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Autore: aliasNLH    05/01/2011    6 recensioni
Shin annuì ancora un paio di volte, probabilmente in assenso a quello che il suo interlocutore gli stava dicendo.
«Allora a domani» chiuse al telefonata senza guardare nessuno, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Poi, come se si fosse appena reso conto di quello che stava facendo, mise di scatto il cellulare in tasca si rivolse agli altri.
«Domani ho un impegno» disse con il solito tono di voce «voi andata pure al cinema, noi ci vediamo lunedì» e, senza aggiungere altro si voltò e uscì dagli spogliatoi.
«Scusate…» fece Sakuraba cercando il modo migliore per esprimere quello che gli era venuto in mente «ma non è che Shin ha un appuntamento?»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shin’s Date

 

L’allenamento degli Ojo Withe Knights procedeva come non mai.

Il quarterback, Ichiro Takami, era riuscito a colpire tre volte Sakuraba in testa, quattro sulla schiena e ben tredici dei consecutivi quindici lanci erano finiti dalla parte opposta a quella che si era prefissato.

Sakuraba, già intontito dai colpi ricevuti e dal fatto di essere uscito da poco dall’ospedale, correva più lentamente del solito e inciampava su ogni filo d’erba tagliato male.

Otawara, stranamente silenzioso e poco reattivo, era riuscito a finire addosso a Sakuraba, poverino tutte lui, che in teoria avrebbe dovuto trovarsi alle sue spalle e pure a cadere all’indietro, sconfitto dall’incredibile forza del widebacker(?).

Shin, consapevole del proprio ruolo di linebacker, aveva placcato tutti quelli che gli capitavano a tiro, soprattutto se sprovvisti di palla, e per ben due volte anche l’allenatore.

Rialzandosi ammaccato per la seconda volta, lo Shogun, com’era affettuosamente(?) soprannominato dai ragazzi della squadra, decretò la fine di quell’incontro di allenamento scandaloso.

Non ebbe nemmeno la forza di rimproverarli e li mandò via con occhi allucinati.

Mai più, si ripromise, mai più avrebbe insistito per rivedere le azioni di una partita persa appena il giorno precedente disponendo i giocatori sul campo personalmente.

I giocatori si avviarono, chi borbottando e chi silenziosamente, verso gli spogliatoi dove si gettarono in una gara a chi riusciva ad arrivare primo alle docce.

«Oggi abbiamo giocato da schifo» commentò Sakuraba senza a nessuno in particolare «l’allenatore sembrava sconvolto».

«Non mi meraviglio» disse Takami sfregandosi gli occhi stanchi «specie dopo il secondo impatto con Shin

Tutti si voltarono a guardare il suddetto che, come al solito, si stava facendo una doccia senza parlare e con l’espressione accigliata che gli era tipica.

«Ma l’hai scambiato per uno di noi?» chiese ridendo Otawara.

Shin si limitò a scoccargli una delle sue occhiate e si allontanò dagli altri, afferrando il primo asciugamano che gli capitò a tiro.

Sakuraba sospirò, rassegnandosi e prendere quello dell’amico per coprirsi.

«Non so cos’abbia» confesso agli altri che lo stavano ancora guardando «è da quando abbiamo perso contro quelli dello Shinri che si comporta così».

«A me sembra normale» disse Otawara stupito.

Takami e molti altri scossero al testa rassegnati e cominciarono a prepararsi per andare a casa.

«Devi fermarti da qualche parte?» chiese Sakuraba a Shin, vedendolo controllare l’ora sul cellulare.

L’altro scosse la testa e mise via l’oggetto.

«Allora ti secca se facciamo un pezzo di strada insieme?» sorrise «è da un po’ che non chiacchieriamo come prima, e poi vorrei mettermi d’accordo anche con te su domani. Credo che gli altri vogliano andare al cinema».

Shin annuì e si mise la sacca in spalla salutando con un cenno e sistemandosi accanto alla porta per aspettare l’amico.

