Anime & Manga > Shadow Lady
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Autore: Rik Bisini    11/11/2005    0 recensioni
Nel maggio del 2001 ho terminato di stendere la mia terza fanfiction dedicata a Shadow Lady.
"Shadow Lady e lo show dei Petiamì" è stato concepito da un lato come un racconto per approfondire il ruolo assunto da Shadow Lady presso i demoni e per introdurre nuovi personaggi, dall'altro come una riflessione semiseria sui giudizi che taluni fanno inopportunamente sui fumetti giapponesi.
È immediato riconoscere in ciascuno dei Petiamì la rivisitazione di uno dei Pokemon e le citazioni sono tante da far avvicinare molto la fanfiction ad un crossover.
Spero che i Pokefanatici di tutta Italia apprezzino.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e lo show dei Petiamì
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I servitori del Messaggero

"Inconcepibile! Inammissibile! Inusitato!" l'Ispettore Dory era decisamente contrariato, ma conteneva i suoi sentimenti con esclamazioni in tono appena più alto del consueto.
L'agente Yamazaki e Bright Honda erano accanto a lui, osservando come nel parcheggio del commissariato, a distanza di pochi secondi, le auto della polizia uscivano dal cancello per sfrecciare in strada a sirene spiegate.
"Disporre la metà dei miei effettivi per proteggere una manifestazione di protesta contro qualcosa che non esiste, un frutto dell'immaginazione." Si voltò agitando i pugni verso Bright.
"Ecco a che cosa porta permettere a degli esaltati di sventolare le loro idee in televisione. Come se non ci fossero problemi più seri in città... per non parlare di Shadow Lady che da tutto ciò ha solo da guadagnare."
Yamazaki si affrettò ad annuire. "Potrebbe essere tutto un suo stratagemma, in fondo."
Bright scosse la testa. "Non è nel suo stile. Ispettore, lei certamente sa che Shadow Lady ama sfidare la polizia. Non cercherebbe di allontanarla con una messa in scena tanto complicata."
L'ispettore Dory approvò con un ghigno.
"No." disse "Non credo che i Petiamì alla ladra interessino."
"Non ho detto questo, Ispettore." precisò Bright.
Gli altri due lo fissarono perplessi.
"Non credo che sia Shadow Lady la responsabile di queste apparizioni, ma sospetto che le interessino." Ricambiò lo sguardo dell'ispettore Dory.
"Se stanotte la vedremo, le spiegherò la mia teoria." aggiunse.

