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Autore: VaniaMajor    15/11/2010    0 recensioni
Raistlin è morto nell'Abisso, ma echi della sua impresa continuano a riverberare su Krynn. Il Portale non si è chiuso perfettamente e gli Dei temono un futuro oscuro. Solo lo Scettro dei Tre potrà scongiurare il pericolo. All'anima di Raistlin viene affidata una missione che cambierà il corso della Storia...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Gemelli'
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«Vuoi dire…che…sta morendo?» balbettò Caramon, guardando alternativamente il fratello e il volto immoto di Katlin.
Lo sapeva! Sapeva che qualcosa sarebbe andato storto! Se lo sentiva nelle ossa fin da prima che quell'assurda missione iniziasse! Fin da prima che Katlin facesse la sua comparsa su Krynn! Lei gli aveva restituito suo fratello, ma ora era lei che stava per andarsene, in quel modo terribile e stupido. Il modo in cui era morta sua madre.
«C’è qualche speranza di riportarla al suo corpo, Raistlin?- chiese Tanis, cupo- Hai qualcosa in mente? Qualcosa che possa servire?»
Raistlin non rispose. Non poté. In quel momento la gola gli si strinse alle dimensioni di uno spillo e prese a tossire in un crescendo allarmante, piegandosi e quindi accartocciandosi su se stesso.
«Raistlin!» esclamò Crysania, prendendolo per le spalle, scosse dai singulti. Raistlin si portò le mani alla bocca, coprendola, ma tutti videro minuscole goccioline di sangue sfuggire attraverso le sue dita. Katlin scivolò sul velluto nero e cadde a terra, producendo un tonfo sordo quando la testa toccò il pavimento. Il suono, anche se soffocato dagli spasmi di Raistlin, mise addosso i brividi a tutti. Portava alla mente immagini di qualcosa già defunto, non più una persona ma un oggetto. Caramon pose una mano sotto la testa di Katlin e la sollevò con delicatezza, prendendola tra le braccia.
«Raistlin, cosa facciamo?»  chiese, mantenendo una calma che di certo non provava.
«Non può parlare, Caramon…» disse Crysania, preoccupata. Era ovvio che Raistlin avrebbe sofferto molto, visto il quantitativo di magia che aveva usato e la prova fisica a cui si era sottoposto. Doveva essere distrutto, e necessitava di riposo. Era stupefacente di per sé che fosse riuscito a reggere quel tanto che bastava da capire quali fossero le condizioni di Katlin!
«Credo che dovremmo tornare di sotto.- li esortò Dalamar, la cui apparente indifferenza sembrava piuttosto un’apatia da shock- Lo Shalafi ha bisogno della medicina, e…»
Raistlin annuì con quel poco vigore che gli restava.
«…sotto…- riuscì a dire, tra le labbra macchiate di sangue- Katlin…il tempo…” Tossì di nuovo, così forte da far temere che si spezzasse qualcosa all’interno del suo corpo, poi lanciò a Caramon un’occhiata stanca. Il gemello annuì.
“Tanis, vuoi aiutare Raist a scendere di sotto? Io devo portare Katlin.» disse, alzandosi in piedi. Il mago chiuse gli occhi, appoggiandosi alla spalla di Crysania mentre tentava di far tornare normale la propria respirazione. Caramon aveva capito perfettamente il senso delle parole di Raistlin. Dovevano allontanarsi da quella stanza, su cui aleggiava ancora il malvolere della Regina delle Tenebre. Inoltre, dovevano permettere a Raistlin di riprendersi il prima possibile, perché il tempo concesso a Katlin era minimo e solo l’arcimago sembrava avere un’idea di cosa fare per la ragazza.
«Torniamo ai piani inferiori.» disse Dalamar, annuendo e recuperando i pezzi dello Scettro dei Tre.
Così, l’elfo oscuro e Tanis aiutarono Raistlin a scendere le scale, mentre Caramon trasportava Katlin e Crysania e i due kender li seguivano in silenzio.
Dalamar li condusse nella camera da letto dello Shalafi, sotto sua precisa richiesta. Il letto presente nella camera era molto ampio, più che adatto per ospitare due persone, e nel caminetto si poteva mettere a bollire l’acqua per la medicina. La stanza era buia, le tende coprivano l’unica parete non tappezzata di libri. Dalamar accese il fuoco con la magia, dissuadendo Crysania dall’aprire i pesanti tendaggi neri.
«Lo Shalafi non gradisce luce in questa camera.» spiegò, inchinandosi appena in segno di scuse. Tanis aiutò Raistlin a sedere sul letto e Caramon gli preparò dei cuscini per appoggiarvi la schiena, dopo aver deposto Katlin a fianco, sulle coperte scure.
«Ti preparo la medicina.» si offrì Crysania, con voce lieve. Raistlin scosse la testa.
«Prega per lei, mentre io mi riprendo.» sussurrò con la poca voce rimasta. La crisi sembrava passata, ma la gola era in fiamme e si aspettava di ricominciare a tossire da un momento all’altro. Era spossato oltre ogni dire. Gli facevano male i polmoni, aveva in bocca il sapore del sangue e il suo corpo anelava il riposo. Il sonno gli sussurrava una canzone ammaliante…ma se si fosse affidato alle sole preghiere di Crysania, Katlin non sarebbe più tornata.
«La preparo io.» disse Caramon, scambiando uno sguardo con Crysania. Lei annuì e s’inginocchiò al capezzale di Katlin. Congiunse le mani e chiuse gli occhi, immergendosi nella preghiera.
Per qualche tempo, nella stanza regnò il silenzio più assoluto. Kyaralhana si agitava, sprimacciando il tessuto delle tende, ma si conteneva dal cominciare a fare domande, messa in soggezione da quel silenzio così pesante, da quei visi così lunghi. Sperava che riuscissero a salvare Katlin, perché lei era gentile, e anche divertente. Provava una strana sensazione al petto al pensiero che morisse. Tasslehoff le sembrava mogio come quella mattina alla spiaggia. Anche Tanis aveva molte domande da fare, ma ebbe la pazienza di attendere che Caramon finisse di preparare la medicina e che l’arcimago la sorbisse con cautela, sorso dopo sorso, per restituire una parvenza di salute al suo petto malato.
Solo quando Raistlin abbassò la tazza sulle proprie gambe, Tanis parlò.
«Cos’ha esattamente Katlin?- chiese, appoggiato alla parete a braccia conserte- E’ in trance? O qualcosa di peggio?»
