Videogiochi > Spyro
Segui la storia  |       
Autore: dragoargento    13/11/2010    2 recensioni
Pharnasius è un'indomita e temeraria dragonessa viola, in lotta per cercare di salvare le briciole di un mondo morto da tempo, appassito sotto le perverse grinfie del malvagio Oscar. Una serie di avvenimenti la coinvolgerà in una battaglia che si sta svolgendo in un mondo che non le appartiene, dove la sua e l'altrui lotta del bene contro il male si fonderanno assieme, assumendo pieghe inaspettate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
la mente di Oscar

La mente di Oscar

Incapace di pensare, ignaro di essere stato ad un passo dalla distruzione, il pianeta aveva continuato la sua abituale rotazione, permettendo ai primi pallidi raggi del sole di scacciare la notte e invadere la Valle di Avalar con un’alba perlacea.

Il bagliore diede una forma indistinta alle cose, trasformando erba ed alberi in gioielli d’argento, dove grosse gocce di diamante andavano man mano evaporando con l’aumentare della temperatura, divenendo nebbia, inghiottendo ogni cosa in un’atmosfera irreale, dove la luce si diffondeva in maniera amorfa o si condensava in lame affilate.

La collina erbosa sembrava un’isola che spuntasse nel bel mezzo di un mare tumultuoso, che si contorceva in spirali ed innalzava evanescenti pinnacoli di vapore.

Due draghi viola stavano dormendo profondamente alla sommità della modesta altura, accucciati l’uno accanto all’altra e cingendosi a vicenda con le ali per tener lontano il freddo della notte.

Di colpo il respiro regolare di Pharnasius ebbe un impercettibile sussulto, mentre le pozze nere dei suoi occhi iniziarono inquietamente a muoversi da sotto le palpebre chiuse.

La dragonessa si svegliò e con sua immensa sorpresa e confusione si ritrovò distesa su un morbido ed elegante divanetto, foderato di broccato rosso, dove una leggera fantasia di rose si susseguiva tra le pieghe del tessuto.

Pharnasius fissò sgomenta i lunghi guanti di lucida seta nera che le cingevano gli avambracci ed i gioielli che le adornavano in collo, gli arti e la coda.

Brillavano come oro colato alla luce del caminetto, con la loro opulenza di linee che appartenevano ad un’epoca passata da secoli, come d’altronde era ogni cosa che adornava la stanza che la circondava, dal servizio da tè in porcellana dipinta d’azzurro, alle tende e le librerie colme di vecchi tomi.

Un profumo intenso di ginepro, con una lieve punta di rosa, le invase le narici, minacciandola di stordirla, mentre un panico bruciante trafiggeva Pharnasius con ondate alternate di gelo, che la fecero rabbrividire nonostante la cappa di calore che aleggiava nella stanza.

No…. Non poteva essere vero! Era soltanto un sogno, un brutto, bruttissimo incubo dal quale si sarebbe potuta svegliare con un pizzicotto…

-Oh Pharnasius, Pharnasius…. Non posso credere che tu sia caduta così in basso…-

Quella voce modulata e melodiosa sembrò rimbombare nel piccolo salotto, facendo sobbalzare la dragonessa viola, che girò di scatto il capo verso il vano della porta, dove la sagoma aggraziata di Oscar aveva fatto la sua comparsa.

-… amoreggiare con un individuo così gretto e rozzo… sinceramente credevo che i tuoi gusti fossero assai più raffinati…-

-TU!-

Colta da uno strano miscuglio di paura, odio e rabbia esplosiva, Pharnasius snudò gli affilati artigli con l’intento di gettarsi a capofitto sul l’altro, per cancellargli una volta per tutte quel sorrisetto strafottente dal muso; ma appena tentò di alzarsi, dal divano fuoriuscirono nastri di broccato, che le cinsero gli arti ed il corpo, scaraventandola sulla morbida imbottitura e tenendola lì, completamente immobilizzata.

Lei tentò furiosamente di divincolarsi, ma senza successo e non potette far altro che soffiare verso il Burattinaio che entrava nella stanza, mostrando il suo arsenale di bianche zanne come un misero riflesso di ciò che avrebbe voluto fare.

