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Autore: lightoftheday    19/12/2003    0 recensioni
Fan Fic su Orlando Bloom, ma non solo.
Capitolo uno.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per divertimento

Buona Lettura ^_-

 

*  Orribili ricordi che riemergono

 

Si era finalmente addormentata alle quattro del mattino, sebbene fosse molto stanco Orlando non si era mosso da dove era, seduto per terra accanto a lei.

Si stava interrogando su quanto sarebbe stato opportuno prenderla in braccio e metterla a letto, lasciarla così non era un granché, in ogni modo. Se si fosse svegliata mentre cercava di prenderla in braccio? Considerando la sua reazione ad una semplice carezza non c’era esattamente da stare tranquilli. Lui aveva bisogno di riposare almeno un po’, quindi alla fine decise di rischiare; gli andò bene.

Uscì piano dalla stanza di Emily e andò nella sua. Puntò la sveglia per un’ora dopo, per controllare che tutto andasse bene, fece lo stesso fino a che, alle sei del mattino, la trovò sveglia.

Stava seduta sul suo letto, fissando un punto qualsiasi in basso.

- Posso sedermi vicino a te?- Emily alzò lo sguardo verso di lui.

- Si, siediti.- Sul viso le si leggeva chiaramente quanto era stata provata da quella notte.

Orlando prese fiato. – Mi sono affezionato a te. Vorrei che tu lo sapessi. Se posso esserti d’aiuto, qualsiasi cosa, puoi dirmelo. E ti giuro che mi piacerebbe molto aiutarti.- Fece una pausa, tanto per riordinare le idee.

- Mi sono accorto che non sei mai tranquilla, ti sento spesso alzarti durante la notte, so che c’è qualcosa che ti tormenta…perché non mi dici di che si tratta?-

Emily era stanca. E non per quella notte in genere, ma di tutta la sua vita. Si teneva dentro questo peso da troppo e quella notte involontariamente Orlando le aveva fatto ricordare tutto, una cosa che voleva riaffiorare da sempre nella sua mente. Quell’ombra. Quella maledettissima ombra.

Sentiva una vicinanza con Orlando che non aveva mai provato per nessuno. Le parole uscirono senza che lei potesse fermarle.

- Ieri sera ti ho sentito rientrare e ti ho visto con quella ragazza.-

- Ti abbiamo svegliata, scusaci, avevo anche sentito…- Emily gli fece segno di lasciarla parlare.

- Ho già visto una scena del genere in precedenza, credo. Peggiore, e molto direi. Solo che non mi ricordo, mi avete fatto paura, ho impiegato più di un’ora a calmarmi per lo spavento. Ho sognato una cosa terribile…- Le parole le si strozzarono in gola, non riusciva più ad andare avanti, ricominciò a piangere.

Orlando non provò neanche a toccarla, eppure avrebbe voluto stringerla tanto da farle mancare il fiato. Sapeva cosa aveva visto la sera precedente, non era certamente il sesso più romantico che lui avesse mai fatto. Sbattersi una contro il muro del corridoio di casa sua con lei che dormiva dietro quella stessa parete…come aveva fatto ad essere così stupido da pensare che non l’avrebbe sentito?

Emily si calmò subito, lui come aveva già fatto in precedenza cercò il suo sguardo mettendosi nel raggio dei suoi occhi, sempre fissi al pavimento. Lei accennò un piccolo sorriso.

