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Autore: MedusaNoir    19/12/2010    0 recensioni
[Il Richiamo di Cthulhu]
- Che cosa vi è accaduto? - , chiese, sospettoso, vedendo quelle persone, che lei chiamava “amici”, per la prima volta.
Questa storia fa parte della serie "Arkham Horror": per maggiore spiegazioni sulla trama, leggere l'inizio del capitolo o l'introduzione della serie.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Arkham Horror'
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Il gruppo è ora formato da vari membri, non più solo Alexander, Lilyan e (per forza di cose) Giraud: Janet Holmes, brillante archeologa bostoniana e grande amica di Alexander e Lilyan, si trovava con loro ad Arkham quando avevano ritrovato sulla spiaggia una carcassa misteriosa, ma poi gli altri erano dovuti partire per Salem e si erano ritrovati solo dopo che la carcassa ha dato, per dirla in termini delicati, segni di vita; Michael Fauerbach ed Ellen Lawliet (ho un'originalità da paura, devo ammetterlo u.u) sono due degli esperti convocati dalla Miskatonic University, l'università locale, per aiutare Janet nelle ricerche su questa misteriosa creatura: sono rispettivamente un illustre medico tedesco, nel tempo libero trafficante di organi, e la più bella ragazza che sia mai comparsa in un GdR di Cthulhu (1.48 cm e piena di lentiggini con la faccia perennemente arrabbiata u.u) e studentessa di Biologia (questo è vero!). La carcassa da segni di vita e la notte seguente attacca il gruppo di studio nell'hotel in cui alloggiano: il dottor Fauerbach rischia la vita per salvare Janet e gli altri (ma alla fine riescono a vincere), mentre Ellen se ne sta tranquilla nella sua stanzetta a guardarsi intorno. Una volta incontrato il resto del gruppo (sono tutti ospiti nella villa che l'Arcivescovo ha lasciato in eredità a Lilyan) vengono fuori importanti scoperte: Darcus è alla ricerca di alcuni libri posseduti dall'ormai deceduto fratello, Silas, che sono in possesso di Masters, un libraio collezionista di Boston; si recano nella città per riprenderseli (Alexander scopre che il suo compito è di custodirli), ma mentre sono a casa di Masters vengono attaccati da un Vampiro Siderale (Ellen sempre nell'angoletto; ah, nel frattempo è in "coppia aperta" con il donnaiolo Fauerbach u.u): ne consegue che ne escono loro feriti, Masters ucciso, ma riescono ad impossessarsi dei libri.

Era appena scoccata l’ora di cena quando il signor Aidil sentì bussare alla porta.
- Frederick, va’ a vedere chi è e mandalo via, non ho intenzione di interrompere il mio pasto per accogliere degli ospiti a quest’ora - , ordinò.
Il maggiordomo si incamminò vero il portone di mogano per vedere chi osasse interrompere il pasto del suo padrone e il suo stupore fu immenso quando si trovò davanti la “piccola” Lilyan, ma lo fu ben di più quando vide lei e i suoi amici coperti di graffi, ferite e, in qualche caso, sangue.
- Frederick, perché ci metti così tanto? Se sono dei mendicanti, lascia loro una monetina e mandali via! –
- Papà! - .
Il signor Aidil lasciò cadere le posate sul tavolo per la sorpresa e corse immediatamente verso Lilyan, accogliendola a braccia aperte.
- Bambina mia, sei tornata! E sei salva! Non sai quanto ho temuto per te sapendo la fine dell’Arcivescovo, avevo paura che qualche fanatico protestante venisse a farti visita nella sua casa e volesse compiere qualche gesto… - . Si interruppe di colpo quando vide il sangue sul corpo della figlia. – Che cos’è successo? Perché sei ridotta così? Come… -
- Calmati, papà, non è il momento di pensare a me, io sto bene, pensa piuttosto a medicare i miei amici, sono messi proprio male… -
- Che cosa vi è accaduto? - , chiese, sospettoso, vedendo quelle persone, che lei chiamava “amici”, per la prima volta.
- Dei banditi ci hanno attaccato mentre venivamo a trovarti, mi hanno accompagnata anche loro fin da Arkham per non lasciarmi fare il viaggio da sola, ed è stato un bene: solo grazie all’intervento del signor Blake e del professor Fauerbach siamo riusciti a scamparla! –
- Venite con me - , ordinò il signor Aidil mentre il volto si faceva più serio, convinto dalla storia della figlia e pronto a fare di tutto per curare coloro che le avevano salvato la vita.

- Sei proprio sicura di non voler restare qui per la notte, tesoro? - .
Il signor Aidil stava salutando la figlia sulla soglia dell’entrata, lo sguardo dolce leggermente indurito dalla paura che alla figlia accadesse qualcos’altro.
