Serie TV > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Val    23/11/2005    3 recensioni
Questa Fanfic è ispirata ad "Highlander" la serie TV, e in particolare al personaggio di Methos, l'immortale più antico (ha al suo attivo appena 5000 anni di vita tra malefatte e dolcezza). Un incubo che ritorna e un Immortale che forse ha trovato il modo di sconfiggere la morte anche dopo la decapitazione. E ormai Methos sa che quell'uomo è il suo peggior nemico... ...io ci provo ad inserirla... ;< ;)
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1




Per chi non conosce la serie tv(temo che siano in tanti), Methos...è un personaggio a dir poco controverso e sarebbe troppo lungo mettersi a raccontare tutto di lui ora.
La sua figura si dovrebbe capire con l'andare avanti della storia.
Qui c'è una galleria in cui compaiono i personaggi della storia:
http://geocities.yahoo.com.br/gisele_highlander_fan/methos/galeria/
Ci sono anche riferimenti ad altri immortali che si susseguono nella serie, ma non sono personaggi essenziali.




Era quasi Natale ormai e Parigi era molto fredda.
Dawson era arrivato poche ore prima e si era diretto subito verso la Senna dove, sapeva, avrebbe trovato attraccata la casa di Mac Leod e, come previsto, ecco il vecchio barcone nero illuminato dall'interno.
Joe si avvicinò appoggiandosi stancamente al bastone: Duncan era lì.
Bussò e pochi istanti dopo ecco la porta aprirsi.
Duncan sorrise.
- Dai entra, si gela là fuori...- disse.
L'uomo lo ringraziò e varcò la soglia.
L'amico lo fece accomodare e gli offrì da bere.
- Come vanno le cose Mac? - domandò Joe dopo un po'.
- Al solito...- rispose brevemente quello.
- Amanda è passata dal mio locale qualche tempo fa...ha detto che era stata qui fino a due giorni prima, ma che a Parigi stava avendo delle noie...-
- Già...chissà? Magari se mi appropriassi indebitamente di tre o quattro pezzi di Cartier potrei averne anche io...- disse Mac Leod.
Joe sorrise.
- Non si smentisce mai eh?- commentò.
Anche Duncan sorrise.
- Mille anni di abitudini si perdono difficilmente...-
Poco dopo, mentre i due chiacchieravano tranquilli, un immortale si avvicinò.
Duncan avvertì il solito sibilo alle meningi, quello strano peso all'imboccatura dello stomaco.
Si voltò di scatto verso la porta a cui un attimo dopo qualcuno bussò.
- Mac qualcosa non va?- domandò Joe.
- Non ne sono sicuro...- borbottò Duncan.
Avvistò la katana: era abbastanza vicina.
Poi aprì e si rilassò visibilmente.
- Methos...- disse.
Lo guardò meglio, era ridotto piuttosto male.
- Salve Mac Leod...ti prego non starmi a dire che aspetto ho...- esordì l'altro bloccandolo prima ancora di sentire qualunque cosa.
- Beh hai un aspetto orribile - commentò invece Duncan, ma l'amico lo guardò storto così pensò bene di lasciar perdere - ma fa' conto che io non abbia detto niente, dai entra...-
- Grazie...- disse acidamente Methos.
Entrò e vide Joe.
- Salve Dawson...- salutò.
- Methos...mio Dio, ma che ti è successo?- chiese.
Methos si guardò l'impermeabile sbruciacchiato e sporco di grasso per auto e polvere.
- La solita vecchia conoscenza molto benintenzionata a farmi perdere la testa...Garkov ci si è scomodato da Mosca per venirmi a cercare tentando di decapitarmi con un segaossa - disse - ti rendi conto? Un segaossa da macellaio!- protestò.
- Dopo tutto era un cuoco...non è che gli dovevi una cena? Hai un che di pollo bruciato stasera...sarà quel filo di fumo che ti sale dai capelli? - sghignazzò Mac Leod.
- Finito di sfottere? - chiese.
- Finito di ardere?- domandò Duncan agitando la mano come a voler mandare via l'odore di bruciato.
Insistendo nel gioco fece nascere in Methos il serio dubbio di stare davvero andando a fuoco, così quello si precipitò in bagno a controllare.
Duncan si mise a ridere e guardò Joe che ridacchiava a sua volta.
