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Autore: Ryta Holmes    23/11/2005    15 recensioni
“Ogni tanto il ricordo di quell’esperienza le riaffiorava alla mente, facendole rivivere le strane emozioni che aveva provato e che l’avevano tanto sconvolta. Ma durava solo un attimo, perché quando la vita la riportava al presente, le ricordava con la stessa intensità, un concetto fondamentale, che ormai non poteva più cambiare le cose… Lui, era il suo nemico.”
Genere: Avventura, Azione, Fantasy, Malinconico, Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 12

Uno sguardo al passato...

per dare la speranza al domani

Il cielo quel giorno era limpido e senza una nuvola. L'aria ancora calda di fine Agosto, torturava leggermente i presenti su quella collina piena di verde, vestiti nei loro abiti scuri a lutto.

C'era chi aveva optato per un incantesimo refrigerante, ma la maggior parte aveva considerato quello un piccolo fastidio da ignorare, visto lo stato d'animo in cui tutti versavano.

Osservavano la tomba, fasciata da un drappo rosso scuro con un araldo dorato con le sembianze di una Fenice, lo stemma dell'Ordine. Il silenzio era rotto soltanto da alcuni singhiozzi e dalla voce del sacerdote che parlava con voce grave, ma appassionata.

E loro erano tutti lì. Il volto chino, l'espressione lugubre, il morale a terra. Lì, per dare l'ultimo saluto al loro grande Generale Albus Silente.

L'uomo che si era per primo opposto al potere di Voldemort, l'uomo che aveva guidato i suoi compagni sempre nel migliore dei modi, l'uomo che per anni era stato ad Hogwarts uno dei più grandi Presidi che la scuola avesse mai avuto. L'uomo che aveva sprecato la sua vita sempre alla ricerca di un modo per fermare il Signore Oscuro e che l'aveva persa per salvare l'unica speranza che il mondo magico avesse per avere finalmente la pace.

Aveva dedicato anni e anni della sua esistenza a quello scopo ed era morto sempre per lo stesso sogno. Un uomo certamente da ammirare, esempio per tutti coloro che da lì in avanti avrebbero continuato quella lunga ed estenuante guerra.

Harry era uno dei pochi che non fissava la bara. Aveva gli occhi puntati sul cielo, lì dove iniziava dopo il verde della collina di quel piccolo cimitero. Sorreggeva il suo peso con una stampella, non riuscendo ancora a camminare correttamente per via di una terribile ferita che gli era stata inferta e che gli aveva danneggiato i legamenti di una gamba.

Non era l'unico ferito. Zoe, che era al suo fianco nascondeva sotto il mantello scuro delle pesanti fasciature alle braccia, che erano state completamente ustionate.

Hermione e Ron, poco più distanti si tenevano per mano, mostrando diversi tagli sul viso e alcune ferite alla spalla e ad un fianco. Ginny aveva una spalla bloccata da un aggeggio scomodissimo, ma che non le permetteva di muoverla, visto che i Guaritori le avevano consigliato di non farlo per almeno una settimana. Era sempre la stessa che si ferì la prima volta contro Malfoy e che non aveva mai curato adeguatamente.

E intorno a loro decine di Auror, oltre a agli altri presenti, faceva foggia delle più svariate ferite, causate da quella battaglia.

Erano trascorsi tre giorni da quello scontro, tra i Babbani si era parlato di un altro grave attacco terroristico, mentre nel mondo magico si era cercato in qualche modo di stabilizzare la situazione. Impresa ardua, vista la perdita del Generale dell'Ordine, ma tutti si era impegnati a far riprendere da dove si era lasciato. A tornare a guardare oltre quella battaglia che si credeva fosse l'ultima.

Questa fu probabilmente la cosa più difficile. La guerra continuava e chissà quando si sarebbe potuta trovare una soluzione. Accettare questo, sarebbe stato il punto di partenza per risalire.

E c'era chi lo aveva già fatto.

*   *   *

Zoe del Vecchio sedeva angosciata sulle scomode panche di legno della sala d'attesa adiacente alla sala operatoria. Stringeva convulsamente le mani, per quanto il dolore glielo permettesse, viste le condizioni in cui versavano. Le erano state fasciate molto leggermente, dopo che le avevano applicato una potente pozione per guarire le ustioni.

Data la gravità delle ferite, era stata avvisata che avrebbe dovuto sopportare dolore e fastidio per diversi giorni, ma decisamente in quel momento quello era stato il suo ultimo pensiero.

Saltuariamente lanciava occhiate preoccupate verso la luce rossa posta sopra la porta della sala in cui il suo Harry veniva operato nella speranza che gli venisse salvata la vita.

Lo aveva accompagnato terrorizzata da quando era stato recuperato dai Guaritori in quell'albergo Babbano alla fine dello scontro. Era incosciente da allora e a lei era stato subito detto che le condizioni erano piuttosto critiche.

Aveva sospirato depressa, ma poi aveva sollevato il capo quando la sua attenzione era stata catturata dall'arrivo di Ginny, la sua migliore amica.

Le aveva porto un caffè, che lei aveva preso tra le mani tremanti, ringraziandola, nonostante non avesse poi molta voglia di ingerire qualcosa. Sentiva che avrebbe dato di stomaco da un momento all'altro.

Ginny si era seduta poi al suo fianco sospirando e cacciando un'imprecazione per via del dolore che il movimento aveva dato alla solita spalla ferita. E lei istintivamente le aveva posato una mano sulla gamba, per accertarsi che stesse bene.

La rossa le aveva sorriso carezzandole una guancia, come a volerla calmare. Avrebbe voluto che ci riuscisse, visto come si sentiva in quei terribili momenti. Non avevano aperto bocca per i restanti minuti che seguivano il verdetto. Poi la luce si era spenta improvvisamente e Zoe era sobbalzata terrorizzata.

Quando il Guaritore era uscito dalla sala, inquietantemente sporco di sangue sul camice verde acido – il sangue di Harry!- aveva smesso completamente di respirare. Si era imposta di riprendere, solo quando si era detta che così avrebbe peggiorato le cose.

Il medico si era avvicinato, ma in faccia aveva un'aria grave. Zoe si era dimenticata di nuovo di respirare, sebbene Ginny le avesse posato una mano sulla spalle, cercando di rassicurarla.

“E’ stato difficile... il signor Potter aveva delle ferite molto profonde e aveva perso troppo sangue prima che arrivasse qui...” aveva iniziato il Medimago dopo aver sospirato. La presa sulle mani era aumentata e la ragazza aveva dovuto reprimere a forza un gemito per il dolore.

