Spero che vi piaccia. ^^
E' la mia prima Black/Tsubaki e la prima su Soul Eater! Ma questa coppia mi ispira troppo...commentate e ditemi che ne pensate così posso migliorare. :)
Una Camelia ferita e un Dio infelice
-MAKAAAAA-CHOP-
L'urlo risuonò dalla biblioteca per tutta
Soul scese barcollando le scale e si sedette sotto il
portico accanto al suo amico Black Star. Pioveva a dirotto.
-Maka ti ha picchiato di nuovo?-
Soul annuì, mormorando che non era per niente cool farsi
picchiare da una donna. Black non rise, rimase immobile a fissare la
pioggia.
-Ehy, Black Star che ti succede?-
-Niente.-
-Come sta Tsubaki? Ho sentito che mentre eravate in missione
si è fatta male.-
-... L'infermiera dice che è solo un graffio, in un paio di
settimane sarà guarita del tutto.-
-Beh, allora non c'è di che preoccuparsi, no?-
-Soul... è colpa mia se si è ferita!-
Soul si voltò a guardare l'amico, Black Star teneva lo
sguardo basso, le mani strette a pugno.
La falce preferì non interrompere il suo silenzio, alla fine
fu Black a parlare.
-S-Se fossi stato meno avventato non sarebbe successo... -
-Se fossi stato meno avventato non saresti stato te stesso!-
-... dovevano colpire me, e lei si è messa in mezzo!-
-Black Star, il dovere di un'arma è proteggere il proprio
maestro anche a costo della propr... -
Black Star era scattato in piedi, aveva afferrato Soul per il collo e
lo teneva a
qualche centimetro dal pavimento, con la schiena su una colonna.
Il suo sguardo era fisso e inflessibile.
-Non Dirlo!-
Intimò al suo migliore amico.
-Tsubaki non rischierà MAI la sua vita per colpa mia, io
diventerò forte come un Dio e lei diventerà una
Death-schinte. Fine della
storia.-
Soul annuì e poté tornare a respirare e a stare
in piedi. Preferì
risedersi.
-Scusa, Soul... -
I due si strinsero la mano. Soul decise che quel discorso
era troppo pericoloso.
-Stasera non hai missioni, vero?-
Black Star tornò sorridente, ma i suoi occhi lo tradivano.
-Nah, stasera il Dio si riposa... e poi il mio spettacolo
sarebbe rovinato da questa pioggia.-
Soul sospirò.
-Io e Maka siamo in missione... cerchiamo due assassini. Che
palle! Non è per niente cool girare sotto la pioggia.-
-Maka ti picchierà di nuovo se ti sente.-
Finalmente il maestro rise. Soul rise con lui.
Pochi istanti dopo apparve Maka in cima alle scale.
-Ehy, Soul sei pronto?-
-Ehy, Black Star come mai ancora qui? Aspetti che spiova?-
-Nah, un Dio come me non ha paura di un po’ di pioggia.-
Maka inclinò la testa e si fece pensierosa.
-Allora perché sei qui?-
Il ragazzo rimase immobile a fissare i suoi amici, incapace
di trovare una motivazione.
Maka annuì e sorrise.
-Andiamo Soul... i Kishin ci aspettano.-
-Vado a prendere la moto.-
Soul si allontanò.
-Ti senti in colpa per Tsubaki-kun.-
Non era una domanda. Black Star fissò Maka scandalizzato e
cercò di giustificarsi. Con lei non avrebbe ammesso nulla.
-In colpa io? È lei che ha sbagliato.-
La moto di Soul si stava avvicinando.
-Io sono un Dio, non avrebbe dovuto mettersi tra me e il mio
nemico.-
Una sterzata indicò che l'arma attendeva la sua maestra in
sella alla moto.
-Ha rovinato il mio spettaco...AHY!-
Maka aveva colpito Black Star con un libro, e ora lo fissava
seria.
-Basta con queste stupidaggini... chiedile scusa e basta, ok?-
Detto ciò sorrise e saltò in sella alla moto.
Black Star rimase immobile a massaggiarsi la testa e fissare
la strada, finche il fumo della moto non scomparve, poi si
alzò e si
stiracchiò.
