Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Ili91    20/10/2010    12 recensioni
Akito e Sana non si sono mai incontrati prima di adesso. Alla morte del padre adottivo di lei e biologico di lui, però, scoprono che per poter ereditare una grossa somma di denaro, utile a realizzare i loro sogni, devono vivere nella stessa casa per sei mesi. La maestosa villa dove dovrebbero andare ad abitare non è una casa come tutte le altre, non in un mondo in cui i fantasmi esistono e hanno un triste passato.
Tratto dal primo capitolo:
Gli porse la mano. - Salve, io sono Sana Kurata, la figlia di Ryo Kurata - si presentò.
Sentendo le sue ultime parole vide gli occhi di Hayama accendersi di una luce misteriosa, ma per niente rassicurante. Guardò prima la sua mano protesa verso di lui e poi di nuovo lei. - Akito Hayama. -
Sana ritirò la mano. Che maleducato. Non si perse d’animo e riprovò ad instaurare una conversazione: - Ho saputo che è qui per il testamento di mio padre. Lo conosceva, quindi? -
Lui inarcò un sopracciglio e la fissò con aria saccente. - Lei lascerebbe dei beni in eredità ad una persona che non ha mai visto? -
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kodocha - 2° capitolo Grazie mille per i vostri commenti. Ecco a voi il secondo capitolo. In fondo alla pagina c'è un piccolo spoiler del terzo. Buona Lettura!!!


The Ghost's Diary

2


7 Aprile
Caro Diario,                                                                                                                              
Oggi è stata un bellissima giornata! Non solo in cielo splendeva un meraviglioso sole, che io adoro, ma sono anche uscita a fare un passeggiata in compagnia del mio fidanzato, Sentaro.
Sentaro ha diciassette anni; è molto alto e prestante. Il suo viso è illuminato da due meravigliosi occhi grigi e i suoi capelli sono scuri come una notte senza stelle. Non l’ho mai potuto frequentare molto, anche se da bambini abbiamo giocato spesso insieme, però so che ama la lirica, la letteratura e io gli piaccio.
Mi sembra un ragazzo molto educato e gentile; sono davvero contenta che i nostri genitori abbiano combinato il fidanzamento. Presto potrò sposarlo!
Sentaro è venuto a prendermi nelle prime ore del pomeriggio e abbiamo fatto una lunga passeggiata in città. Mentre stavamo uno di fianco all’altra mi ha parlato molto di sé, era un piacere ascoltarlo. Non è stato facile entrare nella conversazione per me però, perché la sua presenza mi scatenava nervosismo e timidezza. Spero di avergli fatto una buona impressione.
Buonanotte, caro Diario,
Hana

