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Autore: Martilla92    30/11/2010    4 recensioni
Achille e Patroclo, prima della guerra di Troia
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane Achille fissava il mare davanti a sé. I doni di Helio illuminavano la sua superficie, tingendola con i colori dell'arcobaleno. Le onde, incoraggiate dalla brezza primaverile, interrompevano la loro breve vita infrangendosi sugli scogli della rocciosa isola di Ftia.
Sebbene tutti considerassero quell'immensa distesa d'acqua volubile e inconstante, era proprio la vista di essa che dava refrigerio all'animo ardente del ragazzo.
Il mare gli ricordava Teti, sua madre. Non aveva mai avuto il privilegio di essere cresciuto da lei, e, per questo, Achille custodiva i loro brevi incontri con una cura ossessiva.
Erano gli occhi della dea che lo colpivano ogni volta. Assomigliavano in modo impressionante ai suoi, gemme create dall'acqua.
E anche poco prima il suo sguardo velato da dolci lacrime materne aveva turbato il suo animo.
Lo aveva messo di fronte al suo destino, e lui aveva scelto la strada che avrebbe reso il suo nome immortale. In quel momento era orgoglioso. Una vita di gloria, ciò che aveva sempre desiderato.
Ma, quando i suoi occhi si posarono su quelli di Teti, una morsa aveva attanagliato il suo cuore.
La stessa che sentiva adesso, pensando a lui.
Sentì una mano posarsi sulla spalla lasciata scoperta dal chitone. Avrebbe riconosciuto quel tocco tra innumerevoli altri. Il suo tocco.
-Achille, dov'eri finito?-la calda voce di Patroclo gli accarezzò l'udito
Il Pelide si scostò per fare posto all'amico che, ricevuto l'invito, si sedette accanto a lui
-Cosa ti turba? Sei strano-chiese di nuovo il figlio di Menezio, notando che il compagno era più silenzioso del solito. Troppo silenzioso. Sapeva bene che l'animo di Achille non era portato alla riflessione, il fuoco che lo dominava lo avrebbe impedito.
-Ho incontrato mia madre. Mi ha messo di fronte ad una scelta concessami dal Fato-rispose, alzando le spalle, come se l'argomento non lo interessasse
-Doveva essere una decisione di poco valore, da come ne parli. Ma non credo che il Destino ti abbia offerto qualcosa di indegno del tuo nome. Sei sempre il figlio di una dea. E uno dei guerrieri più promettenti, se non il migliore-constatò Patroclo, tentando di carpire il motivo di un disinteresse così percepibile
-Hai detto bene. Il Fato non concede i suoi doni a chiunque. Mi ha offerto una vita lunga e felice, ma priva di gloria. E una breve per il mio corpo, ma immortale per il mio nome. Ho scelto la seconda. Non serve che io ti spieghi il perché-rispose Achille, tentando di apparire più entusiasta agli occhi dell'amico. Ma ora che Patroclo si trovava davanti a lui quel senso di turbamento non accennava ad abbandonarlo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per fare in modo che il suo proverbiale orgoglio venisse in suo aiuto.
-Eppure non sei soddisfatto. O, perlomeno, non come ti saresti aspettato. Qualcosa tormenta il tuo cuore-Patroclo tradiva la tristezza che provava il suo animo. Era felice che il suo amico prediletto avesse davanti a sé una gloriosa eternità. Eppure era proprio il concetto di 'breve vita' che gli riempiva lo spirito di tristezza.
-Ci stavo pensando, Patroclo. Mia madre mi ha anche raccontato di una guerra che si combatterà presto. Neanche essa sarà dimenticata dagli uomini. Ed è' proprio lì che io perderò la vita. Ma ho paura, Patroclo. Fobos e Deimos si sono impossessati di me.-Achille volse lo sguardo verso l'amico, osservandolo con quei suoi occhi gelidi come il ghiaccio, illuminati dal fuoco che bruciava dentro di lui
-La morte ha sempre spaventato gli uomini, è normale che tu abbia qualche istante di sconforto-sentenziò l'altro, rispondendo allo sguardo profondo appena rivoltogli
-No,no, Patroclo. Non credere che sia la morte a turbarmi. Lo sai che non me ne è mai importato. Mi interessava solo la gloria, nient'altro. O, almeno, prima che arrivassi tu. Ma il pensiero di non vedere più il tuo volto, di non sentire più la tua voce, di non percepire più il tuo respiro sulla mia pelle...è questo ciò che mi turba, che mi spaventa più di mille lance.-Achille si portò una mano alla tempia,crogiolandosi per dei brevi istanti sul vortice di sentimenti che gli avevano invaso la mente.
