ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS...
********Broken Photo, Broken Heart, Broken Nose********
In più, aveva concordato il segnale con Alex: un messaggio vuoto e lui avrebbe dovuto raggiungerlo con la macchina, uno squillo e avrebbe dovuto precipitarsi da lui, in caso di bisogno d'aiuto. Il suo amico, non appena aveva saputo che l'indirizzo a cui si stavano recando era casa Heavens, si era sbattuto la mano sulla fronte e aveva tristemente telefonato alla sua nuova ragazza per disdire il loro appuntamento. Jeremy aveva tentato per l’ennesima volta di dissuaderlo, ma Alex era proprio di coccio.
Era la prima volta che faceva qualcosa del genere e si era informato a fondo sulle procedure. Grazie a una sua vecchia conoscenza, era riuscito a procurarsi del cloroformio, un paio di manette e anche una piccola pistola, utile per eventuali minacce. Tuttavia, nonostante avesse tutto l’occorrente, aveva una paura tremenda di compiere quello che stava per compiere. Non solo era pericoloso per se stesso, ma anche per la sua vittima, la famosa Tessy Heavens. Se qualcosa fosse andato storto, sarebbe stata lei a risentirne e Jeremy non era abituato a fare del male agli altri. O, per lo meno, non ad altri che non se lo meritassero.
"Non vedo l'utilità di questa pagliacciata, Ally."
"Oh, smettila. Ormai siamo qui, non puoi più tirarti indietro."
"Lo sto facendo." Taylor Heavens incrociò le braccia come una bambina, avvolta nel suo cappotto bianco e a disagio sui tacchi.
Allyson guardò la villa decorata da mille luci e poi puntò gli occhi da cerbiatta su Taylor: "Dovrò stare completamente sola. Prima mi abbandona Alex e poi tu. Oh, Tay, sono proprio sfortunata."
La ragazza roteò gli occhi: "Tu sai proprio quali sono i miei punti deboli, eh?"
Ridendo per il pessimo equilibrio di Taylor, arrivarono fino al porticato e suonarono alla porta della festeggiata.
Tessy aprì all'ennesimo ospite, favolosa nel suo provocante abito rosso. Indossava una giaccia di pelliccia che non copriva la vistosa scollatura e le orecchie, in pendant con i polsi, erano adornate da due grandi cerchi dorati.
"Ally!" abbracciò l'amica e le diede come di consueto tre baci sulla guancia, facendo tintinnare tutti i suoi gioielli. "Ho saputo di Alex, mi dispiace davvero ta-" ma la sua voce si smorzò quando vide che Allyson non si era presentata sola. "Taylor."
La sorellastra, imbarazzata, allungò la borsa contenente il suo regalo: "Tanti auguri." recitò senza sentimento.
"Grazie." rispose l'altra, asciutta, lanciando un'occhiataccia all’amica. "Entrate pure."
Le accompagnò nell'immenso salone addobbato per Natale e le invitò a sistemarsi come meglio preferivano.
"Sono frutto di molti anni di studio. E ovviamente di talento." commentò Tessy, notando il suo sguardo.
"Ognuno ha un suo talento." le rispose Taylor, togliendosi la giacca.
"Peccato che pochi riescano a farne buon uso." la ragazza si ravvivò i capelli, tacendo l’invito ad appenderle il cappotto. "Bel vestito, comunque." aggiunse. "L'avrei scelto anch'io, fossi stata in te. Il nero snellisce."
Ci mancava davvero poco perché Taylor vomitasse sulle costose scarpe di qualche invitato; quella festa era un vero schifo.
In quel mondo basato sul valore delle banconote che le persone tenevano nel portafogli non c'era nulla di vero. Ragazze tirate a lucido e graziose che sfoggiavano un vocabolario raffinato, ma che non avevano la minima idea di cosa fosse la realtà. Ragazzi spacconi e abbronzati, che non avevano mai sentito parlare di sacrificio, essendo stati viziati fin dall'infanzia.
E pensare che avrebbe potuto esserci caduta pure lei in quella falsa realtà. Avrebbe potuto essere cresciuta con la mente annebbiata dalla vanità, dalla superiorità e dall'esteriorità, risultando la persona altezzosa che ora odiava così tanto.
Sì, era spiacevole da dire, ma quella ferita non voleva smettere di bruciare. E lei la sopportava sempre meno. Non era una questione di orgoglio, ma di pura delusione e tradimento nei confronti di quel papà che non aveva mai avuto.
Evitando di sbattere i tacchi, Taylor sgusciò più in fretta possibile nella camera accanto, sorridendo all'idea che almeno altre due anime la pensassero come lei sul fatto che il tema di quella festa fosse davvero noioso.
