Lothíriel figlia di Imrahil
Sposa di Re
Éomer Éadig, Signore del Mark
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della
Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
“Le navi del
Principe! Lo stendardo del cigno! Sono tornati! Sono tornati!”
Così il due giugno
del tremiladiciannove della Terza Era le sentinelle annunciarono il ritorno di
mio padre, il Principe Imrahil di Dol Amroth. La gente cantò e fece largo
all’esercito vittorioso, e io, mia madre, le mie sorelle e mio fratello,
rimasto a casa perché bambino di tredici anni, gli corremmo incontro giù al
porto.
Un anno passò, e le
ultime vestigia del potere del Nemico furono distrutte, non furono più visti
Orchi dalle nostre parti ; i pirati furono sconfitti e sottomessi
completamente.
Mio padre Imrahil
ci narrò le imprese che aveva compiuto, attorno al grande tavolo nella terrazza
di fronte al mare, o accanto al caldo chiarore del camino. Ci narrò di Re
Elessar e di Arwen Undomièl, dei Periannath,
i Mezzuomini, della caduta dell’Oscuro Signore e di molte altre cose che gli
storici di palazzo trascrissero e su cui i menestrelli composero ballate.
E molte volte nel
corso della sua narrazione si soffermò sugli Eorlingas, grandi Cavalieri. Ci
parlò della morte di Re Théoden sui Campi del Pelennor e del valore di Dama
Eowyn, che - meraviglia! - aveva sconfitto il Signore dei Nazgûl, invincibile
per gli uomini, e soprattutto del nuovo Re Éomer.
“Ah! Se aveste
potuto vedere come è abile in battaglia, spietato con i nemici e generoso con
gli amici, sebbene sia così giovane!”
“E’ bello, padre,
questo Signore dei Cavalli?” chiese una delle mie sorelle, Mathrel. Io la
fulminai con lo sguardo, ritenendola sciocca a interrompere nostro padre.
“Non è uomo per te,
figlia mia” rispose Imrahil. “Ma ti dirò che egli è alto, biondo e possente.”
Detto ciò si alzò dal suo scranno e si ritirò nelle sue stanze.
Così, per quella
sera, il racconto terminò. Oh, quanto mi piacevano quelle narrazioni gloriose!
E come avrei voluto compiere grandi gesta, come Eowyn, Dama di Rohan! Anch’io
mi ero esercitata con la spada e con l’arco, a differenza delle mie sorelle
minori, sapevo combattere. Ma mi andava bene un’azione anche meno splendida,
che però fosse di una qualche utilità a mio padre e a Re Elessar Telcontar. Mio
padre mi aveva lasciata a casa come una donna qualunque, e adesso non c’erano
più molte occasioni di azioni nobili. Rimpiangevo di non aver fatto nulla di
utile per la salvezza della Terra di Mezzo, quando così tanti Uomini erano
caduti.
Avevo appena
ventidue anni, solo tre meno di Eowyn e sette meno di Éomer. Eppure, cosa
avevano compiuto loro! E io, che cosa potevo fare?
La risposta non
avrebbe tardato a giungere.
Qualche mattina
dopo, passeggiando, mi incantai davanti al grande specchio del corridoio. Non avevo
cessato di dispiacermi per la mia femminile inutilità, e ci avevo quasi perso
il sonno. Questo si rifletteva sul mio aspetto. I miei lunghi riccioli neri
erano spettinati e scomposti, e sotto gli occhi grigi c’erano delle bisacce da
fare invidia alle borse di un mercante ambulante.
Non era così per
mia sorella Mathrel, splendida nei suoi diciassette anni, che quel mattino
sembrava quasi brillare per la felicità.
“Cos’è che ti rende
tanto allegra, Math?” le chiesi. Lei si avvicinò quatta quatta a me e mi
sussurrò all’orecchio:
“Non dovrei
dirtelo, Lothi, ma l’altra sera ho sentito per
caso nostro padre che discuteva con dei messi giunti da Rohan questa notte.
Nostro padre diceva che per cementare l’alleanza niente sarebbe meglio del
matrimonio fra una di noi e Re Éomer! E certamente sceglierà me, perché sono la
più bella”
In quel momento non
potei che darle ragione. Ma ero perplessa.
“Perché ne sei
tanto felice? Voglio dire, vuoi sposare un uomo di ventinove anni che non hai
mai visto, di una stirpe di Uomini diversa dalla nostra, degli allevatori di
cavalli?”
“E’ un Re!” ribatté
sdegnata Mathrel, avvolgendosi con un gesto elegante e stizzoso nel suo soffice
mantello rosso, e se andò a dare la grande notizia a qualcun’altra fra le
nostre sorelle.
Discorrendo eravamo
arrivate davanti alla porta dello studio di nostro padre, che in quel momento
si spalancò. Imrahil si affacciò e mi vide lì in piedi davanti alla porta.
