Elfè.
-La guerra è come gli scacchi- disse il
generale Kalais, scuotendo il capo.-Si vince facendo scacco matto al re. O in
questo caso, al presidente.-
-Ma questo non vuol dire che fare scacco
matto sia facile- osservò Faraday, infastidito.
-Nessuno ha detto che sarebbe stato facile-
ribattè Nakàm, eccitato.-Prendiamo le armi, buttiamoci nella mischia e
combattiamo schiena contro schiena...-
-Tu vedi troppi film, Daniel- repplicò
Faraday, ben deciso far prevalere le sue idee.-E poi non possiamo assecondare
tutte le tue manie suicide...-
-Quali manie?- domandò Nakàm, facendo finta
di niente.-Io voglio solo combattere-
Faraday gli
lanciò un’occhiataccia.-Per me questa missione è importantissima.-
-Lo è per tutti- disse seccamente Kalais.-Non
solo per te, Faraday.-
Il giovane strinse i pugni e cercò di tenere
per sé ogni altra obiezione.
Jade lo vide muovere le labbra senza dire
nulla. Forse stava imprecando contro i compagni.
Elfè lo fissò in silenzio per alcuni istanti,
poi proseguì:-Voglio concludere questa faccenda alla svelta. Conosciamo tutti i
movimenti della scorta del presidente Shinra. Cos’altro stiamo aspettando?
Ormai non abbiamo altra scelta se non avanzare un’offensiva.-
Boris annuì.
-L’unica cosa a cui dovremo stare attenti, è
il Soldier di Prima Classe Sephiroth- disse Elfè, senza muovere un muscolo.
-Ho sentito parlare molto di lui- disse
Nakàm, gettando lo sguardo al soffitto.
-Lasciatelo a me- disse Elfè.-Per il resto, saprete
cavarvela.-
Jade guardò Elfè da sotto il mantello.-Elfè...
sei sempre più debole... non credo che dovresti affrontarlo.-
-Io invece credo di sì- tagliò cortò Elfè.-E
la discussione termina qui.-
Fuhito la guardò con interesse.-Allora l’attacco
è fissato per mezzogiorno- concluse.
-Avvertite tutte le truppe di prepararsi-
ordinò Elfè, fissando tutti uno ad uno.-Perché oggi combattiamo.-
Boris fischiò.
-La squadra di Kalais sosterrà il primo
assalto- disse Elfè.-Così respingeremo i Soldier dell’avanguardia, e io avrò
campo libero con Sephiroth. La squadra di Nakàm e di Faraday si occuperanno
della presa di Junon, mentre tu Jade... dovrai assassinare il presidente.
Fuhito e Navàs ti sosterranno con la loro partizione.-
Shirley piantò i suoi occhi verdognoli sul
cappuccio di Jade.-Siamo sicuri che ce la farà?-
-Se voi farete il vostro lavoro, sì- rispose
Elfè per Jade, tagliente.-Non c’è altro da aggiungere. Ognuno di voi ha
ricevuto chiare e precise indicazioni. Questa riunione era solo per conferma.-
E detto ciò si alzò dalla tavola facendo scricchiolare la sedia.-Ora, vogliate
scusarmi.-
Fuhito si tirò in piedi di scatto.-Vi
accompagno, Elfè...-
Un paio di minuti, e Jade rimase seduta al
tavolo da sola.
Boris aveva seguito Faraday, e insieme
avevano lasciato la sala alla velocità della luce perché erano già le dieci
passate. Mancavano solo due ore all’inizio dell’operazione, e Jade era molto
ansiosa. Era la sua prima missione fuori Midgar...
-Signorina Cissnei...- mormorò la voce di
Kaine.
Jade si voltò di scatto e il cappuccio le
scivolò all’indietro, rivelando il volto di una ragazza dagli occhi scuri e
profondi.
-M-mi scusi...- bofonchiò Kaine, lanciando
carta e penna sul tavolo.-Il fatto è che sono così preoccupato...-
Cissnei non rispose. Aveva faticato sette
camice per tenere segreta la sua vera identità. Aveva usato le scuse più
impossibili per avere il permesso di tenere addosso il mantello durante le
riunioni, e se Kaine avesse fatto saltare la sua copertura prima della fine,
non gliel’avrebbe mai perdonato.
Cissnei e Kaine erano due Turk cresciuti alla
ShinRa che si trovavano ad affrontare la loro prima missione fuori Midgar.
Un fruscio alle loro spalle li fece
sobbalzare entrambi.
Kaine iniziò a frugare nelle tasche vuote in
cerca di un’arma, mentre Cissnei estraeva i suoi Shuriken veloce come un fulmine. Cercò la
fonte di quel fruscio per tutta la stanza, ma visto che non c’erano posti in
cui una possibile spia avrebbe potuto nascondersi, gettò l’occhio sulle scale
che raggiungevano il piano di sopra.