«Qualcosa di peggio.» rispose Raistlin, secco. Non avvertì spasmi preoccupanti alla trachea, perciò ritenne di poter parlare senza rischio di ricadere in un’altra crisi di tosse. «Katlin è sprofondata in qualcosa di molto simile al sonno di morte che mi colse nell’Abisso, quando…» Fece un gesto con la mano, senza finire la frase. Non ce n’era bisogno, in quanto avevano tutti un’idea di ciò di cui stava parlando.
«Un sonno di morte.- mormorò il Mezzelfo- Quindi la sua anima è morta, ma il suo corpo è ancora vivo?»
«Non proprio. Entrambi sono vivi, anche se non so per quanto tempo ancora.- disse Raistlin, scrutando il volto cereo della giovane di Yolta- Quando mi venne offerto quel sonno, fu Paladine ad intercedere. Mi furono concessi sogni di gioia, mentre il mio corpo si avviava con lentezza alla morte.»
«Cosa che non è mai avvenuta, perché Katlin ti ha salvato dall’Abisso.» disse Caramon, con viso tirato.
«Ha potuto farlo solo perché quel sonno era stato spezzato dagli Dei stessi.- fu la secca replica di Raistlin- Il mio spirito era stato risvegliato ed era cosciente della presenza del corpo, e della possibilità di ritornarvi come un essere vivo.»
«Shalafi, voi credete che questo stato di cose sia stato…un colpo di coda della Regina, giusto?» chiese Dalamar.
«In parte, apprendista.- ammise l’arcimago- L’anima di Katlin era già stata destabilizzata a causa dalla possessione e dal passaggio del potere divino. Probabilmente, uscire dal proprio corpo a causa dell’esplosione è stato un suo gesto inconscio di difesa. Purtroppo la Regina, all’ultimo istante, deve averne approfittato, altrimenti Katlin sarebbe già tornata.»
«Quindi Kat è imprigionata in un sonno di morte creato dalla Regina…» mormorò Caramon.
«Un lungo incubo che porta alla morte.» finì per lui Dalamar. Il suo sguardo era fisso su Katlin, e non fu difficile per nessuno leggere il tormento nei suoi occhi.
«Esatto, un lungo incubo.- disse Raistlin- Un incubo in cui lei crede di essere già morta e di non avere un corpo a cui tornare.»
«Per gli Dei…» mormorò Tanis.
«Ma tu puoi salvarla!- gridò Tasslehoff, correndo da Raistlin e stringendo nei pugni la sua veste nera- Tu sai come salvarla, non è vero, Raistlin?»
«Forse.» disse l’arcimago, liberandosi dalla stretta del kender con una smorfia infastidita. Si voltò verso Crysania. «Le preghiere non funzionano.» disse. Non era una domanda, ma Crysania aprì lentamente gli occhi, scuotendo la testa. Sospirò, affranta.
«Non riesco a raggiungerla.- ammise, con voce addolorata- Il luogo in cui si trova è troppo lontano e oscuro…Non è un luogo dove la Luce possa arrivare.»
Raistlin annuì, come se già lo sapesse.
«Potremmo provare a chiamarla per nome. Tutti assieme!- propose Tasslehoff, illuminandosi- Kat ha detto che di solito funziona…»
«Non funzionerà ora. Perlomeno, non così.- lo stroncò immediatamente il mago- Caramon, prendi il posto di Crysania.»
«Vuoi…che preghi?» chiese Caramon, incerto.
«Certo che no, sciocco!- sibilò Raistlin- Siediti solo dove stava Crysania!»
Caramon, incerto, si sedette sul bordo del letto, accanto a Katlin.
«Ora prendile la mano.» gli ordinò Raistlin. Caramon ubbidì.
«Raist, vuoi dirmi cosa…» cercò di nuovo di chiedere.
«Katlin ha un legame con noi.- disse Raistlin, assorto- Non ho idea della natura di questo legame, ma esso esiste, come perfino la nostra somiglianza fisica dimostra. Inoltre, le nostre anime sono collegate. Sono convinto che noi, insieme, potremmo riuscire a raggiungerla ed a riportarla indietro.»
«Tu credi?- chiese Caramon- Ma Raist…io di queste cose non ci capisco niente! Non conosco la magia. Io…»
«Caramon! Questo non c’entra nulla con la magia.» lo richiamò Raistlin, con una certa irritazione nella voce. Caramon si zittì, calmandosi all’istante, e l’espressione di Raistlin si addolcì appena. Lo guardò fisso e una comunicazione silenziosa passò tra loro. D’un tratto, Caramon capì. Raistlin gli stava chiedendo di tentare una comunicazione dello stesso tipo con Katlin. Ma tra loro funzionava perché erano gemelli! Nessun’altro era mai stato sensibile ai loro discorsi privati! Ma forse, con Katlin…possibile che potesse funzionare?
Caramon guardò il volto della giovane donna. L’affinità che sentiva con lei, l’affetto che provava, e le cose che Katlin aveva raccontato del suo passato, d’un tratto lo resero certo che il tentativo sarebbe andato a buon fine. Loro potevano raggiungerla. Potevano portarla indietro.
Quando alzò gli occhi, Raistlin aveva preso fra le sue una mano di Katlin. Lo sconcertò l’inspiegabile somiglianza tra quelle dita sottili, ma questo lo rese ancora più convinto.
«Proviamoci, Raistlin.- disse, sicuro- Che devo fare?»
«Chiudi gli occhi e chiamala.- fu la risposta di Raistlin- Chiamala finché non ti risponde. E poi aiutami a portarla indietro.»
Caramon annuì, e chiuse gli occhi. Lo stesso fece Raistlin. Entrambi, con estrema sorpresa di tutti, caddero in trance nel tempo di un respiro.



«Raistlin…»
«Sì.»
«Raistlin, dove siamo?»
«…nella mente di Katlin, credo. Mi sembra di riconoscere questa sensazione.»
«Ah, già…tu sei già stato nella sua mente. Ma Raist, io non riesco a vedere né me né te! E’ normale?»
«Stai un po’ zitto, Caramon! Nessuno di noi è abituato a cadere in trance, perciò non assillarmi. Piuttosto, usa quella boccaccia per chiamare Katlin.»
«Giusto. Ma vorrei almeno vedere qualcosa.»
Raistlin fece per rispondere con ulteriore cinismo, quando d’improvviso Caramon iniziò a comparire (al suo fianco?) in un luogo in cui poteva vederlo. Dapprima sembrò evanescente, poi prese man mano corpo. Emanava una certa quantità di luce, in netto contrasto col buio nulla che lo circondava.
«Ehi, sono tornato visibile!» commentò, sorpreso, guardandosi le mani.
«Così è solo uno sforzo di volontà.» ponderò Raistlin. Si concentrò, e a sua volta si fece corporeo.