“Ti stavo proprio
per mandare a chiamare, figlia mia. Entra.” Stupita, lo seguii esitante. Era
raro che nostro padre ci ammettesse all’interno del suo studio. Ci accomodammo
ai due lati della grande scrivania in noce antico. Aperta davanti al posto di
mio padre giaceva aperta una lettera. Il sigillo spezzato era verde e bianco.
“Mia cara
Lothíriel, certamente vorrai da me la conferma di ciò che ti ha raccontato
Mathrel poco fa in gran segreto” mentre parlava si formò un piccolo sorriso sul
suo volto. Io arrossii. Non mi piaceva che mio padre venisse a sapere dei
nostri pettegolezzi.
“Come lo sai?”
chiesi.
“Il mio udito è
molto fine” rispose semplicemente. Io accettai la spiegazione, seppur non
sufficiente.
“Mathrel parla
troppo” dissi.
“Ma ciò che ti ha
riferito è vero”
“Allora mia sorella
partirà presto?”
“No. Prima volevo
discuterne con te. Lothíriel, mia cara figlia maggiore, vorresti sposare Éomer
figlio di Éomund, Re di Rohan, Signore del Mark?”
Non credevo alle
mie orecchie. Perché, fra tutte noi, io? Anche se ero graziosa non ero certo la
più bella, né, anche se passabile, la più brava nella tessitura. “Lothíriel, so
che pensavi che la mia scelta non sarebbe ricaduta su di te. Pensavi che avrei
chiesto a Imhlen, che danza come una foglia al vento, o a Lamrai, che conosce
le saghe e le canzoni di tutti i paesi, o a Irahlel, che è la più sorridente e
allegra delle fanciulle di Gondor.”
“O a Mathrel”
sussurrai io.
“O a Mathrel, che è
la più bella, ed è già innamorata di Éomer. Ma io so quello che ti affligge,
quello che sciupa il tuo viso, non meno bello di quello di Mathrel” mi
accarezzò la guancia con dolcezza. “Se vuoi, puoi fare questo per porre fine al
tuo tormento. Sarebbe bene che l’alleanza fra noi e Rohan venisse sottolineata
da un matrimonio. E tu sei la più adatta a questo compito, perché sei la più
forte, la più decisa, e lì a Rohan sono abituati a donne valorose come Eowyn.
Mathrel dopo poco si stancherebbe e desidererebbe più lusso e più onori, mentre
io so che in segreto tu ti sei esercitata con la spada: con il tuo animo
determinato potresti essere una degna Regina per i Signori dei Cavalli. Fra due
mesi i messi di Rohan torneranno indietro, essi desiderano recare con sé la
futura sposa del loro signore. Io non attendo che la tua decisione, nel caso in
cui tu decidessi di dire di no chiederei a Mathrel o a Lamrai o a Imhlen,
essendo Irahlel ancora una bambina”. Tacque e mi guardò. Io mi sentivo come una
nave che veleggiando tranquilla era stata sorpresa dalla tempesta, e adesso
aveva due possibilità: tornare indietro verso i lidi dai quali proveniva, o
andare avanti gettandosi nell’uragano. I flutti erano alti e freddi, ma lo
scafo più robusto di quanto non sembrasse. “Figlia mia, non sei costretta a
decidere adesso. Parlane con tua madre, se vuoi, ma fai solo quello che
desideri tu.”
“Grazie, padre.”
dissi con una piccola riverenza, e lui mi congedò. Uscendo trovai un giovane
dai lunghi capelli biondi, vestito alla nostra maniera ma visibilmente
straniero, che aspettava accanto alla porta. Lo salutai, incuriosita mio
malgrado dal suo aspetto, chiedendomi se fossero tutti così gli Uomini di
Rohan. Egli mi osservò attentamente e poi si inchinò. “Signora” mi si rivolse
così, con la stessa parola che avrebbe usato per una qualunque delle mie
sorelle, ma carica di rispetto e di gravità. Forse egli riteneva che io stessi
per diventare la loro Regina?
Senza accorgermi mi
diressi verso la terrazza che dava sul mare. Mi appoggiai alla balaustra di
freddo marmo bianco e guardai il Mare ribollire agitato dai venti di fine
settembre. Le onde si inseguivano e la schiuma danzava dilaniata dal vento, mi
sentivo come quel bianco morbido, effimero e lacerato. Non volevo lasciare il
Mare, lo amavo più di ogni altra cosa, non volevo lasciare le mie sorelle, il
mio piccolo fratello Fetrales e mia madre Firdalin. E chi sapeva come poteva
essere dividere la vita con questo biondo Signore dei Cavalli? Eppure
desideravo compiacere mio padre, ed essergli utile. Éomer, se era un così
grande Re, doveva pur avere qualche qualità buona! E poi avevo voglia di vedere
Re Aragorn, Mithrandir, gli elfi dei quali si diceva che noi di Dol Amroth
avessimo del sangue nelle vene, e mio cugino Faramir il Sovrintendente, il
figlio di Finduilas, la sorella maggiore di dodici anni di mia madre, che non
avevo mai conosciuto. Ma se avessi accettato, Mathrel mi avrebbe odiata.
