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Autore: StephEnKing1985    08/11/2010    3 recensioni
Alberto aveva un ragazzo, Nathan. La loro relazione durava da cinque anni, fino a che un giorno Nathan non uscì di casa e non scomparve. A distanza di due anni, Alberto è ancora solo e non sa cosa fare della sua vita. Mentre cerca di rialzarsi, misteriosi omicidi sconvolgono la tranquilla città di Torino. Conoscendo le vittime, Alberto si sentirà in dovere di indagare. Aiutato da uno scrittore, Alberto seguirà la via dell'assassino, fino a scoprire un'agghiacciante verità che mai avrebbe potuto immaginare.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diciassette

Diciassette

Alle ore diciotto Thomas era lì seduto alla sua scrivania, dopo aver tralasciato i tentativi di cercare il muro onirico, ora si stava dilettando a cercare di dare un senso alle lettere scritte sulle pareti e sui muri della cantina del casolare. In verità vedere ancora una volta quei gatti impiccati e squartati appesi ai cavi elettrici non gli giovava allo stomaco. Trangugiò ancora un po’ della sua tisana alle erbe, che in un certo senso riusciva a dargli quel rilassamento necessario a sopportare delle visioni di quel genere. Poi il suo sguardo cadde sul cellulare, che era lì accanto, poggiato su un libro.

“Lo chiamo… o non lo chiamo?” pensò, allungando la mano verso il telefono. Si morse il labbro, dubbioso. Se lo chiamava in quel momento, di sicuro lui era in procinto di uscire dal lavoro. Però… cos’avrebbe pensato se l’avesse chiamato ancora una volta? Il pensiero di essere considerato un rompiscatole tormentava Thomas. Voleva sentirlo ancora, ma non osava comporre il numero. “Ehi ciao Alby, sai volevo invitarti a cena… No, questa volta senza vino, te lo prometto!” sorrise, ridacchiando fra sé “…Però magari se vuoi te ne verserò un bicchiere… ma solo se insisti.” Si alzò, andando verso il tavolo della cucina, facendo finta che ci fosse lì Alberto, a servirlo… “Cucino bene, vero? Non credi che potrei… che ne so, magari fare innamorare qualcuno con la mia cucina?” e rise ancora nella sua solitudine, salvo poi accorgersi che era da solo nel suo loft, e Alberto era ancora al lavoro. Sospirò.

“Andiamo, Thomas. Si può sapere cosa ti prende? Non hai mai fatto così, e soprattutto non puoi iniziare adesso. Hai un lavoro da fare, e comunque Alberto è un ragazzo fidanzato e tu ti stai lasciando prendere troppo la mano.” Spalancò gli occhi a quella vocina che gli veniva da dentro. Era fievole quanto un sussurro, ma lui la sentì anche fin troppo bene.

-Ma allora perché mi ha baciato, ieri?-

“…Forse perché ti ha visto in pena. La debolezza porta sempre guai, ricordatelo.” Rispose la vocina.

-Io vorrei soltanto che…-

“Lascia perdere quello che vorresti tu. Devi ritrovare Daniele, no? E allora spicciati. Il tempo stringe. Smetti di fantasticare e cerca di cavare fuori qualcosa da quelle lettere, se hanno un senso.”

