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Autore: Seehl    02/01/2011    5 recensioni
Una storia che, come sempre nelle mie storie, va a parlare dell'amicizia tra Matt e Mello, in una shot veloce e senza troppe pretese, in un dialogo semplice e fin troppo delicato sulla loro amicizia e sui loro problemi...
Dedicata a... due persone fin troppo importanti per me~
[OOC perché il mio Mello di solito è diverso dalla visione comune del Mello *annuisce*]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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(Y)Our Mask

 

Guardo fuori dalla finestra.

Il sole sta tramontando lentamente, lasciando che gli ultimi raggi illuminino pigramente l'ala ovest della Wammy's House, l'orfanotrofio dove viviamo da quando ne abbiamo memoria.

Ed eccoti entrare come una furia, sbattendo la porta, con i capelli al vento e il volto contratto in una smorfia.

- Maaaaaatt. - ti lagni, buttandoti a peso morto sul letto. - Il nano mi ha battuto di nuovo!

Non mi giro, continuo a guardare fuori dalla grande finestra, assaporando sul mio volto quella luce che sta per svanire come ogni sera, per lasciare spazio a quella luna che ami decisamente di più.

Esiti, ti metti a sedere, mi osservi.

- Matto? Ci sei? - chiedi, ironico. E se ti rispondessi che no, non ci sono? Come la prenderesti?

Tu, d'altronde, stai sempre a parlare di quel nano.

Che t'importa di Matt, del tuo migliore amico?

- Sì, Mel, ci sono. Che ha fatto stavolta? - sospiro. Mi arrendo facilmente, me ne rendo conto.

- Ha preso il voto migliore per due punti! Due, ci rendiamo conto!? - esclami. Ecco, ti sei già dimenticato del fatto che, forse, anche Matt potrebbe avere dei problemi.

Anche io, mister sorrisoconsolante dell'eternità, posso averli. Che c'è, ti turba non essere solo al mondo?

Ma pare che non ti entri in testa, e continui a parlare di Near, di come sia eccessivamente bravo, di come vorresti solo superarlo, eccetera.

Mi annoi, a volte. Non capisco la tua rivalità, come potrei quindi capire tutti i tuoi vaneggiamenti? Però ti ascolto, o almeno, faccio finta, da bravo amico.

Da bravo migliore amico.

- Insomma, mi ha pure fatto una faccia assurda, come se mi stesse sbeffeggiando! Non sai quanto lo voglio battere, non ne hai idea! - ringhi, continuando il tuo monologo disperato.

Ti osservo, ma in verità penso a tutt'altro.

Penso che quando ti arrabbi sei decisamente più brutto del solito, penso che quando sorridi sei proprio meraviglioso, penso che adesso dovresti sorridere e consolarmi, invece che arrabbiarti.

"Ma d'altronde", mi ritrovo a pensare, "il fatto che Matt abbia dei problemi non è contemplato nella sua vita…"

E poi, all'improvviso, c'è silenzio, e mi accorgo che mi hai fatto una domanda.

- Ehm… Io… Sì, certo che sì…? - balbetto, colto sul fatto. Scuoti la testa.

- Sì cosa? Ti ho chiesto quanto hai fatto al test della settimana scorsa.

Ah, quel test, quel test nel quale sarei arrivato primo senza problemi, non fosse stato per la nostra amicizia. Eh, per la nostra amicizia ho fatto davvero tanto, forse troppo.

Mi nascondo dietro ad un sorriso imbarazzato.

- Scusa, pensavo ad altro, e…

- A che pensavi? - chiedi a bruciapelo. Ecco, ecco, ecco. Questo è un lato di te che mi uccide, il fatto che sai sempre quando sto male. Dannazione.

- Pensavo… a nulla in particolare… - mugugno, girandomi verso la scrivania, mettendomi a disegnare cerchi su un foglio di carta capitatomi sotto mano.

- … Non insisto, ma ti tengo d'occhio. - mormori. So che non è una minaccia, ma allo stesso tempo non me la sento di parlare con te dei miei problemi.

Diamine, sei il mio migliore amico, però che diamine! Sembra che tu sia mio amico solo per sfogare su di me ogni tua rabbia repressa!

Questo, questo non mi va bene.

I cerchi sul foglio prendono vita: iniziano a formarsi degli animaletti, prima degli uccellini, poi un gatto nero, poi un cagnolino. Continuo a disegnare, senza rendermi conto del silenzio che è calato, finché non mi ritrovo a disegnare due volti, due volti troppo simili ai nostri, che ridono, come due amici normali.

E mi chiedo, perché non possiamo avere un'amicizia normale?

Tu mi osservi, ti piace quando disegno. Ti piace provare a immaginare cosa uscirà fuori dal foglio, ti piace paragonare i miei disegni a quelli di lui, ti piacerebbe che ti insegnassi.

Ricordi quando abbiamo provato? No, non credo. Beh, fu un disastro: il tuo gatto somigliava ad un alieno, peraltro non antropomorfo!

Ridacchio, continuando a tracciare linee veloci e sicure che vanno a delineare un paesaggio, davanti al quale stiamo noi, mano nella mano, come quando da piccoli giocavamo insieme.