Non fece in tempo ad intravedere due occhi
brillare, che Kaine quasi le balzò addosso dalla paura.
Una giovane donna castana atterrò
elegantemente dove prima c’era il Turk e li fissò.
-Helinor...-
La nuova arrivata si ravviò i capelli corti e
si guardò intorno.-Sono andati via tutti, no?-
-Se non lo sai tu...- biascicò Kaine,
attaccato al braccio di Cissnei.
Helinor si posò una mano su un fianco e
sbuffò sonoramente.-Iniziavo a stare scomoda lassù... ci sono anche i topi.- E
sguainò un pugnale con un rubino incastonato sull’elsa. La lama era macchiata
di rosso.
Kaine sbiancò.
-Non fare tante storie- lo rimproverò
Helinor.-O vuoi chiamarlo pomodoro, così non t’impressioni?-
-Non è pomodoro, è sangue- ribattè Cissnei,
in tono inespressivo.-Sangue di topo.-
-Per lo meno è di topo...- sospirà Kaine,
sollevato.
Helinor ridacchiò, furbetta.-Ma io non ho
detto che è sangue di topo.-
Kaine rabbrividì e si nascose dietro a Cissnei,
che si voltò per guardarlo male.
-Mi chiedo ancora come hai fatto a diventare
un Turk, ragazzo.-Osservò Helinor, mentre ringuainava il pugnale con un
sibilo.-C’è scarsità di uomini, nei dipartimenti della ShinRa?- scherzò.
-Questa è la nostra prima missione fuori
Midgar- si giustificò Cissnei.
Gli occhi di ghiaccio di Helinor la fissarono
per qualche istante, poi lei sorrise e decise di mettere fine a quell’ondata di
sarcasmo.
-Adesso devo andare- disse Helinor, facendosi
seria.-La mia missione qui è terminata.-
Kaine fece per aggiungere qualcosa, ma prima
che potesse parlare, Helinor era già scomparsa.
-Quella donna fa paura- disse, con voce
tremante.
-Chi? Helinor Hinari?- domandò Cissnei,
tentando di capire da quale parte fosse andata.
-Lei!- esclamò Kaine.-A te no?-
-No.- Rispose Cissnei, scrollando le spalle
con indifferenza.-Non è altro che un Soldier di Terza Classe.-
Kaine le lanciò uno sguardo spaventato.-Fa il
Killer!-
-Già... - disse Cissnei, annuendo.-E il
signor Voss mi ha detto che solitamente si occupa di molti lavori che dovrebbero svolgere i Turk... tipo
eliminare testimoni scomodi, o per le infiltrazioni in luoghi impossibili da
penetrare...-
-Quella non mi è affatto simpatica- sbottò
Kaine.-Ci ruba anche il lavoro!-
-Da quel che so, i suoi sono lavori
abbastanza difficili.- Spiengò Cissnei.-Per questo è un Soldier. Si dice che facesse parte di
un’organizzazione chiamata Ombra, fino a tre anni fa... non so se ricordi che allora
c’era stata un’irruzione nella compagnia...-
Kaine annuì, ma dalla sua espressione si
capiva chiaramente che non ricordasse proprio un bel niente, quindi Cissnei
sospirò e si decise a riporre le proprie armi al loro posto.-Andiamo... dobbiamo
raggiungere la piattaforma prima dell’arrivo del presidente...-
-Dobbiamo anche avvertire gli altri delle
intenzioni di Elfè...-
-Ci penserà Helinor.- Disse Cissnei.-È qui
per questo.-
-Quelli di Avalanche si troveranno una bella
sorpresa, vero?- chiese Kaine, eccitatissimo.
Cissnei si tirò il cappuccio sul viso e non
ripose.
Sei mesi prima
Era una mattina di settembre a Midgar, e le
strade erano gremite di gente che andavano
e venivano da ogni direzione. La grande e ampia piazza centrale era il luogo
più frequentato, e sembrava che l’intera città avesse intenzione di scoppiare,
tanto era l’affollamento.
Il sole autunnale scaldava l’aria senza
esserne troppo convinto, rendendola tiepida e piacevole.
L’enorme palazzo della ShinRa dominava su
tutto, e dall’alto della sua imponenza osservava immobile la vita che scorreva
sotto di lui.
Quello sguardo era ricambiato da un giovane
uomo dai lunghi capelli d’argento seduto al tavolino di un bar, sotto una tenda
a righe bianche e rosse. Se ne stava in solitudine a contemplare il palazzo
della ShinRa, mentre la sua testa vagava tra i suoi mille impegni. Non sapeva
neanche cosa l’avesse convinto a uscire dalla ShinRa e a raggiungere quel bar,
dal momento che era sommerso dal lavoro.
