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Autore: Rik Bisini    10/11/2005    0 recensioni
La mia seconda fanfiction su Shadow Lady arriva nel giugno 2000. In questa storia proseguo ed approfondisco le vicende della precedente con l'ausilio di nuovi personaggi. Dedico inoltre ampio spazio al destino di un comprimario importante come Lime.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e la Protettrice di Greentown
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Un viaggio in treno

Era notte. Una ragazza bionda camminava portando un borsone a tracolla. Indossava una lunga gonna e una giacca scura con il collo ed i polsini chiari.
I suoi capelli biondi erano raccolti in una lunga treccia ad eccezione di un paio di ciuffi che le scendevano di lato, accanto alle orecchie. Il suo dolcissimo viso non aveva un'ombra di trucco.
Accanto a lei camminava un bambino bruno, i cui capelli erano pettinati in modo da ricordare un paio di corna. Indossava un paio di pantaloni corti ed una maglia scura.
"Sono stanco, Karin, puoi rallentare un po'?"
"Perdiamo il treno, Demota... e poi ricordati di chiamarmi Aimi."
"Scusa" disse Demota "ma che differenza fa? Per quale ragione hai deciso di presentarti a Greentown come Aimi Komori, invece che come Karin Ooki?"
"Per due ragioni: la prima è che l'unica maniera di avere una vita normale, nascondendo quindi il mio ruolo di Messaggero del Sovrano del Fuoco, è quella di assumere un'identità che non abbia nulla a che vedere con Shadow Lady. Quindi se Shadow Lady è a Greentown, è meglio che Karin Ooki non vi compaia. La seconda è che io sono Aimi Komori. Questo è il nome che i miei genitori mi hanno dato... e l'unica cosa che mi rimane di loro. Per questo voglio usarlo."
"Ma non vuoi usarlo a Gray City."
"Qui a Gray City c'è Bright" Aimi arrossì "che conosce il fatto che io mi trasformo in Shadow Lady e che per di più mi cerca."
"Povera Aimi" pensò Demota "ne è innamorata e deve nascondersi da lui per non correre il rischio che egli scopra i poteri donatile da noi demoni. La nostra legge è chiara: chi rivela i poteri dei demoni ad un umano deve essere eliminato e la memoria di chi ci ha conosciuto deve essere cancellata."

La banchina della stazione era ancora quasi vuota. Aimi e Demota si accomodarono su due posti di un'ampia panchina.
"Hai visto che siamo arrivati in anticipo?" domandò Demota.
Aimi aveva l'aria assente.
"Cos'hai, Aimi?" chiese Demota.
"Ricordavo l'ultimo treno che abbiamo preso, sei settimane fa, assieme a Bean. Nel viaggio per il mondo dei Demoni."

In quel medesimo punto della stazione, accanto ad Aimi e a Demota un essere con un lungo soprabito nero ed un alto cilindro che non nascondeva due orecchie aguzze aveva indicato un binario.
"Partiremo da lì." aveva detto.
"Un treno?" aveva chiesto Aimi "quello va a Deepblue Port. Proseguiamo con una nave, Bean?"
"Le cose non sono sempre quelle che sembrano" aveva commentato Bean.
Nel treno Demota si era addormentato in un posto accanto al finestrino. Aimi si era seduta accanto a lui e Bean le era di fronte.
"Perchè ci porti nel mondo dei Demoni?" aveva chiesto Aimi "io ho mantenuto la mia promessa. Devi lasciarci liberi."
"Io avevo promesso" aveva replicato Bean "di non uccidere Demo, o Demota come lo chiami tu. Ma non avevamo mai stabilito a quali condizioni sarebbe potuto restare in questo mondo. Personalmente ritenevo che in caso di successo gli sarebbe comunque stato ordinato di tornare nel suo mondo."
"Cosa?!" aveva esclamato Aimi.
"Non immaginare qualcosa di simile ad una prigione. Sarebbe comunque stato libero... e le imprese di Shadow Lady hanno incuriosito molte avvenenti demonesse sull'ombretto da lui creato. Avrebbe avuto parecchia compagnia."
"Quindi le cose stanno così."
"Già. E poi il Consiglio dei Quattro vuole verificare che tu abbia svolto effettivamente il compito affidadoti."
Il treno aveva improvvisamente rallentato, camminando quasi a passo d'uomo. "Guarda adesso" l'aveva esortata Bean "vedi quel cartello?" "Deepblue Port" aveva letto Aimi "dodici miglia."
Le lettere improvvisamente erano sembrate fuori fuoco. Aimi aveva sbattuto le palpebre.
"Qui inizia il Paese dei Demoni." aveva letto.
Aveva guardato con attenzione gli unici due passeggeri, che le erano sembrati umani fino a pochi istanti prima. Uno si era tolto il cappello, rivelando due piccole corna affusolate. Accanto al sedile del secondo aveva notato una nera coda pelosa.
"Presto saremo arrivati." aveva annuciato Bean.

