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Autore: Cinderella In Love    28/10/2010    3 recensioni
Tutto al contrario. Il fattore scatenante è una mutazione minima dalla versione originale:
Quello di Stefania non è un falso allarme: nascono le gemelle e...
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Hikari(forum), RainLullaby(efp)

Titolo: Rewind

Fandom: Tppa

Rating: giallo

Genere: sentimentale, commedia

Avvertimenti: What if? Slice of life

Personaggi: Monica, Michele, Laura, Cristina, (?)

**

*Ps : Nel testo appariranno dei cuoricini, in quel caso sono link rimandanti a youtube, per il collegamento alla colonna sonora adatta al momento. *Finiti i chiarimenti: Yuppy!* XD




Re-Wind




Rewind ...




PROLOGO




Blame it on the girls




Laura uscì sconsolata dalla sala medici, abbandonandosi flaccidamente alla sedia della sala d’aspetto, accanto a Paolo.

«Qualcosa mi dice che i fiocchi rosa prenderanno il sopravvento sulle bomboniere, oggi…» dedusse Paolo, in vena indubbiamente sarcastica.

«Stanno nascendo le mie nipoti: è un momento bellissimo ed io, io sono tutt’altro che felice...» si colpevolizzò quasi la bionda, con il viso tra le mani.

Paolo la strinse nelle spalle: «Non devi sentirti in colpa: è andata così, ma è solo un caso…»

«Paolo, non è un caso! Due volte che ci proviamo ed ogni volta succede qualcosa che fa andare tutto storto…» si oppose Laura, con rassegnazione.

«Che vuoi dire?» domandò Paolo, per metà spaventato e per metà perplesso.

«Niente, Paolo! Non importa…» -ripose lei sbrigativa- «Piuttosto, è meglio chiamare Monica…»

«Sì, certo…» farfugliò Paolo, ostentando un flebile accenno di sorriso.

«Beh… magari, almeno loro riescono a sposarsi…» sospirò pessimista.

Dopo di che, si alzò a malavoglia, estrasse il cellulare dalla borsetta e lasciò strascicare il tulle bianco a terra, rasento il pavimento di quell’ospedale.

«Ciao Monica…» balbettò Laura al telefono.

«Laura, finalmente! Ti prego, dimmi che quella squinternata della maga di ieri non aveva ragione… Pozzuoli, la catastrafa, spade, spade, spade… Niente di tutto questo, vero?» farfugliò Monica, in preda alla nevrosi più cronica.

«Mi sa che, invece, aveva ragione…» esalò lei.

«Ma come?! Ma allora ditelo che la sfiga è sovrana!» concluse Monica, sbraitando tramite il cellulare.

«Non è sfiga, Monica… E’ tutta colpa mia!» precisò l’altra, sconsolata.

«Ma, tesoro, non dire così, Laura…» cercò di tirarla su.

«No, no, anzi, se tu e Michele vi sposate, io e Paolo saremmo felicissimi…» incalzò la bionda.

«Ma, Laura, ti sei bevuta il cervello? No!!! Io senza di te non mi sposo, capito?? Io non mi spo- so!» sottolineò Monica, innervosendosi.

«Monica, non è giusto che tu non ti debba sposare: tu e Michele vi volete bene, dovete sposarvi e poi… c’è un motivo in più per… tu devi anche parlargli di…»

«No, Laura mia, no! Se io glielo dico, quello – io lo so, mi gioco il perizoma tigrato taglia 40 che ho da quando ho 23 anni e, tra l’altro, non mi è mai andato- scappa!!» bofonchiò in preda all’isterismo.

«Ma perché, perché dovrebbe farlo?» chiese Laura.

«Perché ha un grandissimo difetto!» esclamò.

«Cioè?»

«Ma perché è uomo! E, dunque, si sa è il testosterone, la colpa risiede tutta là, è quello che li induce ad essere BASTARDI!» strillò con voce man mano crescente.

«Allora, che intendi fare?» chiese delucidazioni Laura.