Capì di essere entrata nella stanza di Tessy – era facile, data la vastità degli espositori di premi e il numero dei poster con sue foto alle pareti.
Taylor si avvicinò lentamente, prendendo in mano la cornice e posando subito lo sguardo su suo padre. Aveva le sue stesse orecchie a sventola, cosa che amava trasmettere geneticamente a tutti, e una faccia da uomo realizzato. Orgoglioso. Felice.
Guardava sua figlia come in quella foto in cui osservava la piccola Taylor sbadigliare davanti all'obbiettivo, diversi anni prima. Dolce e fiero.
Taylor sfilò la foto dalla cornice e, stringendola con dita tremanti, lesse ciò che c'era scritto dietro. Era datato 14 dicembre, di tre anni prima.
"Alla mia piccola perla, con amore, mamma
Al mio scintillante gioiello, con amore, papà
Buon compleanno"
Taylor non riuscì a trattenersi e strappò quella foto in un impeto di rabbia, cacciando indietro una lacrima impaziente di scendere.
In ogni caso, era meglio non farsi vedere da nessuno. Si alzò sentendo le gambe tremare, nascose i due pezzi nell'elastico dei collant e rimise a posto la cornice vuota, precipitandosi di sotto.
Zigzagò veloce tra gli invitati e, afferrato il cappotto, corse in strada incurante del gelo che le si insinuava nella scollatura e le bruciava le guance bagnate.
Tessy era al centro della sala da ballo, appoggiata al tavolino di vetro.
Stava aprendo i regali, accerchiata dai suoi invitati e dai calici che qualche minuto prima erano pieni di champagne. Alla sua destra, Allyson le faceva da cestinatrice di cartacce e alla sua sinistra Becky Sallivan continuava ad adularla, come al solito.
A Tessy restavano ancora tre pacchi: il primo era proprio quello di Ally. Conteneva un profumo al sandalo e vaniglia e un raffinato beauty case che sicuramente la ragazza aveva scelto appositamente pensando a lei.
"Ally, il tuo gusto è sempre impeccabile." le sorrise provandosi il profumo.
"Lo so." sorrise lei di rimando e fu felice di aver fatto centro anche quella volta. Ormai conosceva Tessy così bene che avrebbe potuto essere lei la sua sorellastra.
La festeggiata aprì il secondo pacchettino, quello da parte di Eric, il suo secolare ragazzo. Rimase letteralmente a bocca aperta davanti a quella semplice catenina d'argento confezionata a regola d’arte. Non era da Eric fare regali così di gusto, di sicuro si era fatto aiutare da Allyson nella scelta.
"Non lo so, Tess." fece lei, mortificata di non aver saputo dare una risposta al suo idolo.
Tessy fece di spallucce: "Lo ringrazierò dopo."
Decise di rimandare le smancerie con Eric a più tardi, per potersi dedicare all'ultimo pacchetto. Sul bigliettino c'era scritto un semplice 'Tanti auguri, da Taylor'.
Si chiese se l'avesse scritto col cuore e si rispose che no, non l'aveva fatto. Con tutte le probabilità era stata Allyson a obbligarla a scriverlo. Come l’aveva obbligata a comprarle un regalo e a venire alla festa, perché aveva la mania di tentare il riappacificamento ogni qualvolta potesse.
In ogni caso, quella ragazza non le piaceva a prescindere, perché non si comportava come tutti gli altri e perché la disprezzava. E lei odiava essere disprezzata.
Scartò il regalo e scoprì un libro al suo interno: 'Orgoglio e Pregiudizio'. Non l'aveva mai letto, e mai l'avrebbe fatto, ma aveva la netta impressione che non fosse un titolo scelto a caso. Fortunatamente, la sorellastra era sparita, così non avrebbe dovuto ringraziarla.
"Lo leggerai, vero, Tess?" le domandò Allyson, supplicante.
"Ally, mi domando ancora perché tu l'abbia invitata."
La ragazza le lanciò un'occhiata di rimprovero e finì di sistemare le cartacce dei regali assieme a Becky.
Mentre alcuni ragazzi si servivano della torta, Tessy salì al piano superiore e si chiuse in bagno, di mal umore. Si accorse subito che tutto il ripiano della specchiera era in disordine, cosa che la fece infastidire ancora di più. Probabilmente qualcuno era salito a pomiciare e aveva lasciato il disastro come al solito.
Uscì dal bagno e sbatté addosso a qualcuno.
"Eric!"
"Tessy!"
Il ragazzo sembrava parecchio imbarazzato e, cosa ancora più preoccupante, aveva uno sguardo colpevole.
"Dov'eri, tesoro? Volevo ringraziarti per la collana." Tessy gli cinse i fianchi con le braccia e fece per baciarlo, ma lui si ritrasse.
