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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    16/12/2010    5 recensioni
Breve fict su un passo del secondo capitolo della Vita Nova di Dante Alighieri :D
Era una fiamma, una dolce fiammella che, timida, ardeva davanti ai miei occhi.
Era un piccolo papavero appena sbocciato in mezzo ai campi di grano.
Era... era...
Era una bambina.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VITA NOVA - ZAFFIRO E RUBINO


"Lo sai, vero, che io tra qualche anno ti troverò una moglie?", disse la voce dura di mio padre  mentre scendevamo le buie scale di casa nostra.
Mi limitai ad annuire in silenzio, mestamente: per quanto trovassi ingiusta l'idea di vivere la mia vita con una donna impostami da mio padre, protestare non rientrava nelle possibilità del bambino di nove anni quale ero.  Accelerai il passo per tener dietro alle gambe lunghe e veloci di mio padre, sapevo che se fossi rimasto indietro sarebbe andato su tutte le furie. Così facendo, però,  scivolai sulla superficie levigata di un gradino e un attimo dopo ero a terra, indolenzito, ai piedi della scala, reduce da una caduta di mezza rampa. La mano di mio padre, forte e impetuosa come un'onda che si abbatte su uno scoglio, mi sollevò di peso tenendomi per un braccio e scrollandomi fino a che, non so come, riuscii a reggermi in piedi da solo. Iniziai a gemere, massaggiandomi la testa.
"Non sai nemmeno camminare?", tuonò mio padre, e la sua voce rimbalzò con un'eco secca sui muri in penombra.
Mi chiesi se al piano di sopra l'avessero sentito. Da quando, quattro anni prima, era morta mia madre, ero stato educato con il metodo autoritario e restrittivo di mio padre, sviluppando così un carattere timido e pauroso.
"Su, esci", disse. Si diresse verso la porta davanti a me e la aprì.

La luce, bianca e accecante dopo l'oscurità delle scale, mi abbagliò, e mossi il primo passo tenendo gli occhi serrati. Anche attraverso le palpebre chiuse percepivo un calore luminoso, quasi vivo, tutto intorno a me, e rivolgendo il viso verso l'alto l'ardente lucentezza aumentava. Aprii gli occhi. Mi ritrovai a fissare un cielo azzurro intenso del tutto incontaminato, senza nubi o uccelli, persino senza il sole, che doveva trovarsi alle mie spalle. Era talmente puro e luminoso che sembrava luccicare come la superficie di uno zaffiro perfettamente levigato, ma al tempo stesso dotato di mille sfaccettature che riflettevano la luce da miriadi di angolazioni diverse, provocando uno scintillio tanto fine da risultare quasi invisibile. Ad un tratto, però, qualcosa che si trovava subito fuori dal mio campo visivo attirò la mia attenzione: anche se avevo lo sguardo rivolto al cielo sfavillante, percepii comunque qualcosa di altrettanto luminoso esattamente davanti a me, probabilmente in strada, e abbassai lo sguardo. Fu allora.

Era una fiamma, una dolce fiammella che, timida, ardeva davanti ai miei occhi. Era un piccolo papavero appena sbocciato in mezzo ai campi di grano. Era... era...
Era una bambina.

Una bambina della mia età, o forse di poco più piccola. Stava in piedi in mezzo alla strada, di fronte a me. Il suo giovane corpo era avvolto da un lungo vestito color rosso scarlatto e trattenuto in vita da una cintura, come si addiceva a una bambina della sua età, e i capelli d'oro erano intrecciati attorno al suo viso pallido e ovale in una complicata acconciatura. Non appena il mio sguardo catturò il suo, che era dello stesso colore del cielo, lei abbassò gli occhi e iniziò a camminare spedita, subito raggiunta dalla madre che, dopo aver salutato mio padre con un cenno del viso, la prese per mano. Le fissai mentre continuavano per la loro strada. Mio padre mi avrebbe trovato una moglie nel giro di qualche anno. Se proprio dovevo sposarmi, allora volevo in moglie quella bambina dallo sguardo timido e il vestito rosso. Intuii in quel momento che la mia vita non sarebbe più stata la stessa, avrei sognato sia ad occhi chiusi che ad occhi aperti quella creatura così delicata, avrei sperato di rivederla ogni volta che fossi uscito di casa, e se mio padre mi avesse trovato un'altra moglie, non avrei mai potuto amarla. Mai.
"Dante!". La voce di mio padre mi riscosse. "Cos'hai da guardare? Non sai che è maleducato fissare la gente? Non avevi mai visto Beatrice? Strano, è la figlia dei vicini. Ma ora non importa. Muoviti, che faremo tardi".
Dedicai un'ultima occhiata a Beatrice, che ormai era solo un puntino rosso che, all'orizzonte, si stagliava contro il cielo. Un rubino su un fondo di zaffiro.

Mi voltai e mi affrettai dietro a mio padre.
   
 
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