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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    23/11/2010    5 recensioni
Lina, Gourry, Amelia e Zel si stanno dirigendo verso Saillune... ma sarà un cammino molto, molto lungo! Ex fidanzate, vendette, eventi passati e futuri... di tutto e di più affliggerà i nostri protagonisti ma soprattutto... si chiariranno i sentimenti di una certa maga verso lo spadaccino che si è autoproclamato sua guardia del corpo? Leggete e scoprite...
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda

 

Era notte fonda. Affacciata alla finestra, come una principessa delle fiabe, sembravo tutto meno che una principessa delle fiabe. I miei capelli sparavano in tutte le direzioni mentre con sguardo truce fulminavo chiunque passasse in strada… ovvero nessuno. Un bel nessuno con cui prendersela. Neanche un cane. Nes-su-no. Questo non andava affatto bene, poco ma sicuro.

 

Non tutto andava male, a parte il mio umore pessimo.. un piccolo dettaglio insignificante quindi, direte voi. Già. La stanza dell’albergo dove alloggiavamo era discretamente fresca e pulita, grazie agli Dei. Niente come il caldo soffocante degli ultimi giorni poteva impedirmi una  volta di più di dormire e dormire è fondamentale per preservare la bellezza e il cervello di una maga genio come me. Non commentate, grazie. E’ meglio per voi.

 

Amelia dormiva nel letto addossato alla parete, con una gamba fuori dal lenzuolo. Ogni tanto blaterava qualcosa a proposito della giustizia, con tono di voce abbastanza basso per sua fortuna, anche sollevandosi a sedere ma a parte questi exploit, la notte era calma e decisamente silenziosa. L’idea che tutti riuscissero a riposare tranne me mi stava facendo impazzire. E quando impazzisco ho bisogno di sfogare la mia ira. L’ho per caso già detto in qualche altro momento?

 

Guardai in lontananza, cercando di ritrovare la calma osservando il paesaggio. Non dicono che la natura aiuta a rilassare i nervi? E chi cavolo ha inventato questa scemenza??? Sinceramente l’ultima cosa che sono, quando mi addentro nelle foreste, è rilassata.

 

Dalla finestra si riusciva a vedere la zona boschiva che avremmo dovuto attraversare nei giorni a venire; si prospettavano notti stellate, di bivacchi di fortuna. Notti di guardia e di chiacchiere assonnate di fronte al fuoco. Carne secca e formaggio duro, frutta selvatica trovata qua e là. Una vera pacchia, lasciate che ve lo dica.

 

Bisognava davvero che riuscissi a riposare perché quello alle mie spalle sarebbe stato l’ultimo letto decente di lì a parecchi giorni eppure… sembrava che prendere sonno non fosse cosa per me. Urlare per la frustrazione stava iniziando sempre più a sembrarmi un’ottima soluzione.

 

La verità è che ero… nervosa. No, agitata. No… non capivo neanche io che diavolo mi prendesse ma era dall’incidente di Ehltarien che non ero più me stessa.

 

Da quando eravamo partiti c’erano stati diversi silenzi tesi, tra noi (soprattutto il mio verso tutti, se volete una confessione sincera) ed io non avevo potuto scaricare le emozioni indefinite che mi affliggevano perché non avevamo incontrato neanche un campo di banditi durante il percorso. Stupidi banditi! In compenso c’era stata una foresta non segnalata sulla cartina (stupida cartina!), o meglio appena accennata, come se si fosse trattato di un boschetto miserrimo mentre invece era piuttosto fitta, piena zeppa di rovi e di acquitrini fangosi che ci avevano fatto assomigliare a dei mendicanti ancora più del previsto. Stupida foresta!

 

Giunti a Mahen, la ridente cittadina che ci ospitava, Amelia aveva dovuto insistere, sigillo di Saillune alla mano, che era davvero chi affermava di essere. Ci avevano guardato male, tacciato di essere ladri e minacciato di chiamare le guardie. Io stavo per dare in escandescenze, non c’è neanche bisogno di dirlo, vero? Insomma, giorni e giorni passati e districarsi dai rovi e da tutta la meraviglia che un sottobosco può riservare, per non parlare di rami malefici che ti finiscono negli occhi se non stai attenta… e quel maledetto bifolco non si piegava neanche davanti all’autorità del sigillo di Saillune? Zel e Gourry mi avevano trattenuta per le braccia mentre Amelia si ergeva in tutta la sua non troppo alta statura e partiva con un discorso sulla giustizia che avrebbe potuto stendere un orso. Il tutto continuando a sventolare il sigillo. Solo a quel punto l’oste, sudato fradicio dopo la tirata e con ancora evidenti dubbi, aveva deciso di ospitarci. Se non fossi stata furibonda in quella maniera avrei potuto anche ammettere non potevamo dare neanche tutti i torti all’albergatore visto che ci presentavamo in questa maniera…

 

La bellissima maga-genio (io! Sono IO!!! Vediamo di non indispormi, eh?): capelli aggrovigliati adornati da qualche foglia e svariati rametti. Abiti in disordine, sporchi di fango.

Ma cosa ci posso fare se abbiamo dovuto attraversare quel postaccio? Non ho certo avuto tempo di pettinarmi e farmi carina mentre cercavo di non finire in qualche fosso o farmi cavare gli occhi dai malefici rami!

 

Amelia: completamente grondante di fango, in pratica il mostro delle paludi. La prossima volta impara a non saltare giù dagli alberi, sono anni che deve ancora capire come farlo con stile. E non dite che sono acida!

 

Zelgadiss: senza menzionare il suo aspetto, che alla gente comune incute ancora un qualche timore, vestito da abiti completamente laceri. Semi nudo, a voler dire le cose col loro nome.

Adesso sono curiosa di sapere cosa mai gli sia successo ma pare che a lui sia passata la voglia di parlarne.

 

Gourry: questo non lo conosco, si è aggiunto al gruppo contro la mia volontà. E poi non mi sono mai piaciuti gli uomini mummia!

 

Castai un Lighting di basso livello e mi sedetti alla scrivania con il mio libro degli incantesimi alla mano. Forse scrivere qualche pagina mi avrebbe conciliato il sonno. Certo, come no. Al limite il contrario… Mi alzai di scatto mettendomi le mani nei capelli e mugolando di rabbia. Potevo castarmi uno Sleeping… ma… se per uno sfortunato caso lo avessi regolato male avrei potuto dormire per qualche secolo. Valeva la pena di essere la nuova bella addormentata? No, grazie.

 

Dunque?

 

Sbuffai ed Amelia emise uno strano suono in risposta. Continuando a dormire, ovvio. Valutai l’ipotesi di farmi un giro in qualche taverna ma l’idea di bermi la birra schifosa di una qualche bettola proprio non mi andava. Non dopo Ehltarien. Non dopo la mega sbronza che mi ero presa e tutto il fattaccio che ne era venuto. Basta birra, bandita per sempre dal mio menu.

 

Bene, allora. Cosa mi rimaneva se non stendermi sul letto e contare le pecore fino al mattino? Mi lanciai sul mio giaciglio e affondai la faccia nel morbido cuscino. Mi girai sulla schiena, poi di lato. Mi rannicchiai poi calciai via le coperte. Maledizione!!! Un cane latrava in lontananza. Mi catapultai fuori dal letto e chiusi la finestra, poi di nuovo sotto le coperte.

 

Chiusi gli occhi.