La pioggia ora si era fatta leggera e sottile. Decise di
tornare a casa.
L'acqua calda ebbe un effetto calmante per i suoi nervi... decise
che avrebbe chiesto scusa alla sua compagna e ci avrebbero riso su.
Uscì dalla doccia e cominciò a prepararsi per la
notte, il
suo pigiama era piegato accuratamente su una sedia... i suoi vestiti
erano
sparpagliati alla rinfusa sul pavimento del bagno.
Ecco la differenza tra lui e Tsubaki:
Lui era avventato, seguiva l'istinto ed era un maiale
disordinato. Un egocentrico che pensa solo a se stesso.
Tsubaki invece seguiva la ragione, era educata e gentile, lo
accudiva e gli sistemava i vestiti. Tsubaki si preoccupava per lui.
Ecco, La sua arma si preoccupava per lui e lui pensava solo
a se stesso... per questo Tsubaki era ferita.
-Baka.-
Sussurrò il maestro fissando con odio la sua immagine
riflessa nello specchio.
Andò in cucina, c'era un piatto caldo con un biglietto:
"non mangiare troppo o dormirai male. ^_^ "
C'era persino la faccina. Sorrise, sedendosi al tavolo e
addentando una delle polpette di riso.
La sua mente tornò alla mattina, al combattimento che aveva
avuto.
*
-Tsubaki, modalità spada ninja!-
-Ricevuto!-
Black afferrò la piccola lama e partì all'attacco
contro il
suo avversario, brandiva una falce simile a Soul ma non era molto
agile...
Gli saltò alle spalle e lo scaraventò contro un
albero,
facendo volare la sua arma a qualche metro di distanza.
Black Star si voltò verso i contadini che lo guardavano
ammirato e cominciò ad autoproclamarsi Dio del mondo
eccetera eccetera.
Non si accorse che il nemico si era rialzato e correva
incontro brandendo un coltello.
Il maestro si spostò di lato, schivò la lama ma
non il colpo
e cadde a terra, Tsubaki gli scivolo tra le mani e fini contro una
parete.
-Sei finito ragazzino!-
Urlò il kishin affondando il coltello sul suo petto. Black
chiuse gli occhi.
Sentì urlare il suo nome e uno schizzo di sangue gli
colpì
il viso.
Quando riaprì gli occhi vide Tsubaki stesa in terra davanti
a lui, il fianco ferito.
...Non ricordava altro, solo che il corpo del suo nemico era
fatto a pezzi quando Kid l'aveva allontanato...
Aveva stretto tra le braccia Tsubaki e le ripeteva che
avevano vinto, che era stata bravissima.
*
Si prese il volto tra le mani e rimase immobile a fissare il
tavolo.
Qualche stanza più in
là... Tsubaki dormiva serena.
Era rimasta sveglia fino al ritorno di Black Star, poi aveva
sentito l'acqua della doccia e si era addormentata sorridente.
La ferita le faceva male e il professor Stein le aveva detto
che le sarebbe potuta venire la febbre durante la notte, ma il suo
maestro era
a casa, e con lui ogni male svaniva.
*
-Pronta Tsubaki?-
L'arma annuì convinta e si trasformò in doppia
falce tra le
mani di Black Star.
-Bene: Prima regola dell'assassino: nasconditi nell'ombra e
cela il tuo respiro;-
Il suo maestro si nascose dietro un albero, in attesa del
nemico.
-Seconda regola dell'assassino: osserva il tuo nemico e
sfrutta le sue debolezze;-
Il kishin si avvicinò alla sua casa e si mise ad affilare la
sua falce.
-Terza regola dell'assassino: elimina il bersaglio prima che
si accorga della tua presenza... -
Black Star saltò fuori urlando e il nemico si mise subito in
allerta.
-Ops.-
Sussurrò il maestro riprendendo in mano la situazione e
attaccando.
Dopo pochi minuti aveva già capito la debolezza
dell'avversario: la sua lentezza... e con un colpo ben assestato della
lama
ninja lo fece capitolare a terra.
