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Autore: CowgirlSara    01/01/2004    0 recensioni
Un'amicizia che sembrava finita, una ferita che la fa ripartire, e un viaggio che la trasformerà in qualcos'altro. Seguito de "La finestra sul cortile".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua, come promesso arriva il finale di questa storia, godetevi gli ultimi due capitoli e fatemi sapere il vostro parere

Eccoci qua, come promesso arriva il finale di questa storia, godetevi gli ultimi due capitoli e fatemi sapere il vostro parere, come al solito!

Ringrazio tutte la ragazze che hanno scritto una piccola recensione, soprattutto per i loro simpatici commenti.

Non so quando scriverò ancora qualcosa su Orlando (un paio di idee ce l’ho, ma devo fare chiarezza), però è stata davvero una bella esperienza, grazie a lui che ispira così bene!

Ora vi saluto, e divertitevi! Un bacione grande grande.

 

Sara

 

4. Accadde ai Caraibi

 

La mattina dopo, l'urgente bussare alla porta svegliò Evie molto presto; spettinata e ancora un po' sbattuta dal fuso orario, la ragazza andò ad aprire. Era lui.

"Buongiorno dolcezza." Le disse.

"Ciao..." Mormorò lei, stropicciandosi un occhio.

"Sto andando sul set, oggi sarò impegnato tutto il giorno, mi chiedevo se ti andava di raggiungermi lì dopo pranzo." Affermò velocemente Orlando.

"Hm... sì..." Biascicò lei, tentando di sembrare meno assonnata. "Come lo trovo?"

"Tutti i tassisti sanno dov'è." Rispose il ragazzo.

"Va bene, ci vediamo dopo." Promise, poi lo guardò; lui le sorrideva dolcemente. "Un bacio?" Gli chiese.

"Sono in ritardo." Dichiarò Orlando, mentre si piegava per darle un leggero bacio sulle labbra; Evie sorrise, e lui ebbe voglia di farlo di nuovo. "Molto in ritardo..." Soltanto un altro non cambiava nulla. "Mostruosamente in ritardo..." Solo un pochino più appassionato. "Fanculo!" Esclamò infine, scostandosi da lei e avviandosi nel corridoio; la ragazza lo guardò andare via, sorridendo compiaciuta.

Dopo pranzo, come promesso, Evie si avviò verso il set; aveva indossato una canottiera gialla ed una minigonna di cotone leggero blu, scarpe da tennis. Si sentiva allegra e leggera. Come aveva detto Orlando, il tassista sapeva perfettamente dove giravano.

All'ingresso della zona del set c'era una specie di guardiola; la ragazza si avvicinò un po' titubante, all'interno c'era un uomo enorme.

"Buongiorno." Gli fece Evie; quello la guardò appena, restando davanti al suo ventilatore. "Sono un'amica di Orlando Bloom..."

"Sì, e io sono sua nonna." La interruppe l'uomo, con uno sguardo retorico.

"No, veramente, mi sta aspettando." Replicò la ragazza, leggermente offesa; capiva che potevano dubitare, ma lei non voleva mica chiedergli di passare e via.

"Ieri è venuta una che diceva di essere sua sorella..." Disse l'uomo, voltandosi e prendendo un sorso d'acqua.

"No, guardi, mi sta davvero aspettando, lo chiami per favore." Insisté Evie, indicandogli il telefono; non voleva passare per una fan isterica e capace di tutto.

L'uomo sbuffò apertamente, poi prese la cornetta e compose un numero; parlò, ascoltò per qualche istante, poi riattaccò e la guardò.

"Ora stanno girando, appena vanno in pausa mi fanno sapere, dovrà aspettare qui." Le disse; la ragazza annuì, spostandosi all'ombra di una palma. Sospirò arresa.

"Hey, lei." Il custode la chiamò dopo un po'; la osservò per un istante, poi parlò al telefono. "Sì, è lei... Ok, la faccio passare." Aggiunse annuendo. "Questo è il passy..." Le diede un cartoncino plastificato. "Segua il nastro bianco e rosso fino alle roulotte." Le indicò una direzione sulla destra.

