Fanfic su artisti musicali > Marilyn Manson
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Autore: ViXi    12/12/2010    15 recensioni
Ecco la mia prima storia, spero vi piaccia! E' un po' quello che penso di Manson. E' da un po' che ho intenzione di scriverla, e ora ho trovato il sito giusto! Buona Lettura! ^^
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come una macchina in corsa. Come una di quelle auto enormi e veloci, che emette quei rumori fracassanti che ti perforano i timpani. Auto con ruote enormi, con ruote nere. Auto con finestrini scuri, un auto nera che sapeva guidare Solo Contromano, svelta come un fascio di luce scura e gelida, così veloce da colpire mortalmente le altre auto, facendole saltare, uccidendo il conducente, sporcando di rosso i loro preziosi sedili in pelle. Era questo che pensavo di lui, di quell'uomo che molti scambiavano per donna, era questo che pensavo di quel 'Satana in forma Umana', come lo definivano le riviste. Mi veniva spontaneo ignorare i miei genitori quando mi vietavano di comprare i suoi dischi, o di lasciar perdere i miei amici che gli davano del Blasfemo. Marilyn Manson, è così che si faceva chiamare quel tale che tanto ammiravo. Possedevo solo uno dei suoi tanti album, e lo ascoltavo di nascosto: Mechanical Animals, 15 tracce proibite a ogni paia di orecchie, eccetto che per le mie. Cantavo quelle canzoni, eccome se le cantavo! Urlavo a squarciagola i ritornelli di Posthuman e Coma White, piangevo sussurrando qualche verso di Speed of Pain, ridevo come una pazza pensando al testo di The Dope Show, e sorridevo sognando di poter mai cantare con quella fantastica Auto in Contromano, come definivo io Manson. Lo sognavo moltissime volte, e ogni notte che lo incontravo nella mia mente, combattevo con la luce del giorno, con la sveglia e con la voce di mia madre, pur di non svegliarmi cancellando così il suo bianchissimo volto dalla mia testa ormai vuota. Ma ormai non importava più niente. Tutto questo era il passato, solo un ricordo tristemente felice, un caldissimo ricordo che mi faceva venirve la pelle d'oca. Ora ero lì con lui, ero lì con lui in quella Lamborghini Nera come la chioma di Marilyn, che era alla guida dell'auto. Sfrecciava veloce in un circuito circolare, bianco come il suo viso sorridente, un sorriso unico, un sorriso pazzo, un sorriso scavancato da una lingua scura, che tracciava il perimetro delle sue labbra così lisce e scure, così grandi e perfette. Oh, come avrei voluto essere quella lingua, che sfiorava le labbra di quel tale così tristemente impossibile da sfiorare. I suoi capelli erano immobili, scuri e piatti, leggermente unti, ma a lui stavano comunque divinamente: lui stava sempre divinamente. Avrei pagato per trasformarmi nella sua chioma, che seppur immobile, accarezzava il suo pallido viso, e si appoggiava sulle sue ciglia, mostrando un panorama estasiante: gli occhi di Manson, occhi inespressivi, che archiviavano un immenso mare di ricordi, forse troppo tristi, forse troppo felici per essere messi in mostra con tanta leggerezza. Sarei affogata nei suoi occhi, avrei nuotato nei suoi ricordi, pur di vedere tutto ciò che lui vedeva, coi suoi occhi, sul suo volto così perfetto.. Eravamo ancora lì, in quell'auto nera come le notti più buie, le stesse notti in cui lo incontravo in ognuno dei miei sogni. Ma ora era diverso, ora era qui accanto a me, le nostre mani così vicine, guardando la nerissima Lamborghini schiantarsi contro le altre auto in corsa, macchiando di sangue l' immacolata strada su cui lui, anzi, su cui Noi, guidavamo rigorosamente contromano. Marilyn lasciò il volante, ma stranamente l'auto proseguì da sola il suo percorso, ma non ci facevo poi tanto caso: ero troppo occupata a guardare Lui che si avvicinava a me con quello sguardo Pazzo, Psicopatico, ma contemporaneamente così Dolce, come un Miele estremamente scuro e freddo. Le sue mani erano esattamente così: Fredde, soltanto fredde. Ma cosa importava? Quelle gelide mani ora erano sul mio viso bagnato dalle lacrime più felici che avessi mai versato,e stavano accarezzando le mie guance rosse come le sue labbra. Il momento più felice della mia vita. Ancora più felice di quando trovai al negozio di musica il disco che tanto cercavo, il Suo disco, Mechanical Animals. Le nostre labbra erano sempre più vicine, e tutto d'un tratto ebbi l'iffefrenabile istinto di chiudere gli occhi: se Lui mi avesse baciato, avrei voluto che il Nostro bacio fosse simile a quelli dei film, con gli occhi chiusi, per allontanare la sfortuna.Ci sarà stato un massimo di qualche millimetro tra le nostre labbra,e d'un tratto lui mi sussurrò: 'All that glitters is cold.'. Era quella frase, quella frase che io tanto amavo, l'ultima frase della mia canzone preferita: Posthuman, settima traccia di Mechanical Animals. 'Tutto ciò che luccica è freddo'. Mi stai forse dicendo che tu, una stella, una stella così brillante così vicina a me, un inutile puntino in un mondo così buio, sei davvero così freddo? No, non mi interessava. 'show me the dead stars All of them sing', Posthuman, ovviamente. Era questo che pensavo. 'Mostrami tutte le stelle morte, tutte loro cantano'. Non mi interessava se era davvero così freddo come diceva. Lui era la perfezione, era un Dio che ognuno di questi umani avrebbe volentieri crocifisso senza pietà, un Dio che io servivo e riverivo senza far domande. Un Dio per cui sarei stata capace di fare ogni cosa. E ora quel Dio, era davanti a me, e aveva afferrato il mio corpo in una sorta di abbraccio troppo forte. Mi sembrava di soffocare, ma daltronde esiste morte più fantastica, che morire tra le braccia di Marilyn Manson? Richiusi gli occhi aspettando che le nostre labbra si abbracciassero proprio come noi stavamo facendo in quel magnifico istante. Mancava qualche millimetro, mancava solo qualche millimetro, ma in quell'istante qualcosa accarezzò la mia testa. Eppure le mani di Marilyn erano lì, sulla mia schiena! Decisi di aprire gli occhi, tanto per assicurarmi che la Mia stella morta fosse ancora lì, ma mi sbagliavo. Tutto era scomparso, e di fronte a me una figura familiare. Puttana, era mia madre. 'Dov'è..?' Sussurrai furiosa, con le lacrime agli occhi? 'Tesoro, sono già le 7:15, sarà stato solo un incubo, stai tranquilla.', e mi rivolse così un sorriso troppo, troppo sereno. Un incubo.. La mia Stella Morta, le sue Mani Fredde, i suoi Occhi Vuoti, dov'erano? Avrei dovuto aspettare un altro triste e insipido giorno e forse, quella notte, lo avrei scoperto. *** -Con la speranza vi sia Piaciuta, ViXi ^^-
  
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