"Siamo arrivati, Aimi."
La voce di Demota giunse alla mente ancora assonnata di Aimi. La ragazza sollevò lentamente la testa dallo schienale del sedile e scorse la stazione ove finivano i binari. Si specchio al finestrino cercando di sistemarsi i capelli.
L'acconciatura di Aimi, nonostante il viaggio, era ritornata pressocchè intatta mentre trascinava il suo borsone dal binario del treno verso la città.
"Ora dobbiamo cercare l'albergo" disse Aimi "dovrebbe essere qui vicino."
"Vado a comperare un giornale, così chiedo informazioni." propose Demota. Fu di ritorno dopo pochi minuti, con il giornale aperto alle pagine della cronaca cittadina.
"Pare che Bean avesse ragione" commentò "è successo ancora."
"Una giovane modella sfigurata. Il secondo caso in due notti. Si teme un maniaco." diceva l'articolo.
"Opera di un altro oggetto creato dai demoni, dici?" chiese Aimi.
"Così pensa Bean. Ma dovremo saperne di più."
Demota stava ripiegando lentamente il giornale quando Aimi glielo tolse dalle mani con decisione. Il bambino la guardò perplesso leggere attentamente i titoli in prima pagina.
Senza una parola gli porse il giornale.
"La Protettrice di Greentown appare ancora" dicevano i titoli "Spark Girl fa arrestare due gruppi di banditi. La paladina della legge sventa in una notte sola un rapimento ed una rapina."
"...non avevo fatto caso al nome." commentò Demota.
"Spark Girl" sussurrò Aimi "ci incontriamo ancora."

L'asilo aveva un piccolo cortile in cui i bambini potevano trovare alcuni semplici giochi. Un ragazzo di venti anni si avvicinò all'ingresso. Aveva capelli castani corti, occhi scuri, un piccolo neo alla destra della bocca. Decisamente alto, sembrava più magro di quanto non fosse in realtà.
"Devo riuscirci. Oggi ci riuscirò." pensò.
Una ragazza di un paio di anni più grande di lui lo scorse e gli sorrise. "Buongiorno, Sado. Ti chiamo subito Lime."
Lime arrivò dopo un paio di minuti e strinse cordialmente la mano al ragazzo.
"Buongiorno Shinichi" lo salutò "come mai da queste parti? Spero non per lavoro."
"No" disse Shinichi "passavo di qui per una commissione..."
"Sono venuto apposta per vedere te." avrebbe voluto dire.
"...e mi sono detto che ti avrebbe fatto piacere un breve saluto, so quanto ti impegnano i bambini."
"Oh, loro sono meravigliosi. Un giorno ti racconterò come facevo divertire i bambini del mio paese."
"Il giorno" pensò Lime "che riuscirò a parlarne senza pronunciare tremando il nome di Bright."
"A vederti si direbbe che tu sia nata proprio per questo lavoro."
"Penso che sia una delle cose che faccio meglio." disse Lime con un sorriso candido.
"E che altre cose sai fare?" chiese distrattamente Shinichi. Un secondo dopo era rosso come il fuoco.
"Che frase idiota ho detto" pensò Lime "come se potessi dirgli che io sono Spark Girl."
"Che frase idiota ho detto" pensò Shinichi "starà pensando che sono un maniaco."
Trascorsero lunghi istanti in silenzio, poi Lime disse: "Devo tornare al lavoro. Ci vediamo sulla metropolitana, stasera?"
"Penso di no" disse Shinichi "devo tornare in laboratorio, più tardi."
"Perchè? Nuove ricerche sugli inchiostri dei falsari?"
"No... è per la ragazza di ieri notte: la seconda vittima di un misterioso aggressore."
"Perchè pensi che sia lo stesso?"
"Le ragazze hanno detto entrambe che portava la maschera di un vecchio e, soprattutto avevano il viso sfigurato nello stesso modo."
"Un acido?"
"Dagli effetti potrebbe sembrarlo, ma le analisi non registrano alterazioni dell'acidità della pelle, e le piaghe sembrerebbero comparse in maniera simultanea e con una precisione che uno spruzzo difficilmente avrebbe."
"Sembra più interessante la storia dei falsari..." cominciò Lime.
"Io invece sono più preoccupato per l'aggressore... colpisce persone che non riescono in alcun modo a difendersi. Ma ti sto trattenendo troppo."
"Oh, sì" disse Lime "ciao Shinichi."
Si allontanò. Shinichi si voltò e strinse in una mano due biglietti per un concerto.
"Beh" pensò "ho ancora due giorni per riuscire a chiederle di vedere lo spettacolo insieme a me."