 

“… la giustizia!” Amelia si era rizzata a sedere urlando a pieni polmoni. “Giustizia!” ripetè prima di afflosciarsi di nuovo. Io, che nel frattempo avevo fatto un balzo per lo spavento, tornai a faccia in giù sul cuscino. Amelia voleva sicuramente uccidermi e continuando così ci sarebbe presto riuscita.

Respirai profondamente per riuscire a calmarmi.

 

Potevo andare a fare due chiacchiere con Zel! Schioccai le dita e sorrisi. Che sciocca a non averci pensato prima! Lo sciamano dormiva meno di noi altri, forse proprio grazie alla sua forma di chimera. Non era impossibile trovarlo ancora alzato e se fosse stato di umore non pessimo avremmo potuto conversare un po’. Non ero pratica di ipnosi ma avrei voluto chiedergli se aveva conosceva qualche nozione in quello specifico campo. Con Zel non si poteva mai sapere.

 

No, non per la storia di Emma. Per mia personale cultura. E non osate ribattere!

 

Il pigiama che ci avevano dato alla locanda era di tela grezza e un po’ largo… se Zel fosse stato in camera o nella locanda avrei potuto raggiungerlo anche così vestita ma poteva essere anche fuori, a osservare la volta celeste come spesso faceva, e uscire in paese vestita con il pigiama non mi sembrava una buona idea. No, decisamente. Non potevo permettere che si spargesse la voce che la temibile Bandit Killer amasse vagare di notte vestita solo con orrendi pigiami.

 

Mi liberai velocemente di casacca e pantaloni e presi i miei soliti abiti, lavati, stirati e sommariamente rammendati dalla gentile lavanderia dell’albergo. Erano davvero consumati, ancora un paio di avventure del genere che tendevano a capitarmi e sarebbero letteralmente caduti a pezzi. Sospirai mentre mi agganciavo il mantello. Decisi di lasciare i copri spalle e i talismani in camera però presi il pugnale. La prudenza non è mai troppa, anche in una cittadina all’apparenza tranquilla come Mahen.

 

Una volta in corridoio, un tipico corridoio in legno con le assi scricchiolanti, mi avviai verso la camera di Zel superando senza uno sguardo quella di Gourry. Ok, non è vero. Guardai la porta ma solo per un attimo. Era stata molto brusca con lui durante il viaggio attraverso la foresta e… forse non sempre se lo meritava. Ecco. L’ho ammesso. Va bene, il mio lato crudele aveva prevalso ma se l’era cercata. Se solo ricordavo certe cose… Aaaargh!

 

Basta pensare a Gourry!

 

Bussai alla porta dello sciamano senza ottenere risposta. Strano. Con l’udito che aveva ma soprattutto grazie ai rumori che produceva lo scalcinato corridoio avrebbe dovuto avermi sentita già da un pezzo. Magari era davvero fuori o dormiva. Non era impossibile.

 

Va bene, io volevo essere pacifica. Davvero. Però se nessuno era disponibile a fare due chiacchiere con me (e io non ero predisposta a chiacchierare con tutti, in quel momento) voleva dire che sarei passata al piano B. Mahen era circondata da boschi. Quello appena attraversato era talmente impervio che neppure il più stupido dei briganti si era dato la pena di alloggiarvi… diciamo che potevo fare un favore ai miei amici andando in avanscoperta nel tratto che dovevamo percorrere e dare un’occhiata se era al sicuro. Dai banditi. Riuscii a percepire ogni millimetro del ghigno che mi si estese sul volto.

 

Sempre saputo di essere sotto sotto buona e generosa. Peccato che spesso gli altri non se ne accorgano! Ma… mai darsi per vinti! Sollevai il pugno. “Si va a dare la caccia ai cattivi!” gridai con entusiasmo, venendo centrata in pieno da una ciabattata appena un secondo dopo. “Silenzio in corridoio!” urlò un vocione tonante. Ok, avevo fatto una scena alla Amelia ma dovete capirmi. Una maga frustrata è una maga frustrata. E poi la ciabatta è il MIO mezzo di punizione! Calma, Lina. Lo zoticone lo punirai domani, all’aperto. Se lo fai adesso è facile che l’oste vi cacci a pedate… e questo non farebbe bene agli animi dei tuoi amici.

 

Presi un respiro, distesi i pugni che avevo serrato e massaggiandomi la fronte uscii nel fresco della notte.

 

Un’ora dopo…

 

Niente. Nessuno. Deserto proprio.

Avevo battuto quella dannata boscaglia palmo a palmo e non avevo trovato anima viva.

Posso ufficialmente dire che il mondo stava cospirando contro la mia sanità mentale? Ma cosa dovevo fare per attirare qualche brigante? Avevo vagato come una povera sprovveduta (, fingendo di esserlo), avevo fatto del dannato rumore… anche un cieco mi avrebbe scoperta… niente. Non c’era stato verso! Ma… non era normale!

 

Pestai i piedi con violenza al suolo mentre mi decidevo a tornare alla locanda, con la coda tra le gambe, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

 

Spinsi con malagrazia la porta della taverna. Il salone era in penombra, rischiarato dalle fiamme del camino. Un solitario avventore incappucciato sedeva silenzioso in un angolo, spalle al muro e una tazza di caffè fumante davanti a sé. Al mio ingresso mi rivolse una breve occhiata, poi estrasse una cartina e si mise a leggere. La cameriera, che evidentemente stava facendo il turno di notte, si stava dirigendo verso di lui con un vassoio di biscotti, senza prestare caso a me. O almeno, così mi parve in un primo momento. Non appena feci per imboccare le scale che portavano alla zona notte la ragazza si voltò di scatto, appoggiando precipitosamente (e rumorosamente) il vassoio vuoto sul bancone e mi raggiunse.

 

I lunghi capelli rosa erano raccolti in degli strani codini e da sotto alla frangetta mi osservava con occhi curiosi. Alzai un sopracciglio. Ci mancava solo dover litigare con la cameriera (una cameriera dall’aspetto vagamente familiare, ora che la guardavo bene) per concludere la giornata, anzi, vista l’ora, iniziare quella nuova in bellezza.

 

“Ehm…” disse lei, appoggiandosi l’indice alla bocca. “Ci conosciamo, vero?” Mi rivolse uno sguardo amichevole, piegando la testa di lato. A quel punto il dubbio era venuto anche a me. Era magrolina, non molto alta, sui dodici anni ma erano più che altro il colore dei capelli, degli occhi e qualcosa nella fisionomia del volto che mi sembrava di riconoscere. Che fosse…

 

Kira?”

 

Doveva essere proprio Kira, la nipote del dottor Runan! L’avevo incontrata che era una bambinetta… una bambinetta capace di fare una pozione potenzialmente in grado di porre rimedio alla maledizione che mi aveva lanciato Mazenda. Ma se davvero era Kira che diavolo ci faceva in quel posto, tanto lontano dalla bottega che aveva ereditato e soprattutto… perché faceva la serva?

Improvvisamente mi colse un brivido. Gli occhi del misterioso ospite mi stavano perforando la schiena.

 

Mi voltai di scatto e anche Kira si girò. “Signore? Ha bisogno di qualche altra cosa?” L’uomo scosse la testa e, dopo aver piegato il foglio che aveva in mano, prese a sgranocchiare i suoi biscotti ostentando indifferenza. Non mi piaceva quella situazione. Non mi fidavo delle persone, soprattutto quelle che mi fissavano di sottecchi. Poteva anche essere un curioso, eppure… Gli lanciai un’occhiataccia e lo vidi rinculare in risposta, facendo stridere la sedia che finì per cozzare definitivamente contro al muro. Ecco, ci stava guardando ancora. Lo sapevo!

