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Autore: Ainely    15/11/2010    0 recensioni
Il "Ladro di parole" sa ascoltare ciò che il suo fedele e prezioso amico vede e proprio in una giornata come quella, fredda e bagnata, riesce di nuovo a discutere con lui, a rubargli ciò che l'amico ha visto durante il loro vagabondaggio per la grande città. Chissà se poi alla fine scoprirà il titolo di quella vecchia o nuova canzone Country, ma quella è tutta un'altra storia...
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15 Novembre
 

Piove.

E' una giornata uggiosa, dannatamente grigia. E naturalmente piove.

Sì, così va meglio. Non posso iniziare subito senza descrivere, senza romanzare la pioggia per dare al lettore un'idea, un suono, un colore, un ricordo, sennò che razza di racconto sarebbe?! Ecco, dove ero rimasto? Sì, alla pioggia, la dannata pioggia.

Nonostante tutto sono fuori, ho girovagato come un qualsiasi turista per la città, col mio ombrello vecchio e ormai bello che rotto e mi sono rifiugiato un po' ovunque. Negozi d'abbigliamento, grandi magazzini, librerie, tabacchini... ho visto tutto però con occhio tedioso, critico, distaccato. Mi sono solo domandato e meravigliato di quanta gente girasse senza una meta come me al lunedì mattino, con questo freddo umido che ti penetra fino alle ossa e quel vento che ti porta all'esasperazione, per non parlare della pioggia che cade lateralmente, dunque ogni tuo tentativo di ripararti è pressoché inutile. Eh già, la pioggia non mi lascia mai di buon'umore... non so, ma è come se l'umidità facesse marcire qualcosa, qualcosa che... ah, ma lasciamo perdere, di sicuro non starete leggendo questo mio racconto solo per sapere dove ho bazzicato o se mi si sono bagnati i pantaloni o meno, no?

Un vecchio disco Country... o non lo è?
Sta suonando nel bar in cui ora mi trovo, faccia a faccia col mio amico, il taccuino.
Lo osservo, sfioro la sua copertina ormai consunta, reduce di troppi appunti, di troppi pensieri, di troppi segreti. E' sempre divertente rileggere vecchi appunti e trovare sempre ed inevitabilmente frasi troppo contorte, errori indicibili o frammenti di emozioni dimenticate nella "scatola dei ricordi", o memoria se vogliamo sfatare il mito poetico. E' da diverso tempo che non scrivevo più niente.
Strano, davvero strano.
Solitamente mi basta camminare per strada e osservare qualcosa e la mia mente comincia a cercare particolari, movimenti e altri dettagli che solo io percepisco e comincio a leggere la storia, ma solo la mia penna e il mio taccuino le possono raccontare, o meglio... cominciano a dettarmi ciò che c'è e ancora non c'è e quando giungo alla parola fine mi sento soddisfatto, senza quell'oppressione tediosa o "marcia", e in quell'istante nemmeno la pioggia può abbattermi. Sì, credo di essere sempre stato un sognatore, un avventuriero dell'invisibile.

Alzo lo sguardo. Nel bar ristagna una luce gialla che nel contesto appare piacevole, molto intonata con ciò che vedo e con il contesto della giornata. Mi soffermo ad ascoltare la canzone, a sentirne il testo. Non è male ma continuo a non ricordare dove l'ho già sentita. Eh, potrebbe diventare una di quelle ossessioni del genere "Ah, finché non so come so chiama non mi muovo!", però devo tornare a vedermela con lui.

Sì, lui.

Il taccuino, no? Ve l'eravate dimenticato? Io no, e come potrei? Sono uscito di casa espressamente per bagnarmi, mettermi di cattivo umore e rintanarmi in un posto poco affollato e con un'atmosfera particolare per poter finalmente rubare qualche parola al mio taccuino.


Il ritmo della canzone mi entra nella testa, accattivante. Mi sembra di essere seduto al tavolino di un saloon e mi pare addiritturadi sentire l'odore di un sigaro, uno di quelli buoni, aromatico se non sbaglio. Sì, uno di quelli che ti profumano i vestiti e le dita di tabacco e caffè. Peccato che non sia così, ormai vige il divieto un po' ovunque.
Certamente non mi cambiano le cose, dal momento che continuo a sentirlo, ormai la mia mente ha ripescato qualcosa dalla scatola dei ricordi, forse sono nel posto giusto.

Oltre a me e al barista c'è un uomo, sulla sessantina, seduto in maniera scomposta ad un tavolivo verso l'entrata. Sta sfogliando pigramente il giornale di questa mattina.
Io odio i giornali. Perché? Per un semplice motivo: l'informazione è finta, finta quanto i racconti di fantascienza per ragazzi. Non mi meraviglio più di nulla, non mi scandalizzo, ma mi arrabbio. Tuttavia il dottore mi ha consigliato una vita tranquilla, senza ansie in più al "dovuto", quindi ho deciso di dare un taglio anche al giornale e ai loro gossip.

Perchè sono caduto su questo genere di discorso? Accidenti a me, ero partito bene, no? Col piede giusto, atmosfera giusta... e mi perdo grazie a quello che legge il giornale... pazienza, cerca di ritrovare il punto in cui riuscivi a sentire il sigaro... sì, il tabacco... il caffè... il mio taccuino...

Lancio un'occhiata al mio bicchiere e mi accorgo di avere più un paio di sorsi della soda che ho ordinato, nel frattempo giungo ad una pagina bianca -o meglio, un po' ingiallita- e faccio scattare la mia arma affilata, la mia penna dall'inchiostro nero.

A noi due, ora, ti conviene parlare, sussurrare, cantare qualunque cosa tu abbia catturato durante il mio vagabondaggio.
Ti ruberò ogni cosa, come un ladro che veloce e silenzioso ed efficiente sa fare.

Ti ruberò il rumore di passi lungo un marciapiede che rimbombano sinistri sotto un ponte, ti ruberò il sussurro del vento tra i capelli di una giovane che ha appena perso il suo cappello, ti ruberò gli sguardi tra amanti, ti ruberò la bellezza del un sorriso di un bambino davanti ad un negozio di caramelle, ti ruberò la mia anima che tieni prigioniera tra le tue righe mentre continui a sussurrarmi mille storie, mille canzoni, mille emozioni.

Ti ruberò le parole, come solo un ladro di parole sa fare.

E poi scivolerò fuori, e sotto la pioggia ti rileggerò all'infinito col cuore pieno di gioia.


 

Ladro di parole...


 

   
 
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