- Non sforzarti di dirmi niente, non importa. Lo farai quando ne avrai voglia.-

- No!- disse decisa. - Voglio farlo adesso, ne ho bisogno. Se non mi libero di questo adesso, forse non mi riuscirà più.-

- Come vuoi, sono qui.-

- Ho abitato in Messico per un anno, sai. Ci abbiamo passato un anno con la mia famiglia, quando avevo nove anni. Mio padre si era fatto coinvolgere in uno dei suoi affari poco onesti che sarebbero finiti male, abitavamo nella periferia di una cittadina non lontana da Tijuana. Era un posto orribile, c’era ogni sorta di schifezze. Prostitute ad ogni angolo di strada, spaccio. Sai la legge del più forte? Non era insolito che fossero trovati cadaveri crivellati di colpi. C’erano delle vere e propria bande armate. Spesso la polizia faceva delle retate, io mi ricordo le sirene delle auto che ci svegliavano durante la notte. Mio fratello si spaventava e veniva a dormire nel mio letto. Da grande ho capito che quelle retate erano solo per farle, di fatto la polizia non contava nulla. Mi ricordo bene quel periodo, i miei genitori litigavano in continuazione e si dimenticavano di noi, me e mio fratello. Io ad essere dimenticata c’ero abituata, ma Michael no. Aveva solo sette anni, cercavo di farlo sentire più protetto possibile. Mio padre era concentrato nei suoi affari. Non so bene di preciso come fossero andate le cose, né di che affare si trattasse, suppongo che mio padre fosse implicato nel traffico di droga, che a Tijuana era piuttosto diffuso. Credo che l’abbiano fregato in qualche modo e fu arrestato, ma questo successe solo dopo.- Emily respirò profondamente, poi continuò.

- Non era insolito che i miei tornassero a casa nel cuore della notte e io mi preoccupavo. A nove anni, ti rendi conto? Dovevo badare a mio fratello e a me stessa, non che mi sia mai pesato, ma non ero matura per farlo. Una sera sentii delle grida e mi svegliai di colpo. Poteva essere mia madre che urlava così. Misi le scarpe e da bambina incosciente uscii correndo di casa e arrivai fino in fondo alla strada , girai l’angolo correndo verso quelle grida. Non mi sono mai liberata di quelle grida, hanno continuato a popolare i miei sogni per tutti questi anni. Ultimamente ho ricominciato a fare il sogno che mi terrorizzava da bambina tutte le notti. Vedo quest’ombra nera, sento quelle grida, c’è sangue per terra…-

Emily si fermò un momento, era difficilissimo raccontare tutte quelle cose. Orlando dal canto suo non riusciva a proferire parola, aspettò.

- Non era mia madre! –disse piangendo. – Poteva essere una prostituta qualsiasi per quanto posso ricordare, e quell’uomo enorme la stava aggredendo con un coltello e la stava…- non poteva più parlare. In ogni modo, non c’era più niente da dire. Niente che Orlando non avesse già capito.

Era tutto fin troppo chiaro. L’impulso di stringerla fu tanto forte che non poté trattenerlo, l’attirò a se e lei non lo respinse, si lasciò tenere stretta per un bel po’, quasi a cercare quella protezione che per tutta la vita non aveva mai avuto da nessuno.

Dopo un po’ Emily volle continuare:- Non so come tornai a casa, mi ricordo di essere stata molto malata per un periodo, cominciai a sognare l’ombra nera, che nei miei sogni si è dissolta solo stanotte. Avevo la febbre alta, non so per quanto tempo l’ho avuta. Mia madre era disperata. Mio padre intanto era stato arrestato, lei per seguirmi dovette lasciare il lavoro. Quindi ci siamo trasferiti a Vancouver, dove c’erano i genitori di mio padre. I miei zii si sono occupati di noi per un periodo. In seguito mio padre venne a vivere con noi, io ho dimenticato. E da due mesi a questa parte ho ricominciato a fare quei sogni.- Respirò profondamente. – Questo è quello che mi sono ricordata.-

Emily aveva avuto una vita difficile. Era una persona dotata di un animo molto sensibile, Orlando l’aveva capito subito, questo l’aveva costretta a chiudersi sempre di più in se stessa, a nascondersi, a dimenticare tutto. A negare a se stessa ogni rapporto, per non soffrire e non tirare fuori dal dimenticatoio le paure più remote.

Qualcosa nei confronti di quella ragazza in lui cambiò quella mattina.

   
 
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