 

Kira interruppe il flusso dei miei pensieri. “Giusto, sono Kira!” mi osservò con attenzione, “Tu sei Lina-san, giusto?” Sorrise in modo amabile. Girai lentamente la testa nella sua direzione. “Già.” Forse fu una risposta piatta ma ero un po’ tesa per via della situazione. Forse nessuno ci avrebbe visto niente di male, forse avrebbe solo provato un po’ di fastidio a sentirsi osservato ma… io ero Lina Inverse, no? Appunto. La vocina di Kira mi riportò di nuovo sulla Terra. “Mi ricordo bene di te… dove sono i tuoi amici? Quella con quei buffi riccioli che strillava sempre e… quel tipo strano col bastone?” Mi scese una gocciolona al ricordo dell’avventura passata insieme a quei due da Kira. Prima che potessi rispondere, quella riprese a parlare. “Forse ti chiederai che ci faccio qui.” Emise una risatina. , in effetti…”Sai… ehm… ricordi l’esplosione della casa di mio nonno…” emise un’altra risatina. “Diciamo che c’è stato qualche problema per ricostruirla e ricomprare tutti gli ingredienti… mio nonno lavorava praticamente gratis e quindi… faccio la cameriera per arrotondare. Al mattino mi do da fare come… , dottore no? E la sera faccio la cameriera.”

 

Che dire? Ero impressionata. Mi aveva appena raccontato una storia tutto sommato tragica continuando a sorridere… sembrava una Sylphiel in miniatura! Kira in effetti continuava a guardarmi serenamente, poi improvvisamente si diede una pacca sulla fronte. Io trasalii leggermente.

“Che stupidina che sono! Ti ho fermata per chiederti se per caso avevi bisogno di aiuto!” Eh? “So che sei arrivata con altri amici… dalle cucine mi hanno detto che tu e lo spadaccino biondo avete messo in ginocchio lo chef.” Ridacchiò. “Ecco, ti ho vista uscire nel cuore della notte e ho pensato che forse cercavi i tuoi amici… che eri preoccupata.” Nuovo sorriso. Non ricordavo che Kira fosse inquietante. Ricordavo solo che aveva pasticciato il preziosissimo libro di suo nonno a dire il vero… comunque tutto quel sorridere mi stava facendo venire il mal di pancia. Tutto quel sorridere mi stava facendo venire il diabete.

 

Kira mi sorrise (ancora!) in attesa di risposta. A dire il vero non ero in pensiero per Zel ma se Kira parlava di amici al plurale… intendeva forse Zel e Gourry? E cosa ci facevano Zel e Gourry in giro, nel cuore della notte? Quasi quasi

 

“Oh, ma certo! Sono un po’ preoccupata… dove sono andati?” Sperai che il mio tono non sembrasse troppo affettato. Poi stiracchiai le labbra e io e Kira passammo un minuto buono a sorriderci come due imbecilli. Finalmente la ragazzina si decise a parlare.

 

“Non devi essere in pena, sono nella ‘Sala degli schermidori’.” La sala di che? Cioè, so che cos’è uno schermidore ma non avevo mai sentito che esistessero delle sale apposite per… i combattimenti? “Già,” continuò Kira. “A Mahen i combattimenti all’aperto non sono ben visti… e se anche uno vuole solo allenarsi lo deve fare dove ti ho detto. Se le guardie ti beccano a duellare in paese… , diciamo che ti potrebbero mettere in prigione o sbattere fuori dalla città. A Mahen non piace la violenza di nessun genere. Ah, questa città potrebbe proprio andare a genio ad Amelia…

“Pensa che prima che arrivassi io… hanno assunto un uomo per cacciare i briganti dai boschi e lui li ha sterminati tutti!!!Adesso si spiega…

 

Kira tacque un attimo, guardandomi negli occhi. Mi sentii in dovere di farle almeno una domanda di cortesia, visto che si stava dando tanto da fare ‘per me’… di sua volontà, senza che neanche aprissi bocca ma insomma… anche io ogni tanto devo seguire qualche regola sociale, no? Già. “Ehm,” mi grattai il mento, “Da quanto lavori qui, Kira?” La ragazzina si mise a giocherellare con una ciocca di capelli. “Dunque, sono due giorni!” La guardai perplessa. “Eh, due giorni in questa locanda ma a Mahen sono due mesi! Sai… diciamo che sono itinerante! Ma basta parlare di me… vuoi che ti indichi dove si trova la Sala?” Annuii brevemente. Magari tutte le cose fossero così semplici.

 

Scoccai un’occhiata allo scocciante sconosciuto e mi accorsi che mentre parlavamo si era dileguato. Male, male davvero. Per fortuna l’indomani saremmo partiti… sperai non si trattasse di un mazoku o qualche altra rogna ma… l’ho già detto che essere Lina Inverse significa spesso andare a braccetto con una buona dose di guai, no?

 

Kira mi diede indicazioni piuttosto precise e in un attimo fui alla porta della famosa Sala. In effetti man mano che mi avvicinavo sentivo i tipici suoni di un combattimento con le spade. Forse per quello avevano trovato un luogo un pochino isolato per costruire l’edificio che l’accoglieva. Entrai e dietro un bancone stile locanda una specie di guardia con degli improbabili baffetti mi fermò.

“Vuole combattere, signorina?” mi indirizzò uno sguardo obliquo. “Non si accettano damigelle strillanti come pubblico.” Da…damigelle strillanti??? Ma per chi mi ha preso? E’ simpatico quando la gente non si rende conto con chi ha a che fare. Amico, potrei stenderti con il mignolo della mano sinistra. Mi imposi la calma. Respirai. Che dovevo fare? Ero venuta a curiosare… Non avevo neanche la mia spada corta… Pazienza, una bella sessione di combattimento mi avrebbe aiutata a scaricare i nervi, non tutti i mali venivano per nuocere.

 

“Voglio combattere.”

 

L’ometto si portò le mani alla bocca ed emise un basso fischio. Un attimo dopo una ragazza dai corti capelli neri arrivò trafelata. “Porta la signorina a scegliere la spada e poi spiegale le regole della Sala.” Prima di lasciarci andare stese la mano nella mia direzione. “Il pugnale, signorina.” Non avrei dato un centesimo a quell’individuo eppure aveva individuato subito l’arma che portavo con me. La domanda era… volevo lasciargli in custodia il mio pugnale? Emisi un sospiro. Gli diedi il pugnale. “Grazie, signorina. All’uscita le verrà riconsegnato.” Poi fece un cenno alla ragazza, che mi mise una mano sul braccio. “Venga, prego.” Usava un tono piuttosto cerimonioso; questa sala doveva essere un affare serio per meritare tanta gente, disponibile anche a quell’ora della notte. Anzi, del mattino.

 

“Mi chiamo Marie, sarò la sua guida. E’ la prima volta qui, vero? Non ricordo di averla mai vista da noi.” Mi occhieggiò sospettosa. Io non capivo quello sguardo… che cosa voleva sapere esattamente? Lina Inverse è una persona diretta e pratica, quindi… “Non capisco dove vuoi arrivare.” Marie smise immediatamente di guardarmi e continuando a camminare mi rivelò l’arcano. “Dovete essere straniera. Immagino che Doliev-san lo abbia capito subito… Che stupida, mi scusi signorina. Storse la bocca, imbarazzata. “A Mahen c’è un’altra Sala degli Schermidori… che è nostra concorrente. Ogni anno i campioni dell’una e dell’altra squadra si affrontano e ovviamente né noi né loro amiamo ricevere spie della fazione opposta… però ogni tanto sia noi che loro tentiamo di mandarne. Anche se questo forse non dovrei dirlo.” Ah, ecco. Tutti calmi e tranquilli a Mahen ma sotto sotto “Va bene,” intervenni, “Mi era parso però di capire che fosse aperta al pubblico.” Altrimenti come avrebbero fatto Zel e Gourry ad entrare? Marie annuì freneticamente. “E’ così, è così… però siamo vicini alla Grande Competizione e… siamo tutti un po’ nervosi.” Giuro che riuscii a sentire le lettere maiuscole che aveva usato per pronunciare ‘grande competizione’. Ah, che belle queste cose di paese… mi mancava restarne invischiata! Per l’ennesima volta mi trovai felice nel pensare che l’indomani saremmo andati via.