La guerra con il Wutai era arrivata agli sgoccioli
negli ultimi anni, e di quella che era stata una grande battaglia erano rimasti
soltanto pochi e disorganizzati focolai che cercavano di insorgere. Ultimamente Genesis se ne era occupato
spesso, e ciò lo aveva portato a viaggiare da Midgar a Wutai un’infinità di
volte.
Niente di preoccupante, comunque, e la ShinRa
si preparava a raccogliere il dominio del mondo con le mani protese verso il
potere assoluto.
Sephiroth strinse le dita attorno al
bicchiere vuoto che gli stava davanti e continuò a guardare il palazzo della
compagnia.
All’improvviso gli si avvicinò un cameriere
lentigginoso, che gli rivolse un sorriso mellifluo.-Desidera altro, signore?-
-No, sto aspettando una persona- disse
Sephiroth, senza neanche guardarlo.
Da quel che aveva capito, quel tipo si
chiamava Jhonatan Butter. Qulche settimana prima, si era presentato alla mensa
della ShinRa proclamandosi un grande ammiratore di Sephiroth, dopodichè gli
aveva spiegato di lavorare in un bar, e gli aveva detto che sarebbe stato ben
lieto di averlo tra i suoi clienti almeno per una volta. Sephiroth aveva fatto
finta di non sentirlo, anche perché era molto occupato a guardare torvamente il
suo caffè, ma disgraziatamente quella mattina Helinor aveva deciso di sedersi
con lui a fare colazione. Da quando frequentava Zack, era diventata molto più
aperta con gli estranei, e non appena Butter aveva terminato il suo discorso,
gli aveva assicurato che sarebbe stata ben lieta di trascinare Sephiroth nel
suo bar. Tra parentesi, Jhonatan Butter era un tipo petulante e lezioso. Alias,
un tipo di persona che Sephiroth non avrebbe frequentato neanche sotto tortura.
Helinor invece lo travava simpatico, e poiché
erano almeno tre settimane che non si vedevano, Sephiroth aveva acconsentito a mettere piede
in quel bar, nonostante le pareti pitturate di rosa e una graziosa vetrina
decorata con fiori dalle tinte delicate. Erano fiori finti, come tutto il resto
in quella città.
Sephiroth sentiva che quel posto iniziava a
stargli piuttosto stretto. Non sapeva perché, ma se avesse potuto, sarebbe
scappato da qualche altra parte. Dove, non avrebbe saputo dirlo, ma
probabilmente nel posto più lontano da Midgar e dalla ShinRa. E dai reattori
Mako, ovviamente.
Iniziò a tamburellare con le dita sul
bicchiere, e con la coda nell’occhio notò che Butter era ancora in piedi
accanto a lui.
Helinor era stranamente in ritardo, e
Sephiroth stava iniziando a perdere la pazienza.
-Signore...- esordì Butter, con voce
lievemente tremante dall’emozione.-Posso... posso chiedervi un favore enorme?-
Sephiroth preferì non rispondere. Ignorare le
porsone era una cosa che gli veniva molto bene.
Butter non si arrese. Ogni capello rossiccio
sulla sua testa sembrava sprizzare una fastidiosa eccitazione.-Ricordate che ho
un fan club?... cioè, certo che lo ricorderete, non voglio insinuare che la
vostra sia una memoria a breve termine... comunque, vorrei tanto che...-
deglutì- vorrei che voi veniste a un nostro incontro... uno solo...-
A quel punto Sephiroth si girò per lanciargli
un’occhiata terrificante.
-Se non è un disturbo...- aggiunse in fretta
Butter, con voce strozzata.-So che avete molto lavoro da fare... non voglio
dire che dobbiate venire per forza... era solo una richiesta innocente...
sapete, noi del fan club vi stimiamo molto...-
Il giovane Soldier fece per alzarsi,
disturbato da tutto quel farfugliare di cui aveva capito soltanto qualche
parola.
Butter era arrossito e sembrava sul punto di
piangere per il dispiacere di vederlo andar via, quando una giovane donna vestita
da Soldier di Terza Classe gli comparve alle spalle, facendolo trasalire dallo
spavento.
Sephiroth dentro di sé ridacchiò,
soddisfatto.
-Sono in ritardo...- bofonchiò Helinor,
passandosi una mano dietro la nuca.-Mi spiace Sephiroth...-
-Adesso ho solo cinque minuti- la redarguì
lui, con un sorrisetto.
-Cosa?!? Ma in cinque minuti non riuscirei
neanche a dirti “ciao”!- obiettò.
Sephiroth scosse la testa, esasperato, poi si
rimise a sedere e aspettò che Helinor prendesse posto di fronte a lui.
Butter si fece avanti con un tacuino in
mano.-Signorina... desidera qualcosa?-
Helinor ci pensò su, poi sorrise.-Ce l’hai un
po’ di torta al cioccolato?-
-Certo...-
-Beh, portami una fetta di torta- disse
Helinor.