«Ora mi sento più a mio agio.» disse Caramon, annuendo, poi si mise le mani sui fianchi e si guardò intorno con apprensione. «Kat! Ehi, Katlin!» gridò. La sua voce si perse nel vuoto e non vi fu risposta. «Dei, fa venire i brividi.- commentò Caramon, soffocandone uno- Dove la cerchiamo?»
«In realtà siamo già in lei.- disse Raistlin cupo- Camminiamo. Potrebbe servire, se ci concentriamo sul nostro scopo.»
Caramon annuì, prendendo con Raistlin una direzione a caso. L’arcimago tentò di attivare la luce del Bastone di Magius ma non ci riuscì. Per un po’ i due gemelli camminarono fianco a fianco, e di tanto in tanto Caramon provò a chiamare Katlin, sempre senza ricevere risposta.
«Mi sento impotente.- si lamentò il gigante, frustrato- Dannazione, dove può essere la piccola Kat?»
«Nella prigione più oscura che la sua mente possa concepire, senza alcun dubbio.» fu la secca risposta di Raistlin. Caramon rimase in silenzio per un istante.
«Di’, Raist,- disse, infine- perché lo stai facendo?»
Raistlin si voltò verso di lui con aria aggrondata e interrogativa.
«Voglio dire…perché stai mettendo tanto impegno per salvare Katlin?» chiese ancora Caramon. Raistlin fece una smorfia.
«Devo per forza avere uno scopo in tutto ciò che faccio, fratello mio?» chiese, cinico. Caramon scrollò le spalle.
«Preferirei fosse per affetto e amicizia, lo ammetto. E forse lo è.» Sbirciò la reazione del gemello, che sbuffò, sarcastico.
«Questo paga un debito.- fu la secca replica di Raistlin- E poi…se Katlin è davvero legata a me, a noi, non abbiamo ancora risposta a troppe domande che potrebbero risultare importanti.»
Caramon annuì, riconoscendo la verità nelle parole del fratello. Nonostante tutto, continuava a credere che anche Raistlin avesse sviluppato un riluttante affetto per Katlin e che questo lo spingesse a salvarla tanto quanto la sete di conoscenza.
«Kat!» gridò ancora, lasciando cadere il discorso.
«Katlin!» chiamò Raistlin, con voce meno potente. D’improvviso, il terreno sotto i loro piedi si fece morbido e cedevole.
«Che diavolo…» esclamò Caramon. Raistlin saggiò il terreno col bastone.
«E’ un pavimento di metallo…imbottito.- sentenziò, avvertendo un lievissimo rintocco sottostante- Forse ci siamo.»
«Katlin!» gridò Caramon, prendendo a camminare più veloce. Raistlin lo seguì, guardandosi intorno. Presto, nell’oscurità, furono discernibili pareti imbottite di un materiale di colore chiaro, appena visibile nella tenebra. Si trovavano in una larga stanza avvolta nelle ombre.
«Kat!» chiamò ancora Caramon, guardandosi attorno. Fu Raistlin a vederla per primo. Una figura raggomitolata in un angolo, il volto nascosto dai capelli, che si dondolava abbracciandosi le ginocchia, vicino a quella che sembrava una brandina.
«Shirak!» ordinò di nuovo, ma nemmeno questa volta il Bastone gli ubbidì. In quel luogo, vigeva la tenebra di Katlin. Caramon corse da lei e le si inginocchiò a fianco, chiamandola. Katlin non parve nemmeno accorgersene.
«Per gli Dei, guarda com’è piccola…» sussurrò Caramon, affranto. Raistlin si inginocchiò accanto a lui, osservando la giovane.
Nell’incubo costruito dalla sua mente, non doveva avere più di diciotto anni. Il suo corpo, sotto la tunica bianca e sobria che le arrivava alle ginocchia, era un misero insieme di ossa e pelle, tremante e sconvolto. Avrebbe dovuto aspettarselo, eppure la desolazione di quel luogo colpì Raistlin nel profondo. Quella era la cella in cui Katlin aveva passato più di metà della sua vita. Quella era la solitudine della pazzia che l’aveva accompagnata per tanti anni…il suo incubo peggiore. Un moto d’ira verso la Regina delle Tenebre iniziò a riempirgli il cuore.
«Katlin…- la chiamò ancora Caramon, sul punto di piangere- Kat, siamo venuti a prenderti. Ti portiamo via da questo posto.»
«Andate via.- disse lei, attraverso i capelli, con voce così atona che faticarono a riconoscerla come la sua- Io sono morta. Sono finita. Non li faccio più gli esperimenti. Andate via.»
«Katlin, tu non sei morta. Non ancora, a meno che tu non decida altrimenti.» disse Raistlin, scrutandone la reazione.
«Non voglio infermieri.- disse lei- Non voglio visite. Dite anche alla mamma di non venire. Faccio pietà. La pietà non mi piace.»
I gemelli si guardarono con sconcerto.
«Non ci sente nemmeno! Non capisce chi siamo!- mormorò Caramon- Raist, come facciamo?»
Raistlin corrugò la fronte, poi afferrò i capelli di Katlin e le alzò la testa con un gesto violento che strappò una protesta a Caramon.
«Katlin! Svegliati, maledizione!- ringhiò l’arcimago, spazientito- Siamo Raistlin e Caramon! Raistlin e Caramon!»
Katlin lo guardò, ma fu come se guardasse attraverso di lui. Non vi fu un minimo di comprensione nei suoi occhi. La smorfia di Raistlin si accentuò.
«Katlin! Katlin, ti prego, svegliati!» la incitò di nuovo Caramon, prendendole la mano con tenerezza.
«Io finisco qui.» mormorò lei, e vi fu quasi sollievo nella sua voce. L’ira di Raistlin crebbe.
«Hai intenzione di adagiarti sui tuoi ricordi dolorosi? Hai intenzione di arrenderti ad essi? Ti sto dando una seconda possibilità, stupida!- le gridò in faccia- E sai a cosa servono le seconde possibilità? Lo sai, dannata idiota?! Servono a rimediare ai propri errori, perciò ora non osare arrenderti ora, dopo avermi riempito la testa di queste sciocchezze!»
Katlin spalancò appena gli occhi. Una minuscola luce iniziò ad illuminare i suoi occhi morti.
«Raist! Raist, funziona!» disse Caramon, agitato. Non sapeva di cosa Raistlin stesse parlando, ma era evidente che quelle parole avevano toccato una corda profonda in Katlin.
«Volevi una seconda possibilità. Volevi un’altra vita.- continuò Raistlin, imperterrito, gli occhi fissi in quelli di Katlin- E allora vieni a prendertela, maledizione! Conquistatela con le tue sole mani!»
Katlin aprì la bocca due volte, come per dire qualcosa, ma non vi riuscì.