 

Ho già detto che mi porto rogna da sola?

 

Salimmo due rampe di scale e percorremmo in silenzio un lungo corridoio sul quale si affacciavano diverse porte. La maggior parte di queste era chiusa ma dalle rare con i battenti spalancati uscivano ed entravano uomini e ragazzi armati, qualche ragazza e in minor quantità donne mature. La cosa che notai subito e che mi parve piuttosto particolare era che quasi ogni spada, in mano alle persone che avevamo incrociato, era di legno. Marie doveva aver seguito il mio sguardo e la successiva espressione perplessa perché anticipò la domanda che volevo farle.

 

“Sta guardando le spade, signorina? Signorina…?” Ah! Voleva il mio nome. Visto che dicevo raramente il mio vero nome e l’ultima volta che lo avevo fatto aveva confermato la mia identità ad una mezza elfa invischiata in un piano diabolico, mi guardai bene dal rivelarglielo. C’era però la possibilità che Gourry o Zel mi vedessero e mi chiamassero per nome, quindi… “Mi chiamo Carolina… Lina, se preferisci.” Mi produssi nel mio sorriso falso più sincero e rassicurante. Cioè, a parte il pugnale volevo sembrarle il più innocua possibile… volevo, o forse dovevo, disperatamente evitare guai. Desideravo sfogare i miei… , qualunque cosa fossero… repressi ma valutavo che non fosse il caso di far intervenire le guardie. Per questa volta.

 

Volevo mantenere un profilo basso.

 

“Bene, Lina-san… ecco, quelli che ha visto sono degli ‘apprendisti’. La prima volta che una persona viene a combattere qui gli viene data una spada di legno, una versione molto robusta e accurata dell’arma che ha scelto ma pur sempre… ‘finta’. Non vogliamo che qualcuno si infilzi… prima gradiamo sapere come se la cava. Se è bravo allora da quel momento in poi può usare il ferro.” Non faceva una piega. Quello di cui non riuscivo a capacitarmi era la ragione di quell’affluenza notturna. Nel senso, era notte fonda! Non dormiva la gente di gesto paese?

 

“Come mai ci sono tante persone a quest’ora?” ? Ero curiosa! Marie si passò una mano sulla frangia, spostandola di lato. “Deve sapere che a Mahen si dice che le notti di luna piena siano le migliori, per gli apprendisti.” Eh? “Da noi c’è una lunga tradizione di spadaccini… la nostra fama è ormai estesa in tutto il Paese.” Mai sentiti nominare. Ma non è che intendeva paese, nel senso della sola Mahen? Essendo all’oscuro dei miei pensieri, Marie proseguì, con tono orgoglioso. “Qui ogni bambino o bambina che nasce viene iniziato presto ad usare la spada… Almeno, da qualche anno a questa parte, da quando siamo diventati famosi.” Sì, ci credeva davvero. Dovevo aprirle gli occhi e rivelarle che nessuno li conosceva? Na, mi sentivo generosa. Nel frattempo Marie aveva ripreso a parlare. “Comunque, Lina-san, prima di farla combattere con gli altri… forse  la dovremo sottoporre ad un test. Il nostro campione combatte per primo con ogni novellino, di solito. Novellino? Ma io ero venuta solo per… ah, lasciamo perdere. “Ecco! La sua sala è laggiù!” Da come aveva saltellato e dal colore sulle guance dovevo dedurre che Marie avesse una cotta per il famoso campione. Povera me.

 

Mentre ci avvicinavamo sentii delle voci familiari provenire dalla mia destra. Gourry e Zel! ero arrivata spinta dalla curiosità… una sbirciatina alla porta, magari…

 

Lina-san?”

 

Rivolsi un’occhiata alla mia ‘guida’. E va bene… a mali estremi…

 

“Non sono capitata qui per caso…” diressi a Marie la mia espressione più innocente, “avevo sentito della ‘sala’ e volevo combattere” mezza bugia, “poi ho scoperto che era arrivato qui anche mio fratello,” grossa bugia, “e ho appena sentito la sua voce…” verità, “posso dare un’occhiata veloce… per favore?” Suvvia Marie, fai la brava…

Marie si mordicchiò il labbro. “In realtà sarebbe ‘no pubblico’… per ragioni di sicurezza, capisce?” Già, la ‘grande sfida’. “Per la Grande Sfida.” Visto? Che vi dicevo? “Però… se siete fratelli… e poi lui non è della nostra squadra… si sta solo allenando…” Sospirò. Sospirai anche io, senza farmi sentire. Evidentemente possedevo molta più pazienza di quella che credevo. Ma insomma, che problemi avevano? Avevo addirittura detto che eravamo fratelli… Perché non credermi? Non avevo questo faccino innocente che ispirava fiducia? Eh? Eh? Non dite che non è così! Quasi quasi iniziavo a pensare che quei bifolchi avessero visto combattere Gourry e Zelgadiss e avessero pensato di opzionarli… e ora dovevano aver paura che qualche spia potesse vederli. C’era da scommetterci. Chissà come avevano dedotto che i due ragazzi non erano spie anche loro... ma perché io non incontro mai gente normale? Qualcuno può spiegarmelo? Grazie agli Dei stavamo per lasciare quella città!

 

Ci avvicinammo alla porta e sporgemmo la testa all’interno. “Scusi… qual è suo fratello?” Uff… Ma che sospettosa! Le sorrisi a denti un pochino stretti. “Quello biondo.” Marie inarcò le sopracciglia. “Padri diversi.” Mentii ancora. O meglio, non mentii affatto. Per quello che ne sapevo io, i nostri padri non erano la stessa persona. Finalmente Marie chiuse il becco e io osservai per diversi minuti Gourry e Zel fronteggiarsi. Non era la prima volta… si erano già combattuti e l’ultima volta era stato molto doloroso anche per me, scoprire chi si celasse dietro alla maschera di quello spadaccino invincibile. Adesso però si battevano solo per allenarsi. Giusto? Perché… insomma, non era insolito anche per loro questo comportamento? Che succedeva? Era notte anche per Gourry e Zel… d’accordo lo sciamano… ma Gourry? Non era certo un insonne…

 

Lasciai perdere per un attimo le domande e mi concentrai su di loro. Era piacevole vederli, i loro movimenti fluidi sembravano una danza, erano perfettamente coordinati e molto concentrati. Parate, affondi, scarti millimetrici. Il mantello di Zel ondeggiava mentre lo sciamano si spostava a destra e parava velocemente la spada di Gourry, poi fu il turno di Gourry di scansarsi. Aveva i capelli legati in una treccia, come raramente gli avevo visto fare da quando ci conoscevamo.