- Prima che andiate, il signor Kurata ha lasciato un‘altra cosa per voi - affermò il notaio.
Sana sollevò lo sguardo su di lui e anche Hayama la imitò. - Che cosa? - chiese lei.
Dalla busta che a suo tempo era stata sigillata Tamiya ne prese due più piccole. - Queste sono per voi, una per ciascuno - disse, porgendo loro le lettere. Lei e Hayama presero la propria. 
Per Sana, lesse su un lato della busta. Una lettera di mio padre. Sentì i suoi occhi inumidirsi di lacrime. La leggerò con calma non appena avrò il tempo e sarò sola, decise. - Grazie, notaio - mormorò infine, mentre riponeva con cura la lettera nella borsa.
- Dovere, signorina Kurata. -
Sana, insieme a Hayama, si fece dare dal notaio le indicazioni per raggiungere la villa e le chiavi, e si congedò da lui. Mentre si dirigeva verso l’uscita, incrociò lo sguardo delle segretaria che le rivolse un sorriso e un cenno di saluto con la testa. Lei ricambiò scuotendo una mano.
Nel breve tempo che passarono insieme nell’ascensore né lei né Hayama dissero una parola.
- Penso che potremmo andare adesso a vedere la villa, se per te non è un problema - propose Sana nell'atrio, ormai stanca di quel pesante silenzio. - Tu hai l‘automobile? -
Hayama inarcò un sopracciglio e poi spostò lo sguardo verso il basso. Lei seguì il movimento e arrossì per la gaffe. Era ovvio che lui non potesse avere l’auto, non in quel momento almeno, dato che si muoveva aiutandosi con le stampelle. - Scusa. Ehm, io sono venuta qui da Matsumoto in treno, perché la mia macchina è dal meccanico. Che ne dici se ci andiamo in taxi? -
Hayama scrollò le spalle. - Fa come vuoi. -
Ma è sempre così di poche parole? Sana prese il telefonino dalla borsa e telefonò alla compagnia dei taxi per farsene mandare uno il più presto possibile.
Erano sul marciapiede, molto vicino al bordo della strada. Le molte automobili che passavano davanti a loro, mentre impedivano che fra di loro ci fosse il completo silenzio, scuotevano i loro capelli. Sana spostò una ciocca rossa fastidiosa dietro l’orecchio. Scoccò un rapido sguardo sul suo fratellastro, era a pochi passi da lei. - Hayama? -
- Uhm? - I loro occhi si incrociarono; anche da quella distanza Sana aveva la sensazione che avrebbe potuto perdersi nei suoi occhi ambrati.
- Hai… hai visto papà negli ultimi giorni? - La frase le era uscita un po’ priva di senso, ma era sicura che lui avesse capito comunque cosa voleva chiedergli.
- Sì. -
- E come… - Deglutì e riprovò: - Come stava? Non solo fisicamente, intendo. -
- Se mi stai chiedendo se avrei mai immaginato quello che sarebbe accaduto, la risposta è no. Era normale, almeno dal mio punto di vista - rispose secco, con un tocco d’irritazione nella voce.
Sana si zittì, non sapeva cosa dire. Prese ad osservare le macchine che le passavano davanti senza vederle realmente.
- Gli mancavi - aggiunse Hayama dopo un po’.
- Cosa?! - replicò, presa alla sprovvista.
- A Ryo mancavi molto. -
Sana piegò il capo verso il basso. - Anche a me mancava molto. -
Poco dopo giunse il taxi richiesto da Sana. Mentre consegnava la valigia all’autista, vide Akito salire sulla macchina aiutandosi con le stampelle. Lo raggiunse e si sedette al suo fianco.

Erano già alcuni minuti che il taxi era partito e né Akito, né Kurata spiccicavano parola. Per lui questo non recava alcun problema, anzi, era contento di non essere costretto a sostenere una conversazione non voluta.
Il suo sguardo era fisso sull‘esterno. Osservava senza particolare interesse il paesaggio che gli passava davanti agli occhi. La proposta di Ryo l‘aveva decisamente sorpreso, ma aveva deciso di accettare se anche la donna di fianco a lui si fosse convinta. Non amava che le cose gli venissero imposte, ma in questo caso si trattava dell‘ultimo desiderio di Ryo che, tra l‘altro, gli aveva dato più di un motivo per accettare. Si accomodò meglio sul sedile. Si sentiva stanco e il ginocchio gli faceva più male del solito.