"Grazie." Gli disse lei, senza cortesia, prendendo il prezioso cartellino e lasciando il cancello.

Camminava da qualche minuto, leggendo tutte le targhette sulle varie roulotte, ma non riusciva a trovare quella di Orlando; vide un uomo, in costume d'epoca, seduto a fumare sui gradini di un van. Si alzò, lei si avvicinò.

"Mi scusi..." Attirò la sua attenzione toccandogli appena la spalla; lui si girò. "...stavo cercando la roulotte di Orlando Bloom..."

"Di là." Le disse il tizio pesantemente truccato. "La seconda a destra." Le indicò.

"Oddio, Johnny Depp!" Esclamò Evie, quando lo riconobbe.

"No?! Dove?!" Scherzò lui, voltandosi di scatto; la ragazza, resasi conto della figura che aveva fatto, si portò una mano alle labbra.

"Oh, mi scusi..." Mormorò imbarazzata. "Sembra che non abbia mai visto nulla..." Lui tornò a guardarla e le sorrise; madonna, quanto era bello dal vivo...

"Fa nulla, tranquilla." Le disse con gentilezza.

"Johnny, tocca a te!" Una voce lontana lo chiamò; Depp guardò in quella direzione.

"Cazzo, ma non mi fate mai finire una sigaretta!" Gridò, fintamente scocciato; poi sorrise di nuovo a Evie e se ne andò.

Finalmente la ragazza trovò il van di Orlando; sulla porta c'era una piccola stella e sotto il suo nome. Bussò, ma nessuno rispose.

"Orlie non c'è io sono Tom il suo assistente posso fare qualcosa per te?" Il tipo aveva parlato tutto d'un fiato, come un discorso senza punteggiatura; lei rimase interdetta per un momento.

"Sono Evie, una sua amica..." Rispose timidamente.

"Sì mi ha detto di te puoi entrare ora arriva la porta è aperta." Non riprendeva fiato, ma come caspita faceva? Se ne andò, veloce come era arrivato, rispondendo ad un paio di telefoni in contemporanea.

Evie, con gli occhi ancora spalancati, aprì la porta della roulotte, ma dove era capitata? "Il favoloso mondo del cinema..." Mormorò sarcastica, entrando.

L'interno era spazioso, c'era un grande tavolo, un paio di divani lungo le pareti, un tavolo con specchiera per il trucco, e una porta che conduceva in una... camera da letto. Le famose alcove da amori sul set, pensò Evie. C'era anche uno stand con appesi diversi abiti, ma gli indumenti civili di Orlando erano piegati su una poltrona.

Voci si avvicinarono alla porta, che venne spalancata all'improvviso; il ragazzo entrò sfilandosi dalla testa una ampia camicia. La vide solo quando fu a torso nudo, e le sorrise.

"Ciao! Sei già qui?" Evie annuì, non finendo di stupirsi di quanto era bello, anche sudato e spettinato così.

"Depp mi ha indicato la tua roulotte..." Gli disse, mentre lui apriva il frigo e beveva del succo di frutta.

"Sì?! Fantastico, vero?" Replicò poi.

"Decisamente, è quasi più bello di te..."

"Hey..." Si voltò verso di lei, con le mani sui fianchi. "Come sarebbe?" Evie gli fece un sorrisino retorico, scuotendo il capo.

"Tranquillo narciso, ho detto quasi." Affermò, sorridendo; di sicuro, per lei, in quel momento, non c'era uno più bello di lui. Porta spalancata di nuovo, tizia dentro.

"Questa è la camicia, questi sono i pantaloni, per i capelli ci pensano al trucco..." Scandì la donna, con voce totalmente priva di intonazione, depositando dei vestiti sul divano, senza vedere la ragazza e fumando come una turca. "...hai sette minuti." Continuò, uscendo.

Orlando e Evie si scambiarono un'occhiata allibita, ma lui sorrise, sembrava molto a suo agio, ma del resto quello era il suo mondo, doveva essere abituato a simili personaggi.