 

Improvvisamente Marie si schiarì la voce. La guardai e lei tentò di nuovo di richiamare l’attenzione dei ragazzi. Oh, cavolo… “Signori?” I miei amici si fermarono, abbassando le spade. Io stavo per eclissarmi dietro alla porta quando una mano sulla schiena mi spinse leggermente ma fermamente in avanti. Maledettaaaaaa! “E’ venuta a trovarla la Sua sorellina…” disse ad entrambi. Ehi, io le avevo detto chi fosse mio fratello… con capelli e pelle chiara poteva anche passare per mio fratello, no? Il comportamento di Marie era paranoico!

 

Emisi una risatina stridula, mettendomi una mano dietro alla testa. Zelgadiss sollevò quasi impercettibilmente il sopracciglio mentre Gourry, ancora ansante, fece per aprire bocca. Mi lanciai in avanti e gli misi le mani sulle braccia. “Fratello mio!” Sorrisi e lo guardai fisso negli occhi. Cervello a Gourry! Cervello a Gourry! Come sempre, lo spadaccino capì le mie intenzioni. Ci mise un attimo ma capì. Aveva ancora un’espressione un po’ sconcertata ma… poteva essere quella di un ragazzo che non si aspetta di vedersi comparire davanti la sorella minore, giusto? “Sapevo che saresti venuto qui…” Era la prima volta che gli parlavo direttamente, dall’incidente di Ehltarien. , mentre attraversavo la foresta ero piuttosto impegnata ad uscirne intera, capito? Non potevo mettermi a fare anche conversazione! Lo spadaccino nel frattempo aveva chiuso la bocca e mi stava guardando intensamente. Ehi! Perché diavolo mi fissava in quella maniera? Sollevò una mano e me la mise sulla guancia. Eh? “La mia sorellina.” Disse in tono affettuoso e poi si inginocchiò davanti a me, abbracciandomi.

 

Il mondo si fermò.

 

Pe… perché stava facendo quella sceneggiata? Doveva solo reggermi il gioco, non abbracciarmi davanti a tutti! Divenni rigida di collera, con le guance in fiamme. Non vedevo nulla, né sentivo altro che il battito furioso del mio cuore. Ti ama. All’improvviso la voce di Eloise si fece strada nella mia testa. ‘Zitta, tu!’ ordinai. La vera Eloise difficilmente si sarebbe tappata la bocca ma questo… era un ricordo e il ricordo si poteva censurare. Sentii la voce di Gourry che diceva ancora a voce alta che ero la sua amata sorellina e poi avvicinò le labbra al mio orecchio.

“Ti prego, perdonami.” Era un sussurro.

 

Mi lasciò andare.

 

Sentivo il suo sguardo su di me ma lo evitai deliberatamente. Ci fu un attimo di silenzio e alla fine lo sentii mentre affermava con voce allegra che era sempre felice di vedere la sua sorellina. Gli diedi le spalle senza rispondere. Ma… non rispondere ad un fratello così affettuoso poteva sembrare sospetto. E io non avevo forse mentito per non sembrare sospetta? “Ci vediamo dopo.” Non riuscii ad evitare un tono freddino. Non mi voltai più verso di lui. Non lo guardai negli occhi neanche una volta mentre mi dirigevo verso Marie. Non guardai in faccia nessuno, lasciai che i capelli mi coprissero gli occhi. Chiusi la porta alle spalle. “Soddisfatta adesso?” le sibilai, incapace di trattenermi. Lei mi sorrise, mettendomi una mano sulla spalla. “Mi deve scusare, signorina… ma la Grande Sfida per noi è molto importante. Dovevo essere sicura che non stesse mentendo… Sa, avremmo pensato di chiedere a quei due spadaccini di partecipare…” Il resto della frase non la sentii neanche. In condizioni normali mi sarei fatta i complimenti per la mia intelligenza, avevo intuito subito che volevano i ragazzi per combattere… ma in quel momento non capivo più nulla.

 

Avrei voluto picchiare Gourry. Avrei voluto ricambiare l’abbraccio.

Avrei voluto non essere mai stata ad Ehltarien.

 

Senza neanche accorgermi mi trovai di fronte una porta enorme, finemente decorata. Era diversa da tutte quelle che si aprivano sulle stanze dei combattimenti sia come qualità di legno che come fattura. Evidentemente la porta del loro campione. Io però me ne volevo andare. A distruggere qualcosa possibilmente, alla faccia delle guardie. Se volevano i danni che chiedessero il conto a Gourry Gabriev. Quell’idiota. Idiota. Idiota. Idiota. Farmi fare quella figura davanti a Zelgadiss… e non dite che recitava come io gli avevo fatto capire che doveva fare! Che senso aveva abbracciarmi così? Se avesse voluto chiedermi scusa per qualcosa avrebbe dovuto farlo in qualche dannato posto PRIVATO. E poi non c’era niente da scusarsi. Non era successo NIENTE.

 

E allora perchè sei stata così dura con lui? Perché non gli hai mai dato la possibilità di parlare?

 

Volevo andare in camera a dormire. Mi sarei castata uno Sleeping, lo avrei fatto… ero una maga, no?  E l’indomani sarei stata nuova di zecca, avrei…

 

Lina-san? Tutto bene?” Marie mi guardava preoccupata, il tipo di preoccupazione che si riserva ad una fanciulla che il peggio che può fare è svenirti davanti agli occhi. Forse si era fatta quell’idea perché stavo tremando violentemente. Il problema era che non sarei svenuta. Sarei esplosa. Letteralmente.

 

Stavo per dirle che tornavo da dove ero venuta e tanti saluti quando la porta si aprì. Un ragazzo piuttosto giovane e con le lentiggini ci fece cenno di accomodarci. A quel punto andarsene avrebbe fatto ‘ragazzina isterica’? E a me cosa importava?

 

“Avanti!”

 

Ecco, adesso ci si metteva anche il campione. Marie mi sorrise, il ragazzo mi sorrise, il campione in lontananza sorrideva. La fiera del sorriso. Lo detestavo!!!

Marie mi toccò leggermente il gomito. “E’ veramente figo…” sospirò sognante, poi tornò seria.

“Questa sera non ha accettato di testare nessuno… ma vuole lo stesso essere interpellato… e le ragazze le testa praticamente sempre!” Fantastico. Com’ero fortunata.

 

In due passi il campione, scansando agilmente il lentigginoso, fu davanti a me. Si rivolse a Marie, degnandomi a malapena di uno sguardo. “Prova?” La ragazza annuì, con le guance rosa, poi mi lanciò un’ultima occhiata per sincerarsi che stessi bene e si dileguò. Io fui praticamente costretta ad entrare, incalzata dal ragazzino.

 

“Con cosa combatti?” mi disse l’uomo, dandomi la schiena. Davanti a sé aveva un vasto campionario di armi da taglio in legno. Sbuffai. “Spada corta.” E che finisse in fretta. Se una serata inizia male non può che finire peggio… una frase degna di Zel, vero? , Zel qualche volta ha ragione. (Non diteglielo.)

 

Il campione si girò con la mia arma e per la prima volta mi guardò negli occhi. Sbattè le palpebre e poi mi si avvicinò. Stava per dire qualcosa quando si bloccò, la spada con l’impugnatura rivolta verso di me. Mi fissò a lungo senza dire nulla. Girò la testa verso il ragazzo. “Esci, Fabien e chiudi la porta.” Un tono che non ammetteva repliche, che mal si abbinava al bel volto aperto dell’uomo. Aveva i capelli corti e biondi, leggermente mossi e gli occhi azzurri, di un bel colore, come il cielo terso, appena più scuri di quelli di Gourry. Doveva essere poco più vecchio di me.