«Katlin, tutti ti aspettano.- disse Caramon- I due kender ammattiranno se tu non ti sveglierai! E Tanis…è molto preoccupato, Kat! Per non parlare di Crysania, che ti sta ancora vegliando. Sai quanto ha pregato per te?»
«Io…» sussurrò Katlin. La luce di comprensione nei suoi occhi cresceva sempre di più. Sembrava che stesse nuotando in acque profonde e buie verso la superficie.
«E Dalamar?- rise con voce tremante Caramon- Dovresti vederlo, potrebbe impazzire da quanto è addolorato! E poi…e poi non vorrai andare via senza vedere il viso di mio figlio?» La voce gli si spezzò del tutto, mentre le lacrime gli rigavano il volto. Anche il viso di Katlin si accartocciò in una smorfia addolorata. Iniziò a piangere.
«Caramon…Raist…» singhiozzò.
«Kat!» sospirò Caramon, abbracciandola. Raistlin si fece un po’ indietro,  stanco ma soddisfatto.
«Che stavo facendo?- chiese Katlin, liberandosi dall’abbraccio ed asciugandosi le lacrime- Santo cielo, che stavo facendo?! Io…»
«Questo incubo era un dono d’addio di Takhisis.» disse Raistlin.
«Vuoi dire che…non sono morta? Non sono morta quando il Portale è stato distrutto?» chiese Katlin. Entrambi i gemelli scossero il capo. Raistlin si alzò lentamente in piedi, quindi le porse la mano.
«Vuoi tornare fra i vivi, apprendista?» chiese, con un sorrisetto. Katlin lo guardò per un attimo, poi sorrise con una punta di malizia.
«E prendermi ciò che desidero? Sì, Maestro.» rispose. Prese la sua mano tesa e si alzò. Il suo corpo ridivenne quello di una donna, mentre si alzava. «Nemmeno io sono solita sprecare le seconde possibilità.» mormorò, arrossendo appena. Caramon le prese l’altra mano.
«Torniamo a casa, Kat?» chiese, sorridendo. Lei annuì e il suo viso si illuminò di gioia.
Le tenebre svanirono e Raistlin, Caramon e Katlin tornarono alla luce.




Raistlin Majere, Maestro della Torre di Palanthas, sedeva al lungo tavolo dello studio, apparentemente assorto nella contemplazione delle fiamme che riscaldavano la stanza. Il tempo si andava facendo più rigido, e il freddo aveva ripreso possesso di quelle antiche mura. Fuori brontolò un tuono, ancora lontano ma meno dei precedenti. Si stava già facendo buio.
Nella stessa stanza, Dalamar, il suo apprendista, riordinava con fatica e brevi esclamazioni stizzite il caos che i due kender, Tasslehoff e Kyaralhana, erano riusciti a combinare sugli scaffali nel breve tempo che avevano passato per la stanza. C’era da stupirsi che non si fossero rovesciati addosso qualcosa di letale o non si fossero ustionati le mani toccando i libri protetti! Ma c’era un dio, per quanto pasticcione, che proteggeva i kender…e c’erano incantesimi che proteggevano libri e oggetti dalle loro mani leste, fortunatamente.
Raistlin, in verità, non stava osservando le fiamme. Aveva un particolare interesse per l’agitazione del suo apprendista, un’ansia che si era accresciuta in quei tre giorni successivi al risveglio di Katlin.
La missione si era conclusa con successo, nel più completo silenzio da parte degli Dei. I maghi di Wayreth avevano già cercato di mettersi in contatto con Dalamar, ma l’elfo oscuro attendeva che il proprio Shalafi gli desse il permesso di aggiornare il Consiglio sulle ultime ‘novità’. Lo Scettro dei Tre giaceva nelle stanze personali di Raistlin, in attesa che l’arcimago decidesse cosa farne. Katlin aveva passato a letto non più di mezza giornata. A Raistlin ne erano occorse due intere e ancora non aveva ripreso del tutto le forze. Nel complesso, comunque, avevano tutti di che essere soddisfatti.
Tutti, pareva, tranne Dalamar, che stava diventando sempre più cupo e immerso nei suoi pensieri dacché la distruzione del Portale aveva messo fine a quell'avventura. Raistlin aveva un’idea piuttosto chiara di quali pensieri assillassero il suo apprendista.
«Hai visto Katlin, oggi pomeriggio, Dalamar?» chiese, con noncuranza, senza nemmeno voltarsi. Si accorse subito della tensione che irrigidì la schiena dell’elfo oscuro.
«No, Shalafi. Sono stato molto occupato.» rispose Dalamar, cortese ma sulla difensiva. Raistlin nascose abilmente un sorrisetto sarcastico.
«Probabilmente lo sarà stata lei stessa. Si aggira per la Torre come se fosse casa sua.- disse Raistlin, con una piccola smorfia- Il suo aspetto è molto migliorato in questi giorni, non trovi, apprendista?» Raistlin lanciò l’osservazione con casualità.
«Deve aver ripreso a mangiare con regolarità.- rispose Dalamar, dopo un attimo- Non so dirvi con certezza, Shalafi…non ho condiviso pasti con lei.»
Raistlin corrugò appena la fronte. Già, era vero…Dalamar sembrava evitare Katlin come la peste. La gioia che gli si era letta in volto quando Katlin aveva aperto gli occhi, i suoi occhi blu e non quelli maledetti da Takhisis, era stata pari solo a quella di Caramon, ma di certo di natura del tutto diversa. Raistlin provava un certo interesse per il gioco di tensioni che quei due stavano creando.
Aveva l’abitudine di analizzare il suo prossimo nel dettaglio, scandagliandone minuziosamente emozioni e debolezze…senza contare che aveva un conto in sospeso con Katlin, sull’argomento. In quei giorni, però, aveva potuto osservarli solo uno alla volta, quando andavano ad assicurarsi che il loro Maestro riposasse dalle fatiche e recuperasse le forze.
Katlin si era davvero ripresa velocemente, anche se sarebbe occorso tempo perché recuperasse l’aspetto di sei mesi prima, e negli occhi le brillava una luce di gioia che nemmeno i sarcasmi e le punzecchiature di Raistlin erano riuscite a smorzare. Era felice di essere viva, e non aveva alcuna intenzione di sciupare il momento adirandosi con Raistlin. Mentre gli altri trasferivano il loro alloggio al Tempio, ospiti di Crysania, Katlin aveva deciso di restare alla Torre. Raistlin pensava che questa fase sarebbe passata presto, ma nel frattempo provava un certo divertimento nel vedere quanto si fosse incupito il suo apprendista.  Raistlin pensava che Dalamar avesse molti buoni motivi per non dar sfogo alla sua passione per Katlin, ma questo giocare a nascondino lo irritava. Katlin era sciocca o ingenua all’eccesso? Possibile non avesse compreso cosa torturava l’elfo oscuro? E lui, come poteva non vedere che gli sarebbe bastato chiedere per vedersi cadere la ragazza ai piedi? Si concesse un sorrisetto di autoderisione.