Black Star si voltò e si mise ad arringare la folla, Tsubaki
era intenta ad ascoltarlo e nemmeno lei si accorse della presenza del
nemico
alle loro spalle.
In un lampo si ritrovò lontana dalle mani del suo maestro,
il quale era steso in terra e il nemico stava per affondare il suo
coltello.
-BLACK STAR!-
Urlò con tutte le sue forze, mentre trasformandosi, correva
verso di lui.
Non fece in tempo, sentì la lama affondare e un grido di
dolore sfuggire alle labbra di Black Star.
*
Si alzò a sedere di
scatto, urlando e piangendo.
-NOOOO!-
Non riusciva a respirare, sentiva dolore in tutto il corpo.
-BLACK STAR.-
Rumore di passi nel
corridoio, la porta della sua camera si spalancò con un
tonfo sul muro.
-Tsubaki, che succede?-
Il suo maestro si avvicinò e le sfiorò la guancia.
-Ma tu scotti!-
Doveva prendere del ghiaccio... doveva andare in cucina ma
lei gli afferrò la mano.
-Black Star, non lasciarmi.-
Era ancora nel suo sogno, delirava.
Il maestro rimase spaventato da quella reazione e,
dolcemente, si liberò dalla sua presa.
-Torno subito. Te lo prometto!-
Si allontanò velocemente e corse in cucina, non sapeva
nemmeno lui come ma quando tornò in camera di Tsubaki teneva
un catino pieno di
acqua e ghiaccio e non ne aveva versato una goccia.
Lo appoggiò sul comodino e v’immerse un tovagliolo
di
stoffa.
Fece sdraiare la sua compagna, la scoprì e
cominciò a
bagnarla con l'acqua fredda sul viso e sulle braccia.
Tsubaki respirava a fatica e lo chiamava incessantemente.
Black Star ripeteva l'operazione a intervalli di qualche
minuto.
Dopo quelle che gli parvero ore Tsubaki tornò a respirare
regolarmente.
-Stai bene?-
Le chiese dolcemente. Lei annuì.
-Ora la febbre si è abbassata e tu devi riposare.-
Le scostò un ciuffo di capelli dal viso.
-B-Black
Star...Io...scusa!-
Black Star la fissò incredulo.
-Di cosa?-
-S-Se mi fossi accorta che il nemico aveva un'altra arma,
non avresti rischiato di ferirti... perdonami!-
-Tsubaki, non è colpa tua! Anzi... -
Si schiarì la voce, non era abituato a questi discorsi.
-Avrei dovuto concentrarmi sul nemico e non sul fare bella
figura con la gente... ho rischiato di... di perderti! E se ti
succedesse
qualcosa io non potrei mai perdonarmelo!-
La sua arma gli prese la mano e lo tirò vicino a
sé... voleva
abbracciarlo ma non riusciva ad alzarsi.
Black sorrise e la strinse a se delicatamente, attento a non
farle male...era così fragile tra le sue mani, un bellissimo
fiore.
-Ora devi riposare!-
Disse allentando la presa ma Tsubaki lo strinse più forte.
Il maestro avvertì il profumo della sua pelle... Dolcissimo.
-Rimani con me, Black Star... ti prego!-
Lui rimase colpito, il cuore gli batteva forte ma si sdraiò
lentamente al suo fianco e lasciò che lei poggiasse la testa
sulla sua spalla.
Le cinse il fianco con il braccio, attento a non toccare la
ferita e, con l'altra mano le accarezzò piano il volto... la
sua pelle era
morbida come i petali delle Camelie di cui portava il nome.
-Arigato, Black Star... -
Disse sottovoce e si addormentò.
Lui rimase qualche istante a guardarla dormire, così
vulnerabile, bella e dolce... e sorrise. Era stato fortunato a trovare
una
compagna come lei!
Tsubaki si mosse nel sonno e la sua mano strinse forte la
sua maglia.
-Black... ai shiteru... -
Black star spalancò gli occhi e la bocca e... nonostante
l'espressione da ebete... in quel momento, nel suo cuore, si sentiva davvero forte
come un Dio.
Owari.