"Vado un attimo in bagno." Le disse, poi sparì nella stanza attigua; tornò poco dopo, Evie si era seduta sul divano.

"Ti spiace se mentre parliamo mi cambio?" La ragazza negò, stava osservando la copia del copione che c'era sul tavolo.

Orlando si sfilò i pantaloni velocemente, lanciandoli sullo stand. "Mi puoi fare un favore?" Le chiese, infilandosi l'altro paio che gli avevano portato.

"Certo." Annuì la ragazza.

"C'è una ricevuta, là, nel primo cassetto..." Le indicò mentre si sistemava le calze; Evie lo prese e glielo mostrò, era un foglietto arancione.

"Questo?"

"Hum, sì..." Rispose lui, mentre cercava qualcosa. "Potresti andare a ritirarmi l'oggetto? Mi faresti un grosso piacere..." Aggiunse, infilandosi la camicia, già sdrucita ad arte.

"Volentieri, in fondo sono in vacanza." Si sorrisero.

"Ti chiedo un'altra cosa..." Continuò Orlando, poi le diede le spalle. "Mi allacceresti i pantaloni?" Evie rise piano, avvicinandosi e stringendo la chiusura d'epoca dell'indumento.

"Hmm..." Mormorò la ragazza, dopo aver finito; lui girò appena il capo.

"Mi stai forse guardando il culo?" Chiese ironico.

"Nooo..." Rispose divertita lei.

Orlando si voltò verso la ragazza ridendo, e la cinse alla vita; Evie si fece abbracciare, posandogli le mani sul petto. Si guardarono negl'occhi per un lungo momento.

"Sei molto carina, lo sai?" Le mormorò dolcemente; lei sorrise.

"E tu sei bellissimo." Replicò poi, carezzandogli una guancia; il ragazzo alzò un sopracciglio.

"Lo so." Dichiarò, con un sorrisetto furbo.

"Modesto..." Sussurrò Evie, appena prima che lui la baciasse.

"Orlando, tre minuti... Oh, scusa..." Il tutto era stato pronunciato con atona velocità, da un tizio con le cuffie che era entrato senza bussare, sorprendendo i due a scambiarsi il bacio.

Evie guardò il ragazzo allibita e un po' spaventata; lui sembrava del tutto tranquillo, sorrideva e continuava ad abbracciarla.

"Non preoccuparti, sono abituati." Le spiegò, scostandosi per infilarsi le scarpe.

"Perché? Lo fai spesso?" Domandò la ragazza, sarcastica, tenendo le mani sui fianchi.

"Se tu passi ancora..." Ribatté Orlando, alzando le sopracciglia divertito.

"Vabbene..." Riprese Evie, scuotendo il capo e prendendo la sua borsetta. "Ci vediamo dopo." Gli disse poi.

"Ok, ma non credo a cena, qui saremo impegnati fino a tardi stasera." La ragazza annuì, prima di uscire dalla roulotte.

 

Dopo aver lasciato il set, Evie decise di andare subito a fare la commissione per Orlando; prese un taxi e gli diede l'indirizzo che c'era sulla ricevuta, era una gioielleria.

Entrò incuriosita nel negozio, guardandosi intorno; poco dopo venne a servirla una splendida commessa di colore, lei gli porse la ricevuta.

"Devo ritirare questo." Le disse, mentre l'altra prendeva il foglio.

"Sì, benissimo, vado a prenderlo." Ribatté gentilmente la commessa, allontanandosi un momento. "Spero che ne sarà soddisfatta..." Estrasse una scatolina da una busta contrassegnata. "...è venuto proprio bene." Le mostrò il gioiello.

Era la piastrina d'oro che lei aveva regalato a Orlando, ma c'era sopra un'incisione; Evie la prese tra le dita, osservando il bel lavoro fatto, ma quello che la sconvolse fu quello che vi avevano scritto... il suo nome...

"Oh mio Dio..." Mormorò la ragazza, guardando meglio. "Oh mio Dio!" Disse di nuovo.

"Qualcosa che non va? Si scriveva forse con la Y?" Chiese preoccupata la ragazza.