-Faresti meglio a calmarti, mia cara… in questo luogo è la mia volontà che controlla ogni cosa-

-No, no… non può essere… è solo un sogno!-

Oscar si avviò con passo armonioso verso una poltroncina posta di fianco al divano dove lei era distesa.

-Per certi versi sì, visto che tutto questo sta avvenendo solamente all’interno della tua testa; ma considerando quanto le tue percezioni siano vivide, potremmo tranquillamente affermare che tutto ciò stia accadendo realmente…-

Con immensa calma, il drago viola si accomodò nella poltrona, allungando le mani verso il tavolinetto lì vicino per versarsi una tazza di tè, ogni sua movenza era il frutto di un perfetto controllo sul proprio corpo, una sorta di perpetua coreografia che andava a completare l’insieme dell’ambiente, in una continua ed ossessiva ricerca edonistica.

-oh, che sgarbato… gradiresti una tazza di tè!-

-No-

-Come vuoi…-

E qui prese un cubetto di zucchero e lo tuffò nella propria tazza, mescolandone oziosamente il contenuto con un cucchiaio d’argento, dove erano state rappresentate minuscole figure di draghi e fiori.

-Tè nero al bergamotto: è considerato lo champagne dei tè…-

Si portò la porcellana alle sottili labbra scagliose e ne bevve un sorso.

-… perché sto sprecando il nostro tempo con queste osservazioni oziose? Credo che tu preferisca di gran lunga una qualche spiegazione riguardante la tua presenza nella mia dimora, non è così?-

Pharnasius non rispose, limitandosi solamente a fissare l’altro drago con l’inespressività di una sfinge.

-Diciamo che sono riuscito a collegare i nostri rispettivi neuroni, utilizzando il mio programma di realtà virtuale come piattaforma comune-

-Ma come diavolo è possibile! Visto che nessun dannato ripetitore è collegato alla mia testa!?-

Oscar la guardò con perplessità, per poi scuotere il capo con disappunto, facendo oscillare i fini barbigli che si curvarono le volute che decoravano la tazza che teneva sospesa tra gli artigli.

-Ti ho già detto di calmarti… la rabbia non ti servirà a nulla, mia cara, tranne che a renderti così spiacevolmente volgare-

Appoggiò la tazza sul tavolinetto, facendola leggermente tintinnare sul piattino, per poi concentrare la sua attenzione sul rigoglioso vaso di fiori che stava creando meravigliosi giochi di riflessi pastello, catturando le pozze di luce che filtravano dagli ampi finestroni.

-Devi sapere che sto semplicemente utilizzando come ripetitore il ragazzotto che ti dorme al fianco..-

-Cosa?!-

-Sai che i draghi di questo mondo sono capaci di fare cose incredibili, utilizzando i loro poteri magici?-

-Sì, l’ho scoperto… e devo dire che è una questione che mi fa rizzare le scaglie…-

Oscar perse interesse per i petali di asfodelo che stava accarezzando, solo per catturarle lo sguardo nelle profondità delle sue fredde iridi verdi.

-Quella che loro chiamano magia non sono altro che comunissime onde elettromagnetiche, la stessa energia ed il medesimo principio che alimentano la nostra tecnologia…-

-La biologia del pianeta dove ti trovi è estremamente affascinante: ogni essere vivente emette onde elettromagnetiche, ma quei draghi sono capaci di creare onde di incredibile potenza e la cosa più sorprendente sta nel fatto che loro siano capaci di controllarle, manipolandole a seconda dell’evenienza … ed ecco qua la magia! Null’altro che un mero fenomeno fisico-

-Ora sto semplicemente sfruttando l’energia emanata da quell’orso viola per stabilire un contatto tra di noi-

Pharnasius avrebbe dovuto rimanere stupita, ma quella rivelazione aveva cancellato ogni suo ribrezzo nei confronti delle abilità dei draghi di quel mondo alieno, ora che finalmente sapeva una spiegazione razionale si celava dietro tutte quelle assurdità che le erano accadute.