Butter si segnò l’ordinazione e se ne andò di
corsa. Sephiroth notò che quando correva doveva sistemarsi i pantaloni, perché
quelli erano troppo larghi rispetto all’esile girovita. Senza dubbio quel
Butter era un personaggio, pensò Sephiroth.
Il giovane Soldier tornò a guardare Helinor,
che intanto aveva appoggiato la testa sul dorso della mano destra e fissava una
coppia di innamorati che si scambiavano baci ad un tavolo non lontano dal loro.
-Torta al cioccolato?- fece Sephiroth, tanto
per iniziare la conversazione.
Helinor si voltò verso di lui e alzò un
sopracciglio.-Perché?-
-In genere prendi sempre la crostata alla
frutta.- Osservò Sephiroth, distogliendo lo sguardo dal suo.
-Sì...?- domandò Helinor, guardando il cielo
come se dovesse dargli una risposta.-Non me ne ero mai accorta...-
Sephiroth scrollò il capo.-Non fa niente...
come mai così in ritardo?-
-Sono venuta direttamente da Rocket Town-
disse lei, rimanendo sul vago.-Ancora non sono neanche rientrata alla
ShinRa...-
Sephiroth non si azzardò a chiedere il motivo
per cui aveva voluto vederlo prima di andare alla ShinRa, tanto avrebbe
ricevuto solo risposte del tipo “Perché mi andava” o “Già che c’ero...”. -Che
ci facevi laggiù?- domandò infine.
-Conosci il signor Larry Fewell?-
-Il proprietario dell’armeria Fewell, certo
che lo conosco.- Disse Sephiroth.-Molte delle armi che usiamo provengono da
lì...-
Helinor esibì un sorriso a trentadue
denti.-Che secchione...-
Sephiroth la guardò male.
-Dai, non arrabbiarti.- Ridacchiò
lei.-Comunque hai colto nel segno, è proprio quel Fewell.-
-Ti hanno mandato da lui? E perché?- chiese
Sephiroth, congiungendo le sopracciglia.
-La mia missione era di fare la scorta alla
scorta.-
-Helinor...- mormorò Sephiroth, pasandosi una
mano sul viso.- quando parli di una cosa, spiegati.-
Lei arrossì leggermente.-Volevo aumentare la
suspence!- si giustificò.
-Non è necessario. Vai avanti e parla chiaro-
ordinò lui.
-Quella tua faccia di marmo è sempre più paurosa
ogni giorno che passa, lo sai?- gli rifacciò Helinor, con un sogghigno.-Forse
non sai che il signor Fewell è venuto a Midgar con sua figlia...-
-So anche questo, Helinor.- La contraddì
Sephiroth, scuotendo lievemente la testa.
-Sì...? Beh, allora non c’è gusto.-
-Helinor...- la redarguì Sephiroth.
-Scusa, scusa. Vado avanti- disse
Helinor.-Dicevo che il signor Fewell ha deciso di venire a Midgar, e di
conseguenza si è portato una consistente scorta. Dice che da un po’ di giorni
si sente osservato...- Sephiroth la
fissò con serietà.- Per questo motivo, ha deciso che fosse meglio avere con sé
anche alcuni Soldier, oltre alle sue guardie del corpo. La mia missione era di
seguirlo in retroguardia per intervenire in caso di pericolo.-
-Osservavi la situazione da lontano, dunque.
Insieme a chi?- domandò Sephiroth.
-Altri Soldier di Seconda e Terza Classe, più
uno di Prima.- Helinor gli strizzò l’occhio.-Eravamo tutti nei dintorni, a
tenere d’occhio la scorta di Fewell... quando all’improvviso...-
-Ecco la sua torta! E un bicchiere d’acqua
che offre la casa!- esclamò Butter, posando un piattino sotto il naso di
Helinor.
-Grazie, troppo gentile- rispose Helinor,
dandogli una pacca sul braccio.
Sephiroth sospirò e attese che i due si
scambiassero ringraziamenti e sorrisi di circostanza, poi Butter trotterellò
alla volta di un altro tavolo e Helinor prese a rosicchiare la fetta di torta
al cioccolato che aveva nel piatto.
Il Soldier dovette aspettare che avesse
finito prima di sentire Helinor parlare di nuovo. Sapeva bene che detestava
parlare mentre mangiava.
Solo dopo che ebbe bevuto un po’ d’acqua,
Helinor smise di sorridere e continuò il discorso abbassando la voce.-Avevamo
pianificato il percorso in modo da prendere le strade meno pericolose; avevamo
seminato false piste a causa del sospetto di Fewell di essere osservato... ma
improvvisamente siamo stati attaccati da una decina di uomini con il volto
coperto.-
Sephiroth si fece più attento.-Ladri?-
Helinor socchiuse gli occhi.-...
fortunatamente, noi delle retrovie li abbiamo intercettati ed eliminati.-
-Devi dirlo al presidente.- Concluse
Sephiroth, appoggiandosi allo schienale della sedia.