Sakuraba, intanto, stava finendo di vestirsi e gli altri, più o meno nella sua stessa condizione, chiacchieravano e si mettevano d’accordo su dove incontrarsi il giorno successivo. Avevano tutti bisogno di uno sfogo, specie dopo una giornata come quella di ieri; e un film quattro risate tra amici erano la soluzione perfetta.

All’improvviso, la calma che si era stranamente creata nello spogliatoio, venne interrotta dallo squillo di un cellulare, una suoneria piuttosto comune che nessuno tra di loro usava più, preferendo melodie più alla moda. Per la forza dell’abitudine, tutti, presero i propri cellulari e lo stupore fu generale quando, alle loro spalle, Shin rispose al proprio telefono, mettendo fine alla musichetta.

Sakuraba e Ichiro si guardarono incuriositi.

Chi mai poteva chiamare Shin a quell’ora?

«Pronto» disse senza guardare il numero.

Un momento di silenzio scese nella stanza mentre tutti, o quasi, poterono notare l’improvviso turbamento che aveva colto il loro asso. Le sopracciglia si erano rilassate e gli occhi allargati leggermente. Cambiamenti impercettibili per chiunque ma non per coloro che lo avevano sempre sotto gli occhi.

«Certo» lo sentirono affrettarsi a rispondere «non c’è alcun problema».

Shin annuì ancora un paio di volte, probabilmente in assenso a quello che il suo interlocutore gli stava dicendo.

«Allora a domani» chiuse al telefonata senza guardare nessuno, con lo sguardo fisso nel vuoto.

Poi, come se si fosse appena reso conto di quello che stava facendo, mise di scatto il cellulare in tasca si rivolse agli altri.

«Domani ho un impegno» disse con il solito tono di voce «voi andate pure al cinema, noi ci vediamo lunedì» e, senza aggiungere altro, si voltò e uscì dagli spogliatoi.

Sakuraba si affrettò a chiudersi la cerniera della felpa e afferrò la giacca senza mettersela.

«Ehi» cercò di richiamalo «non dovevamo tornare a casa insieme?»

Takumi, però, lo afferrò per una manica, costringendolo a fermarsi.

«Non ti sembra sospetto?» chiese aggiustandosi gli occhiali «secondo te chi è la persona con cui parlava al telefono?»

Sakuraba si fermò un momento a riflettere.

Chi, tra le persone che conoscevano, possedeva il numero di Shin e anche abbastanza influenza su di lui da farlo desistere ad andare a divertirsi con loro? Oltretutto, era sembrato quasi che Shin stesso non se lo aspettasse.

«E’ sospetto» socchiuse gli occhi Takumi «magari è finito in un brutto giro…forse sarebbe il caso di seguirlo e…»

«Neanche per idea» saltò su Sakuraba «Shin è troppo onesto e in gamba per finire in una di quelle situazioni, e poi pensa se ci scoprisse a seguirlo…» rabbrividì «no, è meglio di no».

Gli altri annuirono convinti e, uno dopo l’altro, salutarono uscendo dagli spogliatoi, con la promessa di vedersi di fronte al cinema il giorno successivo.

 

Eppure Sakuraba Haruto poteva dirsi preoccupato, nonostante le parole che aveva pronunciato la sera prima negli spogliatoi.

Altrimenti non riusciva a spiegarsi cosa ci facesse, alle otto di mattina, nascosto davanti a casa di Shin.

«Guarda che questo non è mica il cinema» la voce sarcastica di Takumi lo fece saltare fino alle fronde degli alberi dietro cui era nascosto.

C’erano tutti, e tutti avevano avuto la sua stessa idea.

«Ma guardatelo» lo presero in giro «e lui era quello che diceva che non c’era nulla di cui preoccuparsi…»

«Finitela…» borbottò arrossendo «non mi pare che anche voi stiate facendo una cosa corretta?»

«Intendi dare un occhio ad un caro amico che se la sta passando male?» chiese innocentemente Takumi «a me sembra una buona azione!»

«Lo stiamo spiando!» esclamò Sakuraba, già pentito «non mi sembra una buona azione!»

«Abbassa il tono» lo redarguì qualcuno «se no ci scopre».

«Guardate» attirò la loro attenzione Otawara «sta uscendo».