Era vero che il luogo in cui si trovava la villa era piuttosto isolato dal caos cittadino, ma aveva anche il vantaggio di non distare molti chilometri dal centro di Tokyo. La vettura accostò. Sana pagò la sua parte al taxista e scese. L’abitazione era molto più grande di quanto avesse immaginato e di quanto fosse stata la precedente casa posseduta da suo padre, ma non furono le dimensioni a colpirla maggiormente; la villa era stata progettata seguendo uno stile occidentale, che, se non ricordava male, si chiamava gotico. A causa dello stile architettonico e della necessità di alcuni lavori di ristrutturazione, la casa appariva piuttosto sinistra. Era a due piani ed era piuttosto vecchia. Sana sorrise, le piaceva molto.
La casa era anche provvista di un grande giardino, peccato però che necessitasse di cure perché sembrava un campo abbandonato. Intorno c’erano anche altre ville, ma queste erano decisamente più recenti e più piccole. Sana si ritrovò a pensare che non sarebbe stato male vivere lì, dove avrebbe avuto tutta la tranquillità che voleva e la casa le piaceva molto.
- Beh, ti sei incantata? - la chiamò Hayama. Fermo a pochi metri più avanti di lei, la attendeva.
- Arrivo subito. - Mentre si affrettava a raggiungerlo, notò che il taxista se n’era andato. Raccattò la sua valigia ed entrò nella villa. Due grandi finestre illuminavano l’ingresso che aveva bisogno di essere dipinto e di essere pulito, i pochi mobili che c’erano presentavano uno spesso strato di polvere. Si bloccò. Ma a cosa stava pensando?! Perché la sua mente stava mettendo in conto che cosa c’era da fare per sistemare quella casa? Lei non sarebbe andata a vivere con quell’uomo… anche se era suo fratello. Fratellastro, si corresse.
Hayama proseguì il giro e la lasciò sola. Meglio, lui la confondeva. Riprese a camminare, ma in direzione opposta a quella presa da Hayama.
La stanza in cui giunse era un salotto. La prima cosa che la colpì fu un grande camino. Si avvicinò e con la punta delle dita sfiorò la superficie in pietra quasi con venerazione. Quanto le sarebbe piaciuto sedersi davanti a quel camino accesso con un libro aperto in mano e un bicchiere di vino rosso di fianco.
Salì al piano superiore. La prima stanza in cui entrò era un camera da letto. Non doveva essere stata una matrimoniale, perché il letto era di una piazza e mezza e c’era solo una vecchia lampada impolverata e con delle ragnatele su un comodino nelle stesse condizioni. Quando ci avrebbe messo a pulire quella casa da cima a fondo? Non aveva il denaro sufficiente per assumere un’impresa di pulizie. Forse avrebbe dovuto implorare l’aiuto dei suoi amici. In tanti sarebbe stato più semplice e veloce. In quel momento, la porta lasciata aperta da Sana si mosse cigolando in modo sinistro e sbatté. Che strano… non c’è corrente. Scrollando le spalle, liquidò la questione e si ripromise di far oliare i cardini, ne avevano un gran bisogno.
Incontrò Hayama quando ritornò al piano inferiore ed entrò nella biblioteca. Lui non disse nulla, né si voltò a guardarla.
Sana si avvicinò ad uno delle librerie e osservò i vari titoli dei volumi che vi erano riposti. C’erano moltissimi libri antichi e famosi. Quanto le sarebbe piaciuto leggerli!
- E’ proprio una bella casa - commentò.
Solo un mormorio d’assenso fu la risposta di Hayama.
- E’ tranquilla ed è anche un luogo che mi ispira molto. Sai, io scrivo romanzi fantasy. -
Lui si girò. - Hai deciso di venire a vivere con me, ma non sai come dirmelo? - le chiese, diretto.
- Eh?! Cosa? No, non intendevo affatto questo. Dicevo solo che sarebbe un buon posto dove vivere, almeno per me. -
- La tua unica possibilità di poter venire ad abitare in questa casa è di dividerla con me. Se accettassi, potrei anche essere disposto a lasciartela alla scadere dei sei mesi per una bassa cifra. -
Sana dovette ammettere con sé stessa che quella di Hayama era una buona offerta e cominciava ad essere tentata di accettare. - Ma noi non ci conosciamo per niente! - replicò. - Tu saresti disposto a dividere casa con una completa sconosciuta?! E se una notte decidessi di soffocarti con un cuscino mentre dormi? -
Un lieve sorriso, che ricordava molto un ghigno, gli piegò le labbra. - Vorrà dire che chiuderò la porta a chiave, o forse sei anche una provetta scassinatrice? -
- Non prendermi in giro. -
- Kurata, credimi, quei sei milioni di yen mi servono; se per averli devo solo dividere una villa, in cui potrebbero starci comodamente dieci persone, per sei mesi con te, per quanto strana tu sia, sono ben disposto a farlo. -  
Chissà a cosa gli serviva a lui tutto quel denaro. Okay, doveva ammettere che anche a lei avrebbe fatto comodo, visto che le avrebbe permesso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura senza preoccuparsi di guadagnare i soldi necessari per sopravvivere, almeno per un po’. In quella storia c’erano decisamente più lati positivi di quanti avesse immaginato. - Io… ecco, non so. Non sono ancora convinta che sia una buona idea. Anche se devo dire che non sono più contrariata come prima. - Il fatto che la casa fosse tanto grande era un bel vantaggio: avrebbero potuto dividerla senza quasi mai incontrarsi, sarebbe stato come vivere da sola. Oh, accidenti! Stava cominciando ad essere convinta anche lei della possibilità di dividere la villa. - Vorrei pensarci ancora un po’, scusami. Penso che riprenderò ad esplorare le varie stanze. - Senza attendere risposta, lo aggirò e abbandonò la biblioteca. Camminando a passò svelto risalì al piano superiore ed entrò nella prima camera che le capitò. Era un’altra stanza da letto, un più piccola di quella che aveva visto precedentemente. Si avvicinò al letto e si sedette sul bordo. Cosa devo fare?, si chiese. Fino a poche ore prima voleva solamente partecipare all’apertura del testamento e riuscire a ritornare il prima possibile a Matsumoto. Ora, invece, stava prendendo in considerazione l’idea di tornare a Tokyo stabilmente. Che cosa le stava accadendo?
Il suo sguardo si posò sulla borsa che teneva in grembo. Si ricordò della lettera che le aveva consegnato il notaio. Ora che era sola, poteva leggerla con calma e tranquillità.
Fece scorrere la cerniera che teneva chiusa la borsa e tirò fuori la busta. Le dita di Sana scivolarono sulla superficie ruvida; con un gesto secco e deciso la aprì e tirò fuori il foglio bianco piegato. La lettera che vi era contenuta diceva:

Cara Sana,
Se stai leggendo questa lettera, significa che non sono più qui. E che hai scoperto dell’esistenza del tuo fratellastro Akito. Ti chiedo scusa, tesoro, per non avertelo detto di persona, ma l’ho scoperto da così poco tempo anch’io e ancora mi è difficile accettare di aver perso tutta la vita di mio figlio. Tante volte sono stato sul punto di dirtelo, ma le volte in cui tornavi a casa eri così felice che non volevo turbarti. Perdonami, ma temevo di deluderti e perciò non ti ho detto nulla.
Ma passiamo al reale motivo di questa mia missiva: quando aprirai questa lettera, sarai già al corrente della condizione posta nel mio testamento. Spero che eviterai di vedere solo negativamente la mia proposta ed escludere con testardaggine l’idea di andare a vivere con il tuo fratellastro. Lo so benissimo che non vi siete mai visti prima e che dividere casa - anche se enorme come quella che ho acquistato - con uno sconosciuto non ti aggrada, ma è proprio questo il motivo della mia idea. Vorrei tanto che voi vi conosceste meglio e vi voleste bene come i fratelli che avreste dovuto essere se io avessi saputo prima dell’esistenza di Akito.
Posso immaginare quali pensieri stiano passando per la tua testolina in questo momento, ti conosco, ma ti assicuro che Akito è un bravissimo ragazzo. Solo un po’ scontroso e scorbutico. La tua vicinanza gli farebbe bene. Spero tanto che esaudirai la mia richiesta.
Concludo questa lettera augurandoti tutta la felicità di questo mondo. A te e ad Akito.
Ti voglio bene,
Papà

Le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance e il suo corpo venne scosso da singhiozzi implacabili. - Se-sei… sco… scorretto, papà - mormorava con voce sconnessa. - Come po… potrei dirti d-di no? - No, non avrebbe potuto. Non se quello era l’ultimo desiderio di suo padre. Pianse ancora per qualche minuto, lasciando fuoriuscire dolore e disperazione. Quando si fu calmata, prese un fazzoletto di carta dalla borsetta e si asciugò gli occhi. Era certa che fossero talmente rossi da risultare inguardabili, ma in quel momento non gliene importava.
Si alzò in piedi, lisciò la gonna che indossava lungo le gambe e si avviò alla ricerca di Hayama.    

Akito stava sfogliando un libro con fare distratto, in attesa che Kurata lo raggiungesse. Il rumore della porta della biblioteca che si apriva con uno scatto lo fece girare verso di essa. Vide Kurata entrare, notarlo e raggiungerlo decisa. Quando solo pochi metri li distanziarono, Akito si rese conto degli occhi rossi di lei. Doveva aver appena smesso di piangere, constatò. - Verrò a vivere con te - affermò diretta.
Akito sollevò le sopracciglia, un chiaro segno dello stupore che la frase di Kurata gli aveva scatenato. - Davvero? E cosa ti ha fatto cambiare idea così repentinamente? -
L’espressione dura che aveva dipinta in volto si sciolse un po’ e Akito per un attimo temette che si mettesse a piangere davanti a lui, ma non fu così. - Questi non sono affari tuoi - disse infine Kurata.
Lui scrollò le spalle. - Come ti pare. Era solo per chiedere. -
Lei lo ignorò e osservò il suo orologio da polso. - Se hai finito anche tu il giro direi che possiamo andare. -
- Okay. -
- Chiamo il taxi, allora. -
Lui annuì di nuovo. Passò poco più di un’ora prima che si potessero salutare e andare ognuno per la propria strada.  