-Certo... abbiamo anche tentato di interrogare
uno degli uomini, ma non ci ha detto niente. Poi lo abbiamo legato per portarlo
fino a Midgar... ma si è suicidato prima di arrivare a metà strada- disse
Helinor, in tono inespressivo.-Il che mi fa pensare che quel gruppo di gente fosse
di Avalanche.-
Sephiroth la vide giocare nervosamente con il
fazzoletto di carta che aveva usato per pulirsi la bocca.
Avalanche... una nuova organizzazione che
ultimamente aveva cominciato ad uscire allo scoperto. Era un gruppo di eco-terroristi che minavano
al potere della ShinRa, mettendo anche in pericolo, nei casi più estremi, la
vita dei civili.
Sephiroth era stato costretto molte volte a
intervenire direttamente per proteggere la vita del presidente da alcuni
attacchi, durante i suoi ultimi spostamenti.
Anche Helinor aveva fatto parte di Avalanche,
anche se indirettamente. Suo padre, Silver Gammon, era il capo di
un’organizzazione segreta chiamata Ombra,
che non era altro che una sede distaccata di Avalanche. C’era voluto un bel po’
di tempo e tanta pazienza, per arrivare a quella conclusione; senza contare i
vari drammi familiari che si nascondevano dietro quella complicata storia di tre
anni prima...
Dall’espressione seria di Helinor, Sephiroth
capì che stava pensando alla stessa cosa. Il sorriso le era praticamente morto
sulle labbra.
Sephiroth tentò di buttare il discorso su
qualcosa di più allegro. Non era nel suo stile, ma non gli piaceva neanche
vedere Helinor così depressa. Lui da solo faceva già per due, non c’era bisogno
di aiuto.-Quel tizio... Butter... ha un fan club.-
Helinor lo guardò, confusa.
Il Soldier indicò Butter con il pollice.-Mi
ha chiesto di... intervenire ad un loro incontro...-
-Vai- lo esortò Helinor, mentre il suo volto
si rilassava.-Non è una cattiva idea. Ci scambi due chiacchiere e poi torni al
lavoro.-
Sephiroth appoggiò un pugno sul tavolo.-Non
so... non è proprio la cosa per cui sono più portato... interagire con la
gente, intendo.-
-Sì, lo so.- Rispose Helinor, con un sorriso
confortante.-Beh, decidi cos’è meglio.-
Calò il silenzio.
La risata di Butter esplose poco lontano dal
loro tavolo, e Sephiroth si voltò a guardarlo mentre parlava con una ragazza
dalle treccine bionde.
Lei sembrava molto divertita, e si aggiustava
gli occhiali rotondi sul naso, mentre Butter le diceva qualcosa tra le grasse
risate.
Per qualche ignoto motivo gli venne in mente
Zack. Quel ragazzo era cresciuto a dismisura e il suo fisico era prestante e
ben allenato, anche per merito degli allenamenti di Angeal.
Negli ultimi tempi lui e Helinor avevano
cominciato a frequentarsi molto. Uscivano spesso, giravano per Midgar e si
distraevano dal lavoro. Zack era simpatico e divertente, e quando stavano
insieme, Helinor sembrava un’altra persona. Era più rilassata, più sorridente e
soprattutto più spensierata.
Sephiroth aveva dovuto ammettere che se
Helinor voleva un amico che la facesse divertire, lui era l’ultima persona a
cui avrebbe dovuto rivolgersi, e che invece Zack era perfetto per quella
funzione. E poi, a Sephiroth bastava che lei fosse meno depressa di come
appariva quando stava con lui.
-I cinque minuti sono passati- osservò
Sephiroth.
Helinor annuì.-Infatti. Avrai molto lavoro da
fare, scommetto.-
Sephiroth si alzò dalla sedia e le lanciò un
ultimo sguardo.-Molto, sì.-
-Ti conviene andare. Non vorrei che poi ce
l’avessi con me, per averti trattenuto qui- ribattè Helinor, con una buona dose
di sarcasmo nella voce.
-Vado a pagare.- La informò Sephiroth.
-Tu?- domandò Helinor, alzandosi di
scatto.-No, no!-
Lui abbozzò un sorriso.-Non preoccuparti.
Lascia fare a me.-
-E va bene...- mormorò Helinor, abbassando lo
sguardo.-Buon lavoro, Sephiroth...-
-Ci vediamo.- Concluse il Soldier, dopodichè se
ne andò con Butter che lo seguiva come un’ombra.