Ascoltando la sua voce, Thomas si rimise al lavoro e cercò di capire qualcosa di quelle foto allucinanti. Trascrisse tutte le lettere che vedeva su un foglio. Poi le ordinò secondo vari criteri. Prima le lettere italiane, poi quelle straniere. C’erano molte B, molte C, moltissime X e Y. “Certo che se lo risolvessi prima io questo delitto, farei fare una brutta figura alla polizia e in più… venderei un sacco di copie del mio libro.” Sogghignò, pensando alle bozze che teneva in serbo sul portatile. Molte di esse erano più delle fantasie che fonti giornalistiche; diciamo dei piccoli racconti scritti da lui. Forse l’informazione non era la sua strada, magari poteva esserlo la narrativa. Scrivere gli piaceva, ma amava sia inventare che informare: all’Università, con il suo saggio sulla “Correlazione tra l’età delle vittime di sequestri o scomparse e varie zone d’Italia”, si era guadagnato le simpatie dell’editore bolognese per il quale lavorava. Siccome però il saggio mancava di un “qualcosa che non so spiegarti, così sui due piedi, caro Thomas”, per il momento giaceva in un angolo privilegiato della scrivania del Dottor Cremonini, in attesa di quell’integrazione che Thomas avrebbe dovuto scrivere. Una volta completata quella, il volume sarebbe stato sicuramente pubblicato, ed il ragazzo avrebbe guadagnato un congruo anticipo sulla pubblicazione. “L’Italia è un paese di voyeurs. Un bel libro sulle persone scomparse che prelude ad uno di omicidi, e diventi ricco.” Come se il denaro fosse il primo dei suoi pensieri. Cercò di farlo diventare, almeno per il momento, per spronarsi a continuare il suo lavoro sulle lettere e di conseguenza snobbare il cellulare che ancora capeggiava, silenzioso, sulla sua scrivania.

 

*****

 

“Lo chiamo… o non lo chiamo?”

Cellulare in una mano, e biglietto da visita nell’altra, Alberto era indeciso se chiamare Filippo e unirsi a lui nella serata. La lista chiudeva alle dieci, quindi aveva ben quattro ore per prepararsi. Un patrimonio di tempo, se si considerava che negli ultimi giorni le sue ore erano praticamente volate via in un istante, tra lavoro, indagini e … Thomas. Chissà cosa stava facendo adesso? “Magari se lo chiamo gli chiedo se vuole venire con me…” pensò, poi si bloccò dopo pochi secondi. “Aspetta. Non sai come potrebbe reagire se lo inviti ad una serata in discoteca.” Sbuffò. “Oh, al diavolo… ma perché ti preoccupi così tanto per lui? Neanche fosse il tuo fidanzato!” si lasciò andare sul divano, rilassandosi completamente. Le sue dita giocarono a lambire il telecomando, toccando distrattamente i tasti. Li toccò a caso, e a differenza degli altri giorni, il televisore si accese su Raitre, mentre trasmetteva il TG Regione.

-…non ci sono aggiornamenti riguardo l’omicidio di Nevio Scalise, il ventiduenne trucidato nel suo appartamento nel quartiere della decima circoscrizione a Torino. Gli inquirenti tendono ad escludere il movente economico in favore di quello passionale, ma vediamo il servizio.-

E lì partirono le immagini. Alberto guardò l’ambiente, ascoltando le spiegazioni della giornalista, avvertendo sempre più imminente un’inquietudine data dalla pesantezza della situazione. Il luogo era proprio quello dove aveva lasciato Nevio, il palazzo con il grande piazzale, circondato da automobili. Nella sequenza era intanto comparsa un’intervista al Maresciallo dei carabinieri giunti sul posto, e l’attenzione di Alberto fu catturata da un particolare.

Un’auto grigio scuro, una Volkswagen Polo vecchio modello, forse del 2004. Mentre l’intervista andava avanti, lui osservò quell’auto, avvertendo qualcosa di strano nei recessi della sua mente. Come dei campanelli d’allarme che non poteva sentire perché troppo lontani.

“Quell’auto… Mi ricorda qualcosa, ma non riesco a …”

In quel preciso istante, suonò il suo cellulare. Si alzò di scatto dal divano, andando a recuperarlo nel suo cappotto.

-Pronto?-

-Ehilà, allora vedo che esisti ancora! Che fine avevi fatto?- era Fabrizio, gioviale come al solito. Alberto sospirò.

