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Autore: Lord Ace    21/11/2010    3 recensioni
Di ritorno dal paradiso, Dante decide di mettere per iscritto su un diario tutto ciò che ha visto, per poi scegliere le parti migliori per la sua opera, che ora sa ispirata da Dio. Soltanto il suo diario saprà tutta la storia e come è andata veramente
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non posso credere a quello che ho visto in questi giorni e non posso tenere per me quello che ho imparato. Sento che ciò che ho imparato spinge nel petto per uscire, non posso fare a meno di assecondarlo. Questa sarà la mia grande occasione, smetterò di scrivere tutto il resto perché so che questa avventura mi darà l’immortalità. Ora so che Dio ispira il mio alto ingegno e mi aiuterà a scrivere, ma non voglio scrivere di getto quella che sarà la mia più grande opera poetica, voglio prima scrivere tutto quello che ho visto e fatto in questo diario, racconterò prima a te, o mio insolito confessore, la mia avventura. Attraverso te potrò scoprire e tenere a mente cosa intendo raccontare e cosa omettere.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura, poiché avevo smarrito la via. Probabilmente quella sera avevo bevuto troppo e la mia pessima abitudine di fare passeggiate mi deve aver condotto in un luogo che non conoscevo. L’effetto del vino deve avermi annebbiato la mente poiché non ricordo come ci arrivai, però ricordo le emozioni di quel momento e quello che vidi successivamente, quindi so di non ingannarmi. Continuai a vagare in quella selva per tutta la notte, assolutamente ignaro dei passi che facevo, e ancor più ignaro della meta. Perdersi in una foresta dove neanche la luce della stella polare guida i viaggiatori non fu un’esperienza piacevole. Gli ululati dei lupi, il fruscio del vento tra le foglie, lo spezzarsi di piccoli rami al passaggio di qualche animale, tutto ciò mi inquietava profondamente. Soltanto al mattino, finalmente, la luce del sole riuscì a penetrare tra i rami e a mostrarmi la mia. L’est non fu mai così bello da vedere. Inseguendo la libertà, finalmente riuscii ad uscire dalla foresta. Respirai profondamente e mi liberai dalla paura che fino a quel momento mi aveva afflitto. Davanti a me c’era una ripida collina, che però illuminata dal sole sembrava davvero invitante e, siccome l’alternativa era tornare nella foresta, decisi di incominciare la salita. Ma non appena feci il primo passo, comparve dinnanzi a me una lonza a sbarrarmi il cammino. In principio credetti sarebbe bastato aspettare perché se ne andasse ma dovetti scoprire a mio malincuore che essa era lì per me e come una sfinge mi impediva il passaggio. Decisi dunque di stringere i denti, prendere il coraggio a due mani e affrontare quella belva, perché mi lasciasse il passaggio. Ma ad un mio altro passo comparve al fianco di essa un leone, che con un poderoso ringhio mi fece indietreggiare. Non ebbi nemmeno il tempo di rabbrividire che al duo si aggiunse una lupa, che era tanto magra quanto rabbiosa e affamata. Queste tre fiere, vedendomi, cominciarono ad avvicinarsi tutte. Io, paralizzato dalla paura, non riuscivo a muovermi.

-Ti prego signore salvami! Miserere di me-

Le belve mi stavano ricacciando nella foresta e neanche lentamente! Sentivo di non poterle sconfiggere e di essere in balia di forze che non potevo contrastare. Perché tutto il mio sforzo di uscire dalla selva doveva essere vano? Il signore mi aveva davvero abbandonato? Perché mi aveva abbandonato!

-Signore, non valgono le mie preghiere?-

Quand’ecco giungere dal nulla una figura d’uomo, che con un bastone da pastore, ricacciò le belve laddove erano comparse, salvandomi così la vita. Costui era tuttavia strano, perché sembrava quasi evanescente. Mi guardava con i suoi occhi saggi e mi riempiva di speranza.

-Chi sei? Un uomo o un’ombra?-

Chiesi ancora pieno di timore, quella figura continuava a non sembrarmi umana, o almeno, non completamente come lo ero io. Quando cominciò a parlare, per la prima volta riconobbi in lui l’aiuto che Dio mi aveva mandato, in risposta alle mie preghiere.

-No, non sono un uomo ma lo sono stato, i miei genitori erano lombardi, originari di Mantova. Nacqui sotto Giulio Cesare, anche se non feci in tempo a conoscerlo, e vissi come servitore di Augusto, quando ancora Cristo non aveva toccato il cuore degli italici. Ero un poeta e scrissi di Enea e della sua fuga da Troia dopo che fu distrutta. Ma dimmi Dante, per quale motivo indugi nel salire questo monte? Il quale è fonte di bene e di salvezza-

Io chinai il capo rosso di vergogna e poi stupito parlai a quell’uomo, che avevo riconosciuto essere niente di meno che Virgilio, il poeta romano che tanto mi aveva ispirato.

-Virgilio, che tanto mi hai dato nella vita, guarda le bestie che un attimo fa hai cacciato, esse mi terrorizzano e so che da solo non riuscirò mai a sconfiggerle. Aiutami dunque a passare, scacciale per me e sarò ben lieto di scalare questo monte-

Il mio duca, dopo aver guardato attentamente le tre fiere, si volse a nord e disse

-Ti conviene fare un’altra strada, poiché questi ostacoli non possiamo sconfiggerli neanche insieme. Essi sono i mali che affliggono l’uomo e se provassimo ad affrontarli a viso aperto moriremmo. Ma verrà il giorno in cui verranno scacciati e allora tutto cambierà, sulla bella Italia non regneranno più avarizia e superbia ma amore e conoscenza-

Si incamminò verso un luogo a me sconosciuto, e io, per non restare solo, decisi dunque di seguirlo, lanciando di tanto in tanto uno sguardo alle fiere, per assicurarmi che non mi inseguissero. Pavido com’ero, la mia unica speranza era affidarmi al maestro Virgilio, e sperare che mi conducesse a casa. Notando la mia insicurezza, Virgilio disse fermandosi

-Se vorrai seguirmi, io ti sarò maestro e guida nel luogo in cui udirai le disperate grida di coloro che dopo la morte invocano la seconda con gran voce. Ti condurrò poi nel luogo dove le anime sono ben felici di soffrire, perché sperano un giorno di ricongiungersi alla beata gente. Se poi vorrai salire ancora, un’anima ben più degna di me ti farà da guida, poiché il signore iddio non mi concede l’ingresso nella sua città, poiché fui ribelle alla sua legge-

E io, triste per la sua condizione, dissi

-Poeta, mi dispiace che tu non abbia avuto la possibilità di conoscere Dio così come lo conosco io. Ma ti prego di farmi da guida nei luoghi che mi hai appena descritto, sperando che io possa scacciare il male dopo averlo conosciuto grazie al nostro viaggio fino ad arrivare alle porte custodite da San Pietro-

Allora lui si rimise in cammino e io lo seguii.

  
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