Helinor guardò i
lunghi capelli di Sephiroth che ondeggiavano, e pensò che il suo ultimo espediente
non era servito a nulla.
Per
il suo ultimo compleanno gli aveva regalato un paio di forbici. Genesis era
morto dal ridere non appena le aveva viste, mentre Sephiroth ci aveva messo un
bel po’ di tempo per capire il significato di quello stravagante regalo. Alla
fine, Angeal gli aveva spiegato che le forbici erano un tacito monito a
tagliarsi i capelli.
Non
era servito a molto, dato che i capelli di Sephiroth erano più lunghi di prima.
Eppure, anche Helinor aveva provato le
meraviglie di un taglio corto, e doveva ammettere che stava davvero più fresca
e più comoda rispetto a quando protava la treccia.
-Scusi...-
Una ragazza bionda, dagli occhi neri coperti
da un paio di occhiali rotondi, si era appena avvicinata al tavolo di Helinor,
torturando con le dita la lunga gonna nera di pizzo.
-Mi dica- rispose Helinor, cercando di darsi
un tono professionale.
-Lei conosce il signor Sephiroth?- domandò la
ragazza, rivelando una fila di denti troppo grandi e un po’ storti.
Helinor avvertì un leggero fastidio quando
glielo chiese. Possibile che tutti le rivolgessero la stessa, identica domanda?
-Perché ti interessa?- si schermì Helinor,
sospettosa.
-Vede, signorina... io e il mio amico
Butty...-
Helinor alzò un sorpacciglio.
-Il mio amico Butter- si corresse la ragazza,
indicando il cameriere dai capelli rossicci,-siamo i fondatori di un fan club
di Sephiroth... e vorremmo tanto averlo come ospite.-
-Se siete suoi fan, saprete che lui è sempre sommerso di lavoro- disse
Helinor, senza nascondere un certo disappunto personale.
La ragazza annuì tristemente.-Per questo mi
chiedevo se lei potesse farci il favore di convincerlo a venire da noi... sembrate
molto intimi...- aggiuse, a bassa voce.
Helinor arrossì e fece un passo indietro.-Ti
sbagli, sai?! Lui non ascolta me e io non ascolto lui! E siamo solo amici! E
lui mi tratta come tutti: cioè mi ignora!-
Gli occhi della ragazza bionda s’incupirono,
per poi tornare a brillare di una luce sinistra ed esplicitamente pettegola.
-Adesso, se non le dispiace, ho molto lavoro
da fare!- tagliò corto Helinor, dopodichè fece il giro del tavolo e uscì dal
locale in fretta e furia.
Non fece in tempo a fare una decina di metri,
che alla sua destra comparve la ragazza bionda che l’aveva fermata poco
prima.-Almeno ci provi!!!-
Helinor accellerò e si diresse verso la
ShinRa.-No!- sentì parte di quella furia che aveva sepolto per quattro anni nel
suo petto, avere un moto di ribellione.-Lasciami in pace!-
C’era qualcosa in quella ragazza che non le
piaceva affatto, e non era la stessa cosa che aveva provato quando aveva
incontrato Gofna, ma una specie di presentimento negativo. Inoltre,
l’espressione avida di quella giovane non le piaceva affatto.
-Mi chiamo Jade- la informò la bionda.-Lei
dev’essere Helinor Hinari. Sa, qualunque fan di Sephiroth sa anche chi sono le
persone che lo frequentano...-
-Allora perché non lo chiedi a Angeal? Lui è
molto più convincente di me, in queste cose- ringhiò Helinor, calcolando
mentalmente quanti metri mancassero alla ShinRa. Si sentiva molto stanca dopo
tutto quel tempo fuori dalla compagnia, senza contare lo stress e i vecchi
ricordi che da qualche giorno erano tornati a darle la caccia.
-Non si arrabbi, signorina Helinor... il
fatto è che noi siamo così emozionati... vorremmo tanto conoscere Sephiroth di
persona, ma lui è praticamente inarrivabile...-
-Appunto- replicò seccamente Helinor.-E non
solo per voi.-
-Signorina...- piagnucolò Jade.
Helinor strinse i pugni e si bloccò.
Jade la precedette di qualche passo, poi si
fermò a sua volta e guardò la giovane con occhi lacrimosi.
-Sephiroth non è un oggetto- disse Helinor.
Jade scosse freneticamente la testa.-Ma noi
non abbiamo mai pensato che lo sia! Solo che lo ammiriamo molto, e vorremmo
conoscerlo... è una cosa innocente, giuro...-
Helinor si morse un labbro.-Mi dispiace, ma
non posso fare niente per voi. Sephiroth è sempre occupato. Concede poco tempo
anche a me, dico davvero...-
Jade aveva colto la serietà di
quell’affermazione, ma la ignorò del tutto e continuò a guardarla con occhi
imploranti, come se la presenza di Sephiroth al suo club fosse una questione di
vita o di morte.