-Secondo te? Io lavoro come te, Fabry… Comunque, avrai sentito che cos’è successo a Nevio, vero?-

-Sì, l’ho sentito. Ti hanno chiesto una testimonianza?-

-No, per fortuna- camminava avanti e indietro, come faceva quasi sempre quando parlava al cellulare. –A te?-

-Niente. Sono stato attento a rimanere anonimo. In fondo, non è che c’entrassimo qualcosa con quel povero ragazzo…-

-Stai tranquillo che se quello andava avanti ancora un po’ l’altra sera, io c’entravo eccome.-

-Vuoi dire che…?- lasciò in sospeso la frase. Alberto annuì, rispondendogli che Nevio ci aveva letteralmente provato e che se non era per Thomas che lo chiamava, probabilmente ci sarebbe stato anche un rapporto sessuale non consenziente.

-Un momento- lo fermò Fabrizio –Chi sarebbe questo Thomas? Non penso che tu me ne abbia parlato.-

Alberto si batté un colpo sulla fronte –Oh. Già, non te ne ho parlato. Praticamente è un amico di Daniele, quell’altro ragazzo scomparso, che si è offerto di aiutarmi a ritrovare…- Si morse la lingua, ricordando che Thomas gli aveva detto esplicitamente di non far sapere a nessuno che stava indagando parallelamente alla polizia. Non gli piaceva tenere un segreto così al suo migliore amico, ma disse a sé stesso che lo stava facendo per Nathan, e che una volta ritrovato, si sarebbero riuniti tutti insieme per una pizza ed una birra come facevano di solito. Mentre Alberto pensava, Fabrizio attese, ma quando non vi fu risposta, lo sollecitò.

-Allora?-

-Eh? No, niente… è solo un amico comune. Niente di che…- sorrise, sperando che Fabrizio se la sarebbe bevuta, il che era molto improbabile ma teoricamente possibile. Si immaginò Fabrizio dall’altro capo del telefono aggrottare le sopracciglia e grattarsi il mento in segno di incertezza, poi alzare le spalle e prendere per buono ciò che il suo migliore amico gli aveva appena detto, ma rimuginandoci sopra ogni tanto. Fabrizio era un bravo ragazzo, ma al tempo stesso difficile da incastrare.

-Come va con Rosanna?- Buttò lì Alberto, tanto per rompere il silenzio.

-Ah, con lei va tutto bene. A proposito, volevamo invitarti questa sera per una pizza… Magari visto che l’ultimo che ti ho presentato è morto, è meglio se porti tu quel tuo amico… Come hai detto che si chiama?-

-Thomas- disse tra i denti Alberto, non proprio contento della battuta che aveva fatto Fabrizio. E non era troppo contento del fatto che stesse parlando così liberamente di un omicidio al cellulare. E se la loro conversazione fosse stata intercettata? –Comunque non lo so. Sono abbastanza stanco, e … magari voi due preferite conoscervi meglio. Cosa ci vengo a fare io con …- si interruppe, non volendo menzionare ancora una volta Thomas -…con il mio amico?- concluse.

Ridacchiando, Fabrizio rispose –Alby, ma proprio non capisci? Io e Rosanna vogliamo annunciare il nostro fidanzamento ufficiale.- A quelle parole, Alberto strabuzzò gli occhi.

-Come come come? Ti vuoi fidanzare con Rosanna? Ma… Fabry, sei sicuro?-

-Mai stato più sicuro.- Ribatté quello, secco, con un tono di voce che faceva capire che Fabrizio stava sorridendo mentre lo diceva. Immediatamente le congetture sul futuro di loro due fecero capolino in testa ad Alberto, che prima vide l’amico a braccetto con la ragazza dai ricci vaporosi; da lì lo vide accompagnarla all’altare ed infilarle un anello al dito, per poi ancora spingere una carrozzina e tenere in braccio un neonato. Tutto questo mentre lui era escluso dalla sua nuova vita. Si sentì crollare il mondo addosso, soprattutto al pensiero che Nathan non era lì in quel momento, pensando che Fabrizio se n’era deliberatamente dimenticato. “Ma come” avrebbe voluto dirgli “Non pensi che io sono qui da solo che sto cercando di ritrovare il mio ragazzo… e.. e tu… dai un annuncio ufficiale di fidanzamento? Senza che Nathan possa parteciparvi? Questo… questo è… inaccettabile!”