La stanza fu avvolta per un paio di secondi in una nuvola di fuoco. Una miriade di fiammelle piccole come gocce di acqua, di un color rosso acceso, la componevano. Dall'esterno sembrò di vedere sui vetri un bizzarro riflesso del tramonto.
Nessuna di quelle fiammelle emetteva calore e dopo quei due secondi la stanza tornò ad avere l'aspetto del salone della casa di Aimi e Demota. Aimi era accanto a Demota all'ingresso del salone ed all'interno di esso vi erano sei creature fiammeggianti.
La più vicina all'ingresso era Vaar, avvolto nella sua luminosità sferica. Un passo dietro di lui c'era Setna. Al centro del salone il gigante di fuoco apparso la sera precedente superava con la testa il lampadario. Le sue membra possenti sembravano fatte di metallo incandescente, pronte a piegarsi con estrema velocità. Altre tre creature erano ai due lati del gigante.
"Mia Padrona" recitò Vaar "noi tutti siamo al tuo servizio, le nostre vite appartengono al Messaggero del Sovrano del Fuoco. Oltre a me e a Setna, serviranno Aimi i demoni Maovu, Samoda, Veruse e Goug."
Con un braccio indicò i demoni al centro della stanza, presentandoli ad Aimi. Vaar indicò il gigante al centro mentre pronunciava il nome di Maovu.
Alla destra di Maovu c'era un demone alto poco più di un metro, dall'aspetto di una bambina dai lunghi capelli fiammeggianti, di color rosso acceso. Ad eccezione di due ciuffi che cadevano davanti alle orecchie, i capelli erano raccolti come in una treccia. I suoi occhi erano verdi e sulla sua bocca appariva un sorriso gaio. Vestiva una tunica del medesimo colore dei suoi occhi. Vaar l'aveva chiamata Samoda e nell'udire il suo nome la creatura aveva annuito.
Accanto a Samoda c'era un altro demone dall'aspetto di una ragazza, della statura e della corporatura di Aimi. Vestiva un lungo kinomo rosso, su cui erano disegnati motivi geometrici di color arancio e giallo che ricordavano lo sfavillio delle fiamme. Aveva lunghe orecchie a punta ed i suoi occhi erano due fessure rosse. Quando Vaar la indicò con il nome di Veruse, la creatura rimase impassibile.
A sinistra di Maovu, avvolto in una lieve luminosità e seduto in aria come se si trovasse su una sedia, stava il demone che Vaar aveva presentato con il nome di Goug. Aveva l'aspetto di un vecchio, calvo, ma con una lunga barba fiammeggiante di color ruggine. Teneva lo sguardo costantemente fisso su di un punto davanti a sè.
Lo sguardo di Aimi si soffermò sul gigante di fuoco.
"Quel demone" chiese "è quello che è comparso ieri sera, giusto?"
Vaar sprizzò alcune scintille. "Aimi mi aveva chiesto di proteggerla da Papion ed io ho dato a Maovu il comando di fermare la creatura."
Aimi sospirò.
"La tua sollecitudine ad obbedire alle mie parole è sempre superiore alle mia aspettative. Spero che... Maovu non sia stato colpito duramente."
"Maovu può lottare con forza assai maggiore. è stato colto di sorpresa, come avviene assai raramente, a causa della sua cecità."
"è cieco?" chiese Aimi.
"Essere sensibili alla luce" spiegò Vaar "è sovente una debolezza."
"Credo di capire" disse Aimi "spiegami la tua idea."
"Il bambino" cominciò Vaar "agisce come su fosse un allenatore di Petiamì. Egli desidera che le creature si battano per migliorare le loro abilità e non vuole che ad esse venga fatto alcun danno. Se Aimi lo convincesse che la sua intenzione è di prendersi cura di esse, il bambino le cederebbe il suo telecomando."
"Che cosa vuoi dire? Come dovrei fare?"
"Aimi dovrebbe dimostrare al bambino di essere un allenatore di Petiamì migliore di lui." rispose Vaar.
"Ma io non posso far apparire i Petiamì."
Vaar annuì. "Tuttavia la mia Padrona conosce il potere di Setna di mutare le forme. Inoltre io credo che ciascuno di noi potrebbe fingersi un Petiamì."
"In che modo?"
"I creatori del gioco raccontano che non tutti i tipi di Petiamì sono conosciuti."
"Davvero? E perchè mai?" chiese Aimi.
"Per aggiungere nuovi capitoli al gioco: la seconda edizione ne contiene molti di più ed ha anche una grafica migliore..."
Demota tossì. Vaar lasciò cadere alcune scintille.
"Dovremmo essere molto cauti" osservò Demota "non dobbiamo dimenticare quello che la nostra legge prescrive sui rapporti tra uomini e demoni."
"è vero, nobile Demo" convenne Vaar "ma la legge consente ai demoni di apparire agli uomini, purchè celino la loro vera natura e non attingano mai all'energia della loro avidità."
"Cosa succederà quando avrò sfidato il bambino?" chiese Aimi.
"Le regole di uno scontro" iniziò Vaar "prevedono che ogni allenatore abbia a disposizione sei Petiamì e ne possa usare uno alla volta, sostituendo il Petiamì in lotta con uno degli altri in un qualsiasi momento. Il vincitore è colui che mette fuori combattimento tutti i Petiamì del suo avversario..."