 

Quando Fabien fu uscito, l’uomo si appoggiò al muro, con ancora la ‘mia’ spada in mano. Mi guardava in silenzio. Mi chiesi se per caso fosse una qualche forma di meditazione fasulla per fare impressione agli stolti che venivano a lui, una cosa che contribuisse a creare una certa aura mistica intorno alla sua figura. Non era altissimo, poteva essere poco più basso di Zelgadiss ma aveva veramente il fisico da spadaccino. Su quello non fingeva, dunque. Il silenzio però iniziava a pesare e non mi sentivo al sicuro. La cosa migliore è dare retta al proprio istinto, sempre. E il mio mi stava mettendo in guardia.

 

“La facciamo, questa prova?” Lo apostrofai in maniera arrogante. L’attacco è la miglior difesa, ragazze. Lui mi guardò ancora un attimo, pensoso. Poi si voltò, appoggiò al muro la spada in legno e raggiunse un armadio a muro dal quale estrasse una spada corta vera. Per la prima volta mi parlò. “Possiamo lasciar stare il legno, Lina Inverse.” Bingo. Sapeva chi ero, mi aveva riconosciuta. La mia fama mi precedeva ma non erano in molti a conoscere il mio volto, a conti fatti. Eppure lui aveva pronunciato il mio nome senza esitare. Lo avevo già incontrato? Quando?Mi era nemico? Certo, il fatto che mi chiamasse per nome e cognome…

 

“Chi sei?” tanto valeva arrivare al punto.

 

L’uomo strinse le labbra. “E’ importante?” Mentre parlava si stava di nuovo avvicinando, con la spada per me stretta nella mano destra. Lo fissai di rimando. “Visto che questa non mi sembra più una prova… sì, è importante.” Prendere tempo. Studiare l’avversario. Anticiparne le mosse. Ero in pericolo, ormai era chiaro. Eppure, nonostante la mia memoria, non riuscivo a collocare il personaggio. A meno che fosse qualcuno a cui avevo fatto qualcosa in modo indiretto. Qualcuno come Radok.

 

“Mi chiamo Aleksander.” Tutto qui. Mi chiamo Aleksander. Santo Cielo, questo conosce il mio nome e cognome, di certo ha fatto delle ricerche su di me e quando gli chiedo come si chiama mi risponde… Mi chiamo Aleksander???Dei, aiutatemi. La vena sulla fronte iniziò a pulsare. Era già una brutta serata… Feci un passo in avanti, gli strappai la spada e la gettai a terra. “Chi sei?” Ripetei con voce furibonda.

 

Lui mi squadrò e sorrise. “Non ti va di combattere?” Estrasse la sua arma dal fodero e me la puntò contro. “C’è in palio la tua vita, mocciosa.” Ah, ci risiamo… sempre i soliti clichè

Poi, veloce come un fulmine si gettò su di me. Reagii di istinto… FIREBALL! E… una specie di corrente calda, buona forse per asciugare i panni, eruppe dai miei guanti. La lama della spada attraversò i miei capelli, tranciandone qualcuno (i miei capelli! I miei capelli dannazione!!!) e Aleksander finì con la bocca a due millimetri dalla mia guancia. “Ti ho mancata apposta dolcezza… questo è un avvertimento. La prossima volta ti affetto.”

Si tirò indietro di scatto e mi sorrise. Quando sorrideva era bello in modo disarmante e non sembrava neanche pazzo. Perché era pazzo, vero?

No, dico. Ero disarmata!

 

Ma soprattutto… Rune Breaker?

 

Sei sorpresa di non poter usare la magia? Lascia che ti spieghi…” Sì, vabbè, questo tizio che spiega a me la magia? Scherziamo? “Rune Breaker.” Tagliai corto. Aleksander fece una faccia sorpresa. Sarebbe stata comica se non fossi stata sulla strada per un’arrabbiatura epocale.

Ascolta, amico,” sputacchiai nella sua direzione, “So benissimo che tipo di incantesimo impedisce ai fruitori di usare la magia… non hai forse detto che sai chi sono? Allora non ti dovrebbe essere difficile immaginare che non hai molto da insegnarmi. Adesso che siamo arrivati a questo, te lo ripeto. COSA vuoi da me?”

 

Aleksander raccolse col piede la spada corta e me la lanciò. La afferrai mio malgrado. “Voglio combattere con te… senza magia. Solo spade.” D’accordo…Scossi la testa. “Per-chè?!” E dai, dimmelo… cosa ti ho fatto? Con la voglia che la gente ha di parlare come mai questo qui ci mette tanto a spiegarmi perché mai ce l’ha con me? Che noia… Aleksander mi si avvicinò poi si mise una mano in tasca ed estrasse un foglietto stropicciato. Lo scosse un po’ e poi me lo girò.

 

“Tu sei Lina Inverse.” (questo lo avevamo già chiarito, mi pare.)

 

Era una vecchio foglio con la taglia sulla testa emessa per me, Gourry e Zelgadiss.Ma allora…

 

“Tu sei lo spione alla taverna!” urlai.

 

Aleksander arricciò il naso. “Non so di cosa parli.”

 

Lo sapeva eccome! Doveva essere lui che mi osservava… lui… o il suo ragazzetto lentigginoso!

 

Ma se questione era tutta qui…

Mi sforzai di assumere un cipiglio meno furioso e più ‘rassicurante’. “Quel mandato è scaduto da un sacco di tempo!” Incidente concluso? Posso andarmene? Lo sguardo del mio avversario non sembrava convinto. Strinse gli occhi e alzò le spalle. “IO non credo proprio!” Ecco… che bello… Il fatto è che non capivo. Se pensava che fossi una ricercata perché non mi consegnava alle guardie?

 

“Per curiosità… sei tu che hai sterminato i banditi?”

 

“Già.” Già. Appunto.

 

Quindi non mi avrebbe consegnata alle guardie. Mi aveva sfidata… voleva… uccidermi? Senza neanche il beneficio del dubbio?

 

“Allora…combattiamo?”

 

Con la mano mi faceva cenno di avvicinarmi ma io non ci tenevo particolarmente. Prima di iniziare ad allenarmi con Gourry pensavo di essere una spadaccina sopra alla media… dopo aver iniziato a confrontarmi con lui, questa sicurezza era scesa drammaticamente. E purtroppo continuavo a schivare a sinistra. Per quanto mi impegnassi, in quei frangenti il mio corpo reagiva automaticamente rendendomi prevedibile. E quindi vulnerabile.

Ora, non che ci volesse molto a estinguere i banditi, a me modestamente bastava schioccare le dita però se quello spadaccino c’era riuscito da solo, senza l’uso della magia, doveva essere decisamente bravo. E io (dura ammetterlo, il mio orgoglio ne stava soffrendo) non ero così brava.

 

Lanciai un’occhiata alla porta che Aleksander intercettò al volo.

“E’ una porta speciale. Si chiude con un meccanismo che la blocca come con unLock’ ma senza magia e senza chiave.”

Mi pareva giusto.

 

Che opzioni avevo? Niente magia, chiusa in una stanza con una porta dall’aspetto molto, molto solido con uno spadaccino provetto.

 

…la finestra… c’era la finestra! Potevo saltare dalla finestra! Mi sarei probabilmente rotta una gamba ma piuttosto che farmi ammazzare… E’ vero che fuggire non è onorevole ma sinceramente, il mio onore poteva subire l’affronto, la mia vita no.

 

Avrei combattuto… facendo in modo da riuscire ad avere la finestra alle spalle… e al momento buono mi ci sarei gettata contro.

 

Aleksander mi aspettava pazientemente. “Hai deciso?”

 

, non mi lasciava poi molto da decidere, no?

