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Autore: _Giuls17_    22/10/2010    4 recensioni
Questa che vi presento invece è una one shot dedicata alla nostra Sana Kurata, e posso dire che da piccola non passava giorno in cui non pensassi che lei fosse il mio idolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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L’incontro 
 
Los Angels, la città degli Angeli, chissà se era vero.
In questa nuova città tutto mi è estraneo, le persone, le cose e le abitudini, cosi diverse da Tokyo, la mia adorata città.
In questo nuovo mondo tutto è diverso, si è soli e niente e nessuno verrà mai in tuo aiuto, le persone qui non ti considerano.
Nessuno ti guarda in faccia, nessuno ti parla, nessuno ti tocca, si è malati, di una malattia chiamata diversità e che nessuno potrà mai guarire.
Nella mia nuova scuola la Schefferd High School, valgono le stesse regole di fuori, si è invisibili.
Sono in questa scuola da quasi una settimana, e ancora non ho amici, mi sembra di non appartenere a questa vita, mi sembra che tutto m sfugga dalle mani, sembra che niente mi appartenga.
La mia unica consolazione è tornare a casa e accendere il pc e chattare con i miei amici di Tokyo.
Loro solo mi danno la forza di continuare a sentirmi viva.
A casa la situazione non era tanto migliore della scuola, mia madre non c’era mai, o per lavoro o per altro e io stavo sempre sola.
L’unica novità della mia vita noiosa era che su Messenger mi aveva aggiunto un ragazzo, il cui contatto era:
-la vita che non ho-.
Da lì dopo una serie di eventi non previsti, ho cominciato a chattare con lui, notte e giorno, stava diventando come una droga per me, non potevo fare a meno delle sue conversazioni.
Mi parlava di lui, della sua vita che non aveva mai avuto e io gli raccontavo altrettanto, perché sembravamo tanto uguali, che dovevo conoscerlo a tutti i costi, ma non sapevo come.
A scuola arrivavo con un sorriso pensando a chi potesse essere il ragazzo misterioso, dato che era diventato il mio ultimo pensiero prima di andare a dormire e il primo che avevo al mattino.
Cercavo ma non lo trovavo, e la delusione cominciava nascere dentro di me.
Cosi come le ipotesi del mio amico on-line, non avendolo mai visto il mio cervello inventava assurdità su di esso, pensava che fosse frutto della mia immaginazione, dato che non avevo un vero amico, me l’ero creato via Messenger, o che erano dei ragazzi della mia scuola che mi prendevano in giro.
Ma quando passavo per i corridoi non vedevo nessuno che mi rideva alle spalle, erano tutti normali, apparentemente, ma poi non si poteva mai sapere.
Il pomeriggio dopo i compiti mi connettevo sempre su Messenger, per trovare un unico indizio che mi potesse collegare al mio amico on-line.
Ma questo non avvenne mai, lui non mi voleva rivelare chi era, e io mi ero offesa con lui, tanto che non gli avevo rivolta la parola per tre giorni.
In questo periodo e oltre avevo notato dei ragazzi della mia classe, che facevano delle battute alle mie spalle.
Uno fra tutti li comandavo, un biondino, non sapevo il suo nome, e non mi importava, ma questo ragazzo era già entrato nella mia lista nera.
Non ci facevo caso, ma mi guardava in ogni momento, con occhi accusatori, o di delusione, ma era sempre triste, e questo rattristava anche me.
Ma non sapevo il perché.
Solo un pomeriggio mi ero messa a pensare se il ragazzo di Messenger mi conoscesse o no.
Ma per curiosità una sera avevo ricominciato a chattare, per porgli la domanda che mi aveva arrovellato il cervello per giorni
 -ma tu mi conosci?-
E lui esitando rispose –Si-
-Chi sono? E come sono?-
- Ti chiami Rossana, sei una ragazza alta e magra, dai capelli rossi, che al sole diventano rosso fuoco, hai gli occhi marroni nè troppo chiari nè troppo scuri, come un gelato appena fatto, che si scioglie se lo guardi troppo, sei audace e niente e nessuno ti può mettere i piedi addosso-
-E tu questo come lo sai?- gli chiesi sconvolta.