La notte era scesa. Più grasso e meno giovane di come appariva in televisione, Koyama avanzò a passi affrettati verso l'ispettore Dory.
"Ispettore" chiamò "devo parlarle."
L'Ispettore era seduto al posto di guida di una vettura della polizia, appostata in una delle strade di Gray City. Ascoltava con attenzione un comunicato via radio. Accennò all'uomo di aspettare in silenzio. Koyama si guardò intorno, fissò Bright che era in piedi in mezzo alla strada, avvolto nel suo impermeabile con lo sguardo verso i tetti.
"Agente!" chiamò Koyama.
Bright spostò lentamente il suo sguardo verso l'uomo.
"Lei non è armato?" chiese Koyama "Imbracci un mitra, un fucile, qualcosa, presto."
Bright sbattè le ciglia.
"Silenzio le ho detto." tuonò l'Ispettore Dory dall'automobile. Sussurrò qualcosa al microfono e si rivolse a Koyama. Bright tornò ad osservare i tetti.
"Ci sono problemi?"
"I suoi uomini" insistè Koyama "perchè non portano le armi pesanti? Come intendono respingere l'assalto?"
"L'assalto di cosa?" chiese Dory.
"Dei criminali che manovrano i Periamì, è chiaro." replicò spazientito Koyama.
"Stiamo sorvegliando le strade" spiegò Dory "Non ci sono assembramenti o movimenti tali da preludere ad un assalto, stia tranquillo."
"Lei si fida troppo delle apparenze, Ispettore."
"è il mio lavoro seguire gli indizi ed agire di conseguenza, signore."
"Si ricordi" l'ammonì Koyama "che non sarà facile catturare i criminali che terrorizzano la città con i Petiamì."
"Signore" precisò Dory "io sono qui esclusivamente per garantire che non vi siano incidenti durante la manifestazione. Se un piccolo mostro da taschino infrangesse la legge, condurrei un indagine, naturalmente. Ma non abbiamo ancora denunce in tal senso. Questo è tutto."
"Lei..." cominciò Koyama furioso.
"è tutto!" l'interruppe l'Ispettore deciso.
Koyama si allontanò a lunghi passi infuriati.

La prima voce era maschile, decisa, profonda e calma.
"La magia, questa volta, non ha avuto l'effetto che credevo."
La seconda voce era stridula, femminile, agitata.
"Vuoi farmi credere che il tuo grande potere non è sufficiente per questo maleficio?"
"Non credevo che potesse esistere un umano con così poca cupidigia. È questo che ha causato il fallimento dell'incantesimo, non il mio potere."
"In tutti i secoli che hai vissuto" la secoda voce si velò di ironia "hai imparato così poco sugli umani."
"Dovresti saperlo" la prima voce rimase impassibile "non avevo mai incontrato gli umani. E non mi sarebbe dispiaciuto non incontrarne per altri mille anni."

La creatura saltò. Il suo balzo terminò sul tetto di un palazzo dal lato opposto della strada dove un migliaio di persone ed un centinaio di poliziotti camminavano lentamente. Il corteo era illuminato dalla luce delle candele dei manifestanti.
"Grennol!" fu l'esclamazione che si udì provenire dalla folla. La creatura saltò di nuovo, spostandosi dalla parte della strada da dove era apparsa ed un riflettore la illuminò mentre era in aria. Aveva l'aspetto di una enorme rana, lunga almeno un metro e mezzo, che portava al collo una ghirlanda di ninfee.
Molte luci di accesero nelle case e qualcuno uscì sul balcone incuriosito. Koyama si avvicinò ad un poliziotto con i gradi di sergente.
"I Petiamì ci attaccano!" urlò "Quella grossa rana è Grennol. Faccia fuoco."
"Non ho ricevuto l'ordine di sparare." replicò il sergente, un uomo grasso e dai folti baffi.
"Lo farò io!" disse Koyama. Corse verso un auto bianca che si muoveva insieme ai manifestanti, infilò il braccio in un finestrino ed afferrò un piccolo lanciarazzi.
Dai balconi delle case, i salti di Grennol erano sottolineati da calorosi applausi. Grennol sembrò spiccare un salto troppo corto e la parabola con cui scendeva venne accompagnata da alcune grida.
Improvvisamente le ninfee della sua ghirlanda crebbero a dismisura, trasformandosi in una liana che si ancorò al tetto. Grennol vi salì facilmente. In quel momento un grasso uccello dalle piccole ali, con bargigli e cresta color porpora si librò sopra il corteo.
"è Dindon" mormorò Koyama "Sarà un bersaglio facile."
Il suo razzo partì e centro in pieno la creatura, che lanciò un acuto strillo e si nascose su di un tetto. Anche Grennol sparì. Le persone che avevano assistito alla scena lanciarono fischi di disapprovazione.