Aprì la bocca, preparandosi a versargli addosso tutto quel discorso, ma si fermò, timoroso di sentirsi rispondere la solita solfa: “Guarda che il mondo non gira intorno a Nathan, Alberto. Sarebbe ora che tu ti svegliassi. Non puoi continuare a vegetare nel suo ricordo, lo vuoi capire?”

Richiuse la bocca, a questo punto non sapendo più cosa dire.

-Bene. Sono contento per voi- rispose meccanicamente –Io questa sera non posso venire, ma se tu fossi così gentile da spostare questa cerimonia, magari io potrò esserci.- concluse, mentre Fabrizio restava in silenzio. Intuì chiaramente di essere stato il primo a cui Fabrizio aveva dato quella notizia, e ciò lo riempì di gioia, ma al tempo stesso sarebbe stato un guaio se Rosanna avesse appreso di essere stata seconda al migliore amico del suo fidanzato “Hai molte cose da imparare, Rosy…” pensò Alberto.

-Effettivamente posso ancora aspettare un po’- rispose Fabrizio, con una voce in stile “ma sì, forse è la cosa giusta da fare”, non troppo convinta ma nemmeno troppo entusiasta –Ma bada che lo faccio per te, d’accordo? Lo so che tu vorresti che Nathan fosse lì a vedere la mia fidanzata ed il mio matrimonio… Quindi non ti cullare troppo sugli allori. L’invito è soltanto rimandato. Sbrigati a trovare il tuo ragazzo.-

L’ultima affermazione stizzì un po’ Alberto, che chiuse gli occhi e chiuse in un pugno la mano destra, mentre quella sinistra gli tremava per il nervoso. Strinse con più convinzione il cellulare. –Un attimo. Non è che puoi dirmi “Sbrigati a trovare il tuo ragazzo”, perché se fosse per me io l’avrei già trovato. Sta già indagando qualcun altro al posto mio, ed io non posso far altro che aspettare.-

Sentendosi preso in contropiede, dopo un minuto di silenzio, Fabrizio rispose –Ti va fatta bene che non ho ancora detto nulla a Rosanna- e lì Fabrizio pensò che ancora una volta aveva avuto ragione, sentendosi di nuovo lusingato ma stranamente inquieto, come se un temporale sarebbe scoppiato da lì a poco con il suo migliore amico –però lasciami dire che tu non puoi tenere ferme così le persone, soltanto perché il tuo ragazzo non c’è più. Onestamente, non sai se se ne sia andato, se sia stato rapito… per quel che ne so, potrebbe anche giacere con una pietra al collo nel…-

-Basta così, Fabrizio- tagliò corto Alberto, questa volta veramente adirato. Sentiva il sangue che gli pulsava nelle tempie, e non volle ascoltare oltre. –Ti auguro di passare una bella serata con Rosanna e altresì ti auguro di sposarvi presto ed avere tanti bambini felici, e prega iddio che non ti nascano omosessuali come me. Buona serata.-

Sentì Fabrizio che urlava “No!!! Alby!!! Aspetta!!!” mentre si toglieva il cellulare dall’orecchio e spingeva il tasto di chiusura della chiamata, spegnendo anche il telefono, che poi buttò sul tavolo della cucina. Affondò il viso nelle braccia, con una gran voglia di piangere, ma stranamente non ci riuscì. Dalla sua gola uscirono soltanto dei singhiozzi e dei colpi di tosse strozzati.

Senza pensarci, riprese al volo il cellulare, lo riaccese e compose il numero del biglietto da visita di Filippo.

-Voglio proprio vedere se Nathan avrà il coraggio di farsi vedere anche stavolta.- pensò, al colmo della disperazione.

 

 

 

 

   
 
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