"Venga al punto." le era uscito dalle labbra, forse con troppa durezza. Non voleva attendere oltre, che le dicessero subito cosa ne era stato di Harry.

Il Guaritore si era tolto la cuffietta, passandosi una mano sul volto sudato e stravolto. Quanto ancora avrebbe continuato quella tortura? Aveva sentito la sua amica fremere dietro di lei e immaginò che fosse pronta a saltare addosso all'uomo per picchiarlo.

“E’ un uomo fortunato. O forse con una grande forza di volontà. Si è salvato per miracolo.”

Quelle parole le erano penetrare in testa stordendola. Per un attimo aveva pensato al peggio, ma il mago era stato chiaro. Harry, il suo Harry era vivo. Si era salvato.

Immediatamente il peso che le gravava addosso si era sciolto e lei si era gettata al collo del medico. Per quanto in un primo potesse si potesse pensare ad uno sfogo per quel dottore così stupido, Zoe lo aveva invece abbracciato e gli aveva regalato due baci sulle guance, continuando a ringraziarlo tra le lacrime.

L'uomo aveva balbettato qualcosa imbarazzato e poi si era allontanato, dandole il permesso di vegliare Potter non appena sarebbe stato portato nella sua stanza.

Zoe sorrise ancora, continuando a ripetere a se stessa che Harry ce l'aveva fatta ed era vivo. E adesso sarebbe andata da lui.

Si era voltata verso Ginny, chiedendole di accompagnarla, ma l'amica aveva rifiutato gentilmente. Se non avesse saputo il motivo per cui non volesse allontanarsi, avrebbe certamente insistito. Ma alla fine si era ritrovata a salutarla e ad osservarla sparire dietro i corridoi bianchi.

Aveva sospirato sollevata, passandosi la mano fasciata tra i capelli. Poi si era avviata verso la stanza in cui avrebbe trovato Harry. Quando aveva aperto la porta e lo aveva scorto addormentato nel letto, con un'espressione quasi serena, nonostante i tubicini che lo aiutavano a respirare aveva avuto finalmente la certezza che tutto fosse andato per il meglio.

Adesso sapeva quale sarebbe stato il suo compito. Sarebbe rimasta al suo fianco e lo avrebbe aiutato a superare quel difficile momento, non appena si sarebbe reso conto della situazione.

Perché aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.

*   *   *

Ginevra Weasley aveva salutato la sua amica Zoe, abbandonando la sala d'attesa.

Erano state informate della buona riuscita dell'intervento di Harry e questo le aveva risollevato il morale in una giornata che si era rivelata sin dall'inizio terribile.

Il primo raggio di luce lo aveva visto in quel momento, quando aveva saputo che il suo amico era vivo e aveva visto Zoe finalmente sollevata abbracciare il medico.

Ma era l'unico al momento. Le pesanti conseguenze di quella battaglia gravavano ancora terribilmente sul suo stato d'animo.

Erano successe così tante cose...

Aveva fermato il flusso dei suoi pensieri, quando era giunta, davanti ad una saletta molto più appartata e osservata a vista da due Auror. Aveva sbuffato divertita riconoscendo due reclute che non avevano partecipato allo scontro constatando che se l’occupante di quella stanza, se ne fosse reso conto, probabilmente non avrebbe avuto difficoltà a tentare una fuga.

Dopo un segno di saluto ai due giovani, che le avevano ricambiato tornando composti dalla posizione di riposo in cui erano, aveva bussato delicatamente alla porta cercando con un grosso respiro, di prendere coraggio.

Non aveva atteso risposta dall’interno. Era entrata con calma, palesando la sua presenza ma restando cautamente sull'uscio. Fortunatamente aveva il peso del corpo posato sulla maniglia, perché non appena aveva incrociato quegli occhi grigi, che erano stati distolti da un quotidiano e avevano preso a fissarla con serietà, aveva temuto una perdita repentina di forze.

Il silenzio era seguito per qualche minuto buono senza che ancora nessuno dei due aprisse bocca, poi Ginny si era arresa; un altro istante così e avrebbe iniziato ad urlare.

"Ciao."

Draco Malfoy non aveva risposto. Ripiegato però il giornale, che era stato posato sul comodino l'aveva osservata in una muta richiesta di farsi avanti. Era seduto su un letto identico a quelli della corsia, ma a veder bene il ragazzo sembrava tutto fuorché degente.

Ginny aveva roteato gli occhi al pensiero che solo qualche ora prima, lo aveva creduto morto tra le sue braccia.

"Come stai?" gli aveva chiesto avvicinandosi e sedendosi sulla sedia che costeggiava il giaciglio.

"Bene." era stato telegrafico lui.

E la donna in risposta aveva deglutito. Scacciando il pensiero che lui non la volesse lì, si era sforzata a fatica di apparire naturale. "I dottori hanno detto che non credevano di poter vedere un uomo sopravvissuto ad un'Av-"

"Come sta Potter?" ma Draco l'aveva interrotta. Con una domanda assurda perché potesse uscire dalle sua labbra, ma Ginny la tradusse come un chiaro messaggio per non parlare più di quanto era accaduto.

In effetti nemmeno lei voleva poi tanto ricordare quello che era accaduto. Si era sentita morire dentro, quando lui si era accasciato a terra, sotto la risata diabolica del padre. Aveva creduto per degli istanti infiniti che fosse morto per salvarle la vita, ma poi, posando il capo sul suo petto, aveva sentito il battito flebile del suo cuore.

Era stato a quel punto che Voldemort e i Mangiamorte erano svaniti, Smaterializzandosi e ponendo così fine alla battaglia. Decine di Guaritori erano accorsi soccorrendo i feriti e anche Draco era stato portato via per essere curato.

E adesso era lì. Si era svegliato come se nulla fosse, ricoperto solo delle ferite che gli erano state inferte prima di avvicinarsi a Ginny.

Aveva chinato lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia. Quella discussione era così tesa da farle paura.

"Harry è vivo. A quanto pare il medico che l'ha curato dice che si è salvato per miracolo."

Malfoy aveva fatto schioccare la lingua. Tanti anni di odio non potevano certo cambiare le cose all'improvviso e Ginny dubitava fermamente che a lui importasse qualcosa del ragazzo con la cicatrice.

"Se ti può interessare è morto Silente." aveva però aggiunto aspra, decidendo di guardare il piccolo e anonimo tavolino vicino al muro che fronteggiava il letto. Anche se riusciva in parte a capirlo, non sopportava quell'atteggiamento.

Draco, che aveva per un attimo distolto l'attenzione da lei, era tornato velocemente a studiarla, cercando di capire le sue emozioni. Vedendola mordersi il labbro inferiore aveva continuato a tacere.