Riprese-Odierei me stesso se ti costringessi a seguirmi nell'Ade, quel luogo tetro e misterioso dal quale solo Hermes ha il permesso di uscire. Ma, ti prego, seguimi, Patroclo. Questa guerra genererà eroi come poche altre che verranno. Porta gloria anche al tuo nome, perché io non desidero nulla che non posso condividere con te. Sarò sempre al tuo fianco, ma tu non abbandonare il mio. Lo scudo di cui mi servirò ti proteggerà in ogni istante durante la battaglia. Io ti chiedo solo di non negarmi la tua presenza, perché se ho scelto una breve esistenza non posso permettermi di viverla a metà-
Patroclo rimase in silenzio. Quelle parole gli avevano toccato l'animo in un modo che neanche lui seppe spiegarsi. Eppure, nel profondo dei suoi pensieri, aveva capito di provare i medesimi sentimenti. Non avrebbe mai lasciato Achille, non avrebbe mai perso quell'affetto senza confini che l'amico gli aveva concesso, non per ripagarlo delle sue attenzioni, ma perché era proprio quello che il cuore gli ordinava.
Avevano imparato a conoscersi in quei mesi trascorsi insieme. Patroclo e suo padre avevano dovuto rifugiarsi a Ftia per un omicidio di cui il ragazzo si era involontariamente macchiato.
Achille non lo aveva giudicato, non lo aveva emarginato. Al contrario, sembrava che già dal primo istante in cui i loro occhi si erano uniti in un unico sguardo, lo avesse scelto. E da allora erano ben pochi gli attimi che i due trascorrevano separati. I loro corpi si muovevano in ricerca l'uno dell'altro.
Patroclo cinse il mento di Achille, sorridendogli-Come puoi pensare che io ti abbandoni? Come potrei mai lasciare colui che amo più di me stesso? Mi rimarrebbe una vita lunga, certo. Ma non sarebbe fatta di felicità. Forse anche io, negli angoli più remoti del mio cuore, desidero la gloria. Però non ti seguirò per questo, Achille. Verrò con te perché i nostri destini sono legati, le Moire tessono un unico filo che collega le nostre due vite. Non ha senso contrastare la volontà degli dèi.-
Patroclo sentì sulle sue labbra un tocco leggero, che si intensificava sempre di più quando la lingua di Achille bramava di entrare nella sua bocca. Lo lasciò fare, trasportato dalla brutale dolcezza di quel gesto.
Il Pelide afferrò i capelli castani dell'amico, tirandolo a sé e avvolgendogli intorno al collo il braccio libero. Erano un unico essere, adesso. Le loro lingue eseguivano una danza conosciuta solo ai due ragazzi che, inebriati dal piacere di quegli istanti, non mostravano alcuna intenzione di scostarsi l'uno dall'altro.
Fu a Achille a interrompere per primo l'estasi provocata da quel bacio. La forza che lo aveva spinto a cercare le labbra di Patroclo era un'onda, potente e inarrestabile come l'amore, che si infrangeva su uno scoglio, la cui solidità gli ricordava la loro amicizia. Ora, il sentimento che li univa era la fusione di affetto e passione.
-Patroclo, promettimi che non mi negherai neanche questo-disse, un sussurro nel vento
L'amico non rispose. Si limitò a cingere il fianco di Achille e a baciarlo, concedendo alle labbra di entrambi la gioia di essersi di nuovo ritrovate.


Note: Con questa ho voluto rendere omaggio al rapporto dei due personaggi che amo di più dei Poemi Omerici.
Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione, quindi i commenti, così come le critiche costruttive, sono sempre graditi.
Spero che vi sia piaciuta
Alla prossima storia :)
Marty

  
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