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Autore: Selenite    03/12/2010    3 recensioni
Quando gli occhi che si alzano al cielo incrociano i pallidi raggi di una luna splendente e tiepida, mentre il rimorso di parole e sentimenti nascosti la rendono un epilogo inaspettato...
Classificatasi ottava al concorso Time of Dying indetto da amimy
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ULTIMA LUNA


Io ho sempre amato la Luna. Così splendente e pura, era qualcosa cui non potevo in nessun modo somigliare. Per questo la guardavo.

Sono sempre stata l'opposto della Luna.
Scostante e tenebrosa, sapevo che nella mia vita non c'era niente di cui andare fieri, ma non mi lamentavo. Ho continuato a vivere fino ad ora basandomi sul principio che, se il mondo non aveva bisogno di me, io non avevo bisogno del mondo.

Che stupida...

Sento il sangue nella bocca, lo sento bagnarmi i vestiti. È caldo e amaro, si mischia alle lacrime. Ho paura.

Si, ho paura.

Non avevo idea che “lui” mi avrebbe fatto questo. Era così dolce, forse l'unico che mi accettava per quello che ero. Forse l'unico che amavo in questo modo così pedante e morboso.

Perchè mi hai ucciso...?

Ricordo ancora...il giorno che ci incontrammo, a quella fermata di autobus...

Che cosa stai leggendo?”
Eh? Dici a me?”
Si, dico a te” sorrideva “Che cos'è?”
Oh...sono solo le mie poesie”
Scrivi poesie? Posso dare un'occhiata?”
Stai scherzando, vero?”
Ti sembra che io stia scherzando?”

No, non scherzava. Prese il mio fascicolo tra le mani e si mise a leggerle. Una per una, con attenzione maniacale.
Lo “rubò” sotto ai miei occhi, perchè era arrivato il suo autobus. E mi disse che me lo avrebbe riportato l'indomani.

Provai per lui un odio profondo, ma non ebbi la forza di far niente. Solo di rimanere lì, con le mani ancora tese in avanti, con la bocca semiaperta.
Ed il giorno dopo tornai lì, con la speranza di mollargli almeno un pugno sui denti.

Sono bellissime, lo sai?”
E tu sei un'idiota, lo...hai detto che sono belle?”
Sono bellissime. Ma hai ragione, sono un'idiota. Mi chiamo Mark”
Idiota Mark...suona bene”
Posso sapere il suo nome, oh soave poetessa?”
Il mio nome è Jasmine”
Come il fiore?”

A quella risposta il mio cuore sobbalzò un istante.
Un ragazzo che conosceva il nome di un fiore che non era la Rosa?
Risi a quella risposta. Risi a molte sue uscite divertenti.

Mi innamorai di lui...

Jasmine, perchè non scrivi mai poesie d'amore?”
Perchè non ho idea di cosa sia l'amore”
Come sarebbe a dire? Tutte le ragazze sanno cosa sia l'amore”
Non mi sono mai innamorata”
Mai?!”
No, mai”
Neanche di me?”

Mi baciò...ed io ricambiai quel suo primo bacio.
Il primo di una lunga serie.
Io adoravo quel suo modo di aspettarmi alla fermata, di darmi un bacio sulle labbra, di sorridermi in quel modo così dolce e affettuoso.
Lui mi completava e mi sosteneva. Credeva in me.

Perchè non provi a pubblicare le tue poesie?”
Sei pazzo? Le mie poesie non piacciono a nessuno...”
A me si”

Avrei dovuto ascoltarlo e credere in me stessa, ma non potevo.
E fu proprio quello a rovinare tutto.

Jasmine...io non ci riesco...”
A fare cosa...?”
Non riesco a vederti mentre ti rinchiudi in te stessa. Io sono qua, te ne rendi conto?”
Tu non mi conosci davvero”
Certo che si. Tu sei una ragazza speciale. Ed io ho bisogno di te”
Beh, forse sono io a non aver bisogno di te!”