Tutti si pigiarono dietro lo stesso albero nel momento stesso in cui Shin apriva la porta di casa sua.

Si fermò pochi passi dopo, ancora nel vialetto di casa e incrociò le braccia, spazientito.

«Ecco, lo sapevo…» borbottò Sakuraba «ci ha visti, o forse addirittura sentiti…adesso viene qui e ci ammazza…»

«Certo che però è elegante…» disse Otawara a bassa voce «non trovate anche voi?»

Incuriositi dall’uscita del lineman, nonostante la paura di essere effettivamente stati scoperti, i giocatori sbirciarono da dietro il tronco, trovando Shin esattamente nella posizione in cui si era fermato in precedenza; le sopracciglia aggrottate, braccia conserte e sguardo perso nel vuoto.

Indossava un paio di lunghi pantaloni scuri, una maglia azzurra con lo scollo a V e sopra un maglione con il cappuccio tenuto slacciato.

Takumi guardò di sottecchi l’amico alle proprie spalle, certo che il lineman aveva un’idea di eleganza che rasentava l’assurdo.

«Ma non ha la tuta…» si giustificò quello.

Sakuraba scosse la testa e tornò a guardare Shin.

«Secondo voi cosa sta facendo?»

«Aspetta qualcuno…»

Come in risposta alla domanda, Shin, fece dietro front e tornò in casa sbattendosi al porta alle spalle.

I ragazzi si guardarono interrogativi per un minuto prima che la porta si spalancasse nuovamente e ne uscisse Shin in pantaloni di sartoria e camicia bianca con tanto di giacca in mano.

«Ditemi che ho dimenticato a casa gli occhiali» gemette Takumi aggiustandoseli sul naso «non posso stare vedendo quello che credo di stare guardando…»

Otawara, dopo aver cercato inutilmente di capire il discorso, alzò le spalle e si chinò su Sakuraba.

«Ma sbaglio o si è cambiato?»

Il widebacker alzò gli occhi al cielo e tornò a fissare Shin. Sconcertato.

L’amico si era cambiato e ora stava nella stessa posizione di prima, braccia incrociate e il solito sguardo truce.

Ad Haruto venne un sospetto atroce.

Soprattutto quando, per la seconda volta, Shin fece dietro front e tornò in casa uscendo, due minuti dopo, in jeans e maglia a maniche corte blu con il numero ventuno in bianco.

«Scusate…» fece Sakuraba cercando il modo migliore per esprimere quello che gli era venuto in mente «ma non è che Shin ha un appuntamento?»

 

«Quanto ancora dobbiamo aspettare?» si lagnò annoiato Otawara «secondo me gli ha dato buca…»

Qualche ora, un numero imprecisato di minuti e ben più di una manciata di secondi dopo aver avuto la pazzesca intuizione che forse, forse, l’irriducibile serioso Shin Seijuro potesse avere un appuntamento, si trovavano ancora nascosti dietro un albero, anche se non lo stesso di prima.

Infatti, Shin, si era avviato verso il parco vicino alla stazione e si era seduto su una panchina ad aspettare la fantomatica ragazza con cui ipoteticamente avrebbe dovuto incontrarsi. Il tutto alle 9.32.

«Che ore sono?» chiese nuovamente qualcuno a Takumi, l‘unico provvisto di orologio.

«Le tre e venti».

Quindi, dopo cinque ore, trentotto minuti e un ancora sconosciuto numero di secondi, stavano appresso a Seijuro. E della ragazza nessuna traccia.

«Secondo voi lui l’ha capito che ha ricevuto un bel due di picche?» continuava intanto Otawara «no perché magari non ci è arrivato…si può dire che non ha avuto un singolo appuntamento in tutta la sua vita…»

«Perché? Tu si?» sbuffò Takumi, scocciato sia dall’attesa che dalle chiacchiere.

«Shhhhhh!» li zittì Sakuraba, attirando la loro attenzione «guardate!»

Seguendo il suo sguardo videro che Shin si era alzato e stava guardando l’ingresso del parco.

Decisi a capre chi, tutti, si misero a scandagliare la folla alla ricerca della persona che aveva attirato la sua attenzione.

