Gardez -11 Gennaio 1989
Il tempo.
E' lui che ci ha sempre diviso, che ha sempre remato contro di noi, che ci ha impedito di ritrovarci.
Il tempo.
Avrei voluto stringerti fra le mie braccia, baciarti come si deve e rassicurarti anche se tu non hai mai avuto bisogno delle mie parole.
Capivi tutto al volo.
Ci bastava guardarci e annuire per comprendere.
Se stai leggendo queste lettera, sai già con quale angoscia ho lasciato questo mondo.
Probabilmente non sono stato nemmeno un eroe, ma solo una vittima.
Vittima del caso, della sfortuna, della morte.
Si è avvicinata a me, ha atteso che abbassasi la guardia e mi ha colpito.
La cosa che mi fa rabbia, è quella di non vederti accanto a me, il mattino. Su quel letto dal materasso duro, al riparo dal freddo e dal mondo.
Ma è inutile che ti dedichi parole d'amore, per me proverai odio e rancore.
Ho fatto una scelta consapevole, Olga, sapevo di andare incontro alla morte.
Non piangere per me.
Vivi per me,
Respira per me.
Ama ancora per me.
Non lasciare che il pianto di mia madre e la tristezza di mio padre, ti abbatti via.
Ignora i commenti e le condoglianze dei miei compagni.
Loro non sanno quanto ci amiamo.
Quanto il nostro amore sia stato forte, quanto io ti abbia adorato.
E continuerò a farlo.
Come quell'antica leggenda che racconta di soldati, seduti nei campi di battaglia.
In attesa della luce.
In attesa del loro amore.
Io ti aspetterò, non so dove e non so quando.
Ma ti prego, dilungati quanto puoi.
Prenditela comoda, come quando andavamo al cinema e tu ci mettevi ore a scegliere la giacca giusta o la sciarpa coordinata.
Io saprò attendere.
Veglierò su di te.
Veglierò sulla mia famiglia.
Veglierò anche sui tuoi futuri figli.
Perchè t'amo.
Perchè alla sola idea di una vita eterna senza di te, sto male.
Tuo, per sempre.
Ivan.
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Una lettera ambientata durante la guerra in Afghanistan del 1989, che coinvolse i talebani e l'Unione Sovietica.
Un momento di nostalgia e di vecchi ricordi.
Swami_