«Dalamar, perché non vai a cercarla?» disse. Un tintinnio di vetri comunicò all’arcimago che Dalamar, sempre così attento, era appena stato sul punto di frantumare qualcosa. Non poté trattenere un sorrisetto sarcastico.
«Co…come, Shalafi?» chiese Dalamar, ritrovando la compostezza.
«Vai a cercare Katlin. Portala qui.- gli ordinò Raistlin, più duro- E’ ora di discutere del suo e del nostro futuro.»
Dalamar strinse le labbra, poi si inchinò.
«Come desiderate, Shalafi.» mormorò. Uscì dalla stanza, senza vedere ma avvertendo con chiarezza gli occhi malignamente divertiti puntati sulla sua schiena.
Dalamar sostò per un attimo fuori dalla porta, cercando di riprendere il controllo di sé. Non gli piaceva mostrare così palesemente allo Shalafi il suo turbamento, ma era preda della confusione.
Era vero, stava evitando Katlin fin dal giorno in cui si era risvegliata, guarita dalla maledizione. Questo perché? Perché una volta ultimata la missione, una volta scomparse le preoccupazioni primarie, Katlin si era trovata ad occupare una buona metà della mente in subbuglio dell’elfo oscuro! Questo non era bene. Non lo era affatto. Dalamar non aveva ancora la minima intenzione di sbilanciarsi con la giovane maga di Yolta. Non aveva avuto alcun riscontro da parte sua, le rare volte in cui aveva tentato un approccio. Si sentiva come un ragazzino imbranato alla prima cotta.
Dalamar scacciò quei pensieri con rabbia. Come era stato più facile avviare una relazione con Kitiara, una relazione basata sul sesso e un certo rispetto reciproco! Sotto ciò che Dalamar provava per Katlin c’era ben altro e l’elfo oscuro non aveva nessuna voglia di mettersi in gioco.
“E allora non farlo. Aspetta.” gli disse una voce nella mente. Dalamar si avviò distrattamente verso le camere di Katlin, annuendo. Giusto…non c’era alcun bisogno di mettersi in gioco. Poteva, viceversa, sedurla lentamente, gustandosi le reazioni di lei. Analizzando il comportamento di Katlin, avrebbe capito quanto sbilanciarsi, e quante possibilità avesse di farla sua senza compromettere la propria indipendenza. Il pensiero gli spedì un brivido piacevole lungo la schiena. Un sorriso malizioso gli sfiorò le labbra dopo giorni di cupa serietà.
«Katlin, mi è concesso entrare?» chiese ad alta voce, bussando alla porta. Non gli pervenne risposta. «Katlin? Sei dentro?» chiese ancora. Di nuovo nessuna risposta. Tentò la maniglia e trovò la porta aperta. Le stanze erano buie e non c’era nessuno. Dalamar scosse il capo e chiamò a sé uno spettro.
«Lord, Lady Katlin è nell’atrio della Torre, all’ingresso. La troverete seduta sugli scalini.-» lo informò lo spettro, prima di essere congedato. Dalamar scosse il capo, non riuscendo a capire che ci facesse Katlin seduta all’ingresso della Torre, ma pronunciò una parola e si teletrasportò a pochi gradini da lei. Katlin si voltò.
«Dalamar!- disse, e parve piacevolmente sorpresa- Cosa ci fai qui?»
«Potrei chiederti la stessa cosa.» ritorse Dalamar, scendendo le scale fino a lei. Si sedette sullo stesso gradino, ammirando la ritrovata bellezza di Katlin. Era vero, come lo Shalafi aveva notato Katlin stava riprendendo salute. Solo due bianche ciocche di capelli testimoniavano la maledizione da cui era stata colpita. I suoi occhi blu ghiaccio scintillavano.
«Questo posto mi piace. E’ il mio punto di non ritorno.- disse Katlin, stringendosi nelle spalle e sorridendo- Da quando sono entrata da quella porta, mi è successo di tutto.-»
«Hai sconvolto anche la mia esistenza, se ben ricordi.-» osservò Dalamar. Lei rise piano, un suono piacevole.
«Ho sconvolto l’esistenza di tanti, la mia compresa.» disse.
«Per poco, non è finito tutto in questa stessa stanza.- ricordò Dalamar- Ti avrei uccisa, se non avessi nominato lo Shalafi.»
«Così si è ridotta l’accoglienza alla Torre di Palanthas, Lord Dalamar?-» chiese Katlin, citando se stessa, guardando Dalamar con fare birichino. Dalamar sorrise. Le prese una mano e la sollevò, baciandole lievemente il dorso mentre la guardava negli occhi.
«Spero che l’accoglienza ora vi risulti adeguata, Lady Katlin.-» mormorò,  sollevando un sopracciglio con fare sarcastico, le labbra contro la pelle bianca di lei. La vide arrossire e rise segretamente tra sé.
«Ah…sì…molto meglio.-» balbettò Katlin, mentre Dalamar la lasciava andare. In quel momento sembrò molto più giovane della sua età e Dalamar dovette forzare il proprio istinto per non continuare su quella falsariga.
«Lo Shalafi mi ha ordinato di portarti da lui.- disse, noncurante come se nulla fosse avvenuto- Desidera discutere del futuro.»
«Oh…sì, capisco.- disse Katlin, riprendendo velocemente il controllo di sé- Il futuro.-» Scrollò il capo, sorridendo appena. Dalamar corrugò la fronte.
«Cosa c’è? Non…non resterai alla Torre? Credevo che questo fosse ormai stabilito.» disse Dalamar. Non gli piaceva l’espressione di Katlin.
«Non proprio. Non subito. Ho accennato qualcosa a Raistlin, ma…-» disse lei. Qualcosa nel petto dell’elfo oscuro precipitò con un tonfo. Il suo volto, però, rimase impassibile.
«Che vuoi dire?-» chiese, con voce più dura di quanto intendesse.
«Beh, per prima cosa farò visita a Wayreth, non appena avremo avvertito i maghi delle ultime novità.-» Pizzicò tra le dita il tessuto della sua veste. «Questa deve cambiare colore, e alla svelta. Il bianco non mi dona.-»
«Rossa?» chiese Dalamar, con un sorrisetto. Katlin annuì.