- Lo so, perché ti osservo molto, so che una volta nell’ora di educazione fisica ti hanno spinta e tirato un pallone addosso, e tu hai subito reagito, sei decisa, e quelli si sono anche scansati.-
-Tu eri la?-
-Si-
-Chi eri?-
-Non posso dirtelo…-
-Perché?-
-Un giorno lo saprai, ma non ora.-
-Spero che quel giorno arrivi presto.- gli dissi.
A scuola dopo le prime ore, dal corridoi si sentivano delle urla, grida e incitazioni, allora decisi di andare a vedere che stava succedendo, vidi due ragazzi che si stavano picchiando, e altri che li incitavano o che li fermavano.
-Eric, smettila lascialo stare!!-  
-Eric basta-
Eric era il biondino della mia classe, stava picchiando uno più grande, il motivo mi era estraneo, però.
Mentre ero là, dei ragazzi rivolti verso di me, ma che parlavano con  il ragazzo che si stava picchiando con Eric stavano dicendo, con aria presuntuosa  -O Gym c’è la puttanella!!-
Io inizialmente non capi, ma poi compresi che era rivolto verso di me quell’insulto, allora decisi di dirgliene quattro, però vidi Eric, solo un po’ ammaccato, con il naso che gli sanguinava dirigersi verso il ragazzo che mi aveva fatto quella battuta e lo vidi che gli tirava un pugno.
Forse ora mi era tutto chiaro, era lui il ragazzo di Messenger, e forse per qualche altra battuta detta da quei tipi lui aveva reagito in quel modo.
Li stava picchiano per proteggermi.
Io non ci potevo credere, il mio desidero si era avverato lo avevo visto, e mi sembrava la cosa più bella della mia vita.
 Lo avevo avuto sotto gli occhi per tutto questo tempo, e mai me ne ero accorta, allora quando mi guardava con quegli occhi era per darmi un indizio, ma io ero stata cieca, davanti alla realtà.
I ragazzi se ne stavano andando per prendere dei rinforzi, sapevo che Eric solo non poteva farcela, allora mi avvicinai prima che arrivassero gli altri e lo portai via.
Lui si lasciò guidare da me, senza esitazioni, si fidava ciecamente di me, e io di lui.
Non sapevo dove lo stessi conducendo, ma qualsiasi posto era meglio di quello.
Ci ritrovammo negli spogliatori della palestra, stanchi e sudati, ma felici di essere li soli.
Stavamo sorridendo, era bellissimo, pensai.
-Sei bellissima- mi disse cosi, senza motivo, ma era stato dolcissimo.
Io ero arrossita, le miei guance rosse si intonavano ai miei capelli.
-Grazie…- sospirai- di tutto-
-E di cosa?- disse lui ridendo.
-Di avermi protetto, mentre gli altri mi deridevano, di parlare con me, mentre gli altri mi insultavano, di stare con me, mentre gli altri scappavano.-
-Chi non ti parla, chi non sta con te è pazzo, perché non sa cosa si perde, non sa che davanti a se ha un angelo dai capelli rossi come il fuoco, il fuoco più acceso di tutti-
-Vorrei stare cosi, con te, per sempre- dissi sorridendo.
-E allora facciamolo accadere, non fermiamoci qui, andiamo avanti assieme-
-Va bene.- dissi decisa. Era convinta della mia affermazione, anche se tutti avrebbero potuto dire che io quel ragazzo non lo conoscevo,  invece nel mio cuore non era cosi, io ad Eric lo conoscevo bene.
-Rossana, da come ti ho potuta conoscere su Messenger ho capito che se la mia anima gemella, e che non voglio stare lontano da te, credo che tu mi abbia dato la possibilità di avere un futuro, e lo voglio avere con te.- mi disse.
-E tu sei l’unica persona che mi abbia capito, l’unica che c’è sempre stata.-
E mentre io scoppiavo a piangere lui mi baciò.
Allora capi che era lui la mia metà.
Cambiò il suo contatto in
-la vita che ho-
 E entrambi come messaggio personale avevamo: -il nostro amore sarà per sempre, ti amo…-
E i nostri amici invece avevano scritto -Finalm[E]ente vi siete incont[R]ati, forse per un gioco del destino, fiu.-


Per i futuri lettori, sappiate che ho modificato qualche tempo verbale ma ho lasciato la storia invariata, non sentendomi il diritto, anche se mia, di modificarla radicalmente!
Grazie.

 
   
 
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