"Coraggio, Dindon!" diceva il bambino all'essere dall'aspetto di un uccello troppo grasso per volare. Non sembrava ferito, ma estremamente stanco. Shadow Lady si accovacciò dietro un camino osservando la scena. Accanto a lei c'erano l'inseparabile Demo, invisibile nella notte, e la tenue luminosità di Vaar.
"Cosa dovrebbe fare un allenatore per un Petiamì ferito?" chiese Shadow Lady.
"Curarlo" rispose Vaar "O farlo riposare. Perchè Aimi lo chiede?"
"Devo dimostrare di saper allenare i Petiamì, giusto?"
Vaar divenne più luminoso. "I poteri di Samoda possono essere di aiuto."
Shadow Lady annuì.
Il bambino si voltò all'apparire di una piccola colonna di fuoco alta poco più di un metro che prese in breve le sembianze di Samoda. Il suo sguardo si incrociò con quello di Shadow Lady, seduta sul camino.
"Ciao." disse la ladra.
"Cosa vuoi?" domandò il bambino "Vuoi colpire anche tu i miei amici?"
Shadow Lady scosse la testa. "L'ultima volta hai cominciato tu ad attaccarmi e poi il nostro incontro è rimasto in sospeso..."
"Quale incontro?"
"L'incontro tra due allenatori."
"Tu non sei un allenatore, sei una ladra."
"Sono un allenatore, guarda. Lekan!"
Il comignolo nascose parzialmente una evidente luminosità, poi da dietro di esso emerse un creatura del tutto simile a Lekan che si emise un acuto abbaio.
"Ottimo, Setna." pensò Shadow Lady.
Il bambino spalancò occhi e bocca.
"Samoda, puoi curare quel... Dindon?" Shadow Lady indicò il grasso uccello bianco. Il demone dall'aspetto di bambina annuì. Portò una mano alle labbra e soffiò in direzione di Dindon. Una nuvola di fiammelle apparsa dalle labbra di Samoda si spostò su Dindon che sbattè le ali con ritrovato vigore. Il Lekan interpretato da Setna abbaiò.
"Non conosco Petiamì come i tuoi." disse il bambino guardando perplesso verso Samoda.
"Sono speciali." replicò Shadow Lady con noncuranza "Io conosco molto bene tutti i Petiamì. Penso che anche i tuoi starebbero meglio con me."
"Non è vero!" protestò il bambino.
"Dopo il nostro scontro" lo ammonì Shadow Lady con un sorriso "ne sarai certo anche tu."

"Qui agente Honda, passo." disse Bright.
"Qui elicottero" disse una voce dalla radio "iniziamo perlustrazione zona indicata. Obiettivo Shadow Lady e i Petiamì."
"Sei davvero convinto di trovare Shadow Lady?" chiese Dory.
"Non ne sono certissimo" rispose Bright "ma potrei farci qualche piccola scommessa, se non fossi in servizio."
Sorrise fiducioso.

   
 
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