"Ha cercato di aiutare Harry, ma non è riuscito ad evitare la Maledizione." la spiegazione era giunta comunque, pronunciata da quelle labbra tirate affinché non scoppiasse in lacrime.

Le era bastato socchiudere per un attimo gli occhi, perché le tornasse in mente quella piccola folla di Auror che circondava mesta il cadavere del loro vecchio preside nonché generale dell'Ordine della Fenice.

A quanto si diceva tra i testimoni, si era frapposto tra l'Oscuro e Potter, quando il primo aveva scagliato un'Avada Kedavra per uccidere il ragazzo. Avrebbe potuto cercare di sviarla, ma il suo intento era stato anche quello di colpire Voldemort, cosa che poi era andata in porto.

Mentre il suo corpo senza vita si era accasciato al suolo, il Lord Oscuro, era stato costretto ad una ritirata per via di un potente incantesimo che lo aveva colpito ad un fianco, togliendogli il respiro.

Probabilmente se fosse stato colpito al petto, Voldemort sarebbe morto, ma purtroppo la maledizione Senza Perdono era stata più veloce di quell'incanto ed era stato perciò impossibile centrare il bersaglio.

E così Albus Silente era defunto, sacrificando la propria vita per salvare, non soltanto Harry, ma anche tutti i suoi Auror che senza la guida del Ragazzo Sopravvissuto, avrebbero potuto fare ben poco contro quel nemico invincibile.

Draco Malfoy non voleva sapere altro da Ginny. Immaginava quanto potesse essere difficile quella situazione, ma non riusciva comunque a comprenderla. Lui non aveva mai avuto fiducia nel suo signore, né gli aveva mai riposto speranze come aveva fatto suo padre. Per lui Voldemort era sempre stato un aguzzino, pronto ad usare lui e i suoi compagni per ottenere il potere esclusivamente per se stesso.

Quanto a Ginny, sarebbe scoppiata a piangere se fosse rimasta ancora lì dentro e sinceramente era anche stufa di quel silenzio. Era entrata per chiarire, non per parlare di Potter e di Silente... ma evidentemente questo a Malfoy non importava.

Si era alzata in piedi con uno scatto nervoso, stringendo i denti. "Devo andare." Ma non aveva raggiunto l'uscita, che si era sentita ancora in dovere di fermarsi. La sua voce l'aveva costretta.

"Noi siamo nemici, non avrebbe mai funzionato."

Le lacrime che fino a quel momento erano rimaste ferme sugli occhi in un suo vano tentativo di reprimerle, erano scivolate lungo le sue guance arrossate. Aveva cercato di deglutire per eliminare quell'odioso groppo alla gola, ma  non solo non c'era riuscita, aveva anche permesso che la rabbia prendesse il sopravvento.

Si era voltata stringendo gli occhi e fissandolo con la vista appannata.

"Non avrebbe funzionato?!" e poi si era avvicinata ancora al suo letto, a grandi passi. "Non avrebbe funzionato?! E cosa ne sai, se non ci hai nemmeno provato? Come puoi dirlo se tutto quello che abbiamo vissuto nelle ultime settimane è stata solo una farsa? Avanti, dammi una spiegazione razionale."

Draco non si era scomposto per quello sfogo e anzi l'aveva fissata per tutto il tempo con il suo solito cipiglio austero. "Io sono un Mangiamorte e tu un Auror. Le nostre cause sono diverse." aveva poi scosso lievemente la testa, assumendo un tono irritantemente ironico. "Mi sembra che già questa dovrebbe essere una spiegazione razionale."

"Sì, Draco, peccato che questo discorso poteva valere il mese scorso, ma non oggi." era stata la dura replica di lei. Si era seduta sul letto mentre parlava e aveva incrociato quegli occhi grigi come un temporale estivo, con aria risoluta, nonostante i suoi fossero ancora inondati di lacrime. Malfoy però non le aveva dato il tempo di continuare.

"Giusto, perché non c'ho pensato prima? Dopotutto adesso non sono più un Mangiamorte, anzi sono un Mangiamorte rinnegato, ma che bella ironia. E per giunta mi sbatteranno ad Azkaban. Sì, Weasley, le cose sono proprio cambiate."

"E cosa pensi di fare? Di abbandonare tutto? Perché io non ce la faccio, Malfoy."

Il biondo aveva incrociato le braccia. "Dovresti farlo invece."

"No. Sono disposta ad aspettare che tu esca da Azkaban, se proprio vuoi saperlo."

"Ti rovinerai la vita."

"Non mi lamenterò."

Nell'istante in cui l'aveva sfidato con i suoi occhi aveva preso la sua decisione. Non si sarebbe arresa. E avrebbe lottato con tutte le sue forze per convincere lui e tutto il resto del mondo che anche il loro era un amore possibile.

*   *   *

La loggia della base dell'Ordine non era molto alta, ma la vista da lì era tutt'altro che noiosa. Il fabbricato era situato tra la brughiera inglese immerso nel verde e tra le colline deserte. Spesso era capitato che passeggiando in mezzo a quella natura si riuscisse a trovare la tranquillità, anche quando si aveva a che fare con gli animi più focosi.

L'erba, alta fino all'inguine si muoveva lentamente, mossa dalla brezza e ipnotizzava chi ne era circondato. Non vi erano molti alberi, tranne che per qualche quercia in cima alle colline, tutto il posto era isolato e uniforme. Eppure mai aveva rappresentato un'oppressione per coloro che ci vivevano.

Era più considerato un rifugio, al sicuro dalla guerra e dalla violenza dei Mangiamorte. Quando gli attacchi si erano fatti sempre più numerosi, molte delle famiglie degli appartenenti all'Ordine si erano trasferiti nella base, che aveva gli stessi incantesimi di protezione che ad esempio erano stati dati ad Hogwarts e che le permettevano una certa sicurezza dalla pazzia di Voldemort.

Ma Harry Potter quel posto, lo preferiva di notte. Nelle notti di Luna Piena per l'esattezza. La mancanza di altra vita di solito rendeva il posto piuttosto buio e spettrale. Ma quando il satellite era pienamente illuminato, i campi erano rischiarati da quei raggi, rendendo il panorama veramente suggestivo. Se poi si aggiungeva il fatto che delle volte si poteva udire qualche ululato di licantropo, l'effetto era sorprendente.

Ed Harry era lassù, su quella loggia ad un'ora notturna, nella quale ormai tutti erano nel mondo dei sogni. Fissava l'orizzonte, là fin dove il suo occhio riusciva ad arrivare, vista l'irregolarità del terreno. E quella era l'ora in cui i ricordi e tutti i pensieri, anche quelli più nascosti, tornano alla mente, per rallegrarla... o tormentarla, come nel suo caso.

