Prologo
-
... E finisce con
"It's gonna bring you down - HA! "- urlai, facendo trasalire l'altro
che sbandò un poco finendo nell'altra corsia. Quando alcune macchine
gli
suonarono in maniera incazzosa, lui mise fuori il braccio dal
finestrino e
sventolò al mondo il dito medio, urlando e imprecando, i capelli
all'aria. Gli
diedi una mano a imprecare; devo ammettere che è una delle cose che mi
viene
meglio.
-
Insopportabili coglioni,
non è colpa mia.- borbottò leggermente Duff, ricomponendosi nella sua
aria da
"cazzone-imperturbabile".
Alzai
il sopracciglio. -
Ovvio, cazzo!, è decisamente colpa loro se un idiota, patentatato
erroneamente,
ha deciso di fare una fottuta deviazione nella loro corsia, vero?-.
Duff
mi lanciò un
occhiataccia da sopra gli occhiali da sole; per tutta risposta
sghignazzai.
Abbassai
il para-sole o
come cazzo si chiama, e notai con disappunto che, impresso a caratteri
rossi-rossetto-da-troia, c'era un numero che occupava lo specchietto.
Fra una
cifra e l'altra, si vedeva ben poco del mio viso. Chissà chi era stata
la
puttana.
-
Insomma, in definitiva
come si chiama questa canzone?- chiese Duff, spingendo la macchina
-catorcio?-
oltre il suo limite, superando alcune auto che, a sua detta, andavano
troppo
piano. Io avrei detto entro i limiti di velocità, ma è solo una mia
considerazione.
-
Welcome to the jungle.-
risposi sovrappensiero; era forse il caso di mettersi la cintura di
sicurezza?
Di certo era da sfigati. Decisi che, Nerd o meno, volevo sopravvivere
al
fottuto viaggio di ritorno per comprare il fottuto pranzo.
-
Mi ispira.- affermò il
biondo, che schivò di poco una cassetta delle lettere di una delle
residenze
più costose di tutta Los Angeles; e fu quello il momento in cui decisi
che mi
sarei fatto la patente e avrei guidato IO e SOLO io quella fottuta
macchina.
Un
improvviso urletto mi
fece voltare terrorizzato verso un Duff esaltato. - ALZA LA RADIO!-.
Obbedii
e le note di
"I was made for lovin' you" riempirono la macchina.
Io
e Duff cominciammo a
saltellare a ritmo sui nostri sedili come due coglioni muovendo la
testa di qua
e di là in un frullato di capelli.
Lui
in un falsetto
spudoratamente alto, io nella mia solita tonalità, iniziammo a cantare
scuotendoci tutti; qualcuno, vedendoci da fuori, avrebbe potuto
scambiarci per
due epilettici nel bel mezzo di una crisi violenta.
Finalmente
arrivammo
davanti alla Hell House e, raccattato il pranzo di cinque belve dal
sedile
posteriore, ci avviammo verso la porta sculettando e ancora cantando.
Quando
Steven ci venne ad aprire eravamo nel pieno del ritornello e, dopo lo
shock
iniziale, ci seguì anche lui nei movimenti, saltellando dall'uno
all'altro
facendo finta che noi fossimo i pali e lui una ballerina da night club.
Una
ballerina da night club molto pelosa.
-
Che schifo, Steven! Mai
pensato di usare il rasoio?- sbottai leggermente disgustato; per forza
che sono
lunatico! Con certe visioni si spegnerebbe l'entusiasmo di chiunque.
Fantastico.
Ora Duff mi
fissava dall'alto in basso con uno sguardo disgustato, stringendo
Steven
finto-singhiozzante al petto.
Fottiti,
Duff, non gli
chiederò scusa. È peloso.
E,
pensato questo, girai i
tacchi ed entrai in cucina.
Slash
ha sempre avuto un
fiuto canino. Infatti, non appena l'odore del cibo si propagò
nell'aria, lui
fece la sua entrata in scena grattandosi le palle in giro per la
cucina.
Cazzo,
proprio vicino al
mio pranzo lo doveva fare?
-
Ciao cazzone.- lo
salutai con una pacca sulla spalla. Lui grugnì poco convinto, fissando
con
bramosia i cartoni bianchi adagiati sul bancone.
