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Autore: StephEnKing1985    20/11/2010    0 recensioni
Alberto aveva un ragazzo, Nathan. La loro relazione durava da cinque anni, fino a che un giorno Nathan non uscì di casa e non scomparve. A distanza di due anni, Alberto è ancora solo e non sa cosa fare della sua vita. Mentre cerca di rialzarsi, misteriosi omicidi sconvolgono la tranquilla città di Torino. Conoscendo le vittime, Alberto si sentirà in dovere di indagare. Aiutato da uno scrittore, Alberto seguirà la via dell'assassino, fino a scoprire un'agghiacciante verità che mai avrebbe potuto immaginare.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ventitre

Ventinove

Proprio mentre stava puntando la pistola contro Thomas ed Alberto, Dario vide delle luci spuntare fuori dal muro. E iniziò a sentire delle voci.

-Daaaaaaaario……-

Gli venne la pelle d’oca, soprattutto quando vide a chi appartenevano. Dal muro, vide uscire i due ragazzi che aveva assassinato davanti al locale, per soddisfare il suo odio verso la promiscuità. Questi avanzavano verso di lui, e lui scappò via. Nel corridoio, però, c’erano altri “amici” ad aspettarlo. Da una porta venne fuori Nevio, che con quella gola tagliata allungò le mani verso di Dario per cercare di strozzarlo. Disperato, spaventato, Dario premette il grilletto e fece fuoco, ma la pallottola attraversò il corpo di quel povero ragazzo che lui aveva ucciso. Corse via, ma fu intercettato da Daniele che lo prese per un braccio –Perché mi hai ucciso…? Alberto mi aveva rifiutato…- il viso di Daniele era così innaturale, il ragazzo piangeva sangue e i suoi occhi erano vitrei.

-No!!! Lasciatemi in pace!! Andate via!! Viaaaaaaaaaaa!!!!- urlò, correndo verso l’atrio. Cercò di uscire, ma la porta era stranamente sbarrata. Dalla porta della cucina udì miagolare un esercito di gatti. Sparò di nuovo, uno, due, tre, quattro colpi, fino a che il caricatore non si esaurì, lasciandolo solo come un bambino in una stanza buia. Ancora tutto nudo, salì le scale, ma una volta lì, fu bloccato dall’immagine dei suoi genitori che piangevano. –Figlio mio, perché mi hai ucciso… Noi volevamo solo aiutarti…- aveva detto suo padre –Vieni con noi, Dario… Lo sai che la mamma ti vuole bene…- Disse sua madre.

-Andate via, ho detto! Andate via!!- urlò ancora una volta, piangendo come un disperato. Nel fare dietrofront, si ritrovò l’immagine di Nathan. Il ragazzo stava in piedi con i pugni chiusi, il trench abbottonato fino al collo e quegli occhi vitrei che lo squadravano da capo a piedi.

-Ciao Dario. Ti ricordi di me? È passato un po’ di tempo, non è vero?- Nathan avanzò, dicendo –Sei stato un bambino cattivo. E come tutti i bambini cattivi, adesso meriti la tua punizione.-

-No!! Lasciami in pace!- gemette Dario, mentre quello avanzava. Fece l’errore di appoggiarsi all’asse marcio del ballatoio delle scale, mentre Nathan avanzava da una parte ed i suoi genitori dall’altra. Non sapendo dove andare, Dario chiuse gli occhi e pregò tutti i santi che sparissero, ma evidentemente anche il buon Dio lassù si era deciso che l’ora di Dario era suonata da un bel pezzo.

Sotto il peso del tempo, l’asse di legno cedette di schianto, e Dario fu proiettato nel vuoto. I due tubi fuoriusciti dal pavimento erano lì ad aspettarlo, con quelle estremità appuntite come lance. Lui vi cadde proprio sopra con la schiena, e fu infilzato da parte a parte. Quando il metallo arrugginito gli penetrò nelle carni, la sua bocca sputò un fiotto di sangue, che si depositò come l’acqua di una fontana quasi tutto sulla sua faccia. Poi arrivò Thomas e subito dopo Alberto.

Cercò di dire qualcosa.

“Alberto… Io… ti… ho …. Amato… tanto… fin…… dal primo… momento…. Che….. ti ho visto….”

I suoi occhi si soffermarono su Alberto, che all’improvviso diventò sempre più oscuro, fino a scomparire. Ebbe soltanto il tempo di pentirsi di tutto il male che aveva fatto, e poi si addormentò per sempre.

 *****

Avvolto nel cappotto di Alberto, Thomas era disteso sul divano dell’ufficio modulare del cantiere. La neve continuava a scendere copiosa, quasi come se avesse voluto cancellare tutti quei posti, rendendo impossibile la circolazione con le auto. Per fortuna, accanto alla scrivania c’era una stufetta elettrica, che Alberto accese immediatamente, cercando di scaldare l’ambiente il più possibile. Cercò anche nell’armadietto dei medicinali qualcosa con cui curarsi, e prese un bel fiaschetto di Brandy che Fabrizio teneva in serbo, forse per le occasioni speciali.

-I carabinieri dovrebbero arrivare fra poco.-

-Bene…- rispose Thomas.

-Tu stai bene?- domandò Alberto a Thomas. Questi annuì, poi sospirò.

-Grazie.- mormorò Thomas. –Adesso il mio mestiere si conclude veramente qui. Il caso è chiuso.-

-Non è concluso un bel niente- replicò Alberto, andando a sedersi accanto a lui. Thomas gli fece spazio, rannicchiandosi su sé stesso. –Io… penso di doverti delle scuse, Thomas.-

Il ragazzo fece una risatina –Hmh. No, sono io che te le devo. Anzi, forse ti devo qualcosa di più.- disse, e Alberto lo guardò. –Mi sono comportato come un ragazzino, l’altro giorno. Non avrei dovuto aggredirti così, dirti che rifiutavo il caso. Mi … mi dispiace, io non so se potrò mai perdon…..-

Non fece in tempo a finire la frase, che Alberto lo prese dolcemente a sé e gli baciò le labbra. Thomas non oppose resistenza, anzi chiuse gli occhi e lo baciò a sua volta. Forse quello era il più bel bacio che si erano mai dati.

-Alberto?-

-Hm?- mormorò questi, staccandosi un attimo dal bacio.

-Non… non starai di nuovo giocando a qualche gioco?- domandò Thomas.

Ironicamente, Alberto sorrise e lo baciò ancora, con più sensualità. Sorrise anche, abbracciando teneramente il bel ragazzo. Poi infine lo guardò negli occhi, e sorridendo gli rispose –Sì, sto giocando ad un gioco che non hai mai fatto: Alberto che vuole incominciare a frequentare Thomas. Ti va di giocare?-

Thomas lo guardò per un attimo con quegli occhi verde smeraldo. Poi li chiuse e lo baciò ancora una volta, con una passione mai provata prima, addirittura portando le mani sulle sue guance ed esplorandogli la bocca con la lingua.

-Ti basta come risposta?-

-No, non ho capito bene.- disse Alberto, ridacchiando.

-Uffa, ma allora sei proprio duro di comprendonio- rispose Thomas, e riprese a baciarlo di nuovo, mentre Alberto lo abbracciava e lo teneva a sé. Complicità. Qualcosa che era scattato anche tra loro due. Finalmente, dopo tanto tempo che Alberto aspettava qualcosa del genere. E finalmente anche per Thomas, che per la prima volta nella sua vita poteva dire di essere stato fortunato ad incontrare una persona così.

   
 
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