-Ma guarda che bel sereno abbiamo oggi! Perché non scendiamo in giardino per fare quattro chiacchiere?-

Agile ed aggraziato, il Burattinaio si alzò dalla poltrona, flettendo leggermente le ali ed invitando l’altra a seguirlo con un lieve cenno del muso delicato.

Senza volerlo, Pharnasius sentì con orrore il proprio corpo che si muoveva contro la sua volontà, imprigionato come una marionetta ai fili che l’altro drago viola stava ora tirando a suo piacimento, facendola alzare e camminare al suo fianco.

Come comandato dal galateo della vecchia società borghese, Oscar le porse lo snodo delle falangi dell’ala affinché Pharnasius vi potesse appoggiare il proprio, e con quell’atto di galanteria, che vista la paradossale situazione era più una crudele derisione che un atto di cortesia, accompagnò la rivale al di fuori della villetta stile neogotico.

L’immenso giardino che cingeva la residenza virtuale di Oscar, era semplicemente stupendo: un’opera d’arte.

La calda luce mattutina danzava sulla folta erba curata dei vialetti, trasformandola in smeraldo.

Rocce ricoperte di muschi spuntavano dalle sponde di limpidi ruscelletti, armoniose statue di draghi fiabeschi stavano a guardia di scroscianti cascate e piccole grotte artificiali, mentre ovunque danzava la dolce fragranza di migliaia di fiori, dalle varietà più esotiche.

Passeggiando tra l’ombra delle latifoglie ed il caldo dorato del sole, rapita da tanta bellezza, Pharnasius non riusciva a dare un senso a tutto quello che vedeva.

Stranamente, tutta quella vegetazione somigliava in maniera inquietante ad…

-I paesaggi alieni del pianeta dove ti sei schiantata-

Concluse per lei l’odiato accompagnatore, concretizzando in parole i pensieri di lei.

- Ti stai domandando il perché della somiglianza di questo luogo con l’altro pianeta, vero?-

Pharnasius annuì.

-La spiegazione è semplice: secoli fa il nostro pianeta era tale e quale a quello in cui sei ora intrappolata-

La sconcertante notizia raggelò la guerriera viola, tanto che avrebbe smesso all’istante di camminare se solo la volontà dell’altro drago non le imponesse dio continuare la loro oziosa passeggiata.

-So che sei estremamente confusa, che ti stai domandando il perché io abbia ridotto il nostro mondo in una distesa desertica mentre il mio amore per le bellezze naturali hanno creato questo piccolo paradiso… oh, sediamoci pure qui…-

I due avevano raggiunto un salice piangente, le cui lunghe fronde, simili ai capelli di una dama, scendevano mollemente fino ad increspare la superficie di uno stagno tappezzato da ninfee.

Oscar scelse di sistemarsi all’ombra del salice, laddove si poteva godere della deliziosa vista della pozza luccicante, prima di continuare il discorso con quel suo consueto tono garbato che tanto urtava i nervi già tesi di Pharnasius.

-Vorrei raccontarti una storia, mia cara…-

Si lisciò con noncuranza un’ala, prima di puntare gli occhi smeraldini in quelli di lei, enfatizzando l’importanza delle parole che da lì in poi si sarebbero susseguite.

-… una storia veramente lunga, che ha inizio centinaia di anni fa, quanto il nostro mondo era come questo giardino.-

-Sono nato in una famiglia borghese benestante, che aveva fondato la sua fortuna tramite il commercio…-

-…mio padre si adoperò in ogni maniera affinché io ricevessi un’educazione degna di tale nome. Dalle lettere classiche alla scienza, dalla filosofia all’educazione artistica, passai la mia fanciullezza studiando sotto la guida che migliori mentori che si potessero trovare.-

-Quanto finalmente divenni un giovane adulto, iniziò per me il piacere della vita di società: ricevimenti, teatro, gite all’aperto, dove la gente trasformava il mondo in un universo idilliaco, cercando la perfezione e l’appagamento estetico dei sensi in ogni azione, parola, attimo… facendo della propria esistenza un’opera d’arte!-

Il ricordo di quei tempi lontani, rapirono Oscar, cancellando il giardino e Pharnasius mentre rivedeva i luoghi e le persone della sua giovinezza.