"No, no, no, si scrive così..." Rispose immediatamente lei, continuando ad osservare il ciondolo, che ora era appeso ad un cordino di cuoio.

La ragazza non riusciva a togliere gli occhi da quella piccola scritta elegante incisa sull'oro... Evie... Ci aveva fatto incidere il suo nome, cazzo... voleva portare il suo nome al collo, omioddio...

"Allora, siamo a posto così, il signor Bloom ha pagato in anticipo." Le disse la commessa sorridendo; Evie ripose il ciondolo, le sorrise, prese la scatola e se ne andò, salutando cordialmente.

 

La veranda del bar dell'hotel si propendeva fin sulla spiaggia bianca; la notte era blu e tersa, calda, ma mitigata da una tenue brezza di mare, la luna illuminava quasi a giorno. All'interno del locale la luce era soffusa e rilassante, il salone quasi deserto; il barista stava cominciando a sistemare il suo bancone, mentre gli ultimi avventori svuotavano i bicchieri al suono di una dolce musica reggae. Evie era in piedi vicino al parapetto della veranda, e si muoveva piano al ritmo della musica, mentre la scatolina del gioiello era sul tavolo.

Qualcuno le posò le mani sui fianchi, depositandole poi un tenero bacio sul collo; Evie sorrise, riconoscendolo all'istante. Orlando, nel frattempo, aveva cominciato a muoversi con lei, seguendo la musica; era una sensazione molto sensuale, sentirlo così.

"Scusa per il ritardo..." Le sussurrò all'orecchio; gli rispose solo un sorriso e la mano della ragazza che si alzava per posarsi sulla sua guancia.

"Ti ho preso quello." Gli indicò la scatolina sul tavolo.

"Oh..." Mormorò lui, quasi sorpreso. "E, lo hai visto?" Le chiese poi.

"Sì..." Rispose Evie e, ancora a ritmo di reggae, reclinò la testa sulla sua spalla, guardandolo negl'occhi con un dolce sorriso. "Non dovevi..." Le parole erano di rimprovero, ma il tono era soddisfatto.

"E invece sì." Replicò Orlando, afferrando la scatola e prendendo il ciondolo; poi se lo mise al collo, ma sempre senza lasciare lei, e ballando piano. "Ti voglio avere sempre sul cuore..." Aggiunse, coprendosi il ciondolo sul petto con la mano.

Evie sorrise, felice, poi si baciarono lentamente; nel frattempo, l'atmosfera, la musica, il movimento, si facevano sempre più caldi... I lembi nudi della loro pelle si sfioravano, Orlando disegnava le curve del suo seno e dei suoi fianchi, Evie lo sentiva contro di se e non poteva trattenere le mani dal cercare l'orlo della sua maglietta.

"Andiamo di sopra..." Sussurrò il ragazzo contro il suo collo. "...mi sono stancato del telefono..." Aggiunse sensualmente.

"Anch'io..." Confermò lei, con un filo di voce; a quella risposta, le prese la mano, trascinandola verso l'ascensore.

Appena le porte si furono aperte, entrarono; Orlando schiacciò il pulsante del piano, poi la spinse contro la parete, cominciando a baciarla appassionatamente. Il ragazzo teneva le mani appoggiate alla parete, mentre Evie aveva messo le suo sotto la maglietta di lui. Per fortuna riuscirono a fermarsi prima che le porte si riaprissero.

Uscirono veloci, Evie davanti e Orlando dietro che la spingeva delicatamente con una mano sulla schiena; camminavano con urgenza, mentre lei tirava fuori le chiavi della camera.

"Orlando!" Una voce maschile li bloccò a un passo dalla stanza, e fu una sensazione sgradevolissima, come quando i vecchi vinile saltavano una traccia.

"Fanculo!" Imprecò Evie a denti stretti; lui la guardò sorpreso, ma poi sorrise.

"Lo liquido subito." Le disse nell'orecchio, poi si allontanò. "Che ci fai qui?" Domandò all'uomo elegante al quale si era avvicinato.