Era forse la ragazza dai lunghi capelli biondi che correva verso di loro? Quella con la gonna chiara? Oppure la giovane con la minigonna?

Vedendo però l’amico non muovere un muscolo al loro passaggio si risolsero a continuare ad osservare la gente presso i cancelli. Chi poteva essere?

Prima di poter fare nuove congetture, però, una persona si fermò di fronte a Shin, chiamandolo.

«Shin-san!» esclamò sorridendogli e ricevendo in cambio la solita espressione «sei in anticipo! Dovevamo vederci alle tre e mezza»

Sakuraba, Takumi e sicuramente tutti gli altro fremettero dalla voglia di assaltare il linebacker e ridurlo ad una poltiglia, oltre che a svenire. Cosa diavolo ci faceva lì il manager dei Devil Bats?!

«Sono arrivato ora» disse Shin affiancandosi a lui «volevo evitare di fare tardi»

Sì, e la prossima volta evita di uscire sei ore prima dell’appuntamento, lo maledirono i giocatori dietro l’albero.

Sena si arruffò i capelli imbarazzato, procedendo al fianco di Shin.

«Ho dovuto raccontare una balla a Hiruma per riuscire a venire» disse ridacchiando «per poco non mi fucilava…»

«…»

«Tranquillo!» si affrettò ad aggiungere il più piccolo «non mi avrebbe mai preso, non si arrischierebbe a farmi male sul serio…credo».

Intanto gli altri continuavano a seguirli senza vederli prendere una meta precisa né accennare al motivo del loro incontro. Li videro girare per ore in centro, ben distanti l’uno dall’altro e per nulla inclini ad avvicinarsi ad un qualsivoglia negozio. Procedevano lentamente discutendo di allenamenti impossibili, battute sentite da amici e silenzi pesanti.

«Secondo voi per quale motivo si sono voluti incontrare?»

«Veramente…» preciso Takumi come al solito «è stato Shin ad essere invitato. La domanda vera e propria è: perché Kobayakawa Sena gli ha chiesto di incontrarsi?»

«E’ quello che vorrei spere anch’io» sibilò una voce alle loro spalle «cosa diavolo vuol dire che se ne scappa dagli allenamenti per incontrarsi con quello? Adesso gliela faccio vedere…Ya-ha!»

Hiruma Yuoichi, armato con tutto il suo arsenale, aveva fatto saltare i giocatori dell’Ojo fino alla luna.

Sakuraba, raccogliendo un po’ di coraggio, gli si parò davanti.

«Dai…» la voce gli tremò più che impercettibilmente «lascialo stare…siamo curiosi di scoprire cos’hanno da dirsi per vedersi così senza farne parola a nessuno…»

La squadra alle sue spalle annuì.

Hiruma li guardò per un momento per poi mettere via tutte le armi (non ci è dato sapere dove) e aggregarsi alla massa.

«Così scoprirò il punto debole di quel dannato Shin e potrò ricattarlo a dovere YA-HA!»

Sakuraba si prese la testa tra le mani disperato, quel quarterback demoniaco era dannatamente bravo a trovare il lato positivo di ogni situazione per volgerla a proprio vantaggio. E aveva anche l’impressione che, alla fine di quella giornata, Shin lo avrebbe ammazzato.

Erano ormai le sei e il sole stava cominciando a tramontare, colorando il mondo (o in quel caso il centro cittadino) di un delicato sfumato arancione.

Un folto gruppo se ne stava nascosto dietro un albero (come facessero a starci è ancora tutto da capire).

E Shin non spiccicava parola da almeno due ore.

Sena, camminando di poco davanti a lui lo guardava con la coda dell’occhio, serio.

Hiruma e Takumi osservavano la scena in modo diverso da quello degli altri.

Avevano come l’impressione che tra i due vi fosse un discorso in sospeso e, stranamente, era il linebacker a dover iniziare.

Sena aveva smesso di parlare e aspettava che l’altro dicesse qualcosa.

A Hiruma sembrò che Eyeshield 21 fosse presente al posto del solito Sena, la serietà dimostrata in quei momenti era la stessa.

