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Autore: virgily    06/11/2010    1 recensioni
-c-cosa?- sussurro’ sollevandosi di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
-oops, credo che dovevo parlartene con piu’ calma vero?-
-p-papa’? c-che significa?-
-bhe si, ecco... insomma. Dio volevo trovare un modo piu’ carino per dirtelo. Ma riflettendoci non c’e’ un modo piu’ delicato per dirtelo...- comincio’ il suo genitore cominciando a balbuzziare a raffica senza neanche prendere fiato
-cosa? Papa’ dimmi che cazzo sta succedendo!-
-Rose viene a vivere qui-
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ notte fonda e il ragazzo era ancora sveglio. Immobile sulla poltrona, avvolto da un plaid verde e una tazza di café bollente tra le mani; lo sguardo fisso sulla porta. Quasi non gli sembra vero: lui che aspetta quello scapestrato di suo PADRE. Certo non era molto normale che fosse il figlio a dover “educare” il proprio genitore, ma dopotutto nella famiglia Radke tutto e’ possible. Aveva le palpebre che pesantemente cercavano di chiudersi, le occhiaie gli arrivavano fino alle caviglie. Non era la prima volta che rimaneva alzato fino alle Quattro aspettando che ritornasse, sgattaiolando come un ladro in casa sua; no erano mesi ormai che andava Avanti questa storia, e Ronnie si era stufato, ormai la classica scusa “vado al bar con gli amici” faticava a digerirla. Eccolo che lentamente, cercando di provocare il meno rumore possible l’uomo rientrava nella sua dimora: la giacca sotto braccio, mostrando il completo elegante, si “quello buono”, quello per le occasioni importanti. Appena l’uomo volto’ le spalle e vide quei due buchi neri brillare sotto la fioca luce della candelina posta sul tavolino in soggiorno, quasi sobbalzo’, anche quella volta, per lo spavento.

-R-Ron! Wow ... vedi che ti succede a bere tutta quella caffeina?!- ridacchio’ grattandosi dietro l’orecchio, cercando di sembrare il piu’ naturale possibile mentre rimetteva in ordine il suo lungo cappotto nero in lana cotta, anche quello oggetto del suo elegante completo scuro

-papa’? ti siedi qui per favore? Vorrei parlare con te...- affermo’ imporvvisamente il ragazzo, aveva il tono freddo e serio. I suoi occhi non lasciavano tapelare nulla. L’uomo degludi’ rumorosamente, sapeva cosa stava per succedere, e non voleva. O meglio, lui voleva dirgli la verita’... La splendida verita’ che da mesi ormai lo stava prendendo, ma la paura di ferirlo era piu’ grande di lui. Il signor Radke si apposto’ proprio accanto al suo amato figlio; le mani giunte, lo sguardo basso e pensieroso

-papa’... Non vai a prostitute vero?- domando’ improvvisamente il piu’ giovane prendendolo alla sprovvista. Alla sua affermazione immediatamente l’uomo lo fisso’ ocn occhi impietriti e sconvolti allo stesso tempo, e uno spasmo del riso ben visibile sull’angolo sinistro del labbro superiore

-stai scherzando? Dio no! Oh cielo Ronnie. Pensi davvero che sia ridotto cosi’ male?!- rispose facendo prendere un profondo, anzi profondissimo  respiro di sollievo al suo giovane figlio. La sua piu’ grande paura, grazie a Dio, era infondata

-scusa, e’ che stai sempre fuori. Sei sempre cosi’ troppo curato, cosi’ fine... ho pensato che andassi ad escort! E sai che... Beh i mignottoni di quella portata ci spennano- rispose francamente il moretto, facendo scoppiare a ridere il suo genitore

-beh Ron. E’ normale che tu ti faccia delle domande. Ed e’ ora che ti dia una spiegazione- affermo’ il piu’ grande afferrandogli una mano, quasi volesse rassicurarlo prima di fargli “il primo discorso serio” apparte quello sul “come non ingravidare una sedicenne”, e questo lo fece rabbrividire e sbiancare come un lenzuolo allo stesso tempo.  Gia’ si immaginava un giro di parole assurdo che sarebbe andato a finire con quella frase che temeva gia’ da tempo di sentire dale sue labbra: “figliolo io ho anche un’altro figlio”

-Ronnie... io...- comincio’ biascicando. Al povero Mr. Radke tremava la voce, gia immaginava le urla e gli strepiti; ebbene si, quando ci si metteva suo figlio poteva diventare acido peggio di una donna con la sindrome premestruale

“non dirmelo... T-Ti prego” si scongiuro’ alzando lo sguardo spaesato e drasticamente disperato; gia’ sentiva i lacrimoni gonfiargli gli occhi color nocciola, i suoi placidi occhietti spenti e tristi. L’idea che avrebbe avuto un fratello da un’altra donna era uno dei suoi peggiori incubi; se c’era una cosa che amava era proprio il fatto di essere figlio unico, di godere di quei privilege che un fratello rompiballe non avrebbe mai ottenuto