Aveva sospirato stancamente, passandosi una mano sugli occhi. Poi aveva rinforcato gli occhiali, riprendendo ad osservare lo spettacolo notturno.

Il suo animo era spento. Non in subbuglio o colmo di rancore e vendetta, come certamente tutti si aspettavano. Ma senza vita. Senza forze.

Aveva visto con i suoi occhi, in un ultimo barlume di forze, gli ultimi istanti di vita di Silente. Era vero, dopo aver saputo della profezia, il suo rapporto e soprattutto la considerazione che aveva per lui, erano notevolmente cambiati. Eppure in quegli anni era sempre stato una guida, un appoggio in cui credere. Se c'era un problema, mentre tutti si affidavano al ragazzo Sopravvissuto, lui pensava: 'C'è Silente.'

Sbagliato. Sapeva di aver sempre sbagliato, facendo così, ma d'altronde il vecchio preside aveva sempre cercato di accollarsi la maggior parte dei fardelli. Forse per rimorso, o forse solo per pietà verso di lui, però l'unica cosa che gli aveva affidato era stato di portare a termine la profezia.

E infine aveva donato la vita per lui. Adesso si sentiva un verme se ripensava ai loro incontri sempre più freddi e distanti, da quando quel giorno nel suo studio, appena dopo aver visto Sirius morire, lui gli aveva rivelato la pesante verità della Profezia.

E ora.... ora doveva vedersela da solo. Da quel momento in poi non avrebbe più potuto sorreggersi a nessuno. C'era solo lui davanti a quel destino ingrato, lui.... e la sua incapacità.

Il pensiero di non essere riuscito a portare a termine ciò per cui aveva sprecato la sua vita negli ultimi anni, lo costrinse a trattenere il fiato, perché avvertì i polmoni stretti in una morsa.

O forse erano solo dolori post operatori... o magari tutti e due, vista la situazione.

Si era posato una mano sul petto, cercando di regolarizzare il respiro. Dopotutto erano passati solo due giorni dallo scontro. E quella fuga notturna non gli era stata certo autorizzata dai medici, che lo credevano tranquillo nel suo letto.

Ora cosa doveva fare? Non era abbastanza forte per sconfiggere Voldemort... lo sarebbe mai stato?

In quel momento l'unica risposta che aveva in mente non era di certo positiva. Insomma, dopotutto era da secoli che non faceva altro che allenarsi per raggiungere il Signore Oscuro e sconfiggerlo. E dopo tutti quegli sforzi, che cosa aveva ottenuto?

Un bel niente, anzi aveva privato la comunità magica dell'unico uomo che fosse mai riuscito a tenere testa a quel pazzo criminale e che sicuramente sarebbe potuto riuscire in quell'impresa meglio di lui!

Un abbraccio, caldo e saldo da dietro le spalle, aveva interrotto bruscamente il flusso dei suoi pensieri. Non era sobbalzato, nonostante per via di tutte le sue preoccupazioni, non si fosse accorto prima dei movimenti alle sue spalle.

Ma d'altronde, Auror lo era anche lei, perciò sapeva bene come muoversi, senza essere notata. Si era rilassato con quel contatto, rilasciando l'ennesimo sospiro.

"Non dovresti essere qui." la voce di Zoe era risuonata dolce, non era riuscita ad essere severa.

Harry si era aggrappato alle sue braccia, posandovi sopra un bacio. "Avevo voglia di pensare."

"Tu pensi troppo." se si fosse voltato, avrebbe potuto notare la sua aria imbronciata. "E se devi venire quassù per farti tornare tutti i sensi di colpa, preferirei tornassi nel tuo letto."

Una breve risata amara, era sfuggita dalle labbra del mago. "Non penso che dentro un letto possano abbandonarmi, i sensi di colpa."

Era seguito un minuto di silenzio, nel quale la ragazza aveva serrato maggiormente la presa, nonostante le ustioni che ancora aveva alle braccia. Poi aveva fatto il giro del muricciolo su cui lui era seduto e gli si era accostata con un'aria preoccupata stampata in viso.

"Ascoltami Harry... è inutile dirti che non dovresti farti una colpa per quello che è successo. Purtroppo nessuno potrà mai capirti, perché sei l'unico che ha questo compito così pesante sulle spalle. Però una cosa puoi farla. Ed è guardare avanti."

Aveva fatto una pausa, nella quale aveva preso fiato e forse cercato le parole adatte per convincerlo. "Se Silente è morto lo ha fatto per te, non perché ti riempissi di rimorsi, ma per permetterti di vivere e di portare a termine ciò per cui ti sei tanto impegnato in questi anni."

Aveva ritenuto giusto interromperla, perché quelle parole avevano avuto l'effetto di arrivargli dritto al cuore e un po' per paura, un po' perché facevano anche male, non voleva più ascoltarle.

"Mi sono impegnato per farmi quasi uccidere da Voldemort."

Lo sguardo di Zoe era stato impagabile. Aveva aggrottato la fronte e stretto le labbra in una smorfia che ricordava tanto una bambina sul punto di offendersi. Poi aveva reagito, rifilandogli uno scapaccione. E Harry l'aveva fissata sbigottito.

"Ed è così che sprechi il suo gesto?" una domanda semplice e lineare. Una cruda verità.

Arrendersi voleva dire gettare fango sulla morte di Silente, su tutti i suoi sacrifici e sulle speranze che aveva sempre riposto in lui. Aveva chinato lo sguardo, combattuto e non aveva notato che l'espressione della strega si era raddolcita.

La mano che prima lo aveva picchiato, aveva preso ad accarezzargli lentamente la nuca. "Se hai perso è solo perché evidentemente non eri ancora pronto. Ma se esiste la profezia, è anche vero che prima o poi dovrai riuscire a raggiungerlo, no?"

"Harry le persone che sono morte per te, non l'anno fatto perché tu potessi pentirtene, ma perché portassero avanti il sogno di pace che tutti desiderano. Lo so che è pesante e che vorresti tanto avere una vita serena, ma purtroppo questa è la strada che il destino ci ha posto. E dobbiamo percorrerla."

La sicurezza che aveva avuto fino a quel momento, nella voce, si era spezzata appena, quando era improvvisamente arrossita, chinando il capo. "E io sono qui perché possiamo farlo assieme."

Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Come aveva fatto a credere di essere solo? Lui non era mai stato abbandonato da nessuno. C'erano amici pronti a tutto per lui e una donna che aveva deciso di farsi carico dei suoi problemi e dei suoi capricci.