Arrivati alla panchina dove si erano dati appuntamento, Sena, si voltò verso l’altro e gli sorrise mestamente.

«Allora io vado Shin-san» mormorò voltandosi «direi che a questo punto ci vedremo solo in partita. In bocca la lupo».

Decisamente c’era un discorso in sospeso tra i due.

Anche gli altri se ne resero conto, soprattutto quando Seijuro cadde in ginocchio, il viso rivolto verso il basso e la sua implacabile lancia che aveva fermato Sena per il polso.

«Era ora» lo sentirono sussurrare voltandosi e trovandosi faccia a faccia con Shin «quando ancora pensavi di farmi aspettare?»

Shin aprì le labbra per parlare ma non ne uscì alcun suono mentre gli occhi gli si inumidirono.

Sakuraba e gli altri, a parte Hiruma ovviamente che era intento a fare foto, prendere appunti e gioire anche troppo silenziosamente per i suoi gusti (prima o poi avrebbe dovuto provare i nuovi silenziatori), stavano a fissare la scena con gli occhi fuori dalle orbite.

Quella era la cosa più assurda di tutte: Shin con le lacrime agli occhi. E un tipo come Sena che lo guardava con benevolente familiarità.

«Mi odio» singhiozzò Shin «sono diventato un incapace. Non riesco più a fermare nessuno, non sono più degno di essere chiamato asso».

«Io non sono particolarmente d’accordo» sussurrò Otawara «oggi per poco non faceva fuori lo Shogun»

«Shhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!» gli sibilarono in coro.

«Forse farei meglio a ritirarmi dalla squadra…rischierei di compromettere tutta la stagione e i miei compagni ne sarebbero delusi».

Prima che i suddetti compagni interrompessero il momento, però, Sena si liberò dalla sua presa e gli afferrò il polso a sua volta, costringendolo ad alzarsi.

«Vieni!» gli ordinò «e non provare mai più a ripetere una cosa del genere, lo sai che non è vero».

E, correndo come solo lui sapeva fare, se lo trascinò dietro.

Seguiti da un ben più lento e nutrito gruppetto.

Sena lo trascinò fino alla sponda del fiume dove si erano incontrati per la prima volta dopo la partita e dove Shin lo aveva riconosciuto come Eyeshield 21.

Lo spinse sull’erba e si sedette al suo fianco.

«Sapevo che prima o poi te ne saresti uscito con questa cavolata» gli disse senza guardarlo «da quando ti sei presentato a casa mia sotto la pioggia, dopo la clamorosa sconfitta subita con gli Dei. Sapevo che volevi dirmi qualcosa e ho avuto pazienza. Ma di certo non potevo aspettarmi che decidessi di buttare al vento tanti anni di sforzi» lo guardò dritto negli occhi «mi stai deludendo» ammise tristemente «sei sempre stato il modello da raggiungere, il mio obiettivo. Come puoi pensare di lasciare tutto ora?»

Shin chinò la testa, colpito da quelle parole. Come poteva gli aveva chiesto.

«Ho lasciato passare tanti di quei giocatori in quella partita che nemmeno me lo ricordo disse stancamente «non ho più il diritto di essere considerato il giocatore perfetto».

«Ne hai fatti passare in tutto quarantatre» lo informò Sena spietato.

Shin incassò il colpo stringendosi nelle spalle.

Aveva creduto di poter dimenticare, e invece…

«Perché» gli chiese l’altro «invece di deprimerti, non continui ad allenarti come hai sempre fatto e fai vedere a tutti, nella prossima partita, quanto vali? Vuoi veramente arrenderti alla prima difficoltà?»

«Questa non è la prima difficoltà» scatto Shin.

«E tu non hai mai dovuto affrontare le mie» ribatté Sena zittendolo «adesso dimmi quello che vuoi veramente fare».

Shin rimase in silenzio, imitato da tutti gli altri spioni.

Le parole di Sena avevano colpito persino Hiruma che, per un secondo dimentico dei propri fini, osservava quel lato fin troppe volte nascosto del suo runnigback.