"Ma come?! Dobbiamo discutere di quel contratto!" Sbottò quello.

"Ahh..." Fece il ragazzo, passandosi una mano sulla nuca. "Guarda... stasera non ce la faccio proprio..." Continuò poi, con la faccia più abbattuta della storia. "...abbiamo girato tutto il giorno, sotto il sole, non ti dico..." Era incredibile come riuscisse a dire tutto con espressione sinceramente affaticata. "...non mi sento le gambe, devo proprio andare a dormire..." Ecco a voi, signori, l'interpretazione da oscar di Orlando Bloom. "...possiamo farlo domattina, anche sul tardi, giriamo solo di pomeriggio, eh? Ci vediamo, buonanotte." Aggiunse infine, impedendo all'uomo di aggiungere altro, poi si allontanò.

"Ma, Orlando... la tua camera non è..." Il tizio si voltò per indicare una direzione, ma quando tornò a guardare davanti a se, l'attore era sparito. "Orlando?" Chiamò, guardandosi intorno.

 

Evie e Orlando si erano rifugiati nella stanza della ragazza; dopo aver chiuso la porta si scambiarono uno sguardo languido, lui appoggiato allo stipite, lei a pochi passi.

La guardò sfilarsi lentamente la gonna, rimanendo immobile, poi le tolse la maglietta, facendola scivolare via dalle sue braccia; lei fece altrettanto, percorrendo il corpo del ragazzo, mentre gli toglieva l'indumento. Un solo bottone, ed i larghi pantaloni di Orlando caddero a terra; molte volte si erano descritti quella scena al telefono, la bramosia di essere nudi, ma la voglia di spogliarsi reciprocamente.

Raggiunsero il letto, ed Evie vi cadde sopra, seguita da Orlando; lui portava ancora il suo ciondolo, ed era l'unica cosa che ora indossava. La ragazza, allo stesso modo, ora aveva solo la sua catenina con le iniziali.

Lei gli sciolse i capelli, legati da un piccolo elastico nero, che caddero morbidi in avanti; lui sorrise e si piegò per riprendere a baciarla, poi la portò con se, quando si rotolò sul letto. Stavano facendo l'amore, dolcemente, con passione, con tenerezza, sul serio... questa non era davvero una telefonata, questi erano la sua pelle, le sue labbra, il suo corpo, i suoi sospiri...

 

Si abbracciavano ora, dopo l'amore, tra le lenzuola stropicciate, senza rendersene conto messi come quella notte a casa di Orlando; lui la stringeva a se delicatamente, sfiorando la sua spalla con le labbra. La sentì ridere sommessamente.

"Cosa c'è?" Sussurrò il ragazzo, sorridendo.

"Niente..." Rispose lei, divertita. "Solo... non ti ho chiesto di fare l'amore come se fosse l'ultima volta nella vita, però..." Orlando alzò appena il capo per guardarla. "...ti ringrazio di averlo fatto..." Aggiunse, poi rise di nuovo.

"Prego." Replicò lui, lusingato e divertito, poi prese a baciarle il collo e l'orecchio.

"E' stato magnifico." Affermò piano la ragazza; ed era sincera, era bravo, forse per l'esperienza con le sue tante donne, o forse per natura, però era bravo.

"E ancora non siamo arrivati alla panna..." Ribatté malizioso Orlando, affondando il viso nei suoi capelli; Evie spalancò la bocca, stupita, poi si sfilò il cuscino da sotto la testa e lo colpì.

"Brutto sporcaccione!" Lo rimproverò ridendo.

"Hey! Sta parlando la regina delle hot-line telefoniche!" Esclamò lui di rimando, colpendola a sua volta con l'altro cuscino.

La battaglia durò poco, presto i cuscini volarono in mezzo alla stanza, e loro si ritrovarono uno sull'altra; l'ultima cosa che Orlando riuscì a fare, prima che la sua attenzione fosse monopolizzata dal corpo di Evie, fu allungare la mano sul comodino, dove stava la scatola dei profilattici... (Raga, usateli sempre - N.d.Sara&Orlie)

 

CONTINUA...

   
 
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