«Rossa. E’ il colore che avrei preso, se non avessi barato alla Prova. Sono un perfetto miscuglio di bontà e malvagità.» Ridacchiò. «Poi passerò da Solace. Voglio vedere il figlio di Caramon, e credo ci sarà un battesimo, o qualcosa del genere.-»
Dalamar annuì. Le cose che Katlin stava dicendo sembravano perfettamente sensate. L’elfo oscuro sentiva però avvicinarsi una qualche notizia sgradevole. Che fosse…
«Non vorrai tornare su Yolta?-» chiese, con voce che risuonò distante alle sue stesse orecchie. Katlin, dopo un istante, annuì.
«Per qualche tempo…credo di sì.- ammise, voltandosi verso Dalamar con una richiesta di comprensione negli occhi- Ho lasciato mia madre nei pasticci, Dalamar. Non sopravviverà a lungo con il denaro che le ho lasciato, devo fare qualcosa per lei prima di pensare a me stessa! Se parlerò con il Daichtune Genesio le cose si sistemeranno, ne sono sicura! Ma ci vorrà del tempo, perciò…non so quando potrò venire a vivere alla Torre. Io…-»
«Non devi venirmi a spiegare queste cose.- disse Dalamar, alzandosi in piedi- Sono affari tuoi.-»
Katlin sembrò ferita da quella frase. Dalamar, a sua volta, era indispettito nel sapere che non l’avrebbe avuta accanto ancora per mesi e mesi. Era una tortura. Però, lei cercava comprensione in lui. Forse questo era un buon segno. Sospirò, poi allungò una mano.
«Vieni con me dallo Shalafi, Katlin.-» disse, cercando di ripristinare la cortesia nella propria voce. Katlin si alzò senza usufruire dell’aiuto. Ora evitava di guardarlo negli occhi e teneva le labbra strette. Dalamar le sfiorò un braccio con le dita, costringendola a guardarlo di nuovo.
«Non volevo essere sgarbato, Katlin. Intendevo solo dirti che non devi giustificarti con me.- mormorò, poi sorrise- Ma sono lieto che tu mi ritenga degno di custodire i tuoi pensieri.-»
Katlin lo fissò per un istante negli occhi verdi, poi annuì. La sua espressione non migliorò di molto.
«Tengo molto alla tua opinione, Dalamar.- ammise, con riluttanza- Ma non gradisco che mi si parli con quel tono.-»
«Cercherò di ricordarmene.-» disse Dalamar, sarcastico. Katlin gli tirò un lieve pugno sul petto, mettendo il broncio.
«Vedi? Lo fai ancora.» borbottò. Dalamar la prese per i polsi, prevenendo altri attacchi alla sua persona. Katlin lo guardò di nuovo negli occhi, e d’un tratto tra loro l’aria si fece insopportabilmente elettrica. Un passo, e la distanza tra loro si sarebbe annullata. Dalamar vide brillare negli occhi della giovane donna un miscuglio di paura, sfida e passione che gli incendiò il sangue. Fu con estrema fatica che la lasciò andare e costrinse le sue labbra ad un sorriso neutrale.
«Ora possiamo andare?» chiese. Anche Katlin sorrise, per metà di sollievo, e annuì.
«Sì, prima che Raistlin venga a cercarci di persona.- ridacchiò- Non ho nessuna voglia di un assaggio della sua lingua pungente.»
Entrambi i maghi mormorarono una parola e scomparvero dall’atrio, rimandando la comprensione di ciò che si stava creando fra loro ad un altro momento.



Il sole splendeva su Palanthas la mattina in cui Tanis, Caramon e i due kender si dipartirono dall’ospitalità del Tempio di Paladine. I quattro cavalcavano per le vie, accompagnati dalla Reverenda Figlia Crysania, la cui miracolosa guarigione aveva già fatto il giro della città. Una piccola scorta li stava accompagnando alle porte di Palanthas.
Per desiderio di Crysania, essa era ridotta al minimo, visto che tentare di farne completamente a meno risultava impossibile. La sua prolungata assenza aveva gettato nel panico tutta la Chiesa di Paladine, ed ora doveva di nuovo sottostare a quelle piccole seccature, anche se attiravano curiosi da ogni dove. Le spiegazioni erano state ridotte all’osso ma Crysania sapeva che la sua posizione era stata un po’ destabilizzata dalla sua sparizione nei mesi precedenti. Questo, apparentemente, non la turbava affatto.
«Andrete dritti a Solace?» chiese Crysania, avvicinando il cavallo a quello di Caramon.
«Sì. Tanis invece si recherà più oltre, a Qualinesti. Spero solo di arrivare in tempo per la nascita di mio figlio…ma non ci credo molto. Sta arrivando la brutta stagione.» rispose lui, poi rise. «Non importa, basta che sia sano.»
Crysania sorrise con lui.
«Alla fine, possiamo dire che siamo riusciti ad un tempo a fare la volontà degli dei e a regalarci una nuova felicità.» disse. Caramon si sporse per posarle una mano sulla spalla.
«Tu e Raistlin…come vi regolerete?» chiese, sorprendendola. Un piacevole rossore le si diffuse sulle guance pallide.
«Come lo sai?» chiese, indagatoria.
«Sono un po’ tardo, ma non così tanto da non vedere quanto siete cambiati tu e lui, Dama Crysania.» scherzò Caramon. In verità, il pensiero che quei due fossero finalmente scesi a patti con i propri sentimenti gli allargava il cuore. Crysania scosse il capo, scompigliando l’acconciatura severa dei capelli neri.
«Ancora non so. E’ tutto molto difficile…ma forse solo in apparenza.- rispose lei, pensierosa- Quel che è certo è che non resterò a capo della Chiesa fino alla morte, Caramon. Io scelgo un destino di donna, chiedendo perdono a Paladine. Un giorno sarò come Goldmoon: una donna che serve gli dei ed al contempo è fatta per amare.»
Caramon annuì, approvando la sua decisione. Come poi una chierica di Paladine potesse essere la donna, forse addirittura la moglie, della più potente Veste Nera mai vissuta, non erano affari della gente…che invece sarebbe stata il giudice più spietato di quell'unione.
«E Katlin?» chiese Crysania.
«Ieri è andata a restituire il Bastone della Neutralità ad Astinus.- rispose Tanis, che si era avvicinato ai due- Pare che passerà da Wayreth.-»
«Sì, vuole cambiare colore della veste.- disse Caramon- Poi verrà a Solace.»
«Per la somma infelicità di un certo elfo oscuro.» scherzò Tanis, facendo sorridere Crysania.
«Credi che tra quei due…» iniziò Crysania, riflettendo.