«Adesso… rimandiamo! E, poi… ci sposeremo bene, no?» propose lei, fingendo ottimismo.

«Speriamo…» sospirò, mormorando tra sé.

«Che dicevi?» chiese Monica.

«No, nulla! Comunque, vuoi un consiglio? Parla a Michele, nascondersi le cose è brutto: guarda me e Paolo la scorsa volta…»

«Va bene, ci proverò….» disse poco convinta.

«Ciao tesoro e… scusami, scusami tanto…» la salutò flebilmente.

«Ma non è colpa tua, Laura: smettila! Mi raccomando, sta’ tranquilla! Un bacio…» tentò di rassicurarla.

«Un bacio…» fece eco Laura.

~

«E allora? Monica, su parla!» la spronarono in coro Lea, Maya e Rosa, dimenandosi nei loro improbabili vestiti.

«Allora, le notizie sono due: una buona e una cattiva…»

«La buona??!» buttò lì Maya, con entusiasmo smorzato.

«La buona è che Laura sta diventando zia!» esclamò Monica, affatto convinta.

«Ma no, no, no!» si agitò Rosa.

«Un’altra volta, pure voi?! Ma è proprio una maledizione!» costatò Maya, rassegnata.

«Beh… meglio ravvedersi e attendere, soprattutto, se, poi, ‘il confronto con l’altra metà del cielo’ si conclude con un paio di corna…» buttò lì con risentimento Lea.

«Lea, mica tutto si conclude con un paio di corna…» commentò Rosa, fingendo distacco.

Le amiche soffermarono i loro sguardi perplessi su Rosa che iniziò a mugugnare.

«E no, Rosa! Questo momento di disperazione spetta a me di diritto e… non solo! Mi spetta di diritto e anche di rovescio!»

«Ahahahah! Ma l’hai sentita ‘di diritto e anche per rovescio’!»- starnazzò Maya a Rosa, mentre quest’ultima scoppiava a piangere nuovamente.

«Ed ora, cosa avresti intenzione di fare?» buttò lì Lea.

«Cosa avrei intenzione di fare, adesso, dici? Beh… scappo a casa, seppellisco il vestito in un posto dove non potrà mai essere visto dagli indiscreti occhi della yella, mi cambio e torno, dopo di che mi imbottirò di valeriana e mi proietterò verso 2 kili di variegato al cioccolato e fragola per tentare di capire cosa la vita abbia contro di me, per diamine!»

«Questo sì che è ottimismo!» piagnucolò Rosa, gettandosi a picco sulla spalla di Maya che, con una smorfia, esternò tutto il suo disappunto alle altre, pur non negando all’amica il suo braccio da trastullare.

«E adesso che si dice a Michele?» domandò imperturbabile Lea.

«Eh… non lo so, non lo so! Io di cose da dire a Michele ne avrei, eccome se ne avrei, ma… non può vedermi così perché porta sfiga!!» sbottò Monica frenetica.

«Eh, tesoro, tanto più sfiga di questo!» soggiunse Maya, cogliendo poi l’occhiata torva di Monica.

«Sì, va bene, va bene: la smetto e ti accompagno a casa; tanto, qui, tra ‘Miss cleanex vacante’ e tutto il resto, non si può fare diversamente!» la invogliò Maya.

«No… non dire così: io mi sento inutile… tanto, tanto, tanto, tanto, tanto…»

«Sì, tanto inutile: ‘avvisiamo la gentile clientela che: ‘Messaggio ricevuto il 16 settembre 2009, alle ore…- aspetta un attimo- 11 e 37 minuti!’’»

«Rosa, in sentesi: abbiamo capito; Maya, piantala: non è ora di dimostrare quanto sarebbe stato adeguata per te la carriera di valletta sgallettata e… Monica, vengo con te: i tuoi gusti, quando sei sotto shock emotivo, crollano vertiginosamente verso il baratro e… siccome, il matrimonio è andato… almeno evitare le corna sarebbe propedeutico, non trovi?»