- Mi dispiace, papà, dobbiamo andare - , rispose Lilyan con le lacrime agli occhi. – Ma tornerò a trovarti presto, non temere –
- Va bene, ma permettete almeno che Frederick vi accompagni con l’auto alla casa della tua amica, non me la sento di lasciarti da sola in questa notte così buia. Dovesse succederti ancora qualcosa… -
- Sta’ tranquillo, papà, siamo al sicuro, quei banditi non ci daranno più fastidio - , lo rassicurò la figlia prendendogli i pugni serrati. Lo abbracciò e lui le stampò un bacio sulla fronte, poi, con un solo sorriso, Lilyan lo salutò entrando nell’auto.
- Hai fatto la cosa giusta - , la rassicurò Janet. – Non potevamo mettere in pericolo anche lui –
- Lo so - , sospirò Lilyan. – Meglio così - .
Arrivarono in pochi minuti sotto l’abitazione di Janet e Lilyan congedò il maggiordomo con un sorriso simile, ma meno caldo, a quello che aveva utilizzato per salutare il padre.
Salirono con un po’ di difficoltà le scale che portavano all’appartamento: Janet faceva strada agli altri, mentre Ellen sorreggeva a fatica Fauerbach e Lilyan, mettendo da parte l’avversione nei suoi confronti, aiutava Alexander a camminare.
Ellen non parlava da quando erano arrivati a Villa Aidil. Teneva gli occhi bassi, aveva lo sguardo spento e non si era neanche presentata al padrone di casa.
- Dobbiamo sistemarci per la notte, Alexander e il professor Fauerbach devono dormire comodi a causa delle ferite, quindi due posti letto andranno a loro. Se volete potete dormire nella camera matrimoniale, Lilyan si sistemerà nella mia stanza, mentre io ed Elly ci accontenteremo dei divani – , disse Janet.
- Credo che mi sarebbe più utile dormire con un’infermiera in camera… Niente contro di lei, Blake, ma sa com’è, se mi sentissi male preferirei trovare qualcuno in grado di alleviare le mie sofferenze, non di aumentarle - . Fauerbach sorrise, prendendo in giro l’investigatore. – Vuole assistermi durante la tremenda nottata, signorina Lawliet? – .
Janet lanciò uno sguardo all’amica, che diede finalmente segno di essere lì anche lei: guardò Fauerbach per un momento, poi tornò a fissare a terra.
- Mi pare di aver capito che debba dormire io sul divano, mia cara Janet - , sospirò Lilyan.
- Se vuole, signorina Aidil, posso lasciarle il mio posto in camera, non penso di essere così malato da avere bisogno di un letto - , propose Alexander, tentando in tutti i modi, come sempre, di riuscire un po’ meno sgradevole alla ragazza.
- Non serve - , rispose lei senza degnarlo di uno sguardo. – E’ solo che mi sembra altamente fuori luogo che una ragazza dorma nella stessa stanza con un uomo senza essere nemmeno uniti non dico nel matrimonio, ma in qualche legame sentimentale –
- Per rispetto all’aiuto che suo padre mi ha dato, signorina, mi risparmio dal mandarla a farsi gli affari suoi - , dichiarò Fauerbach. – Ma se vuole può anche raggiungerci - , aggiunse con un sorrisetto mentre Lilyan lo guardava offesa. - Avanti, signorina Lawliet, mi accompagni in camera a godere delle sue cure - .
Ellen lo aiutò a farsi strada verso la stanza, con l’aria di chi non aveva ascoltato nemmeno una parola della discussione. Lo accompagnò fino al letto, facendolo sedere delicatamente, ben sapendo che il professore era nel pieno delle sue forse e stava solamente recitando per godere delle attenzioni di tutti. La ragazza lo fece scivolare via dalle sue braccia e la mano le cadde sulle bende di Fauerbach. Rabbrividendo, si allontanò da lui e andò a sederi dall’altro capo del letto.
- Hai intenzione di rivolgermi la parola o vuoi passare una notte di ardente passione senza nemmeno gridare il mio nome? - , la canzonò Fauerbach.
- Come ti viene in mente una cosa del genere nelle tue condizioni? Non riusciresti neanche a alzarti in piedi da solo - , disse finalmente la ragazza.
Il professore tedesco la tirò a sé come se fosse una bambola, senza dare segno di dolore o debolezza.
- Come la mettiamo ora? –
- La mettiamo che devi cambiarti le bende, sono piene di sangue, smettila di agitarti o ne butterai fuori ancora di più - . Ellen si alzò e andò a prendere dalla sua borsa quello che il padre di Lilyan aveva consegnato loro per poterli medicare in sua assenza. Si sedette vicino a Fauerbach e cominciò a cambiargli le bende.