-
Ok, non mangiare quella
fottuta pizza senza di me.- lo avvertii con l'indice. Ci guardammo per
dei
momenti interminabili. - Ho rischiato la mia fottuta vita per questo
pranzo. Ti
ho avvertito.- ringhiai. - Vado a raccattare Iz e mangiamo. Insieme.-.
-
La tua anima gemella?-
mi girai e vidi Steven entrare nella stanza portando le birre. Si era
completamente ripreso, lo stronzo. - E' di sopra.-
-
Fottiti, Popcorn.-
borbottai, trotterellando verso le scale per poi salirle due scalini
alla
volta. Izzy, la mia anima gemella. Che stronzi. Erano due settimane che
avevano
iniziato, di comune accordo, a spaccare i coglioni con questa storia
dell'anima
gemella. Fortunatamente non la tiravano fuori davanti a Iz.
Conoscendolo
avrebbe fatto lo sciopero del silenzio per una settimana. Perché in
fondo Izzy
era così, pensai buttandomi a peso morto sul letto che sapeva di pulito
una
volta tanto; Izzy non era in grado di incazzarsi quando gli altri lo
trattavano
male, e allora faceva quel suo fottuto sciopero e non parlava più a
nessuno.
Non era come tutti noi che ci incazzavamo, litigavamo, bevevamo e
tornavamo
amici come prima, no! Lui aveva quella sottigliezza nel fare le cose
che lo
rendeva più stronzo. Agli occhi degli altri, ovvio. Perché io
sapevo
benissimo che lo stronzo non lo sapeva fare, intenzionalmente.
Fui
strappato ai miei
pensieri da un'imprecazione. Mi venne un fottuto attacco di cuore! Non
mi ero
nemmeno accorto della presenza di Izzy.
Che,
ad osservarlo meglio,
sembrava piuttosto indaffarato...
-
Ehi, Izzy! Cosa stai
facendo? Il pranzo è pronto.- esclamai, fissandolo preoccupato. Perché
stava
infagottando i suoi vestiti? E lo stronzo nemmeno mi rispondeva!
-
Iz?- chiesi gentilmente;
ma, fanculo, io lo dico sempre che le maniere gentili non funzionano.
Continuava a raccogliere roba nel suo zaino, il bastardo.
-
Iz, cazzo!- esclamai,
alzando le braccia in maniera esasperata. Niente. Di tanto in tanto mi
dedicava
un'occhiata che poi fuggiva via dal mio sguardo.
-
IZZY!- alzai la voce
mentre afferrava la sua acustica e metteva in spalla il suo zaino.
-
JEFFREY DEAN ISBELL-
tuonai con tutta la voce che avevo in corpo. L'avrei sicuramente
maledetto se,
nel chiamarlo con tanta foga, si fossero rovinate le mie corde vocali.
Fatto
sta che si bloccò come pietrificato sulla porta.
Si
voltò lentamente a
guardarmi, e nei suoi occhi notai qualcosa che mi raggelò.
-
Il pranzo... giù...
freddo...- farfugliai, incapace di comprendere l'intensità del suo
sguardo.
Lui
boccheggiò per un po',
aprendo e chiudendo la bocca, senza riuscire a dire nulla.
Alla
fine rafforzò la
stretta sulla custodia della sua chitarra e disse: - Me ne vado.-
Rimasi impassibile, sul momento, incerto se sul ridere o lo sbraitare. IO avevo rischiato la mia fottuta vita anche per il suo pranzo... e lui se ne andava prima ancora di vedere cosa c'era da mangiare?
Qualcosa
però mi disse che
la questione era ben più seria.
Sono nuova di questa sezione, sapete... Eppure ho sempre sognato di scrivere qualcosa su questi cinque svitati!
Beh, mi piacerebbe molto sapere che cosa ne pensate di questa "cosa" e se vale la pena di continuarla...!
Vi prego, abbiate pietà e se notate qualcosa come una stronzata mondiale sulle loro storie o nelle loro descrizioni ( che so, come dire che Axl ha avuto un'infanzia felice o che Slash in realtà è Babbo Natale) vi prego di farmelo notare! Ricordate che è Natale, e a Natale si è tutti più buoni! *me scappa*
Love, fuckers!