«No, ma adesso ditemi: Me la state a tirà ulteriormente!!?? Che amiche!»- sbottò Monica, urlando contro le tre colleghe- «Va bene, ragazze: grazie! Se permettete, ora vado da sola e torno quando sarà emotivamente pronta e soprattutto vestita in altro modo, possibilmente di nero!»

«Eh beh, ovviamente! Il nero sfina!» si infilò Lea impassibile.

«Eh no, il nero fa lutto!» disse, andandosene indispettita.

~

«Chissà che macello abbiamo scatenato laggiù, Paolo…» disse Laura delicatamente al compagno, sulla cui spalla poggiava il capo.

«Ma non ti devi preoccupare, Laura… In fondo, non è successo nulla di irrimediabile e… poi, l’importante è che crediamo di essere perfetti uno per l’altro…» cercò di consolarla Paolo.

«Non so perché, ma ne sono sempre meno convinta, Paolo. Io non ce la faccio più…»

«Laura, ma…»

«Non fa niente, non ascoltarmi: sono una donna provata e ‘le donne provate dicono sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato’: ‘Tu donna’ numero 526, inserto psicologia, pagina 34» si allontanò Laura, stringendosi in un caldo scialle.

~

«Ma credi veramente che quello psicopatetico de l’altro giorno ch dicevi te, c’ha ragione: ‘Questa è yella! ‘Un se po’, qua o matrimoni c’hanno ‘a ‘maledizione del bouquet’!» farfugliò Cristina, dimenandosi sulla panchina fuori la chiesa.

«Oddio santo, oddio santo: ‘psi-co-pa-ti-co’ e i congiuntivi, Cristina, i con-giun-ti-vi! E, poi, ‘quello là’ ha un nome: Paul Watzlawick, nato a Villach il 25 luglio 1921!» si infervorò Emanuele, colpendosi il capo con il moleskine che teneva tra le mani.

«Che coglioni!! Tutta ‘sta pignoleria: che sarà mai!» controbatté Cristina.

«Cristina, segui il mio ragionamento: l’insuccesso amoroso dei nostri genitori si traduce nient’altro che nel ribadimento della nostra menomazione sentimentale!»

«Che?» gli fece una smorfia la ragazza.

«Cioè: ‘non battiamo un chiodo’!» concluse lui, sbracciandosi.

«Un par de pale, ‘a Ema! E, poi, parla per te: io ero fidanzata!»

«Se… va beh! Quanti anni fa ? E, poi, con quel playboy da strapazzo esalante melassa… - me lo concederai quest’espressione dialettale, no?- sai che culo: Palmieri!!!» si infastidì lui, cinico.

«E te? Te la sei già scordata ‘a tardona?!» tirò fuori un sorrisetto malizioso lei.

«Ma che centra??»

«’A verità è che tutt’e due vorremmo innamoracce, solo che l’amore è lontano o ci scappa!» constatò Cristina.

«Sai che se fosse espressa in italiano decente, potrebbe diventare un aforisma!»

«Un afo- che?»

***

Note alla comprensione: Spazio autrice:

Allora, dunque, questa storia è parte di una long fic ancora in fase di stesura, ma, siccome sono molto legata a questa scena, da cui nasce tutto il contesto precedente e, poi, successivo, ho deciso di partecipare con questa al concorso.

Diciamo che, essendo io una fan sfegatata -a dir poco- di Neri Marcorè e Carlotta Natoli, sono rimasta molto insoddisfatta dalla seconda serie non per il riscontro complessivo che è stato piacevole senz’altro, ma dal fatto di non aver potuto vedere la coppia insieme e, per giunta, alle prese con un pargolo: cosa che mi avrebbe fatto sicuramente sperticare dalle risate, ma, nel contempo, fatto sorridere di tenerezza perché il loro sì che era un amore con la ‘A’ maiuscola.

Tutto qua, inoltre, sognando la terza serie in arrivo, era proprio d’obbligo dare adito alla fantasia… <3

Hikari. <3


   
 
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