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Autore: Ainely    18/11/2010    1 recensioni
"Finalmente scorgevano il profilo delle montagne russe, dunque mancavano più poche centinaia di metri e sicuramente si sarebbero fiondate al piccolo bar e subito dopo nel tunnel del terrore. Ovviamente la cioccolata calda con panna sembrava la cosa più buona del mondo e Silvia se la gustò lentamente, felice come non mai."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silvia era appena uscita con le amiche da un negozio d'abbigliamento e le ragazze avevano insistito affinché si comprasse un bel cappello di morbida lana rossa alla parigina, ovviamente lo aveva già indossato mentre camminava chiacchierando e spettegolando con le amiche, dirigendosi verso il Luna Park.
Non vedeva l'ora di salire sulle sue giostre preferite e godersi la famosa e buonissima cioccolata calda del chiosco del parco. Dal mare, mentre procedevano in mezzo alla folla indaffarata del centro, tirava il solito dolce vento e il freddo dell'aria che le faceva arrossare le guance la faceva sentire come purificata dai problemi della sua giovane vita.

Infatti, le cose a casa non andavano bene, dovette ammettere a se stessa, i suoi genitori erano in crisi, più delle volte precedenti, e lo scontento, la tensione, la malinconia l'attanagliavano e di conseguenza questo disagio se lo trascinava con sé anche al di fuori del contesto famigliare.
Sembrava che in quel periodo niente le andasse bene, nero, nero e ancora nero. Si aspettava qualche sfumatura di grigio, almeno... anche se si disse, sorridendo, che quel pomeriggio aveva preso una sfumatura di rosso.

Quell'uscita con le ragazze le stava facendo davvero bene all'anima, lontana da pensieri e preoccupazioni cupe e difficili, e il vento sembrava essere venuto apposta per lei, per portare via con sè ciò che tratteneva in sé e che non riusciva a far uscire con le parole.

Finalmente riuscirono a scorgere il profilo delle montagne russe, dunque mancavano più poche centinaia di metri e sicuramente si sarebbero fiondate al piccolo bar e subito dopo nel tunnel del terrore.
La cioccolata calda con panna sembrava la cosa più buona del mondo e Silvia se la gustò lentamente, felice come non mai.

Fantastico, al tunnel degl'orrori c'era una fila di persone che sembrava non avesse fine, così le quattro ragazze attesero sì e no dieci minuti, poi una di loro cominciò a tirate le altre verso la ruota panoramica.
Bene, Silvia si era appena seduta accanto alla sua amica, e le due si scambiarono subito dopo un'occhiata complice e alcuni istanti dopo, oscillando appena, cominciarono a muoversi. Lo spettacolo del mare increspato dal vento e il sole quasi all'orizzonte lasciava a bocca aperta.
E così, mentre si godevano quel momento di assoluta tranquillità e dominio su tutto ciò che stava laggiù, così lontano da loro, cominciarono a canticchiare il testo di una canzone che in quei giorni si sentiva un po' ovunque...

<<Scende una lacrima
e mitrova solo qua
come un'ombra dietro un vetro immagino
>>

 

Erano giunte in cima alla ruota e sotto di loro si estendeva quasi un mondo irreale, troppo piccolo, quasi estraneo a loro, che nella loro semplicità e sincera felicità parevano non averlo mai visto, mai scoperto che potesse esistere un'altra angolazione di tutto. I loro occhi corsero sulle luci del Luna Prk, sulle piccole persone che lo affollavano, poi andarono oltre, la città, il mare e il cielo.
Il vento ricominciò a soffiare e mentre ricominicavano a muoversi verso il basso, con una folata decisa, il bel cappello rosso di lana volò via.

Silvia cercò di prenderlo prima dell'inevitabile, ma non vi riuscì.

"Oh, accidenti...!" borbottò imbronciata e un po' amareggiata.

Cercò di vedere dove fosse finito, sporgendosi con prudenza nella direzione in cui il vento lo aveva sospinto.
Eccolo, era a terra, non vederlo era matematicamente impossibile in mezzo alla gente, così, pregò che nessuno lo prendesse prima del suo arrivo.

Fecero il secondo giro, e ormai Silvia era totalmente concentrata a guardare verso terra, sì, c'era sempre, nessuno si era ancora chinato a raccoglierlo, ancora mezzo minuto e avrebbe potuto recuperarlo.
Non appena il bottegaio le aiutò a scendere, Silvia si precipitò sul punto in cui sapeva esserci il suo cappello rosso, ma non appena vi arrivò non c'era più.
Si guardò intorno e proprio davanti a sé s'era soffermato un ragazzo, forse della sua stessa età, che stringeva tra le mani la morbida lana dal colore così vistoso.

"E' tuo, vero?" chiese con un sorriso porgendoglielo come se si fosse trattato di un antico cimelio.

Un sussulto, un sorriso impacciato, un violento calore alle guance.
Il cuore che batteva all'improvviso nel petto e nella gola.

Il cappello rosso, il vento, il Luna Park... la prova che forse un punto di luce esiste nel buio?



 

Cappello rosso

   
 
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