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Autore: queenseptienna    03/11/2010    1 recensioni
Mia madre mi ammazzò.
Mio padre mi mangiò.
Mia sorella Milena le mie ossa tutte raduna.
Nella seta le ha legate,
sotto il ginepro le ha celate.
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il ginepro
Beta: [info]joseph_lenoir 
Fandom: originale
Rating: PG13
Genere: gotic, steam (in minima parte)
Avvertimenti: one-shot
Info: mi sono innamorata delle canzoni di Mamma Oca dai tempi di God Child e il 68° CONTEST - HALLOWEEN TIME del Writer's Dream, unito all'Halloween Fest: "Come As You're Not" di [info]fanfic_italia mi hanno permesso di usare la mia filastrocca preferita, da cui il mio racconto prende il titolo.
Dedicata ad [info]ayame_azuma .





Mia madre mi ammazzò.
Mio padre mi mangiò.
Mia sorella Milena le mie ossa tutte raduna.
Nella seta le ha legate,
sotto il ginepro le ha celate
.(1)

 

 

La teiera borbotta senza pace sulla stufa, l’acqua ribolle al suo interno producendo suoni sordi che però rimbombano nella stanza. Piccole volute di vapore bianco escono dal beccuccio, sembrano fantasmi nella penombra delle cinque del pomeriggio, oggi la sera è arrivata prima.

Quei fantasmi mi guardano da là sopra, sembrano voltarsi verso di me e deridermi, provocando in me la paura di essere scoperta e tirata fuori di peso dal mio nascondiglio dalla governante mutante che mia madre ha voluto assumere qualche anno fa. Però l’aroma dei biscotti infornati era troppo forte per resistervi.

Non sono mai scesa in cucina. Non dovrei essere qui per nessuna ragione al mondo.

Otto tentacoli viscidi e un po’ grassocci scivolano sul pavimento in pietra della stanza, appartengono proprio a Miss Rottingale, governante, mai stata sposata ma con una grande conoscenza del mondo infantile e una sottile predisposizione ad usare il frustino sui piccoli abitanti delle case in cui lavorava e questa non sfugge certo dal cappio.

La ascolto mentre sussurra ad una cameriera qualcosa in merito alla “notte dei morti”, che sarà proprio questa sera. Ha sentito dire giù in paese che quei nuovi signori provenienti dall’America che si sono sistemati nella vecchia tenuta dei Reeds hanno circondato lo steccato di enormi zucche con facce mostruose intagliate su di esse. Secondo la cameriera sono tutte mostruosità e stregonerie, ma Miss Rottingale ribatte che alcune voci dicano che tengano lontano i morti.

Io le ho viste quelle zucche, i loro occhi cattivi ti scrutano da distante, mentre dalle loro bocche ghignanti ti aspetti che spunti fuori un fantasma e che ti passi attraverso. Anche in quel caso non sarei dovuta essere lì.

La governante si domanda se non sia il caso di far intagliare qualche zucca anche per noi, ma la serva sembra più terrorizzata che altro alla sola idea, si fa il segno della croce e la Rottingale la rispedisce ai suoi doveri.

A questo punto dovrei uscire, ma qualcosa, una mano fredda e impalpabile si posa su uno delle mie braccia e stringe, e una voce sussurra – Stasera. –

Urlo spaventata e rotolo fuori dal mio nascondiglio, proprio davanti ai viscidi, grassi e disgustosi tentacoli della donna.

Un ghigno si dipinge sul suo volto pallido e il frustino rotea rapido nella sua mano.

Non posso nemmeno giustificarmi e dire che c’era qualcosa là dietro con me, perché so già che con me non c’era nessuno.

Lo sapevo che non sarei dovuta scendere in cucina.

 

 

La sera dei morti ci si veste tutti di nero, ci si siede tutti insieme nel salottino giallo di mia madre e sempre tutti insieme si prega. Si intonano rosari e altre stupidaggini in memoria del mio povero fratello Charles, morto quando io avevo sei anni o poco più.