«Non c’è proprio niente.» asserì Caramon, deciso, facendo scambiare un’occhiata divertita alla chierica ed al mezzelfo. In quel momento, il pony di Kyaralhana prese a galoppare come un matto, accompagnato dagli strilli spaventati e gioiosi della stessa. Caramon sospirò. «Che faccia farà Tika, quando le porterò a casa due kender invece che uno soltanto?-» chiese ad alta voce, sconsolato. Tutti risero, mentre Tasslehoff si prodigava per recuperare l’amica.
Quando raggiunsero il limitare della città, Crysania ordinò alla scorta di attenderla e accompagnò i viaggiatori ancora per un tratto. Non ci volle molto perché, sotto un albero discosto dalla strada, scorgessero tre sagome in attesa, due nere e una bianca.
«Ciao!» li salutò Katlin, gioiosa, sventolando la mano. I kender galopparono subito da lei.
«Kat! Sei sicura di non voler venire con noi?-» chiese Tasslehoff, saltando agilmente a terra e andando ad abbracciarla.
«Vi raggiungerò più tardi, Tas.-» lo consolò lei, recuperando senza fare una piega un sacchetto di ingredienti.
«Ciao, Raist.- disse Caramon, scendendo di sella- Dalamar…Grazie per essere venuti a salutarci.»
Raistlin piegò le labbra in una smorfia sarcastica e l’elfo oscuro non fece una piega. Non era certo per i convenevoli che i due maghi si trovavano lì.
«Parlo a te, Tanis, visto che dovrai viaggiare più a lungo degli altri e hai più cervello di chi ti circonda.- disse l’arcimago, ignorando il gemello- E’ probabile che incontriate spie di Wayreth da qui in avanti.-»
«Spie?- chiese il Mezzelfo- Intendi dire che i maghi potrebbero aver subodorato la nostra missione…e il tuo ritorno?»
«Sono entrambi definitivi e loro non possono farci niente.- ironizzò Raistlin- Nonostante ciò, voglio gestire per mio conto i modi e i tempi per comunicare loro ciò che è accaduto. Non fatevi scappare una sillaba in giro, né da dove venite, né cosa avete fatto negli ultimi mesi.-»
«Non una parola, fosse anche un contadino curioso.» assicurò Tanis, e Caramon annuì, per poi guardare con preoccupazione i due kender, occupati in un’allegra conversazione con Katlin. «Almeno da parte nostra.-» aggiunse. Dalamar fece una smorfia disgustata.
«E lo Scettro?-» chiese Caramon.
«Il Bastone è restituito.- disse Dalamar- La Sfera delle Tenebre resterà alla Torre, mentre quella della Luce resterà a Katlin finché gli Dei non verranno a riprendersela.-»
Crysania sembrava distratta. Guardava con insistenza la strada.
«Sta arrivando uno strano viandante.- mormorò- Ma…mi sembra di averlo già visto. Io…Oh, santo cielo!»
Tutti si voltarono verso la strada. Arrancava su di essa un uomo curvo, coperto di vesti lunghe e sporche. Si accompagnava ad un lungo bastone ed un cappello dalla tesa larga.
«Ecco il padrone della Sfera della Luce. Meglio tardi che mai.» sospirò Katlin.
«Fizban!- esclamò Tasslehoff- Cioè, Paladine! Sì, insomma…è uguale, no?»
Dalamar si voltò verso il suo Shalafi per sapere se era il caso di togliere le tende, ma Raistlin si limitò a stringere appena le labbra per la contrarietà, senza muovere un passo. L’elfo oscuro si rintanò nell’ombra il più possibile.
«Salute a voi, viandanti!» salutò Fizban, avvicinandosi. Quasi tutti i presenti si inchinarono. Crysania scese di sella ed andò ad inginocchiarsi davanti al vecchio, prendendogli una mano e baciandogliela.
«Su, su, mia cara!- disse Fizban- Non dovresti baciare vecchi sconosciuti! Potrebbero pensare che il tuo amore vada a loro.»
«Ma è così.» mormorò Crysania, sorridendo con commozione. Fizban le diede un buffetto affettuoso, guardandola con compassione.
«Ti sei presa una bella gatta da pelare, mia cara. Ma sii benedetta!» borbottò, e lei arrossì violentemente.
«Ce ne hai messo di tempo, vecchio.» disse Raistlin, cupo, interrompendo la conversazione.
«Ebbene, un uomo anziano deve prendersi i suoi tempi!- ribatté il dio, controllando che il cappello fosse al suo posto- Comunque, senza tener conto della linguaccia che qualcuno tra voi possiede, mi congratulo per i risultati ottenuti! Bravi!-»
Katlin ruotò il polso e si fece comparire la Sfera della Luce tra le mani.
«Questa è tua.-» disse, porgendola a Fizban. Il dio la prese, poi le strinse la mano tra le proprie.
«I tuoi sacrifici sono stati commoventi, mia cara.-» le disse, sorridendo. Katlin sollevò appena un sopracciglio, senza rispondere. Sembrava più incline all’atteggiamento di Raistlin che a quello di Crysania, nei confronti di Paladine. Il vecchio aprì le braccia con un gesto teatrale, facendo temere a tutti che la Sfera se ne volasse via, ma ciò non accadde.
«Bene, è ora della giusta ricompensa!- disse Fizban, strizzando l’occhio complice a Tasslehoff- Ora vi racconterò una storia!»
«Una storia?» chiese Kyaralhana, interessata.
«Fizban, puoi farne a meno.- disse Katlin, prevenendo la risposta caustica di Raistlin- Caramon e gli altri sono in partenza. Tika sta per partorire, sai, e…» Fizban la zittì sventolandole una mano davanti alla faccia.
«No, questa ve la racconto a costo di darvi una botta in testa per farvi stare buoni.- disse, sicuro di sé- Allora, tutto cominciò anni e anni fa, prima che la Guerra delle Lance scoppiasse.»
I presenti si guardarono con aria rassegnata, tutti tranne i due kender e Crysania, e si assoggettarono ai voleri del dio. Non che potessero fare molto altro, a ben guardare.
«Dunque, fu in quel periodo che chiesi a Par-Salian di cercarmi una Spada?- borbottò il vecchio, fingendo di riflettere- No, forse fu un po’ dopo che accadde quell'avvenimento…già, fu dopo il parto trigemino di quella povera donna.»
Raistlin, le cui labbra si erano aperte in una smorfia nel riconoscere se stesso nella Spada, a doppio taglio, che Par-Salian aveva forgiato nel dolore, trattenne per un istante il fiato nel sentire parlare di un parto gemellare…triplo.
«Che vuol dire trigemino?» chiese Tasslehoff.
«E’ un parto di tre gemelli.» rispose Katlin, corrugando la fronte. Altri gemelli nella loro vita? A che serviva quella storia?