- Per un momento ho temuto di aver scelto una cattiva infermiera per stanotte - , la preso in giro Fauerbach ricordando il momento in cui lei aveva rabbrividito al contatto con la ferita. – Invece me ne ritrovo una abbastanza in gamba. Dove hai imparato a fare medicazioni così belle? –
- Sul corpo di mia madre e dei miei fratelli quando nostro padre ci riempiva di botte - , rispose semplicemente Ellen.
Fauerbach rimase un momento in silenzio, lasciando che la ragazza inzuppasse le bende pulite in una bacinella d’acqua per disinfettarle e gliele poggiasse delicatamente sul grosso squarcio sul petto.
- Quello… quella “cosa” che ti ha ferito... l’avevate visto l’altro giorno, vero? – , chiese Ellen.
- Sì, non riesco a capire di cosa diavolo si tratti, ma era la stessa strana creatura… e come l’altra volta abbiamo saputo combatterla, anche se devo dire che oggi mi ha lasciato un ricordo non tanto gradevole –
- Sì... - .
Ellen aveva finito di medicare Fauerbach e stava riponendola l’attrezzatura sul comodino vicino.
- Bella fasciatura, complimenti - , la ringraziò lui.
- Almeno qualcosa lo so fare - . Rimase in piedi dando le spalle al professore, stringendo forte i pugni. Fauerbach capì solo allora cosa non andava.
- Non dirmi che ti senti in colpa per esserti nascosta. Ma come, tu non eri quella che pensava solo a salvarsi la pelle? –
- Potevi morire… potevate morire tutti… -
- E pensi che tu, con uno stiletto e la tua incredibile forza da bambina avresti potuto salvarci? –
- Non è quello –
- Credimi, è stato meglio così, ci saresti stata solo d’impiccio e avremmo anche dovuto occuparci della sepoltura di un altro cadavere. Ce la siamo cavata egregiamente anche senza il tuo aiuto –
- Cazzo, Michael, non capisci! - , gridò improvvisamente Ellen, voltandosi verso di lui, il volto pallido e lo sguardo acceso. – Me ne sono stata lì, ferma, incapace di fare niente, pensando solo a me stessa, senza fregarmene di voi che combattevate per salvare anche me! Per poco non sei morto! –
- Ah, è così? Temevi che ti sarei mancato? Che cuore tenero si nascondo in una ragazza così apparentemente fredda –
- Non è questo! - , urlò arrossendo. – Anche l’altra volta… me ne sono stata chiusa in camera, temendo che quel rumore spaventoso fosse dovuto a qualcosa di terribile, cercando solo di non rimanere coinvolta, e non ho saputo correre in soccorso nemmeno della mia migliore amica! TU l’hai salvata, TU che non c’entravi niente con lei, e non mi importa se l’hai fatto solo per fare bella figura, per dimostrare a tutti chi è il più forte, il più coraggioso… l’hai fatto, mentre io me ne stavo nascosta ad aspettare che tutto fosse finito! –
- Ma ti sembra normale incolparti per una cosa del genere? Sì, sei una vigliacca, l’hai sempre saputo, e ora vorresti cambiare di colpo e buttare all’aria il tuo enorme egoismo solo per morire senza sensi di colpa? Ti facevo più interessante - , la derise Fauerbach.
- Sono stufa di scappare così! Anche quando mio padre alzava le mani su di me mi nascondevo nel primo posto possibile, lasciando che facesse a pezzi mia madre, lasciandola per giorni senza potersi muovere dal letto! Solo una volta sono riuscita a ribellarmi, ma ormai per lei era troppo tardi, e non ho nemmeno fatto quello che avevo sempre desiderato: dovevo farlo a pezzi, quel bastardo, e salvare tutti i miei fratelli! Invece ho preso l’unica che mi sono trovata davanti e l’ho portata via da quella casa, ma gli altri? Che fine hanno fatto gli altri? Non ho avuto nemmeno il coraggio di tornare a vedere se fossero ancora vivi! Avevo paura che mi imprigionasse di nuovo! Non devo essere così, non devo lasciare che tutti intorno a me facciano il possibile per salvarmi la vita mentre io non riesco a fare altro che pensare unicamente a me stessa! Voglio fare qualcosa di nuovo, Michael, voglio combattere anch’io, voglio fare a pezzi quei mostri, voglio fare a pezzi il mio passato, voglio salvare le persone a cui voglio bene, voglio… -
- Una pistola nuova, ecco cosa vuoi. Non preoccuparti, Giovanna D’Arco, domani ti accompagno a comprarla. Adesso smettila di frignare che sono stanco per starti ad ascoltare, poi la prossima volta mi farai vedere quanto sei brava a salvarmi la vita e io ti faccio vedere quanto sono bravo a medicarti - .
Fauerbach la strinse tra le braccia, lei si divincolò e lui la strinse ancora, infilandole una mano sotto la camicetta.
- Avevi detto che eri stanco... -
- Per starti ad ascoltare, sì - .
   
 
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