«Voglio vincere» disse Shin alla fine «voglio fermare tutti».

Sena tornò a sorridere come suo solito.

«Ce la farai» lo rassicurò «fermerai tutti. Tranne me» aggiunse deciso «tutti tranne me».

Shin non si scompose neppure. Quell’argomento era da rimandare ad un altro momento.

«Vedremo» disse soltanto, lo sguardo fisso sul fiume.

Il silenzio scese sovrano sulla scena e i guardoni temevano di dover ripetere l’esperienza passata.

«Adesso cosa intendi fare?» la voce di Shin spezzò nuovamente il silenzio.

Sena si allungò sul pendio d’erba che portava al fiume portò le braccia dietro al testa.

«Hiruma, io e gli altri andremo in America» disse «ci alleneremo e torneremo in tempo per il Christmas Bowl».

Shin lo guardò.

«Te ne vai?»

«Per un po’» ridacchiò «guarda che poi torno…».

«…»

Sena sorrise e chiuse gli occhi.

«Quando tornerò sarò ancora più bravo» disse «non riuscirai mai a fermarmi».

«Mi mancherai…in un certo senso…»

Sena stirò maggiormente le labbra, sempre con gli occhi chiusi.

«Sarai ad allenati tutto il giorno» rispose «non ti ricorderai nemmeno di me…magari solo per ripeterti che devi assolutamente battermi, o qualcosa del genere…»

Dopo un momento, sentendolo rimanere in silenzio, Sena socchiuse gli occhi vedendo Shin, semisdraiato al suo fianco e chinato su di lui.

Osservò con occhi spalancati quelli del più grande, così vicini.

«Mi mancherai» ripeté Shin a bassa voce «in tutti i sensi…»

Sena non fece in tempo a profferire parola che Shin aveva poggiato le labbra sulle sue, coinvolgendole in un bacio che difficilmente sarebbe stato dimenticato da entrambi.

Dopo un gemito di sorpresa, Sena, chiuse nuovamente gli occhi, trascinato sotto il peso di Shin e gli allacciò le braccia dietro il collo.

Dopo quelle che erano sembrate ore, si staccarono leggermente e il giovane poté percepire sulle proprie labbra ancora umide, il respiro accelerato di Shin.

«Forse…» ansimò giusto un attimo prima di essere trascinato in una nuova serie di baci «mi mancherai anche tu…»

Ma, quando la mano di Shin cominciò a muoversi lungo il suo corpo gemette, artigliando con maggiore forza la sua maglia.

Oh, se gli sarebbe mancato.

End







 

?

Come?

Volete sapere degli spioni?

Non credevo potessero interessarvi…vabbè…se proprio, proprio…
 

«Dannato asso Sakuraba» Hiruma passava da un giocatore all’altro insultandoli divertito, la macchina fotografica alla mano è già due rullini pieni.

«Quattrocchi di merda» rise «scimmione pelato» rise più sguaiatamente, tanto quei due là erano troppo preoccupati in altro per rendersi conto della sua voce alta e del flash, figurarsi dei compagni di squadra ridotti all’immobilità.

Aveva fatto già abbastanza foto a loro, aveva già raccolto abbastanza materiale per ricattarli per tutta la vita.

Ma certamente delle foto che ritraevano un Sakuraba Haruto pietrificato, con la bocca spalancata, la saliva che colava e i capelli dritti sulla testa non aveva prezzo. Non ancora…chissà a quanto avrebbe potuto rivenderla…

Ah…che bella la squadra degli Ojo immobilizzata a quel modo….

Magari avrebbe potuto pensare a ricambiare il favore che il dannatissimo asso e il fottutissimo tappo gli stavano facendo.

Ma ci avrebbe pensato poi.

Adesso aveva bisogno di un altro paio di rullini.

«YA-HA!!»

 

 

 

 

 

????

Allora? che ne dite?

Sto leggendo il manga e, contemporanemente, vedendo l'anime su Megavideo!!

Ho scoperto di amare questa coppia (anche se le Sena/Hiruma non mi dispiacciono pr nulla)

Spero possa piacere anche a voi :)

 

 

AliasNLH

 

  
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