-io mi vedo con un’altra donna!- il piu’ giovane gia aveva cominciato a strapparsi i capelli; ormai la sua mente era cosi’ pervasa dalla sua sensazione infondata che non aveva udito con chiarezza le sue parole. Poi improvvisamente si accese, il lume del suo intelletto comincio’ a brillare, a splendere proprio come il suo sguardo. Senza dire nulla allora corse tra le braccia del padre, stringendolo forte, piangendo per la gioia. No non fraintendete, onestamente non gliene fragava molto del fatto che suo padre stesse frequentando una donna, sapeva di che pasta era il signor Radke, dopotutto era suo figlio! Certe cose le sapeva bene, proprio come era sicuro che anche lei era un’altra delle sue “donne/conoscenza”. Piuttosto era commosso dal fatto che anche questa volta si sbagliava, e che le sue pipe mentali erano servite a ben poco

-ohh se piangi adesso cosa farai quando la conoscerai?scoppierai in lacrime come una femminuccia ogniqualvolta che la vedrai in giro per casa?- ridacchio’ l’uomo coccolandogli dolcemente i capelli; non riusci’ a scorgere il viso pallido e smorto che suo figlio aveva assunto improvvisamente, mozzando il fiato, rimanendo paralizzato

-c-cosa?- sussurro’ sollevandosi di scatto, fulminandolo con lo sguardo.

-oops, credo che dovevo parlartene con piu’ calma vero?-

-p-papa’? c-che significa?-

-bhe si, ecco... insomma. Dio volevo trovare un modo piu’ carino per dirtelo. Ma riflettendoci non c’e’ un modo piu’ delicato per dirtelo...- comincio’ il suo genitore cominciando a balbuziare a raffica senza neanche prendere fiato

-cosa? Papa’ dimmi che cazzo sta succedendo!-

-Rose viene a vivere qui-

 

-AHHHHHHHHHHH- gridando appena il moretto si sollevo’ dal letto respirando faticosamente: la fronte era madida di sudore, le labbra erano secche e screpolate. Riaffondo’ tra le coperte, pensando al fatto che avesse fatto l’incubo peggiore della sua vita; si perche’ non era un comportamento sano da Radke “convivere con una donna”. Osservo’ il soffitto  della sua camera da letto, era noiosamente bianco, ma dopotutto gli piaceva sperdersi nei suoi pensieri guardando quella superfice liscia e priva di colore... Non sapeva bene il perche’ ma lo rilassava. Passarono pochi minuti quando decise che era ora di prepararsi: era Sabato, e il sabato si cazzeggiava in giro con gli amici... ma soprattutto con le “amiche”. Ancora stordito dai sintomi post-risveglio non guardo neanche dove metteva i piedi, tuttavia, sebbene fino ad ora fosse riuscito ad evitare due dei grandi scatoloni che fiancheggiavano il suo giaciglio, non fu altrettando fortunate qusando dovette “evitate” il second letto a una piazza che era posto dalla parte opposta della sua camera, proprio dove la sera prima si trovava il suo armadio. Decise che era arrivata l’ora di darsi una bella strofinata e osservare cosa diavolo fosse successo: il suo armadio era stato spostato, cosi’ come i suoi amati poster e i suoi scarabocchi; al loro posto un lettino dalle lenzuola violacee, tipicamente di gusto femminile, e una piccolo mensola posta sopra di esso. Cosa diavolo era successo alla sua amata cameretta? Ma soprattutto, come aveva fatto a non accorgersi di quegli spostamenti? Che fosse stato drogato? O forse erano quelle ore arretrate di sonno ad averlo private di ogni senso? Immediatamente si vesti’ alla buona: un jeans e una canotta striminzita nera bastavano e avanzavano. Ancora scalzo si diresse contro la porta in legno scuro e non curante del rumore provocato la sbatte’ forte chiudendola in preda a quell’ictus di violenza che gli stave annebbiando tutto. Scese a grandi falcate al piano inferior e quasi ringhiando chiese, anzi pretese l’attenzione del suo genitore:

-che cazzo hai fatto alla mia camera?! Porca puttana mi hai mentito. Hai detto che quella tipa li non aveva figli! Anzi no, una figlia! Dio papa’ pensi davvero che convivero’ con una bamboccia impiastra tra i piedi?!- non appena udi’ la sua voce adirata il signore lo fulmino’, dopotutto cosa ne sapeva lui che c’erano altri Quattro occhi che lo osservarono impetriti e spaesati alle sue spalle. Il signor Radke sbuffo’ cercando di mascherare la vergogna e la rabbia incui il suo bambino capriccioso lo aveva fatto inabissare; e avvicinando a lui gli fece cenno di voltarsi, e anche alla svelte se non voleva fare una brutta fine. Incuriosito e stranito allora Ronald si volto, e arrossi’ di colpo quando le vide: la piu’ alta doveva avere sulla quarantine; un fisico asciutto e le braccia colme di buste e scatoloni; gli occhi erano azzurissimi e non appena s’incrociarono lei gli sorrise, cercando di non dare peso a quello che aveva appena ditto. Tuttavia Ronnie non si preoccupo’ tanto di lei, ma della seconda: aveva i capelli corti fino a sotto le orecchie color cioccolata, le labbra fine e rosee, gli occhi verdissimi. Sebbene rimase affascinato da quella figura cosi’ mingherlina e docile che a malapena riusciva a tenere una scatola da imballaggio in mano, non pote’ far altro che sentirsi letteralmente male. Aveva cominciato veramente alla grande, ed era sicuro che prima o poi, qualcuno, identificato come suo padre, gli avrebbe fatto una bella ramanzina di due ore