Sparì, proprio com'era arrivato.
Da un giorno all'altro, non lo vidi più alla fermata, né mi telefonò più.
Ero stata una stupida a dire quelle parole, ma avevo paura. Lui non era come me. Era solare, allegro, bello. Era un ragazzo normale.
Io ero quella bruttina, impacciata e inadeguata sempre e comunque. Non volevo che stesse male per me, non volevo che si rovinasse per me.

Poi...è arrivata questa sera.

Speravo di fare prima passando per questo viottolo. Avevo trovato il coraggio di chiederti scusa, sai? Volevo chiamarti e sistemare tutto.
Mentre guardavo la Luna di sottecchi, sbrigandomi più che potevo, ho sentito dei rumori dietro di me, ma non ci ho fatto caso.
Poi ho sentito un colpo secco, uno schiocco quasi. Mi sono fermata, sentivo qualcosa che premeva contro la schiena, un dolore secco che mi paralizzava.
Ho barcollato sino al muro vicino, tenendomi il fianco. Mi sono lasciata cadere a terra, chiudendo gli occhi. Sentivo una fitta alla schiena così dolorosa che non sapevo con che coraggio farmi forza. E poi quella voce.
-Hai avuto ciò che ti meritavi, sgualdrina-

Aprendo gli occhi ho visto un volto rigato di lacrime, davanti a me. Poi qualcosa mi ha colpito alla testa, sbattendomela di lato così forte da farmi mordere il labbro con i denti.
-Non co cosa Mark trovasse in te, ma ti pentirai di averlo fatto soffrire. Adesso tocca a te piangere, brutta stronza-
Sentivo un fischio nelle orecchie, la voce mi mancava. Non potevo urlare.
-Chi... Chi sei...?-
-Sono il tuo incubo peggiore-

Nonostante siano passati pochi minuti, la testa è annebbiata. So che quella persona si è seduta sopra di me e mi ha colpito sul petto diverse volte. Qualcosa ha perforato la carne, mi è entrata dentro e ha lasciato fuoriuscire il sangue.
Mi sento vuota dentro. Mi sento spenta.

Non riesco a vedere neanche più la luna.

Ormai quella persona se n'è andata. Penso fosse una ragazza. Piangeva.
L'ho ferita...? Non mi sembrava di conoscerla. Ma forse lei conosceva Mark.
Forse è stato Mark a mandarla. Forse ho avuto ciò che meritavo.

Non voglio morire. Ho paura.

Sento le forze che mi abbandonano. La mia borsa è caduta da qualche parte, i fogli chissà dove sono finiti. La mia poesia, Mark...avrei voluta fartela leggere.

Un suono, secco. Un messaggio. Il mio cellulare...?
Tento di muovere il braccio. Sento dolore, ma lo muovo. È ancora nella tasca.
Diamine, non vedo. Strizzo gli occhi, si...riesco a vedere, un poco. Ancora un poco.
Lo vedo. Riesco a leggerlo.

Io ti amo, Jasmine. Ho bisogno di te. Torna da me, te ne prego”

Mi cade il cellulare dalle mani, mi sento morire. Le lacrime mi cadono sempre più copiose, vorrei vederti e dirti che va tutto bene.
Che ho bisogno di te, ne ho sempre avuto bisogno, più di quanto tu non ne avevi di me.
Vorrei alzarmi, andare a casa. Telefonarti e dirti almeno che ti amo.
Dirti che l'unica cosa che mi ha permesso di andare avanti, nell'ultimo periodo, eri tu.

Non sento più le mani. Le lacrime ed il sangue non hanno più sapore.

Alzo gli occhi verso il cielo e mi viene da sorridere.
La Luna mi guarda. E mi sembra che sorrida.
Magari un giorno riuscirò a chiederti scusa per quelle parole, chiedere scusa a quella ragazza che per te mi ha ucciso, e dirti tutta la verità. Ma adesso no, sono troppo stanca.

Adesso chiudo gli occhi.

Anche se non arriverà mai il domani...ti Amo Mark”



***

Dedicata a tutte le meravigliose persone che hanno partecipato al contest indetto da amimy Time of Dying perchè la nostra avventura è stata una delle più belle che abbia mai vissuto. Grazie a tutte voi, dal più profondo del mio cuore ^-^
  
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