L'albergo aveva una sala d'aspetto ampia e decorata da elaborati tappeti, numerosi quadri ed alcune sculture. Aimi, davanti al banco della reception, si guardò intorno, stupita e compiaciuta al tempo stesso.
"Non mi sento molto a mio agio qui." pensò.
L'uomo che era dall'altra parte del banco sorrise affabilmente.
"Signorina Komori, la sua chiave."
Aimi prese la chiave che le veniva porta ed entro nell'ascensore, che un ragazzo azionò appena udì la richiesta del piano.
"Anche il mio incontro con i quattro Sovrani, alla Torre del Consiglio, nel Paese dei Demoni, è cominciato con un viaggio in ascensore..."

"Ci sono svariate famiglie di diavoli" aveva spiegato Bean "e diavoli che appartengono a più di una famiglia. Ma le famiglie più numerose sono quattro ed i loro esponenti più influenti sono il Consiglio dei Quattro."
Si trovavano all'interno di un'alta torre di pietra che dominava su altri locali che avevano l'entrata di una caverna. Il tutto era di colore grigio. Salirono su una pietra liscia, di forma rotonda, che si sollevò e comiciò a salire lentamente lungo un cunicolo verticale al centro della torre.
"I membri del Consiglio sono i Sovrani dell'Oscurità, dei Ghiacci, del Fuoco e del Disfacimento. Hanno potere praticamente su tutti i demoni e possono intervenire sulle antiche leggi del nostro mondo."
"Tu a che famiglia appartieni, Demo?" aveva chiesto Aimi.
Un esserino dalla figura umana, con due corna e le ali da pipistrello si era avvicinato in volo alla ragazza. Solo se temeva di incontrare esseri umani, quell'essere assumeva le sembianze di Demota.
"Io e Bean siamo entrambi membri della famiglia dell'Oscurità" aveva spiegato. "Vedrai che ci sono demoni molto diversi da noi."
La pietra si era fermata dolcemente e Bean aveva mosso pochi decisi passi verso un'ampia sala ad anfiteatro, con tre file di gradinate.
Nonostante la sua capienza, la sala era apparsa deserta, ad eccezione di un largo tavolo sul fondo al cui quattro diverse creature erano sedute in attesa. Quattro diverse paia di occhi avevano accompagnato l'avvicinarsi di Aimi al cospetto di quello che evidentemente era il Consiglio dei Quattro.
Uno dei quattro, al centro del tavolo, si era alzato. Era apparso come un demone dalle piccole corna, altissimo e magro. Il suo vestito, nero come la pece, era completato da un ampio mantello del medesimo colore che aveva svolazzato in maniera teatrale.
"Umana" aveva chiesto ad Aimi "tu sei Shadow Lady?"
"Lo sono." aveva risposto Aimi.
"Ora udrai delle domande a cui dovrai rispondere con assoluta esattezza. Vogliamo essere certi di quello che è avvenuto alle pietre del diavolo."

L'appartamento era spazioso. Aimi lo guardò a lungo.
"Demota non pensavo avresti prenotato qualcosa di così lussuoso."
"Sai" disse Demota "il denaro non è un problema per noi... e poi ti lamenti sempre di avere poco spazio..."
"Io mi lamento del fatto che mi sei attorno ogni volta che mi cambio" replicò Aimi dura, ma mostrando un sorriso "è un'altra cosa. A proposito, mi faccio una doccia."
Demota sorrise "Ti fidi di me, dunque?"
"Per nulla" rispose Aimi "e non avrei voluto ricorrere a questo mezzo... ma non mi è venuto in mente altro."
Mostrò a Demota la copertina di una nota rivista che pubblicava nudi di giovani donne.
"La strapperò, se mi guardi. Invece se ti comporti bene te la regalo."
"Non puoi farmi questo" protestò Demota "sei un demonio."
"No, l'antica legge non mi consente di esserlo." disse Aimi con un sorriso.

   
 
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