L'aveva abbracciata di slancio, stringendola forte a sé. E aveva mormorato un flebile "Scusami." con tono mortificato.

Era per lei e per tutti gli altri, che avrebbe continuato a combattere. E un giorno sarebbe stato pronto per portare finalmente a termine quella maledetta profezia. Così, anche chi aveva perso la vita in quella sanguinosa guerra, avrebbe potuto finalmente riposare in pace.

*   *   *

Certamente quella non era proprio una serata felice, si era ritrovato a pensare Ronald Weasley, quando era calato per l'ennesima volta il silenzio in quella piccola camera – la sua – dove lui ed Hermione Granger avevano deciso di trascorrere una tranquilla serata da soli.

Il giorno seguente avrebbero dovuto affrontare il funerale di Silente e nonostante tra lui e Hermione non si facesse parola su quello che li aspettava, sembrava che il pensiero aleggiasse continuamente tra quelle quattro mura.

D'altronde erano stati giorni terribili, gli ultimi. La consapevolezza che la guerra in realtà non solo non era finita, ma che l'ultima battaglia si era conclusa con una bruciante sconfitta, aveva riempito i cuori di tutto il mondo magico di angoscia, ma soprattutto in chi da tanti anni continuava a lottare in prima linea.

Aveva sospirato mestamente, sentendosi ridicolo al pensiero che quella serata sarebbe potuta andare diversamente e che il piano a cui aveva pensato, era andato in fumo come la fine delle ostilità.

Hermione aveva arcuato entrambe le sopracciglia, studiando i movimenti del suo fidanzato. "Non... non ti piace il dolce? Perché forse avremmo dovuto prendere quell'altro, in effetti questo non è granché, ha-"

"Hermione calma! Il dolce va benissimo." l'aveva interrotta lui, seriamente perplesso.

Sapeva che quando si comportava così era perché si sentiva nervosa e a buon ragione anche a disagio. Avevano preso la loro cena alla mensa della base, ma invece di consumarla con gli altri compagni, avevano approfittato del fatto che la camera di Ron fosse libera, in assenza di Harry che era ancora in Infermeria e avevano consumato lì il pasto per poi starsene tranquillamente assieme.

La ragazza si era fermata, trattenendo improvvisamente il fiato e aveva scosso il capo. "Ah, ok..." si era ritrovata poi a mormorare prendendo a fissare il piatto, da cui aveva toccato ben poco.

Certo che se l'atmosfera doveva essere quella, avrebbero fatto meglio a mangiare con gli altri. Ron si era alzato in piedi, stufo di quella situazione e aveva posato il tovagliolo nel piatto. "Che dici, andiamo a letto?"

La domanda era sorta ingenuamente, di certo senza secondi fini, ma Hermione sembrava che l'avesse presa in maniera diversa. Era arrossita come se fosse stata la prima volta e aveva annuito a disagio, senza spiccicare parola.

"Ehm... ok... vado a farmi una doccia. O vuoi farla prima tu?" si era assicurato il rosso, cercando di ignorare quella reazione e desiderando di chiudersi velocemente in bagno per respirare un'aria diversa.

"N-nono! Vai... io l'ho già fatta prima in camera.... intanto tolgo tutto di qui." aveva indicato la scrivania che avevano usato come piano d'appoggio per banchettare.

Ron aveva annuito lentamente, voltandosi verso la sua meta e raggiungendola con un'andatura più veloce. Hermione aveva notato quel particolare e non era riuscita a trattenersi dal mordersi con forza il labbro inferiore.

Si sentiva una stupida, ma pensare di starsene con il suo ragazzo, quando tutti piangevano la morte del loro Generale la faceva sentire un'ipocrita. Reprimendo un fastidioso groppo alla gola e delle altrettanto seccanti lacrime, aveva iniziato a rigovernare la pseudo-tavola, con gesti piuttosto nervosi e affrettati.

Era furiosa con se stessa e con Ron, perché non le diceva niente, con Silente che li aveva abbandonati, con Voldemort che era troppo forte, con Harry che non era riuscito a fermarlo e con un'infinità di altre persone. E l'unica cosa che era in grado di fare era piangere e far esasperare il suo compagno.

Non si era nemmeno accorta di aver dato un colpo ad un barattolo posto assieme a degli altri portapenne in un angolo della scrivania. E solo quando questo era rotolato a terra, aprendosi e spargendo ovunque il suo contenuto aveva imprecato sollevando gli occhi al cielo.

Ci mancava solo quello. Si era piegata, abbandonando la sua precedente occupazione, dedicandosi a quella nuova. Era incredibile quante cose contenesse quel recipiente, ma si ritrovò a constatare quanto fosse sorprendente cosa anche nascondesse.

Una scatolina di velluto blu scuro era rotolata fuori e giaceva appena a due centimetri dalla sua scarpa. L'aveva raccolta, rialzandosi in piedi e l'aveva fissata per cinque minuti buoni come incantata. A dire la verità in quel lasso di tempo era riuscita a chiedersi almeno una cinquantina di volte se fosse stato il caso di aprirla o meno.

E quando aveva preso coraggio e l'aveva fatto realmente, si era vista costretta a trattenere il fiato. E a sbiancare.

Un piccolo diamante, circondato da un fedina di oro bianco, aveva brillato per un istante nei suoi occhi sorpresi, prima di lasciare il posto ad un viso sconvolto e dall'aria arruffata per via della doccia.

"O-oddio... l'hai trovato."

Hermione aveva avuto per un attimo la sensazione che sarebbe svenuta. Ma poi Ron si era avvicinato così velocemente che neanche ci aveva fatto caso e aveva racchiuso la scatolina e le mani della ragazza tra le sue.

"A-ascolta! Volevo dirtelo dopo la battaglia, ma visto come sono andate le cose ho cambiato idea, cioè, non credevo fosse il caso vista la situazione, anche se in realtà volevo farlo.... io..."

E dopo il fiume di parole, si era perso per strada non sapendo più cosa dire, né come continuare quella che sarebbe dovuta essere una dichiarazione di matrimonio in grande stile, ma che alla fine si era ridotta ad una stupida spiegazione sul perché non lo avesse fatto.

Hermione lo aveva fissato con gli occhi sbarrati, senza dire una parola, poi forse si era ricordata che sapere anche respirare.

"Tu... volevi... sposarmi?"

A quella domanda, Ron aveva scosso il capo in su e in giù con piccoli scatti. Ma poi aveva preso ad agitarsi, perché mai si sarebbe aspettato che Hermione scoppiasse a piangere improvvisamente, chinando il capo.