"Prego." fece un sorriso tirato. "Tessy, devo parlarti."
Lei aggrottò la fronte: "D'accordo, andiamo in camera mia."
"No!"
"Perché no?" chiese, stupita e confusa.
"Perché...perché è una sorpresa di compleanno." biascicò, tentando di spingerla verso le scale. "È fuori. Ti sta aspettando fuori."
"Fuori?" disse sospettosa. "Fuori c'è freddo, Eric. Che cosa mi nascondi?"
Il ricciolino rise nervoso: "Niente, amore. Che cosa ti dovrei nascondere?"
"Beh, vediamo subito." rispose lei, pungente.
Per lo shock, Tessy rimase immobile a fissarla con gli occhi spalancati, poi mollò la maniglia, quasi scottasse, e si volse verso Eric.
"Tu mi fai schifo!" gridò.
Lui abbozzò un timido passo verso di lei: "Dai, amore, ti posso spiegare…"
"Amore? Lei è il tuo nuovo amore!" lo aggredì, facendolo indietreggiare. "Non mi servono spiegazioni, è stata una bellissima sorpresa, anzi, sai che ti dico? Il più bel regalo di compleanno che potessi farmi!"
"Tessy, aspetta." cercò di difendersi lui. "Non è come pensi."
"Ma smettila di dire cretinate; guardala!" indicò la rossa, furente. "Sembra che le sia passato sopra un camion!"
"Senti, mi dispiace, è stato un momento di debolezza." spiattellò con la voce rotta e la disperazione nello sguardo. "Ma ci siamo solo baciati, niente di più."
"Niente di più?" ripeté Tessy, con gli occhi fuori dalle orbite. "Hai deciso di festeggiare il mio diciottesimo compleanno limonandoti Pippi Calzelunghe del ventunesimo secolo e ora hai il coraggio di venirmi a dire che non c’è stato niente di più. In questo caso, tanti complimenti Eric, sei un emerito stronzo e tu," si volse verso la ragazza impaurita. "Tornatene a Villa Villacolle e goditelo pure finché non avrà il suo prossimo momento di debolezza!"
Uscì dalla stanza prendendo contro Eric di proposito. Scese le scale correndo, passò per la cucina senza farsi vedere e uscì dal retro, al freddo della notte, scoppiando in lacrime come mai aveva fatto.
Jeremy sussultò quando vide la ragazza uscire di corsa dalla villa. Sembrava tutto così calmo visto dall’esterno, ma evidentemente si sbagliava.
La giovane percorse il vialetto per qualche metro, poi si nascose dietro alla quercia, non troppo distante dalla postazione di Jeremy. Si abbandonò su un’umida panchina di legno e si coprì il viso con le mani, intensificando quel disperato singhiozzare.
Sotto la fioca luce del lampione, Jeremy riusciva a vederla discretamente e provò dispiacere per lei, anche se non conosceva il motivo della sua tristezza. Sentire qualcuno piangere gli aveva sempre dato fastidio, perché odiava chi si mostrasse debole, tuttavia quel pianto convulso e infantile era diverso. Era talmente forte che provocava in lui una strana reazione. Una specie di immotivato odio verso la causa di quelle lacrime, qualsiasi essa fosse.
Estrasse la foto che aveva ficcato in tasca e poi guardò la ragazza di fronte a lui. Nell'oscurità non riusciva a giudicare l’altezza e la corporatura, mentre il viso era nascosto tra le mani, ma senza ombra di dubbio le orecchie e i capelli erano gli stessi della foto. Ne era sicuro.
Lui non credeva in nessun dio, ma credeva nella fortuna e, forse, era stata lei a metterci lo zampino. Non poteva spiegarselo in nessun altro modo.
Un tizio sconosciuto mosse un cauto passo verso di lei e il cuore le balzò nel petto per la paura. Provò scappare, ma i suoi muscoli non risposero; si erano inchiodati in una morsa di panico.
"Chi sei?"
"Chi sei?" ripeté più forte.
Jeremy non voleva che urlasse, ma lei sembrava proprio in procinto di farlo, così la afferrò saldamente per la vita, la immobilizzò e premette il fazzoletto sulla sua bocca.
Nel compiere questo gesto, un odore familiare gli riempì le narici.
Si bloccò sul posto, stordito.
Non poteva crederci, quel profumo era lo stesso che dava odore ai suoi ricordi. Credeva di averlo dimenticato per sempre.
Non riuscì a dominare la sua mente e vide un piccolo Jeremy aggrapparsi al maglione della madre per salire fino al collo, perfetto per ospitare le dimensioni della sua testa scompigliata. Le ciocche bionde della donna gli solleticavano il nasino, ma a lui piaceva, perché avevano un buon profumo.