Ora, ora non più.

Abbiamo quindici anni, ci siamo allontanati da morire e quel Near ci sta dividendo ancora di più.

Chissà che ti passa per la testa mentre mi guardi con i tuoi penetranti occhi blu.

- Matt, secondo te… Noi saremo amici per la vita? - mormori, senza che me ne accorga. Mi giro a guardarti, inarcando un sopracciglio: cos'è sto momento di filosofia?

- Beh, dipende. Per quanto mi riguarda sì.

- … Davvero, Matt?

Mi crolla il mondo addosso, a vedere quegli occhi senza speranza, come di qualcuno che non è stato abbandonato semplicemente, ma è stato abbandonato da tutto e da tutti.

- Io… Io lo spero… - mormoro, guardandoti negli occhi. Tu esiti, ancora.

- … Ci stiamo allontanando, anche… Anche a causa di Near e della mia ossessione… e anche perché… non abbiamo tempo per stare insieme, e quando il tempo c'è mi sembra che ci sia un'aria oppressiva tra noi due, e… - cominci, ansioso.

Ti osservo, senza capire. No, non mi pare che tu mi abbia mai fatto vedere questo lato così debole del tuo carattere, seppure io ho sempre saputo della sua esistenza.

Mi accorgo delle due lacrime che stanno per scendere sulle tue guance ma faccio finta di nulla, incitandoti con lo sguardo a continuare.

- … Non c'è molto altro da dire, Matt… Io ti voglio bene. Non voglio che tu… che tu mi ignori, o che tu possa odiarmi, o dimenticarmi. Ti voglio bene e… -. Di nuovo, ti blocchi, forse imbarazzato.

Accenno un sorriso, senza farmi vedere. Mi giro sulla scrivania e scarabocchio qualcos'altro, ma stavolta non indaghi: ti limiti a restare seduto, con lo sguardo basso, le lacrime che ormai scivolano veloci sul tuo volto, arrossandolo e bagnandolo troppo.

Non mi sono mai piaciute, le tue lacrime, Mel. Tempo fa quando piangevi era perché ti eri fatto male, o perché avevi perso di nuovo con Near. Stavo male con te, quando ti vedevo in lacrime.

Poi, ad un tratto, hai smesso di piangere. Così, senza un motivo, hai smesso.

Nessuno ha mai capito come mai, ma sul tuo volto non si è vista una lacrima che fosse una, da quel lontano giorno di sette anni fa.

E ora io le vedo, e sento i tuoi singhiozzi; la tua disperazione si sente, è nell'aria, e io che faccio? Continuo a disegnare febbrilmente, sperando che tu non te ne vada prima che io abbia finito.

Non parli, ma del resto neppure io ho molto da dire; ascolto le tue lacrime.

Qualcuno, non so chi, disse che le lacrime sono la cosa più grande che l'essere umano può offrire a qualcuno, perché se piango per te vuol dire che tengo così tanto a te da disperarmi.

Sorrido tra me, sempre senza farmi vedere, tentato di abbracciarti e consolarti.

Con un ultimo gesto veloce della mano rifinisco il mio disegno, piego il foglio senza esitazione, mi giro verso di te con il mio sorriso smagliante.

I miei problemi? Ma in effetti, cosa sono in un momento come questo? Dei ronzii fastidiosi che manderei via con un soffio, ecco.

Perché ora l'importante sei tu.

Mi alzo dalla sedia per risedermi accanto a te, e mostro fieramente la mia opera. Lo guardi senza capire, sbattendo le palpebre.

- Un sacchet-

Non ti lascio finire la frase, te lo piazzo sulla testa, nascondendoti il volto.

- Lo sai, Mel? Odio quando piangi, ma allo stesso tempo sono onorato di ricevere le tue lacrime. Però proprio non lo sopporto, di vedere la tua faccia tutta impiastricciata di pianto, quindi ti copro. - affermo, sorridendo. Scoppi a ridere, da dentro al sacchetto.

- Sono così impresentabile? - mi chiedi tra le risate. I singhiozzi si sono arrestati, le lacrime non bagnano più la carta.

- Oh, se lo sei. Non ti togliere quel coso, davvero, o potresti uccidere qualcuno!

- Che esagerato che sei, Matto…

Restiamo in silenzio, ad ascoltare il suono del silenzio dopo le nostre risate. E non sappiamo che altro dire, e io lo osservo, e lui chiude gli occhi, e ci abbracciamo.





Fuori è ormai calata la notte, la luna è piena e illumina la stanza con i suoi pallidi raggi, mentre le stelle ci osservano furtive.

Tu ti appoggi alla mia spalla.

- Ti voglio bene, Matt. - mormori semplicemente.

- Anche io te ne voglio, scemo.

E in quella tacita promessa di eternità, ci addormentiamo, abbracciati, vegliati dalla notte silenziosa.

 

E da sotto a quel sacchetto, ho intravisto un sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La dedico a te e a te.

A te perché, andiamo, la frase sulle lacrime te la devo.

E…

A te perché, in quanto mia Matt, sei la migliore amica che si potrebbe volere.

 

Grazie~

 

Sil~

   
 
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