Centinaia di interrogativi e di pare mentali gli erano sfrecciate nel cervello a velocità assurda, confondendolo non poco. E mentre le orecchie gli erano diventate di un rosso porpora, aveva allargato le braccia facendosi più vicino alla riccia.

"Oddio! N-non volevi? M-mi dispiace! Lo so che non era il momento o forse non volevi proprio..."

Gli ci era voluto un po' per percepire tra le sue parole e i singhiozzi della ragazze quella risposta flebile.

"Sì.... sì... che lo voglio."

Dire che gli si era seccata la gola era poco. Aveva cercato di deglutire un paio di volte, ma alla fine si era arreso, preferendo stringerla forte tra le braccia e affondando il viso nell'incavo del suo collo.

Non poteva crederci, lei voleva davvero sposarlo.... voleva diventare sua moglie! Aveva dovuto ripeterselo più di una volta perché ancora stentava a rendersi conto di quanto fosse reale ciò che stava vivendo e che fino a quel momento aveva potuto solo immaginare.

Aveva scostato il capo, incrociando i suoi occhi appannati dalle lacrime e si era sentito morire. "Ti amo..." un mormorio appena udibile contro le sua labbra prima di baciarla, mentre con gesti leggeri le cancellava le tracce del pianto dalle guance.

Hermione aveva ricambiato a quel bacio con bisogno, come se fosse stato ossigeno e poi lo aveva stretto nel suo abbraccio, non riuscendo ancora a frenare le lacrime. Non poteva immaginare una vita senza Ron e appena avrebbero avuto la possibilità avrebbero sancito quell'unione ancora di più.

Sposandosi. Quella parola faceva uno strano affetto per loro due, ma presto si sarebbero abituati.

Perché da quel momento in poi avrebbero guardato al futuro assieme e avrebbero continuato a percorrere quella strada così piena di ostacoli uniti da uno dei vincoli più indissolubili.

*   *   *

Il Ministero della Magia era come sempre affollato a quell'ora del mattino. E da un po' di tempo a quella parte, persino la zona dell'Ufficio Misteri lo era diventata. Le numerose sedute del Wizengamot, le riunioni per escogitare nuove offensive contro il nemico, lo studio di nuove tecniche di combattimento e magia avevano reso quella parte del Ministero, tra le più frequentate assieme alla sezione Auror.

Ginny sedeva su una panca, osservandosi i piedi che teneva dritti davanti a sé, anche se in realtà non li stava realmente vedendo. Il suo sguardo vagava più nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni che di lì a poco avrebbero avuto una svolta.

"Non hanno ancora deciso?" la voce di Harry Potter le giunse alle orecchie, chiara e tranquilla, come se si aspettasse tanto tempo per quella sentenza.

Lei sollevò lo sguardo, mantenendolo per qualche istante. Scosse il capo, cacciando un sospiro e facendo posto all'amico che con difficoltà per via della stampella e della gamba fasciata, cercava di sedersi al suo fianco.

"Accidenti... per quanto ancora dovrò girare con questa roba?" si lamentò seccato il mago, agitando davanti agli occhi il sostegno.

"Fino a quando non ti reggerai di nuovo in piedi come si deve, Potter. Dovresti saperlo."

"Oh, ti ringrazio, Ginny. Mi hai illuminato con questa risposta." la replica era stata scherzosa e la ragazza aveva notato che lo scopo era quello di cercare di rilassarla.

Sorrise dandogli una leggera gomitata. "Scommetto che la tua ragazza non fa che ripetertelo."

L'espressione disperata del moro fu impagabile. "Continuamente! E non hai idea di quanto altro mi ricordi ogni giorno!"

Ginny ridacchiò divertita pensando a Zoe in versione fidanzata. Si passò una mano tra i capelli, cacciando l'ennesimo sospiro. "Chissà cosa decideranno."

Fu a quel punto che Harry tornò serio. "Sta' tranquilla. E' vero, è stato un processo parecchio difficile e decisamente Malfoy poteva risparmiarselo tutto quel sarcasmo..." il tono si era inasprito improvvisamente. Gli ci era voluta una pausa, perché tornasse normale. "Ma non dimenticare che ci ha dato un grande aiuto... anche se poi non è servito a molto."

Quella frase era rimasta in sospeso, senza che nessuno aggiungesse altro. Ma poi Harry parve rendersi conto di aver sbagliato il momento, perciò si era affrettato a rimediare.

"Se siamo fortunati lo scagioneranno dalle accuse."

Ma Ginny in quel momento non riusciva ad essere poi così positiva. "E se invece qualcuno si ricorda che siamo sfigati?"

Harry scrollò le spalle. "A quel punto vedremo. Ma non credo che avrà più di dieci an-... cioè.... insomma, non gli daranno molto." si corresse velocemente, lanciando un'occhiata preoccupata in direzione dell'amica.

"Non c'è bisogno che cerchi di illudermi, Harry. Sono io stessa la prima a non farlo. So quello che mi aspetta in questo caso."

C'era stato un lungo respiro stanco da parte del giovane. Poi il silenzio, mentre si passava una mano sugli occhi, evitando gli occhiali. "Dovrò farci l'abitudine. Insomma.... è... Malfoy!"

La rossa si lasciò scappare un gemito. "Guarda che lo so anch'io, ma che devo farci? Ti prego Harry, posso capire che non lo sopporti, ma già devo badare a mio fratello che ha intenzione di rinfacciarmelo a vita e di rendermi l'esistenza nei prossimi anni, un vero tormento!" il suo tono era stato sull'orlo della crisi di nervi.

Potter pose le mani in avanti agitandole. "Ok, ok, calma. Lo sai che io sono sempre stato più diplomatico di Ron, no?" alla domanda però strinse gli occhi su di lei, perché lo sbuffo che aveva cacciato gli era parso piuttosto ironico.

Incrociò le braccia risentito. "Guarda che non è semplice, Ginny. E' di un nostro nemico che stiamo parlando! Potrebbe aver ucciso dei nostri amici."

"Non ne abbiamo la certezza. Nessuno lo ha mai visto farlo." replicò decisa, ignorando di sua spontanea volontà il ricordo di quel giorno a Nocturn Alley.

Un altro sospiro. Più seccato, ma deciso a chiudere la questione.

"E tu come stai?"

"Sopravvivrò."

E di nuovo silenzio, fino a che la porta del tribunale del Wizengamot non si era aperta. Di colpo tutta la tensione si era acquietata per lasciare il posto ad una leggera angoscia... per lo meno da parte di Ginny.