 

Impugnai la spada e mi feci avanti. Chissà, magari Gourry e Zelgadiss sarebbero venuti a cercarmi e mi sarei risparmiata il volo dalla finestra. Certo Lina, come no... Adesso basta rimuginare, dovevo stare attenta, cercare di non farmi colpire e mettere in atto il mio piano il più velocemente possibile.

 

Aleksander caricò prontamente e la sua lama incrociò con violenza la mia. Il dolore mi colpì il braccio con forza e si arrampicò fino alla spalla. Riuscii a parare ma lui spingeva con la lama. Improvvisamente mi sembrò di non combattere da secoli. Decisi di eludere e saltai indietro, facendo in modo di allontanarmi. Delle lacrime involontarie mi si erano formate agli angoli degli occhi. L’uomo mi guardava condiscendente.

 

“Non ti preoccupare, non ci vorrà molto.”

 

In effetti se non avessi pensato alla finestra, non ci avrebbe messo molto. Era forte, non potevo effettivamente sapere se combatteva bene ma era forte davvero. Caricò ancora e riuscii a tenergli testa, per un po’. O forse è meglio dire che più che altro cercai di evitarlo e schivai. A sinistra. Sempre. A quel punto sapevo di essere fregata. Aveva notato il mio errore e la prossima volta che avessi schivato mi avrebbe colpita al fianco. In più, a furia di indietreggiare ero più vicina alla porta che alla finestra.

 

“Lina!” una serie di colpi sulla porta mi fece sobbalzare. Non lasciai lo sguardo di Aleksander ma mi sentii sollevata. Gourry. Gourry e Zelgadiss dovevano avermi cercata… dovevano aver capito che qualcosa che non andava. “Lina!!!” Mi chiamavano entrambi. Senza voltarmi, anche se istintivamente lo avrei fatto, risposi. Era seccante fare la figura della damigella indifesa… ma avevo cara la pellaccia e in un combattimento del genere non ne sarei uscita tanto bene. Sentii la porta tremare per la violenza dei colpi che le venivano inferti. Udii la voce di Marie che tentava di rassicurarli e Zelgadiss che le gridava contro. I tonfi continuavano ma la porta non cedeva.

 

Gourry e Zel erano robusti ma non avevano buone spade. Gourry aveva ancora una semplice spada, potenziata con dei talismani però soprattutto come protezione… Zelgadiss non aveva ancora trovato il modo di riparare la sua… quindi niente Astral Vine

 

“Allora…” Aleksander mi sorrise. “E’ arrivata la cavalleria?”

 

Mi si gettò contro e io rotolai a terra. Finalmente davo la schiena alla finestra. Dovevo indietreggiare, indietreggiare il più possibile. E poi gettarmi con forza contro al vetro. Possibile che non ci avesse pensato anche lui? E’ vero, eravamo al terzo piano e non era saggio quello che pensavo di fare… ma non avevo alternative valide e questo pazzo mi avrebbe passato volentieri a fil di lama.

 

Parai. Parai. Il mio polso urlava di dolore. Abbassai la testa. Indietreggiai. Mi gettai di lato. Parai. Indietreggiai.

 

Per mia fortuna, per sua sfortuna, scivolò leggermente sul pavimento. Questo lo sbilanciò per l’attimo che mi era necessario per voltargli le spalle e scaraventami contro la finestra. Alzai il braccio, a cui avevo avvolto un lembo del mantello per proteggermi il viso e spiccai un balzo.

Il pugnale mi colpì alla coscia mentre stavo ancora saltando, conficcandosi in profondità.

 

Poi attraversai il vetro.

 

Il dolore alla gamba era orrendo ma ebbi la prontezza di provare a castare il Levitation. Nelle orecchie sentivo il fragore dell’aria e mi sembrava di cadere al rallentatore. Forse la lucidità stava per venire meno… ma non potevo, non dovevo svenire o mi sarei fatta molto male. Decisamente troppo male.

Maledizione, il pugnale non ci voleva!  

 

Levitation!”

 

Quando mancava poco al mio rovinoso atterraggio, l’incantesimo funzionò, attutendo un poco l’impatto. Le gambe non mi ressero a lungo e finii in ginocchio. Fissai stupidamente la finestra divelta e mi parve che i vetri scintillassero come stelle dorate. Non sentivo niente. Tutto era ovattato e non ne capivo il perché. Dopotutto non c’era stata un’esplosione, no? Non provavo neanche dolore. Abbassai la testa e vidi la gamba infortunata che sanguinava ininterrottamente. La ferita si era allargata, forse quando ero crollata in ginocchio. Ci misi il guanto sopra e lo rialzai verso il mio viso. Era zuppo, come zuppo era il calzone e parte del terreno sul quale ero appoggiata. Lina… sveglia! Pensa, Lina! Devi fermare l’emorragia… o almeno rallentarla! Ma Lina doveva essere da qualche altra parte, fuori combattimento.

 

Osservai con distacco il sangue rosso vivo che usciva a fiotti copiosi dalla ferita.

 

Faceva freddo. Ferma il sangue! Dovevo usare un Recoverydovevo… perché mai il mondo roteava?

 

Aprii gli occhi , che non mi ricordavo proprio di avere chiuso, ed ero tra le braccia di Gourry.

 

“Forza Lina, forza resisti!” Mi accarezzava i capelli. Sembrava disperato. Alzai lievemente la testa, che pesava un quintale e vidi Zelgadiss vicino alla mia gamba, leggermente sollevata, che faceva pressione con le mani sulla ferita. Aveva la fronte imperlata di sudore. Brutto segno.

Brutta ferita. Brutta caduta. Mi veniva da ridere. Buffo no? Ora il dolore lo sentivo ed era ovunque.

 

“Lina?” Gourry doveva aver visto che ero vigile. “Lina, ti prego!” Volevo sorridergli e rassicurarlo. Non era nulla di grave davvero ma tutto quello che riuscii a produrre fu una smorfia. Non doveva essere stata rassicurante perché vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime. Eh, come la faceva tragica! Sarei stata presto nuova di zec

 

Oh, merda. Quando riaprii gli occhi capii che dovevo essere svenuta un’altra volta. E per poco tempo perché ero ancora tra le braccia di Gourry e Zel era ancora sulla mia gamba. Spingeva sul taglio e stava usando un Recovery ma forse non era abbastanza perché lo sentii gridare dove fosse il guaritore. Questa non era una cosa buona. Affatto. Avevo un freddo terribile mi sentivo congelare.

 

Ma poteva una che aveva sconfitto alcuni potenti Signori del Demoni finire così???

 

Gourry mi avvicinò il viso al suo. “Resisti Lina, ti prego resisti…” Mi accorsi solo allora che mi stava stringendo anche una mano. Sensibilità addio, eh? Feci un mezzo sbuffo che voleva essere una risata. Certo che resisto caro il mio Gourry… altrimenti come faccio a punirti per avermi messa in imbarazzo davanti a Zelgadiss? Improvvisamente mi venne un groppo alla gola. Tentai di stringermi a Gourry, come un naufrago che non vuole affogare. Certo che resisto, Gourry perché altrimenti come faccio a prendere a calci nel sedere quel maledetto campione? Mi sentivo affondare. Certo che resisto… Emisi un singhiozzo.

 

Se solo respirare non fosse stato così orrendamente difficile…

 

Non ho detto che mi sentivo affondare? A dire il vero mi sentivo sollevare… Socchiusi gli occhi (ero ‘andata via’ di nuovo?) ed ero ancora tra le braccia di Gourry ma lui era in piedi e stava correndo. Sentivo il suo respiro affannoso e vedevo che era imbrattato di sangue. Indovinate di chi era? Già, c’erano grosse probabilità che fosse il mio. Ah, i suoi abiti non sarebbero mai venuti puliti.

