Quello che
ha detto Brian è vero. Tutto, dalla prima all’ultima parola, è vero.
Se non lo
fosse, non starei girando per tutti i negozi di giocattoli della città alla ricerca
di un pupazzo introvabile.
Ma proprio
quando sto per darmi per vinto e rinunciare, poso gli occhi su una vetrina a
caso. E lui è lì.
***
La mia idea
era di presentarmi a casa di Grace con il pupazzo, e implorarla di tornare con
me.
Già. Solo
che suonerebbe un po’ patetico, da parte mia. E ne ho piene le tasche di
risultare patetico.
Il risultato?
Mi ritrovo
davanti al suo appartamento, e sono terrorizzato. L’idea di premere il
campanello o di bussare mi getta letteralmente nel panico. Non so analizzare le
cause del mio disagio: forse ho paura di essere cacciato via. Forse ho paura
che non mi apra nemmeno.
Però devo
provare. Brian ha ragione.
Devo tentare.
Afferro il
cellulare e compongo il suo numero di casa.
Lascio squillare
a lungo.
Perfetto, lei
non è nemmeno in casa.
“Salve, sono Grace. Non sono in casa. Lasciate
un messaggio dopo il segnale acustico e sarete richiamati.”
Beep.
“Ehm… Grace?
Ciao, sono io. Josh. Ehm… forse… forse non avrei dovuto chiamarti. Forse dovrei
mettere giù e andarmene, ma… Sono davanti a casa tua. Davanti al tuo
appartamento, e credo che tu non sia in casa. Insomma, se fossi in casa avresti
risposto, no? Volevo… volevo bussare, ma avevo paura che non volessi vedermi, e
più passa il tempo più mi convinco che è proprio quello che vuoi. Insomma, che
vuoi che non mi faccia più vedere. Ma, ecco, l’altra sera, quando ci siamo
visti, io ho… ho come avuto la sensazione che tu volessi dirmi qualcosa, e…”
Beep.
Merda. Odio le
segreterie telefoniche.
Compongo di
nuovo il numero e aspetto che si attivi il nastro.
“Ciao. Di nuovo
io. Ecco, l’altra sera ho avuto la sensazione che tu mi stessi per dire
qualcosa, e… e davvero non riesco a capire che cosa potesse essere. Eri bellissima,
Grace. E hai fatto un ottimo lavoro. Non ho ancora avuto occasione di dirtelo,
ma… sei stata grande. E ora credo che dovrei andarmene. Il fatto è… il fatto è
che ti ho portato una cosa, e ci tenevo a dartela di persona, ma… la lascio qui
davanti alla porta, ok? Ti amo, Grace.”
Metto giù un
attimo prima che il ‘Beep’ mi fermi.
Lascio il
mio regalo per terra, davanti alla porta di casa sua, e mi preparo ad
andarmene.
Mentre sto
per scendere le scale, il mio cellulare squilla. Mi fermo a rispondere.
“Sì?”
“Josh?”
“Grace?”
“Sei ancora
lì?”
“Sei in
casa?”
Il rumore di
una serratura che gira mi costringe a voltarmi.
Grace si
affaccia, con il cordless in mano. Sorride e solleva dallo zerbino il mio
regalo. “Gaston…” sussurra.
“E’ il tuo
personaggio preferito.”
Solleva lo
sguardo su di me, poi si riporta il telefono all’orecchio. “Ti amo, Josh.”