-perdonalo Rose, si e’ svegliato con il piede sinistro non e’ vero Ronnie?- domando’ il suo genitore poggiandogli una mano sulla spalla, fissandolo con quello sguardo e quell sorriso forzato che volevano dire “perca puttana se ti prendo ti ammazzo”

-oh, non preoccuparti caro. Sono felice di conoscerti, tuo padre mi ha parlato molto di te Ronnie- ridacchio’ la donna  dagli occhi piu’ chiari prima di indicargli con lo sguardo la figlia,la quale, non appena vide quei due faretti lucenti osservarla dispiaciuti e incantati allo stesso tempo arrossi’ di colpo, abbassando lo sguardo timidamente

-lei e’ Lullaby. Mia figlia. Sono sicura che andrete d’accordo, no?- domando’ Rose cercando di spezzare il ghiaccio, ma la barriera che la piu’ piccola aveva generato era piu’ forte di quando sia il moro che sua madre avessero pensato. La castana sorrise appena e senza dire nulla Sali’ su per le scale.

“ Stavolta sono davvero cazzi tuoi” penso’ il giovane Radke salendo le scale. Doveva scusarsi con lei, era cosi’ carina e sembrava cosi’ indifesa... si sentiva proprio una merda per quello che aveva detto. Busso’ appena e apri’ la porta. Entro silenziosamente, quell tanto che bastava per vederla che silenziosamente finiva di sistemare un peluche sul suo cuscino: una piccolo renna dal naso blu senza un’occhio; un po macabra ma a lei doveva piacerle molto. Diede appena un lieve colpo di tosse, come per avvisarla della sua presenza, anche se quest’ultima aveva ben capito di essere osservata da lui; aveva udito i suoi passi, e piu’ si avvicinava piu’ sentiva il cuore batterle nel petto. Lullaby ancora non riusciva a credere al fatto che sua madre, finalmente, avesse riscoperto l’amore... e sopratutto che questo suo nuovo “compagno” avesse un figlio altrettanto bello quanto stronzo. Oh si, da subito aveva capito di che pasta era fatto, e dopotutto dopo quella scenata capirlo le fu ancora piu’ facile . il moretto si accosto’ accanto a lei e comincio’ a fissarla, era piu’ forte di lui: queli occhietti grandi e Verdi erano veramente profondi... tutto il resto sembrava scomparire, proprio come le le scuse che era ben intenzionato a porgerle

-d-devi dirmi qualcosa?- domando’ la giovane sedendosi accanto a lui, smettendo di riporre sul suo materasso la pila di libri che strasbordava dallo scatolone posto all’angolo

-eh? Ah... ecco. Scusa. Sono stato davvero uno scemo-  rispose ridendo, assumendo una sbileca espressione del viso; non era divertito affatto, ma bensi’ parecchio agitato

-no, non sei stato scemo- rispose la giovane donna sorridendogli dolcemente

-ah no?- rispose stranito, onestamente dopo quello che aveva ditto si aspettava chissa’ quail insulti

-no. Sei stato un cafone, un vile... Insomma sei riuscito a mostrarti come un povero ragazzino viziato...- affermo’ piu’ seriamente facendolo sbiancare “ah beh, ora mi tornano i conti” si disse abbassando appena lo sguardo. Lullaby aveva pienamente ragione e quasi si vergognava a continuare a guardarla. Tuttavia senti’ due dita piccolo e fredde afferrargli il mento e alzargli il viso, tornando a far tuffare le sue iridi scure contro quelle cosi’ chiare e crystalline, il cui scintillio accecava la sua vista

-tuttavia sei stato molto carino a chiedermi scusa. Ti perdono volentieri Ronnie- ridacchio’ coprendosi le labbra rosee con la mano libera, come per nascondere quella armoniosa vocina che sgorgava come acua pura dalla sua maestosa sorgente Montana. 

 

*Angolino di Virgy*

Non chiedetemi il perche' la tipa si chiami Lullaby perche' non ne ho idea. Hanno fatto tutto le mie dita! XD

Comunque. In testa ho la bellezza di cinque Fiction e ho deciso di cominciare proprio da quella che ritengo meno "emozionante". Tuttavia spero che attraverso le vostre recensioni possa capire se vale la pena continuare questo "delirio" in casa Radke.

Un bacino

-V-

  
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