«Ahimè, fu un parto sfortunato.- disse Fizban, abbassando lo sguardo- La povera donna soffriva di frequenti crisi, dovute ad un potere mai allenato. Dopo la nascita del primo bimbo, un maschio sano e forte, ella cadde in una profonda trance.»
Raistlin e Caramon impallidirono visibilmente.
«Stai parlando di nostra madre?» chiese Caramon, con voce incerta.
«Che cosa diavolo stai dicendo?- ringhiò Raistlin- Cosa diavolo…»
«Purtroppo, questo rese arduo il lavoro della levatrice.- continuò Fizban, come se non li avesse uditi- Il parto si protrasse oltre i tempi che potevano concedere speranza ai bambini ancora all’interno del suo ventre. Il secondogenito, già debole di costituzione, venne al mondo legato alla vita da un filo sottilissimo. Per la terza, una bambina, purtroppo non ci fu niente da fare. Nacque morta.» Il dio li guardò con occhi penetranti, ma nessuno fiatò. «La levatrice occultò il corpo della bimba prima che la madre si svegliasse, per non darle un dolore. Avrebbe fatto lo stesso anche con il secondogenito, ma la testarda figlia maggiore della donna la scoprì e si propose di far vivere quel bambino a tutti i costi. E, con molte sofferenze da parte del gracile neonato, ci riuscì.»
«Stai dicendo che eravamo in tre?- chiese Caramon, così agitato che le mani gli tremavano- Perché…perché ci racconti questa cosa?»
«Vi sto dando la vostra ricompensa, giovanotto, se la smettete di interrompermi e mi fate andare avanti!- replicò Fizban, stizzito- Dunque…dov’ero? Ah, sì. I due gemelli crebbero insieme, senza sospettare che un giorno li avrebbe attesi un grande destino. Ma la bambina…beh, non tutto di lei era morto. Difatti, avendo ereditato la capacità della madre, la piccola anima l’aveva seguita nella trance, rimanendo poi slegata dal suo corpo, a vagare nel nulla.»
«Oh, Dei…» rantolò Katlin, portandosi le mani alla bocca. Gli altri la guardarono. C’era troppa somiglianza con la fine orrenda a cui era andata incontro solo pochi giorni prima.
«Il suo potere era interessante, e all’epoca Takhisis ne concentrava attorno a sé quanto più possibile. Cercò di porre il suo marchio su quell'anima e ne progettò la rinascita su Krynn, in una creatura al suo servizio. Un dio di cui non faremo il nome non gradì l’appropriazione e riuscì a far incarnare l’anima perduta in un mondo distante dalle nostre guerre e dalla nostra magia. Quel mondo era Yolta.»
Katlin perse il fiato e le forze. Cadde in ginocchio, le mani schiacciate sulla bocca e gli occhi spalancati. Scosse il capo.
«E’ Katlin?- chiese Raistlin, con voce arrochita- L’anima della terza…si è incarnata in Katlin?»
«Katlin ‘Ym Adoonan, il cui nome sarebbe dovuto essere Katlin Majere. Una bimba dolcissima, che usò inconsciamente il proprio potere per riunirsi ai fratelli insieme a cui sarebbe dovuta nascere, quasi a costo della sua stessa vita.» mormorò Fizban, guardando il viso sconvolto di Katlin con tenerezza.
«Katlin è…nostra sorella?» chiese Caramon, sull’orlo delle lacrime. Non ebbe bisogno di una risposta. L’aveva saputo fin dal momento in cui aveva aperto gli occhi, sdraiata nella neve. L’aveva saputo tutte le volte che nel suo volto aveva riconosciuto Raistlin, tutte le volte in cui l’aveva vista accanto al gemello. L’aveva saputo dal modo in cui era entrata nel suo cuore.
Si gettò su di lei e l’abbracciò così forte da farle scricchiolare le ossa, sollevandola da terra come una piuma. Lei ricambiò l’abbraccio, mordendosi le labbra per non scoppiare a piangere.
«Katlin…la sorella dello Shalafi…» mormorò Dalamar, sconvolto. Gli altri non avevano un’espressione più presente della sua. Era troppo perché potessero assimilarlo tutto in una volta. Caramon posò Katlin a terra, le asciugò le lacrime dalle guance senza curarsi delle proprie, poi entrambi si voltarono verso Raistlin. L’arcimago non si era mosso di un passo. Katlin allungò appena le braccia verso di lui, in un gesto di richiesta. Sapeva che Raistlin non avrebbe mai accettato effusioni in pubblico, ma in quel momento aveva un bisogno di abbracciarlo tale che se non l’avesse fatto le sarebbe scoppiato il cuore.
E Raistlin, che finalmente aveva dato un nome al senso di riconoscimento che sempre aveva provato per lei, allungò a sua volta una mano, solo di poco ma a sufficienza perché Katlin gli si gettasse addosso e lo stringesse, singhiozzando. Raistlin le posò una mano sul capo, senza dire nulla, né fare altro.
«Sorella…ho acquisito una nuova seccatura.» mormorò appena, in modo che solo lei potesse udirlo. Katlin rise tra le lacrime, poi Caramon li circondò entrambi con le sue braccia possenti, troppo felice per pensare a quanto il gesto potesse irritare il gemello.
«Dannato bue idiota! Vuoi uccidermi?!» lo sferzò infatti Raistlin, ma Caramon non vi badò.
«Penso che la scena toccante si protrarrà ancora per un po’.- disse Fizban, gongolante- Ora vi lascio, figlioli. Vi auguro buon viaggio!»
Ciò detto, il vegliardo scomparve, lasciando la platea attonita a fissare i tre.
“Katlin Majere.- pensò Dalamar- La sorella dello Shalafi. Mi sono innamorato della sorella gemella dello Shalafi!”
«E’ incredibile.- disse Crysania, commossa- E’…»
«Questo spiega molte cose. Anzi, forse le spiega tutte.- disse Tanis- L’atteggiamento della Regina delle Tenebre, la somiglianza tra i tre…»
«Che bello! Katlin rimarrà con noi per sempre, non è vero?- esultò Tasslehoff- Dopotutto è la sorella di Raistlin e Caramon, e questo spiega le parti buone e anche quelle, come dire, un pochino meno buone, del suo carattere! Voglio dire, non che trovi difetti in Katlin, però a volte ha lo stesso sguardo cupo di Raistlin, e…»
«Sta zitto, Tas.» disse Tanis, distrattamente.
«Penso che la vostra partenza subirà un ritardo.» osservò Crysania, con un radioso sorriso sulle labbra.
«Non è un problema.- disse Tanis, sorridendo a sua volta e indicando di fronte a sé- Una scena come quella non si vede tutti i giorni.»
Del tutto sordi alle loro conversazioni, i tre fratelli Majere rimasero abbracciati ancora a lungo.

 

   
 
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