-Che buon odore che hai, mamma.-
-E' il profumo della mia felicità.-
-E di cosa profuma la tua felicità?-
-Di te, Jeremy.-
La vecchia auto si parcheggiò rumorosamente davanti a lui e stemperò bruscamente l’immagine tra le luci dei fari. Jeremy strinse la ragazza a sé, trattenendo il fiato per non dover respirare ancora quel profumo di nostalgia. Salì in macchina più veloce di un fulmine, sistemando la giovane nel sedile posteriore e controllando di non essere osservato da nessuno.
Appena saltò sul sedile del passeggero, Alex premette l’acceleratore, diretto senza più possibilità di ripensamento verso i confini di Bourton.
Jeremy si sentiva stordito. Non era riuscito a reprimere quel ricordo, anche se era abituato a farlo da anni, ormai.
"Jeremy, non ci posso credere!"
Alex leggeva il pensiero?
Si rivolse verso di lui, il viso sconvolto.
"Sei un caso irrecuperabile, è un miracolo che tu ce l'abbia ancora attaccato alla faccia!"
Cercò di decodificare il linguaggio dell'amico, ma a volte era impossibile anche per lui, così si limitò a fissarlo ancora in uno stato confusionale.
"Oh, dà qua, ci penso io." si offrì Alex prendendo una confezione di Kleenex dal portaoggetti.
"No, tu pensa a guidare. È meglio del sangue dal naso che finire sotto un tir." Jeremy estrasse tutti i fazzoletti dal pacchetto e si mise a testa in su, tamponandosi le narici.
"Vedi che sbagli? La testa la devi tenere all'ingiù e devi premere sul naso."
"Sì, così facciamo le cascate del Niagara."
"Tanto la macchina è mia."
"Ok, dottor Bell, allora procedo, poi se dici chiamo pure Noè a dividere le acque del Mar Rosso."
"Guarda che è Mosè, non Noè. Si vede che marinavi il catechismo."
"Immagino che quando andavi a confessarti, il parroco ti sottoponeva a degli esorcismi per le scemenze che dicevi."
"Era lo stesso parroco che consigliò a tua madre di tenermi lontano da casa vostra con l’aglio e l’acqua santa. Ti ricordi? Le diceva che saresti finito in viaggio verso l'inferno accanto a satana. Un profeta, era."
Un mugolio dal retro fece zittire improvvisamente entrambi.
La guardò un’ultima volta: aveva ancora il viso rigato di lacrime, ma un'espressione molto più serena in volto. Sperava che si sarebbe dimenticata il motivo del suo pianto una volta sveglia, anche se non lo credeva possibile.
Allora, vi sta piacendo? Haha XD Non vi preoccupate, se vi sembra ci sia un po' di confusione trai filoni, vedrete che fra poco diventerà tutto più chiaro!
La traduzione del titolo è: Foto rotta, cuore rotto, naso rotto. Chissà perché, eh XD #poveroJeremy
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Se vi va, passate a leggere le altre mie due storie Io e te è grammaticalmente scorretto , e Io e te è grammaticalmente scorretto 2, di cui, per quanto riguarda la prima, uscirà il libro a marzo 2017!
Un estratto da Io e te è grammaticalmente scorretto 2:
Mattia sospira, concentrato, cercando di capire come ovviare il problema.
“Intanto è inutile che ti copri le tette.” posa la
mano sul mio avambraccio e mi esorta a rilasciare la mia posizione a
riccio, ma io gli oppongo resistenza.
“Ti vuoi rilassare un secondo?” domanda, spazientito.
“Ehi, mister addominali.” dico, riferendomi alla sua totale tranquillità nel rivelarsi al mondo a torso nudo. “Qui ci sono delle aree private da mantenere tali, ok?”
“Non ho mai detto di voler violare la tua privacy.” mi tranquillizza. “E poi, sto solo cercando di farti stare meglio più in fretta. Ti ricordi quando ti sei gentilmente presa cura della mia allergia con metodi nazifascisti? Ecco, sono sicuro che preferiresti che non lo facessi anch'io.”
Direi che è un genere completamente diverso da "All I want" XD
Se poi vorrete unirvi al gruppo in cui si sta assieme, si parla di tutto e si condividono momenti bellissimi, vi basterà cliccare qui e io approverò la vostra iscrizione: Grammaticalmente Scorretti
Oppure potete chiedermi l'amicizia su Facebook come Daffy Efp :)
Buon Natale,
Daffy
P.S. "All I want" è stata pubblicata in una sua prima versione nel lontano 2010, ma ad oggi (18/12/2016) tutti i capitoli sono stati modificati con aggiunta di parti importanti. Spero di aver fatto un buon lavoro :D