-Poi però mi accorsi che una tremenda maledizione scorreva nelle mie vene: l’immortalità-

-Gradualmente, vidi le persone a me care invecchiare mentre io rimanevo immutato, come se avessero scolpito le mie fattezze nel marmo-

-Non ci volle molto prima che gli altri draghi scoprissero l’innaturale perdurare della mia giovinezza, rimanendone spaventati…. Venni allontanato e perfino la mia famiglia mi rinnegò-

Oscar afflosciò le spalle, fissando senza vederla l’erba.

Il dolore di lui era così evidente che Pharnasius provò una punta di pietà nei suoi confronti, ora che quella sua costante malizia si era momentaneamente dileguata, come rugiada al sole.

-Divenni un reietto, l’ombra di me stesso mentre il mondo cambiava, si trasformava ed io non ero altro che un patetico scarafaggio che ne elemosinava le briciole, sperando in una morte che mai arrivava, maledicendo la mia giovinezza eterna…-

-… poi fecero la loro comparsa i primi congegni elettronici, con le loro inesplorate potenzialità che non tardarono a catturare il mio interesse…-

-Cercai, da autodidatta, di studiarli e di capirne il meccanismo, sperimentando nuovi meccanismi con quello che riuscivo a raffazzonare… fortuna volle che un famoso ingegnere elettronico si smarrisse un bel giorno nei sobborghi della città dove momentaneamente mi trovavo, e che cercando una via d’uscita da quello squallido susseguirsi di baracche, mi notasse, intento com’ero a sperimentare…-

-… quel generoso drago capì il mio talento e divenne il mio mecenate: mi tolse dalla strada e pagò i miei studi fino a quando non entrai a far parte del suo team di ricerca, distinguendomi ben presto dal resto dei ricercatori e superando in bravura il mio maestro… fui io ad inventare la tecnologia della realtà virtuale e fin da subito capii che avevo tra gli artigli gli strumenti giusti per riavere indietro ciò che avevo perso…-

-… tra anni di incessante lavoro, convegni, conferenze e lezioni tenute in tutto il mondo… la mia creazione andava man mano perfezionandosi fino a soppiantare perfettamente la realtà fisica…-

-.... creai questa villa e questo meraviglioso giardino, dove sempre più spesso mi ritiravo per riposare l’anima e godere della perfezione assoluta che solamente qui potevo trovare… pian piano capii che non vi era alcuna differenza tra la vita reale e quella virtuale, tranne solo che un piccolo particolare: la vita virtuale aveva il pregio di poter essere modellata a piacimento, eliminando così tutto ciò che era spiacevole … cancellando per sempre il dolore!-

Pharnasius ascoltava la storia di Oscar un’espressione sconcertata man mano che i vaneggiamenti del drago viola ne tinsero la voce di un pericoloso tono acuto, che lo faceva somigliare ad un fanatico religioso che proclamasse il proprio credo nella piazza del mercato.

-… Ho trovato la chiave della Felicità! Ti rendi conto della portata della mia scoperta? Perché continuare a vivere in un mondo spietato quando sarebbe stato semplicemente possibile crearsi il proprio paradiso in terra?... Gli altri draghi, stupidi come non mai, ovviamente non capirono ed inorridirono alla mia proposta, così decisi che era giusto che l’intera nostra razza vivesse senza gli affanni del mondo e che, se gli altri non mi avessero seguito di loro spontanea volontà, li avrei semplicemente costretti… facendo del mondo fisico un luogo infernale ed invivibile…-

L’orrore stappò un gemito allarmato dalle fauci spalancate di Pharnasius.

-Tu cosa?!-

Boccheggiò la guerriera.

Era pazzo, folle, completamente fuori di testa, ormai Pharnasius non ne aveva più il minimo dubbio al riguardo.