Mi venne spontaneo
alle labbra un canto della mia gente, che narrava di Nimrodel:
Elfica fanciulla di un tempo passato
ella tanto il mare aveva amato
ma la sua casa era lontana,
fra i boschi di Lorién la dorata
le pianse il cuore nel lasciarla
cantava di fiumi e foglie la sua voce
cristallina
danzava sui fiori e sull’erba, bella come la
Mattina
ma lasciò la sua dimora
dell’amore e del Mare era giunta l’ora
ma mai giunse dove Amroth l’aspettava
e non vide il Mare che desiderava
Nimrodel fanciulla elfica smarrì il cammino
non fu giusto con lei il triste destino.
Oppressa da questi
pensieri mi avviai verso camera mia, per trovarvi le mie sorelle riunite a
concilio che mi aspettavano per sapere cosa mi avesse detto nostro padre nel
suo studio. Appena misi piede in camera Irahlel si alzò dal mio letto, dov’era
seduta, per farmi spazio, appollaiandosi su di un bracciolo della sedia dov’era
accoccolata Mathrel.
“Che cosa ti ha
raccontato nostro padre? Perché ti ha convocata nello studio?”Chiese subito
Lamrai. Lei era la più curiosa di tutte noi, amava il sapere di ogni genere, si
informava di tutto, da come si cucinava il coniglio stufato a la lettura del
Valinoreano, ai pettegolezzi di corte.
“Su, parla!”
comandò Irahlel, sporgendosi verso di me.
“Secondo me nostro
padre le ha detto chi manderà in sposa a Éomer” disse Mathrel.
“Perché avrebbe
dovuto dirlo a lei, Math?”
“Perché è la
maggiore e quindi ha diritto di consigliare la scelta di nostro padre”. Tutti
gli sguardi si appuntarono su di me. Sapevo che le avrei deluse moltissimo non
dicendo loro niente, ma davvero non desideravo riferire alle mie sorelle cosa
mi aveva chiesto nostro padre.
“Non ho voglia di
parlarne”mi difesi. “Anzi, dite a mamma che non ho fame, salterò il pranzo. Mi
sento quasi la febbre”
“Ma…”cominciò
Lamrai delusa.
“Taci, Lam,
andatevene, voi” comandò Imhlen, l’unica che non aveva partecipato
all’interrogatorio. Le rivolsi uno sguardo grato. Imhlen era quella che mi era
più vicina come età e come carattere. Mathrel era vanesia e poteva sembrare un
po’ frivola, ma sapevo che in realtà era molto sensibile e sapeva essere dolce
e affettuosa; Lamrai, con la sua curiosità, si interessava più alle cose che
alle persone, ed era quella fra le mie sorelle con cui parlavo di meno; Irahlel
era allegra e solare, rideva spesso e metteva di buon umore tutti: lei, la
piccolina di appena nove anni, era la luce di Dol Amroth; ma la mia fedele
confidente era Imhlen, che aveva solo due anni meno di me ed era riflessiva ma
decisa.
“Cosa ti è
successo?”chiese Imhlen sedendosi accanto a me e prendendomi la mano fra le
sue. “Sembri sconvolta.”
Così le raccontai
tutto, e lei mi ascoltò in silenzio, stringendomi le mani, senza commentare.
Quando ebbi finito rimase un poco senza parlare, poi mi disse: “Lothíriel, io
lo sapevo che sarebbe successo questo. Sapevo che un giorno una di noi se ne
sarebbe andata, e che sarebbe toccato a te, non a me o Mathrel. Tu sola puoi
sopportare la nostalgia e hai la forza di affrontare la vita in una terra
sconosciuta in mezzo a gente di un altro popolo, governandola pure. Se c’è una
donna tra di noi degna di divenire Regina, e di sposare Re Éomer del
Riddermark, quella sei tu, Lothi, e nessun’altra. Non io, non Mathrel, non
Lamrai, non Irahel, tu. Io lo so, e anche nostro padre lo sa. C’è molto di più
in ballo che essere la sposa di qualcuno, compito per il quale il bel faccino
di Math andrà benissimo fra poco, qui si tratta di essere Regina in terra
straniera. Mi si spezza il cuore a pensare che dopo ti vedrò molto raramente,
se pure ti vedrò, ma penso che per te sia giusto compiere questo passo. Sposa
Éomer, Lothi.”
“Grazie, Imhlen” le
dissi confortata dalla sua fiducia in me. “Ma Mathrel mi odierà. E’ già
innamorata di Éomer, anche se non l’ha mai visto.”
“Lothi, sai bene
quanto me che le infatuazioni di Mathrel sono durature come la neve in
primavera. Le passerà”.
Fu così che presi
la decisione che avrebbe cambiato la mia vita.
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Spero che qualcuno
recensisca la mia storia. Chiedo pietà per la canzone, ma non ho saputo fare di
meglio.
Ringrazio in anticipo
qualunque anima gentile che, giunta fin qui, abbia ancora la forza di scrivere
una recensione.
Grazie, Elothiriel