-Devo tornare al lavoro anche io- la informò
Helinor.-Quindi gradirei molto se mi lasciassi stare- e si diresse verso la
ShinRa più velocemente che potè.
Di nuovo, pensò di essersi sbarazzata di
Jade, quando quella le ricomparve di nuovo al fianco.-Helinor! Ti prego!-
Jade si ritrovò in un vicolo, addosso ad un
muro con un pugnale puntato alla gola, prima che potesse formulare un altro pensiero.
Sgranò gli occhi e vide quelli di Helinor che
la fissavano freddamente.
-Ho detto di no- scandì Helinor.-E se il
concetto non è chiaro, provvederò a spiegarmi meglio.-
Jade deglutì.-C-chiarissimo... limpido
direi...-
Helinor sorrise e la lasciò andare.-Bene.-
-Quello è il pugnale che hai usato per
assassinare tuo padre?- domandò Jade, lanciando un’occhiata curiosa al coltello
di Helinor, che lo nascose prontamente dietro la schiena.
La biondina aveva toccato una ferita ancora
aperta.
-Vattene- ringhiò Helinor.-Vattene prima che
questo pugnale serva ad assassinare anche te!-
Jade le rivolse uno sguardo curioso e
spaventato insieme, e decise di scappare via.
Helinor respirò profondamente e ripose il
pugnale nella guaina.
Finalmente poteva tornare alla ShinRa in
pace. Si avviò per le strade di Midgar, immersa nei suoi pensieri.
Erano passati già tre anni dalla sua entrata
in Soldier, e doveva ammettere di non trovarsi male alla ShinRa. Si era fatta
molti nemici, ma aveva trovato anche amici fantastici. Tra questi c’erano Zack,
che aveva già conosciuto quando ancora abitava nell’accampamento dell’Ombra,
Genesis e Sephiroth, che però ultimamente tendeva un po’ troppo a ignorarla.
Aveva fatto cla onoscenza anche di Angeal, un
giovane dall’aria rispettabile e severa che teneva sulla schiena una spada più
pesante di lui. Non aveva legato in modo particolare con lui, perché quell’aria
da onorevole guerriero che aveva addosso le ricordava troppo quella che usava avere
anche Gammon. Forse con il tempo le cose sarebbero cambiate, ma fino a quel
momento, Helinor tendeva ad usare la tattica della fuga non appena lo vedeva
nei paraggi. Il che gli toglieva una buona fetta di tempo da passare con
Sephiroth e Genesis, giacchè i tre stavano spesso insieme.
Così, aveva iniziato a frequentare Zack, e i
due avevano instaurato una buona amicizia.
Tseng era praticamente irreperibile da anni.
Dopo l’interrogatorio, non l’aveva più visto se non di sfuggita nei corridoi.
Girava voce che nel dipartimento dei Turks ci fosse qualche problema, e dopo il
rientro di Verdot alla compagnia, i mormorii non avevano fatto altro che
aumentare, fino a diventare veri e propri pettegolezzi.
Sembrava che non si parlasse d’altro che
della missione fallita a Kalm, quella che aveva portato alla distruzione della
città. Verdot era al centro di tutte quelle voci, e se dapprima Helinor l’aveva
guardato con indifferenza, ora anche lei aveva iniziato a nutrire una certa
curiosità nei confronti di quell’uomo. Pareva che avesse perso la sua famiglia,
oltre che un braccio, e che Hojo avesse sostituito l’arto inadoperabile con una
protesi di Materia. Questo esperimento, che per Helinor era molto simile a
quello effettuato su Taiji, gli aveva dato la possibilità di continuare a
lavorare come aveva sempre fatto.
Rain Foster, che Helinor aveva sempre
conosciuto come Taiji, ora era in prigione, e da quello che aveva saputo, veniva
puntualmente pressato da Gabriel Voss ogni settimana, in cerca di qualche
indizio su Avalanche.
Gabriel Voss, fedele sottoposto di Heiddeger,
sembrava molto interessato a Rain Foster, e aveva ricevuto dal presidente il
permesso di interrogarlo insieme a Hojo.
Secondo Helinor c’era qualcosa di losco in
tutta quella storia, ma la capacità di infangare la verità dei Turks e del
dipartimento per la pubblica sicurezza, l’aveva dissuasa dallo scoprire di più
su Voss e la sua passione per Foster.
Uriah era partito tre anni prima, dopo aver
rinunciato al lavoro come Soldier. Le sue ultime lettere lo davano a Icicle
Inn, dove diceva di aver conosciuto una ragazza di nome Lay con cui aveva
deciso di convivere. Dopo un primo fastidio, Helinor aveva accettato la cosa di
buon grado e gli aveva fatto i suoi più vivi auguri.