Sul viso dello scozzese era dipinta la classica espressione pestifera di quando prendeva in giro qualcuno.
Poco dopo ecco ricomparire Methos.
Si era dato una sciacquata al viso ed era sicuramente meno teso di prima.
- Hai un animo veramente comico Mac Leod quando ti ci metti...- mugugnò riferito allo scherzo di poco prima.
- Che brontolone...tieni - rispose Duncan dandogli un bicchiere con del cognac – e goditelo perché è della mia riserva speciale...- lo avvertì.
- Hai ripreso in mano la spada Methos?- domandò Joe.
Quello ci pensò su un attimo.
- Credo sia più corretto dire che...sono l'impotente ostaggio di quel dannato arnese...in altre parole da quando Kronos, Silas e Caspian sono stati uccisi ed è venuto fuori tutto quel pasticcio...la mia è una testa molto desiderata...penso si possa parlare quasi di legittima difesa...- rispose.
Joe annuì.
- Forse mi dovrei allontanare da Parigi per un po'...- sospirò Methos.
- Dovunque andrai, qualcuno ti inseguirà o ti troverà per caso, lo sai che non è utile...- obiettò Mac Leod.
Methos dovette ammetterlo.
- Potrei rifugiarmi alle Meteore...- rifletté - erano un posticino tranquillo...niente auto, niente telefono...-
- Niente donne...- disse Duncan come deterrente.
- Non ne sento una gran mancanza, mi conosci...- ribatté l'altro.
- A proposito di donne...- esclamò Dawson.
Methos e Mac Leod si voltarono a guardarlo.
- Cassandra è a Le Havre...- riferì.
Methos guardò Duncan e gli sorrise nervosamente.
- Prenoto un volo...- disse dandogli una pacca sulla spalla.
- Pensavi alle Meteore? - chiese Duncan, Methos annuì.
- Sì...un posto silenzioso, isolato, splendida vista...è suolo consacrato...- interloquì.
- Perché non un bel tempio buddhista sull'Himalaya...- propose in alternativa Duncan.
- E di Petra che mi dici?-
Joe rideva.
- Ma che ci fa a Le Havre?- domandò poi Duncan.
- Non ne ho idea...- rispose Joe.
In quel momento suonò il telefono.
Duncan rispose.
- Lupus in fabula!- esclamò guardando Methos -...no niente è che stavo pensando a te...- disse poi rispondendo ad una domanda di lei.
Riattaccò poco dopo.
- Bene! Cassandra ora è a Parigi, ha detto che ci vedremo presto...- riferì.
- Faccio in tempo a raggiungere la Patagonia?- chiese Methos.
- Piantala...- ridacchiò Duncan.
- Ehi! Per poco non mi stacca la testa l'ultima volta, te ne sei scordato?- protestò quello.
Il telefono squillò interrompendoli nuovamente.
-Pronto?- rispose Duncan ridendo in faccia a Methos.
"Ehi...uomo del gonnellino!" esclamò una voce dall'altra parte.
- Emma? Sei tu?- chiese Duncan incredulo.
"Sì! Sono io, sono a Parigi e un uccellino di nome Amanda mi ha detto che, se eri qui, ti avrei trovato a questo numero!" disse la donna dall'altro capo del telefono.
- Dovrò ringraziarla allora! - si ripromise Mac Leod.
" Beh intanto vedi di farti trovare alla mia mostra domani sera o ti vengo a prelevare quel tuo testone nero personalmente! E se hai amici fammelo sapere, ti mando gli inviti al tuo indirizzo"
- Mostra?- domandò lui.
"Certo! Ho i miei bravi settantanove anni, ma non mi ferma nessuno dietro l'obiettivo!" ridacchiò Emma.
Duncan sorrise contento.
- Beh...io verrò senz'altro e per gli inviti non preoccuparti...Amanda ha già largamente provveduto - disse buttando l'occhio su una pila di pieghevoli appoggiati su una scrivania.
Non aveva capito bene che diavolo fosse quella roba, ma ora gli era molto chiaro.
Dopo qualche altra parola affettuosa, salutò Emma e riagganciò.
- Sei ricercato eh, Mac? Chi era la donzella dal nome così soave o comunque molto meno minaccioso del precedente?- si informò Methos.
- Tu fatti gli affari tuoi e domani sera vieni con me a vedere una mostra fotografica così ti rilassi un po'...a Cassandra penserai a tempo debito – lo zittì Duncan.