Alzo lo sguardo verso mia sorella Milena, sempre più pallida e smunta sotto il velo nerastro che le ricopre il viso allungato, ogni volta mi ricorda quello di un cavallo. E’ talmente brutta che nessuno la vuole in sposa, nemmeno i soldi di mio padre riescono a fare gola a qualche nobiluomo. Chiunque andrebbe bene, ma a chiunque non andrebbe bene la brutta faccia di Milena e il suo apparato meccanico, reso necessario dopo un incidente dopo la morte di Charles. Inoltre è di pessimo carattere, dicono, così riservata, sembra quasi nasconda sempre qualcosa.

Le dita di mia madre artigliano senza pietà alcuna la pelle di uno dei miei fianchi, riportandomi alla realtà: non si fissano in faccia le persone con insistenza.

Educazione e disciplina, innanzi tutto.

Mamma è sempre stata molto decisa su questo punto, non desidera certo che le sue dolci figliole crescano come cani randagi, nossignore, non se ne parla. Visto che la Madre Natura è stata inclemente sul suo aspetto fisico e quello della sua progenie, quanto meno sarebbe utile che sia io che Milena diventassimo abbastanza compite e rigorose da aspirare ad un qualche ruolo di governante. Ha le dita come aculei, nostra madre, potrebbero strappare tranquillamente le carni di un uomo e ucciderlo.

Un altro pizzicotto riporta il mio sguardo sul rosario che stringo fra le mani, continuando a pronunciare parole incomprensibili per un fratello che ho tanto amato, ma che francamente non sentirebbe la necessità di tutto questo.

Non resisto molto e la mia attenzione questa volta è tutta per mio padre: il suo sguardo vacuo mi ha sempre ricordato i suini che grufolano nel cortile dietro alla casa. Stessa espressione, stesso aspetto, stesso modo di entrare nelle stanze, stesso modo di mangiare.

Finite le preghiere dovremmo raccogliere elegantemente le nostre nere vesti e ritirarci per la notte, ma sento l’impellente necessità di dire qualcosa. Sarà forse che il viso di Charles, perfettamente riprodotto su un disco di porcellana messo sopra al tavolino al centro della sala, mi fissa e ride di me. Ride, lo giuro! Perché nessuno lo vede?

- E se andassimo a trovare Charles? –

Tre paia di occhi si voltano su di me come se avessi pronunciato una bestemmia al contrario, ma stranamente sono tutti d’accordo.

Ma perché nessuno lo vede?

 

 

La tomba di mio fratello si trova in un angolo appartato del cimitero di famiglia. Il buio e la fioca fiamma della lanterna tenuta su da mio padre non aiutano la vista, ma è impossibile non notare la lastra di pietra sulla quale è abbarbicata una pianta di ginepro. E le tre ombre mostruose che si allungano su di essa, ricoprendo la mia, si mischiano fin troppo bene con il resto della notte.

 

 

Sai Charles, non avrei mai pensato che tu fossi un tipo che amasse la compagnia, mi sei sempre sembrato un ragazzo silenzioso e amante della lettura.

Come dici? La solitudine è pesante? Lo so, lo so bene.

So anche che la morte è abbastanza indolore, se non stai troppo a pensarci. Mamma ci ha messo poco a dilaniarmi con le sue unghie appuntite, papà ci ha messo ancora meno a strappare le carni dal corpo. Mi dispiace per Milena, che ha dovuto nascondere tutto il loro brutto lavoro, non è mai bello dover essere al servigio di due tali demoni. Diavoli mostruosi che si nascondono sotto gli abiti eleganti di nobiluomini di campagna.

Sai Charles, Miss Rottingale aveva ragione a voler mettere delle zucche intagliate vicino al nostro steccato, tengono lontani i mostri. Invece ora le nostre ossa sono legate da nastri di seta e seppellite sotto terra, ma non si è mai detto che le zucche tengano lontane noi fantasmi.

Povera Milena, non sa che incubi l’aspettano.

Oggi è la notte dei Morti. Moriranno tutti.

 

 

 

(1) Celebre filastrocca facente parte delle “Canzoni di Mamma Oca”, narrate ai bambini in epoca ottocentesca.

   
 
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