Harry le aveva lanciato un'occhiata preoccupata, posandole una mano sulla spalla. Quel calore le aveva dato una buona dose di coraggio, perciò dopo aver ricambiato lo sguardo dell'amico con aria grata, aveva varcato la soglia dell'aula con un passo molto più deciso.

Finalmente avrebbe saputo cosa aspettava lei e Draco.

La stanza era circolare. Da quanto aveva saputo dai racconti del Ragazzo Sopravvissuto, era la stessa in cui lui al suo quinto anno aveva dovuto affrontare il suo processo per non essere espulso da scuola. Ginevra la trovava inquietante, soprattutto per quella sedia posta al centro su cui era stato incatenato Draco.

Ma d'altronde era quella la procedura, no? E alla fine non era nemmeno la prima volta che assisteva ad un rito del genere; l'unica differenza era che quella volta teneva seriamente alla persona inquisita.

Aveva preso posto sulle prime file. Non c'era molta gente, tranne che per qualche curioso, i presenti erano tutti Auror e persone che avevano testimoniato durante il processo. Lo sguardo si era spostato velocemente al centro, quando Malfoy era stato portato nuovamente davanti ai suoi giudici.

Era stata il nuovo Ministro della Magia, Amelia Susan Bones a parlare, come capo del Wizengamot. Si alzò in piedi, prendendo a leggere da un foglio di pergamena.

"A seguito di un lunga riflessione e di uno studio approfondito delle prove e dei test, abbiamo preso la nostra decisione. Signor Draco Malfoy, le sue accuse sono di omicidio e concorso di colpa come Mangiamorte. Sono molti gravi, lei lo deve ammettere, ma non possiamo non tenere in considerazione l'operato che ha svolto in favore dell'Ordine della Fenice."

Nella pausa che era seguita, si era potuto udire distintamente Draco schioccare la lingua con un tono pungente. Ginny gli aveva scoccato un'occhiataccia non vista né percepita, ma che per un attimo aveva costretto lei a farsi violenza per non urlargli di fare silenzio.

Il ministro della Magia l'aveva squadrato con aria severa, ma poi era tornata alla sua lettura senza commentare.

"Inoltre non abbiamo nessuna prova che accerti il fatto che lei abbia mai ucciso qualcuno, né testimoni che abbiano potuto confermarlo. E' fortunato da questo punto di vista." un'altra occhiata grave a studiare la sua reazione che però non c'era stata.

Draco era rimasto immobile e sfidare con gli occhi di ghiaccio la sua interlocutrice e Ginny pensò di sapere su cosa stesse riflettendo. Un testimone c'era e anche attendibile, visto che si trattava di lei stessa. Eppure nessuno sapeva nulla. Chissà quale commento gli stava frullando in testa in quel momento e quale considerazione avesse di lei per quel gesto che probabilmente gli avrebbe salvato la vita.

"In conclusione questo tribunale ha deciso di dichiararla colpevole. E' impossibile non tenere in considerazione i suoi trascorsi, ma abbiamo deciso di darle il minimo della pena."

Ginny strinse con forza i pugni chiusi, mentre tratteneva il respiro ormai da alcuni minuti.

"Signor Draco Malfoy, lei è condannato a scontare cinque anni nella prigione magica di Azkaban. A seguito della quale sarà considerato libero e prosciolto da ogni accusa. Questa è la decisione unanime del Wizengamot."

Un brusio, dapprima lieve e poi via via sempre più intenso si propagò nella sala, nonostante fosse quasi vuota. Solo Ginny era rimasta a fissare Draco senza riprendere a respirare.

In carcere. Lo sapeva. Non poteva aspettarsi di meglio, ovviamente. E adesso non lo avrebbe rivisto prima di cinque anni.

*   *   *

La saletta laterale che si trovava proprio di lato all'aula di tribunale era piuttosto accogliente. Di solito vi si soffermavano i giudici prima di qualche udienza e durante le pause ed era attrezzata in modo da non far mancare niente a quelle autorità.

In quel momento era vuota, tranne che per una figura seduta al grande tavolo rettangolare che si trovava al centro della stanza. Aveva la schiena ricurva e i gomiti posati sul legno. La fronte posata sui palmi.

Era stato Harry a dirle di aspettare lì dentro e sapeva anche il perché, anche se non glielo aveva voluto dire. Si era incaricato lui stesso di scortare Draco fino ad Azkban, o per lo meno aveva convinto gli Auror che dovevano farlo, viste le sue condizioni e il fatto che non fosse ancora rientrato in servizio.

Non volle sapere come ci fosse riuscito, ma poco dopo Malfoy entrò nella stanza da solo e senza manette ai polsi. Si alzò in piedi di scatto, allargando gli occhi e dandosi nuovamente della stupida per aver trattenuto per l'ennesima volta il fiato.

Insomma perché diavolo adesso si stava facendo prendere dall'angoscia. Sapeva a cosa stava per andare incontro, ne era ben consapevole, perciò era inutile continuare e piangersi sopra. Aveva preso una decisione e avrebbe continuato a guardare avanti e a lottare, qualsiasi ostacolo avrebbe trovato davanti.

Se la aspettavano cinque anni senza di lui, perfetto. Si sarebbe messa d'impegno anche lei a far concludere quella guerra prima che lui uscisse da Azkaban, così tutto sarebbe stato più facile e finalmente avrebbero potuto vivere in tranquillità, senza più quel pensiero disarmante e inquietante, senza che fossero 'nemici'.

Abbozzò un sorriso, provando improvvisamente un certo imbarazzo. "Mi... mi hanno detto che ti porteranno subito lì."

"Già, nessun ultimo desiderio al condannato." ironizzò maligno, incrociando le braccia e guardandosi intorno. Ginny lo fissò per qualche istante in silenzio. Harry si doveva fidare parecchio di lei, visto che aveva lasciato Draco completamente senza protezioni.

Chinò lo sguardo, cacciando un sospiro. "Cinque anni sono lunghi..."

Non aveva potuto vedere il sopracciglio alzato del biondo e la sua aria non tanto sorpresa quanto come se si aspettasse quelle parole. "Hai già deciso di arrenderti?" c'era stato scherno nella sua voce, ma solo per dimostrarle che sapeva che non ci sarebbe riuscita.

"Certo che no!" ribatté invece lei, decidendosi finalmente di incrociare i suoi occhi.

Ginny strinse le labbra, facendo qualche passo in avanti, le braccia rigide lungo i fianchi. "Ormai ho preso una decisione Malfoy e la porterò a termine. E non lo dico certo perché mi sono impuntata, ma perché quello che provo per te è sincero."