Spazio Autrice:Salve a tutti! Ed anche il secondo capitolo è andato. Quando stavo scrivendo la parte in cui Sana legge la lettera mi stavo quasi per mettere a piangere anch'io... Sana è disperata, ma mi sembra più che giustificata visto che le è appena morto il padre che adorava. Sapete, sono riuscita a finire il quarto capitolo... un paio di scene mi hanno fatto impazzire, ma ce l'ho fatta! 
Beh, spero che vi sia piaciuto. A mercoledì!
E ora i ringraziamenti:

QeenSerenity83: Ciao! Che bello, una lettrice di "Omicidio"! Sono contenta che mi segui anche in questa nuova fanfiction e che ti interessi. Non preoccuparti se non potrai sempre recensire, non sempre si ha il tempo per farlo, ma quando lo farai ne sarò felice. Spero ti sia piaciuto questo secondo capitolo. A presto! Kiss

roby5b: Ciao! Ahah, sì, sono proprio io, Ilaria. Sono molto felice che ti sia piaciuto il primo capitolo di questa nuova fanfiction, spero ti sia piaciuto anche questo. Grazie per i complimenti al mio stile e sono contenta ti sia piaciuto "Omicidio". Ahah, sì, sì! Scrivo! A presto! Kiss

ryanforever: Ciao! Grazie mille per gli auguri! Sì, beh, come hai visto in questo secondo capitolo alla fine Sana si è convinta... accadranno un bel pò di cose. Spero ti sia piaciuto questo secondo capitolo. A presto! Kiss

daygum: Ciao! Grazie, sono contenta che ti piaccia. Sì, esatto, non sono fratelli di sangue, anzi, non si può nemmeno dire che sono fratellastri. Fare il loro albero genealogico è stato complicato, dovevo fare in modo che tutto combaciasse. Come hai visto, in qualche modo si sono messi d'accordo, ma i problemi tra i due sono appena iniziati. Come ho detto, l'aggiornamento sarà settimanale, ogni mercoledì, almeno per ora. A presto! Kiss

Deb: Ciao, carissima! Grazie per gli auguri! Come mi sento? Uhm... di sicuro non mi sembra di avere già diciannove anni... XD!
Quella frase che dici tu nel diario è ispirata a me! Infatti... anch'io una volta ho tentato di tenere un diario, ma sono durata quattro o cinque giorni. Proprio non faceva per me... Ah, e anch'io quando l'ho iniziato ho utilizzato la tua stessa frase. Comunque, Hana continuerà a scriverlo, anche se non lo farà tutti i giorni (altrimenti la sua storia procederebbe troppo lentamente).
Sì, povera Sana, per ora non sfonda... ma, chissà... prima o poi...
Ahah, Sana parla parla... e invece... alla fine si fa convincere. 
Ci credo che "Kyohei" ti ha ricordato PGE, l'ho usato apposta! Speravo tanto che tu lo notassi!
Grazie, sono contenta che ti piacciono le mie descrizioni.
Povero Akito... purtroppo ha le stampelle, però smette di usarle presto.
Kamura è spuntato senza che nessuno l'abbia chiamato, come un fungo velenoso. Non volevo nemmeno metterlo, ma alla fine ha fatto lo stesso la sua comparsa... è probabilmente non sarà nemmeno l'ultima. Mi dispiace deluderti... ma non era andato dal notaio per il suo testamento...
Oh, non preoccuparti. So benissimo che in questo periodo sei impegnatissima. Appena ti libererai, ci sentiremo di più. A presto! Kiss

elenafire: Ciao! Grazie mille per i complimenti, sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto. Sì, quei due insieme combineranno un bel pò di cose. Spero ti sia piaciuto questo secondo capitolo. A presto! Kiss

LipsOfBlackPearls: Ciao! Wow... non so cosa dire... grazie! Mi hai fatto dei complimenti bellissimi (che nemmeno credo di meritare, ma vabbè...). Contenta che il primo capitolo ti abbia colpito, spero tanto che sia la stessa cosa con questo e i successivi.
Kodocha è un manga meraviglioso e direi che un pò tutte quelle che l'hanno letto adorano Akito, io compresa. I personaggi che ha creato Miho Obana sono veramente ben fatti ed è un piacere prenderli in prestito per scriverci su. Alla prossima settimana! Kiss

Grazie per le 7 recensioni, le visite, le 4 preferite, le 10 seguite e le 2 ricordate.


Alla prossima settimana!
Ilaria

Spoiler del prossimo capitolo:
- Non è questo il punto, Hayama. Quello che voglio dire è che avresti dovuto essere più gentile. -
- Ma lo sono stato! - insistette lui.  

   
 
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