…chissà perché pensavo a quelle scemenze.

 

La voce di Zel gridava e mi pareva di sentire, a tratti, anche quella di Marie. Ma non potevo dirlo con certezza. Tutto era avvolto da una cappa grigia, nella quale penetrava qualcosa del mondo che mi circondava. Immagino che a quel punto persi ancora il contatto con la realtà.

 

Quando mi ripresi stavamo ancora correndo. Anzi, stavano. Mi sentivo più cosciente, nel senso che pensavo con meno fatica, eppure più inconsistente. La mia mente era più ‘sveglia’ ma il mio corpo era di nuovo inerte. Ero debole ma lucida. Tremavo con violenza e respiravo in modo convulso. Era strano. Sembrava di galleggiare. Sembrava di affogare. Stavo morendo? Le volte che ero stata così ‘vicina’ era stato così? Non riuscivo a ricordarlo.

 

Gourry…” Era come se qualcuno mi avesse raschiato la gola. Avevo un terribile sapore rugginoso in bocca e immagino che dovessi avere un alito spaventoso. Chissà come mai continuavo a pensare idiozie. “Gourry…” Riprovai con tono di voce più alto. Lo spadaccino mi guardò e quasi smise di correre. “Lina… Lina stiamo arrivando, manca poco… manca poco!” Oh, Gourry

 

Svoltò bruscamente a destra e riconobbi la locanda dove alloggiavamo. Zel ci precedette sulle scale. Sentivo i suoi passi rimbombare. Dietro di noi udii la voce di Kira. Mi volevano portare da Amelia… ma Amelia non era capace di castare un Resurrection… Riaprii stancamente gli occhi quando mi resi conto che mi stavano appoggiando sul letto. Gourry era al mio fianco e continuava a stringermi la mano. Me la stritolava. O forse non me la stava stritolando, forse ero io che avvertivo di nuovo il dolore e sentivo male perché ero debole.

 

Girai gli occhi in tempo per vedere una disorientata Amelia in pigiama che mi correva incontro.

 

E poi…

 

Buio.

 

*  *  *  *  *

 

Tornai al mondo piano, riemergendo da acque profonde. Ero confusa. E arrabbiata. Ero l’irritazione fatta persona e non capivo neanche il perché. Che diavolo era succ… Ehi! Spalancai gli occhi. Dove diavolo ero? Mi misi seduta su un letto modesto ma profumato e mi guardai intorno. Ero da sola. Mentre buttavo le gambe giù dal letto iniziai ad avere il sentore che qualcosa non fosse… ‘giusto’. Innanzitutto le gambe mi facevano male. Me le guardai senza notare niente di strano poi mi alzai. O meglio, cercai. Perché quelle traditrici cedettero immediatamente, non prima di avermi fatto provare una fitta di dolore mozzafiato. Cercai di afferrare qualcosa per non cadere e la prima cosa fu la piantana con il lavabo e la brocca. Non esattamente la cosa più stabile sulla faccia della terra. Crollò tutto di schianto, me compresa.

 

Il dolore fu insostenibile e lanciai un urlo.

 

La gamba! Improvvisamente ricordai… La Sala degli Schermidori. Il campione. Il duello. La finestra.

 

Il pugnale.

 

Prima che potessi anche solo iniziare ad imprecare per essermi fatta malissimo nella caduta, la porta si spalancò e Gourry, seguito a ruota da Amelia, si fiondarono nella ‘mia’ camera.

 

Lina-san!” Strillò Amelia, mettendosi in ginocchio vicino a me. Tirò su con il naso in modo veramente poco principesco e mi gettò le braccia al collo. Dovevamo essere uno spettacolo, io con la camicia da notte sollevata fino alle cosce e Amelia con i pantaloni zuppi dell’acqua della brocca ma… Ehi! Ero viva! Ricambiai la stretta. Doveva essere stata lei a guarirmi. O comunque doveva aver contribuito.

 

Alzai la testa e Gourry era lì, con le mani sulla ginocchia, che mi guardava sorridendo leggermente piegato in avanti. Tra le lacrime. Ah, il mio salvataggio doveva essere stato davvero degno di una scena madre! Peccato esserselo perso! Alzai le dita nel segno della vittoria che tanto era caro alla principessa.

 

“Vedo che qualcuno sta meglio.” Zelgadiss. “Non dovresti però stare sul pavimento… ne cercare di camminare, per un po’.” Hei, ciao! Rimpatriata! Sorrisi in modo stupido anche a lui. Non c’era come rischiare la vita e svegliarsi tutti interi quando non si sarebbe scommesso neanche una monetina su sé stessi per farti ghignare come un cretino ininterrottamente. Lo sciamano mi regalò uno dei suoi rari sorrisi. “Sono felice che tu stia bene.”

 

Amelia sollevò la testa dall’incavo della mia spalla, dove l’aveva appoggiata. Si girò verso Gourry e Zelgadiss e, asciugandosi gli occhi, si mise in piedi. “Zelgadiss-san… penso sia il caso di andare…” Ehi! Mi lasciava a mollo nell’acqua? E… cos’era quel tono… malizioso??? Zel fece un passo indietro, lasciò che Amelia uscisse e poi chiuse la porta silenziosamente alle sue spalle.

 

Gourry mi si avvicinò piano. Io lo guardai dalla mia posizione accosciata. Sembrava… timoroso. “Come stai… Lina?” Gli feci un ghigno. “A mollo!” A quel punto anche lui sembrò sbloccarsi e sorridendo si mise alla mia altezza. Mi passò un braccio sotto la spalla e mi alzò di peso. Sapeva quanto mi seccava essere sollevata ‘modello sposa’ ed aveva evitato. Però era chiaro ad entrambi che non sarei riuscita a rimanere in piedi da sola. Non al momento, non ancora.

 

Mi fece sedere lentamente sul letto e mentre mi sistemava i cuscini dietro alla schiena, cercai di tirare giù quella stupida camicia da notte, che era estremamente corta… ma perché diavolo mi avevano cacciat… chi cavolo me l’aveva messa addosso??? Stavo iniziando ad agitarmi quando Gourry mi si parò davanti e mi abbracciò. Rimasi con le braccia lungo i fianchi. Sorpresa.

 

O forse no.

 

Mi tenne stretta a lungo, in silenzio e io… ricambiai. La verità era che volevo ricambiarlo, volevo stare nel calore della sua stretta. La verità è che non ero più confusa. Quello era Gourry e questa ero io. Compagni di viaggio, amici… tutto questo e molto altro ancora.

 

Io avevo dato la vita, per lui e lui mi aveva seguita nel mare del Caos per riportarmi indietro.

 

Meliloon aveva ragione, quello che mi aveva fatto mi aveva colpita, anche se non avevo voluto ammetterlo. Ed ero stata furiosa con Gourry… ma in realtà ero furiosa con me stessa. Perché io volevo che Gourry stesse al mio fianco, perché non volevo perderlo, non volevo perderlo mai più.

 

Lui… mi amava.

 

E se anche non sapevo bene come gestire tutti i sentimenti che si riversavano nel mio petto, una cosa mi era chiara. Io lo ricambiavo. Dovevo delle scuse a Gourry. Ero io a dovermi scusare… dovevo partire da quello e poi… poi chissà.

 

Ma per ora stavo così bene, mi sentivo così a casa tra le sue braccia.

 

  
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