La sua voce era stata decisa, nonostante nelle ultime parole si fosse appena incrinata. Poi non aveva retto più ed era stata costretta a chinare il capo, prendendo a fissare un punto sul pavimento.

"Beh... se è così che la metti..."

Draco si era avvicinato di più a lei e con una mano tra il collo e la guancia le aveva fatto sollevare il viso. Si chinò a baciarla tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo e quel rapporto fosse sempre stato quanto di più lineare e semplice.

Ginny schiuse le labbra, lasciando che quel contatto si approfondisse, ma non riuscì a trattenere alcune stupide lacrime che avevano fatto capolino nei suoi occhi.

Quando ripresero fiato, lentamente, una fronte contro l'altra, la donna era rimasta con gli occhi chiusi, anche dopo che lui aveva ripreso a parlare.

"Vedremo cosa ci aspetterà il futuro quando uscirò da quel posto. E se per ora amarmi ti servirà ad andare avanti allora fallo. Forse sarà utile anche a me..."

Il sorriso che era spuntato tra le lacrime si era accentuato. A parole sue anche lui stava esprimendo i suoi sentimenti.

"Solo una cosa."

Ginny aveva sollevato lo sguardo, osservandolo incuriosita.

"Se hai queste intenzioni, smettila di chiamarmi per cognome, sei ridicola."

In risposta ricevette una gomitata fintamente stizzita, che alleggerì di colpo l'aria che si era creata. Malfoy, dopo un attimo in cui aveva preso a borbottare era tornato serio. "Devo andare."

Ginny annuì asciugandosi finalmente le tracce di lacrime dalle guance. "D'accordo."

Non c'erano stati 'Mi mancherai' o dichiarazioni di amore eterno. Solo un semplice quanto sentito 'Arrivederci', come speranza per quei prossimi cinque anni in cui non si sarebbero visti, ma avrebbero continuato – almeno questo era quello che Ginny sperava – ad amarsi e a farsi forza pensando all'altro.

E chissà poi cosa ne sarebbe stato di loro, pensò Ginevra, mentre lo osservava allontanarsi scortato da un paio di Auror e da Harry.

Prima o poi lo avrebbe saputo. Per il momento non le restava che tenere sempre accesa quella piccola e rassicurante speranza.

FINE

«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»» 

Ehilà! Siete ancora tutti vivi? Vi state armando per venirmi a cercare e ad uccidermi? Ehm..... ma un attimo! C'è una novità! La conclusione di questa storia è finita un po' così, con l'amaro in bocca... ma se davvero vi piace e volete saperne di più io avrei in cantiere anche il seguito. Mi basta sapere che vorreste leggerlo e io lo scriverò immediatamente ^^

Altrimenti, per una volta ci accontentiamo del finale non solito Happy-end in cui la giustizia trionfa e il male perde... (ho fatto male? Perché se ho fatto male, ditemelo, eh ^^')

Vorrei avere qualche vostro parere, io di idee ne ho ancora a bizzeffe, perciò sono sempre pronta! Spero che cmq vi sia piaciuto questo... Ho voluto concentrarmi un po' su ognuno dei personaggi e spiegare come riescono ad andare avanti, anche se la situazione non è delle migliori... sono curiosa di conoscere i vostri pareri! >.<

Per il momento passiamo a ringraziarvi, visto che vi siete sorbite questa storiella per tanti capitoli... davvero grazie, avete avuto un bel coraggio ç_ç

Ellie: ciaoo ^^/ (me cerca di fare la carina vista la conclusione della storia ¬¬) ehm... allora.... posso ritenermi viva o devo subire qualche tortura? ç_ç Io lo prometto, se volete lo scrivo il seguito, anzi ho in mente un'ideuzza proprio caruccia che.... ok, non aggiungo altro... >>

Dady: ma nuuu! Ma Draco non è morto, visto? Solo è un po'... ecco... finito ad Azkaban... ma poi esce! E Ginny lo aspetta! Cioè, si chiariscono alla fine! (Stai accampando scuse... NdDraco Silenzio, tu, fila dai Dissennatori! NdRyta ç_ç ndDraco)... spero che cmq si piaciuto anche questo capitolo ^^'

Ruka88: ehehehehe non so se ti faccia piacere questo, ma come avrai notato non sono morti né Draco né Zoe... potevo forse distruggere quelle due povere coppiette di sfig- ehm.... di innamorati? Nu... è già abbastanza quello che ho combinato dopo... credo.

Stellina: grazie ç_ç ormai aspetto con ansia il sesto libro (anche se qualche anima 'simpatica' ha voluto darmi qualche spoiler che avrei preferito non sapere -.-), nel frattempo mi impegno a finire tutte le mie storie (che tristezza ç_ç)! Spero che questa sia piaciuta anche con questo finale (giuro, c'ho pensato tanto e mi sembrava troppo banale farla concludere tropo bene ç_ç) Cmq c'hai azzeccato, anche se non l'ho scritto nella storia (credo che alla fine sia irrilevante), Draco pronuncia delle parole arcaiche e così riesce a ripararsi dall'Avada Kedavra (anche se in qualche modo c'è una buona dose di fortuna.... [Visto, Potter? C'è chi può e chi non può... io può NdDraco -.-'' ndHarry]). Non potevo certo permettere che morisse, no? ^.-

Gea Kristh: La risposta esatta è.... Silente! Mi spiace per il povero vecchio... ma adesso Harry dovrà vedersela con le sue sole forze... chissà se ce la farà...

Serena89: W l'Ottimismo! E infatti Draco è vivo e vegeto... leggermente Dissennato, ma vivo ^^'' Per quanto riguarda le storie prima del sesto libro credo che ormai bisognerebbe considerarle come tante alternative universe e divertirsi a leggerle e scriverle... tanto io non mi stancherei mai!^.-

Hermia: ti ringrazio, davvero! Fanno sempre piacere i vostri complimenti ^^ Per quanto riguarda Zoe, non potevo lasciare che morisse; Harry è già abbastanza sfigato e lasciarlo ancora da solo mi dispiaceva troppo, tanto più che serviva qualcuno di molto potente che potesse salvare la vita a Potter senza che dopo essere morto, Voldemort ci riprovasse (insomma, Voldie doveva essere ferito e chi poteva farlo se non Silente?) Spero che l'idea sia piaciuta cmq ^^

E con questo è tutto ç_ç Mi fa strano pensare che questo sia l'ultimo capitolo (anche se volendo c'è il seguito)... divento sempre malinconica quando arrivo alla fine. Cmq davvero ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia (anche chi non ha commento! >.<) e spero che vi sia paciuta almeno un po'.

Vi mando un bacio!

Ryta Holmes

   
 
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