- Una mostra fotografica?- chiese Methos perplesso - ma come? Qui c'è in gioco la mia testa e tu mi proponi una mostra fotografica? -
Duncan sbuffò e si girò seccato verso l'amico.
- La tua testa è sempre in gioco!- ribatté.
- Ma...- tentò di obiettare Methos.
- Niente ma...Cassandra non sa che sei qui quindi per ora stattene un po' tranquillo, Parigi è grande e io cercherò di tenertela lontana...- lo bloccò Duncan - Joe, tu domani sei dei nostri vero?- disse poi a Dawson.
- Sicuro...perché no? La fotografia mi interessa...Centre Pompidou, inaugurazione ufficiale - rispose quello leggendo un depliant che Mac gli aveva passato.
- Bene...per fortuna Amanda largheggia sempre e gli inviti alle serate mondane non mancano mai...- osservò Duncan sfogliando il nutrito mazzo di cartoncini patinati.
- Largheggia...certo...- rispose Methos prendendogli di mano le partecipazioni - pensi che qualcuno degli invitati previsti abbia ricevuto almeno l'ombra di uno di questi graziosi foglietti? -
Duncan sorrise un po' imbarazzato.
- La fotografa è una mia vecchia amica...gli inviti non erano neanche indispensabili...- rispose.
Methos annuì.
- Amica eh? Quanto amica? Da salutare con un bacio o da passare allo spiedo?- chiese.
- Non è una di noi, anche se sa degli Immortali...è Emma Carlton - disse.
- Accidenti!- esclamò Joe - mi stupisci sempre con queste tue amicizie illustri, Mac...- disse.
Emma Carlton era una delle fotografe più di grido da molti anni ormai.
Duncan guardò Methos.
- Ho altro da fare, ma grazie comunque dell'invito...- disse lui facendosi più serio.
- E dai! Prova a distrarti per una sera...- lo incoraggiò.
Sapeva che da quando era venuta a mancare Alexa, Methos si era molto chiuso nella sua vita, nelle sue ricerche, malgrado la sua esistenza fosse tutt'altro che tranquilla.
- Non puoi continuare ad evitare tutto il mondo, andiamo...- aggiunse Joe.
- Troppi mortali tutti insieme non fanno per me...senza offesa Dawson – mugugnò Methos.
Joe scosse la testa.
-Siamo molti più di voi...hai una ottima percentuale di possibilità di imbatterti in uno di noi dovunque tu ti rinchiuda...- osservò.
Methos si arrese, in fondo lo facevano per farlo svagare un po'.
- D'accordo, mi avete convinto...ci vengo...- rispose.
Duncan gli sorrise.
Joe si alzò e si congedò.
- Mi aspettano al quartier generale...devo andare - annunciò - ci vediamo domani sera!-
- Mi raccomando, fatti bello...è una serata elegante...- gli disse Mac Leod.
Joe si voltò sulla porta.
- Potrei stupirvi con la mia classe...- ridacchiò.
Uscì, lasciò soli gli altri due e tra loro cadde un velo di turbamento.
- Dovrò andarmene, Mac Leod, lo sai...- disse Methos.
- Per Cassandra?- domandò l'amico.
Methos annuì.
- Se lei rischia di uccidermi, io uccido lei...-
-Lo so - rispose Duncan ammusonito - sono le regole -
Methos lo fissava, Mac Leod si voltò.
- Sono regole che tu non accetti, però...non per Cassandra - disse Methos.
Duncan aggrottò le sopracciglia.
- Che vuoi dire?- domandò.
Methos sorrise e scosse la testa.
- Non hai dimenticato cos'ero Mac Leod...ricordi? Quello che ho fatto, tu non lo puoi perdonare...- disse riportandogli alla mente le parole che gli aveva detto in una piccola chiesa di Bordeaux, un anno prima.
Duncan sospirò.
- L'ho perdonato invece...almeno in parte...ma lei no, Methos, lei non credo che possa - rispose.
- Non me lo aspetto, ma tienila lontana da me, se mi cerca: lo dico per lei – lo avvertì.
Mac Leod annuì.
Methos se ne stava andando, ma lui lo richiamò.
- Ci vediamo domani sera?- chiese come offerta di pace in seguito a quel momento di tensione.
- Mi precipito a procurarmi uno smoking...- sospirò Methos uscendo.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Val