La disgrazia stava semplicemente del fatto che una mente così distorta, martoriata da una innumerevole serie di traumi, celasse una genialità incredibile, che gli aveva permesso di realizzare quei suoi sogni perversi, nell’assurda e pericolosa convinzione di agire per il giusto, per il bene di tutta la sua razza.

Oscar la squadrò con occhi tristi, prima che la collera gli fece snudare le zanne.

-Anche tu non capisci?!-

Le ruggì contro con veemenza, abbandonando ogni suo contegno per svelare tutta l’aggressività che nascondeva in una parte remota del suo essere.

Poi, veloce come si era scatenato, il suo uragano interiore si calmò.

Oscar si ricompose con estrema dignità, lasciando vagare lo sguardo verso il lontano orizzonte celestino del parco.

-Non importa… vorrei solamente averti sempre al mio fianco e condividere con te questo tesoro… tutto qui… non so perché, ma gradisco particolarmente la tua compagnia-

Pharnasius imprecò tra sé e sé: ora sapeva perfettamente come si sentivano i polli in gabbia che attendevano di essere cucinati nello spiedo che girava nel forno.

Oscar si era nuovamente girato a fissarla, con quelle sue sembianze meravigliose che nascondevano le tumefatte bruttezze della sua assoluta follia.

Un accenno di sorriso gli modellò le labbra in una curva armoniosa mentre le si avvicinava con esasperante lentezza.

-Ci vedremo presto, Pharnasius-

Il Burattinaio le prese con delicatezza la zampa, e con un atto di antiquata galanteria si portò il dorso della sua mano alle labbra.

Con quel bacio, Oscar la restituì alla realtà.

 

La dragonessa viola si svegliò di soprassalto con un urlo che scaricò tutta la tensione che aveva accumulato; poi si guardò febbrilmente attorno, temendo di veder spuntar fuori dal nulla l’odiato nemico, ma non vide altro che foreste, prati e la massa violacea di Malefor al suo fianco.

Il Maestro delle ombre si stava scrollando di dosso il torpore del sonno, guardandola con estrema confusione.

-Pharnasius… tutto bene?-

Lei riuscì a stento a reprimere un attacco isterico, raggomitolandosi su se stessa e nascondendosi il muso tra le grinfie contratte, tremando come una foglia.

Ali e braccia premurose la cinsero…. quell’atteggiamento le ricordò Loki.

-Ehi! Pharny, che ti prende?-

-M-mi ha trovata!-

Riuscì soltanto a farfugliare con voce rotta.

-Lui è qui! È qui!-

Il solo rievocare a parole la dura realtà, le diedero la sensazione che il suolo si stesse sgretolando da sotto le sue zampe.

Temendo di precipitare nel vuoto, Pharnasius si aggrappò a Malefor così come un naufrago tenta di ancorarsi allo scoglio per sottrarsi alle onde della tempesta.

Poteva avvertire il vigoroso battito cardiaco rimbombare nell’ampio petto di lui e questo le bastò ad acquietare le acquee tumultuose della paura che aveva lasciato che avesse la meglio su di lei.

Cosa stava mai facendo?! Lei era una guerriera, mica una cucciola piagnucolosa!

-Pharnasius! Pharnasius! è urgente! Ho rilevato una massa gigantesca che sta entrando nell’atmosfera del pianeta…-

L’evanescente sagoma di Belta si era materializzata , tradendo un piccolo sussulto di sorpresa alla vista dell’aspetto scosso e sconvolto della sua padrona.

-Maledetto figlio di puttana! Così quel damerino vorrebbe rovinare anche questo mondo… no, non glielo permetterò… -

Pharnasius pronunciò le sue parole con una tale ferocia sanguinaria che perfino Malefor ne rimase sconcertato.

-Belta, fammi da guida-

Lei si divincolò con gentilezza dal suo abbraccio, spiccando immediatamente un balzo che la portò a librarsi nel cielo e lasciando il confuso Maestro delle Ombre a cercare di dare un senso a quel che stava accadendo… senza  però avere successo.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Spyro / Vai alla pagina dell'autore: dragoargento