Quanto a Gofna, era praticamente scomparsa
dalla circolazione.
Helinor aveva diviso con lei un’appartamento
nei due mesi di pausa che si era presa, ma dopo la sua entrata in Soldier,
Gofna aveva deciso di seguire l’esempio di Uriah e di andare a vivere da
un’altra parte. Dove, Helinor non l’aveva mai capito. Erano anni che non si
faceva viva, e Helinor aveva dovuto ammettere che la cosa l’aveva irritata
parecchio. Che Gofna si fosse già dimenticata di lei?
Era quasi arrivata alla ShinRa, quando si
sentì chiamare.
-Helinor! Helinor!-
Rabbrividì, e stavolta fu tentata
dall’estrarre il pugnale e piantarlo nel petto di quella petulante, indelicata,
e rompiscatole biondina. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Jade sorrise scoprendo i denti.-Noi abbiamo
anche un club dedicato a Genesis Rhapsodos... forse lui puoi convincerlo...-
Helinor sbuffò sonoramente e le lanciò
un’occhiata omicida.-Chiediglielo da sola. Genesis partecipa a tutti gli
incontri che gli diano l’occasione di parlare dei suoi libri preferiti...-
-Proprio di questo volevo parlare... qual è
il libro che ultimamente legge più di tutti?- domandò Jade, tirando fuori dalle
tasche un blocchetto di un giallo accecante.
-Se te lo dico, giura che te ne andrai ci
corsa.- Replicò Helinor, seccamente.
Jade spalancò gli occhi e annuì con
vigore.-Giuro!-
-Loveless.-
-Loveless?-
fece eco Jade.
Helinor roteò
gli occhi.-Sì. Sta avendo molto successo ultimamente, e lui ne è praticamente
innamorato... se volete invitarlo al vostro club, vi conviene chiedergli di
parlare di Loveless.-
Jade prese qualche appunto e si leccò il
labbro superiore con la lingua.-Perfetto... grazie!-
-Adesso vai via- intimò Helinor,
sgarbatamente.-Ho un mucchio di lavoro da fare.-
-Aspetta!- la richiamò Jade.-Puoi dare al
signor Rhapsodos questa lettera?-
-Un invito?- domandò Helinor, mentre Jade
infilava le mani in un’ampia tasca della gonna e ne estraeva una busta bianca,
con decorazioni d’oro che ne seguivano il perimetro rettangolare.
Jade le porse la lettera.
Helinor
guardò prima Jade, poi la busta, lanciò un sospiro e la prese
velocemente.-Lascia fare a me. Adesso è in missione, quindi gliela consegnerò
appena lo vedo.-
Il che potrebbe
impegare molto, molto tempo.
-Grazie!- esultò Jade.-Sei così gentile!-
esclamò, meritandosi un’occhiata perplessa da parte di Helinor, che la guardò
bene. Gli occhi di Jade brillavano come sempre di una luce troppo furba e
troppo pettegola.
Jade era una persona viscida, Helinor ne era
sicura, e la cosa non le piaceva affatto.
La giovane Soldier infilò la lettera nel
cinturone che aveva alla vita, sgualciendola con estremo piacere.-Arrivederci-
disse, dopodichè corse verso il palazzo della ShinRa comandando alle sue gambe
di muoversi il più velocemente possibile.
Al
diavolo la stanchezza, doveva seminare Jade una volta per tutte!
Angolino
dell’autrice
Eccomi
qui!!! È stato un miracolo aggiornare oggi, con tutti gli impegni che ho (si
vede che è ricominciata la scuola). Se non altro volevo mantere almeno fede a
questa data di pubblicazione. Ammetto che vorrei mantenere costanti gli
aggiornamenti, ma mi accorgo da sola che non sarà possibile. Tutta colpa della
scuola che mi toglie la concentrazione per scrivere, oltre al tempo...
Volevo
fare un appunto: i personaggi originali servono principalmente ad ampliare la
storia e la trama, e ce ne sono molti, ma Elfè e Fuhito sono realmente presenti
nella storia di Before Crisis. Ho fatto una fatica tremenda a raccogliere
qualche informazione sul suddetto gioco (con scarsi risultati, visto che molte
versioni sono diverse l’una con l’altra), e alla fine ho rielaborato gli eventi
a modo mio. Da ciò deiva che lo Spoiler c’è, ma è piuttosto limitato, visto che
io stessa molte cose non le conosco del gioco, e semmai avrò azzeccato qualcosa
sarà per pura fortuna XD. Semmai ci fosse un capitolo con Spoiler sicuro lo
scriverò in alto prima dell’inizio, così non ci sbagliamo *_*
Beh,
buona lettura con questa nuova storia XD. Spero di aver eliminato tutti gli
errori, ma se mai non fosse così mi scuso in anticipo >.<