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Autore: velvetmouth    06/01/2011    1 recensioni
Premetto che adoro Romanzo Criminale.
Ho letto il libro, che è uno dei miei preferiti.
Ho visto il film, che devo dire non è male.
Ho visto la fiction e... Bhe me ne sono innamorata! La trasposizione dal libro è molto libera, ma d'impatto lo stesso. Eppoi gli attori sono una bomba!
Ok sto divagando ^^''
One-Shot su un particolare incontro di Bufalo mentre si trova in carcere. (per capirsi, durante la seconda serie)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Deaf Revenge


Un balzo improvviso e si ritrova completamente scoperto dalle lenzuola ruvide e secche del carcere.
La canottiera inzuppata e appiccicata al torace possente.
-A Bufalo, che te sei sognato? Ancora d'ammazzà 'r Dandi?-
La risata pastosa e rauca del compagno di cella accompagna il suo ansimare sommesso, che pian piano si rifà regolare.
Si guarda intorno, strabuzzando gli occhi aperti con forza. Quattro bianche mura spoglie lo accolgono ormai da diverso tempo.
Lui, Claudio Sabatini, detto Bufalo non spreca nemmeno troppo tempo per zittirlo quel tipo, nè troppe parole. Lui è uno che coglie l'attimo, uno che non ci pensa troppo alle cose. Lui è un uomo d'Azione... Non è fatto per pensare. Non è e non sarà mai un capo, come il Libanese o il Freddo. Ma a lui questo non dispiace. C'è chi nasce per il Comando e chi per l'Azione.
E lui, il fatto di essere un fumino, uno che monta, piglia e ammazza, non l'ha mai infastidito.
Questa volta poi, gli basta allargare le narici come un toro alla carica, sbuffare l'aria all'infuori e fissare il compagno per circa 3 secondi.
Il sorriso sul volto dell'uomo scompare nel giro di un nanosecondo.

La sua follia cieca, irragionevole,  quel suo momento di autentico furore, che si è rivelato fatale per tanti, è proverbiale in tutta Roma.
Il soprannome di Bufalo gli è valso per quello: ''Te sei uno che piglia e va alla carica eh, Cla?''
Gli aveva detto una volta il Libanese da ragazzetti, quando ancora rubavano i motorini e le vecchie auto malandate.
''E mo' io da oggi te chiamo Bufalo... Perchè sei uno che va, pija e non pensa mai alle conseguenze!''
E gli aveva riservato quel suo sorriso fraterno, quel sorriso che poteva dimostrare un bene dell'anima o anche il contrario, e cioè che ti voleva fottere.

Il Bufalo si rivolta dall'altra parte, ricacciandosi con rabbia sotto le coperte.
No, questa volta quello stronzo non c'ha preso.
Questa volta i pensieri del Bufalo non sono ancorati sul Dandi...
Erano giorni che non pensava ad altro : a come l'avesse tradito, da perfetto infame quali era. A come pensasse sempre a se stesso e mai alla Banda, ma sopratutto... Di come se ne sbattesse di vendicare il Libanese..
Già! Vendicare il Libanese!!
Lui rischiava di beccarsi 30 anni per aver ammazzato Gemito che forse nemmeno c'entrava un cazzo!

-La pistola che ha ammazzato Libano è una delle nostre!-
Sibila tra i denti il Bufalo, balzando a sedere sul letto, gli occhi da pazzo ancorati al sudicio muro che ha davanti, mentre nella sua mente scorrono due sole immagini, che si ripetono come in un vortice inarrestabile: il corpo del Libanese accasciato sull'asfalto e la faccia da infame del Dandi che sgomma via lasciando lui e Ricotta da soli.
Al Dandi avrebbe pensato appena se lo sarebbe trovato tra le mani e, ora come ora, anche se i fumi della rabbia gli annebbiavano la vista, incontrarlo in carcere gli pareva impossibile. Lui se ne stava rintanato nella sua bella gabbia d'oro, con il Secco (povero scemo) che foraggiava e lui che se n'approfittava proprio come un dittatore.
E poi, la solita domanda gli sfiora le labbra:
-Se non so stati i Gemito... Chi cazzo è stato?-
L'uomo con cui condivide la cella lo guarda di sottecchi, alzando un sopracciglio, poi si accosta alle sbarre, richiamando la guardia per l'ora d'aria.
Di rimanere in cella con quello, quando inizia a parlare da solo non ha voglia per niente...
Secondo lui, l'infermità mentale che aveva richiesto, il Bufalo se la merita tutta.


Pensare alla morte di Libano gli faceva ancora male e, ne era certo, anche passati mille anni la scomparsa di un amico, anzi di un fratello come era stato il Libanese, non l'avrebbe mai superata.
Però lui dal carcere non poteva fare altro che sperare.
Almeno sperava nel Freddo.
Appena avrebbe avuto l'occasione, magari in una delle sue visite, gliel'avrebbe detto... Così almeno qualcuno si sarebbe messo in moto e avrebbe trovato il vero responsabile dell'omicidio del loro capo!
Del Freddo lui si fidava, di lui sapeva che non avrebbe mai lasciato soli gli amici... Nemmeno uno morto.
Era facile voltare le spalle ad un morto... Che cazzo ti poteva fare d'altronde? E invece no.... Se a quella persona c'hai tenuto da vivo, ci terrai ancor di più da morto.
Per quanto riguardava gli altri, ormai erano un manipolo di stronzi.

Ma un pò ci sperava ancora che gli altri rimasti fuori pensassero bene di vendicare una volta per tutte quello che era stato il loro grande capo, il loro imperatore, quello che li aveva presi dalla strada e fatti diventare quello che erano adesso.
Come si dice? La speranza è l'ultima a morire, no?

Sì ok, lui era al gabbio.
E gli rodeva anche abbastanza di esserci per aver ammazzato il tizio sbagliato... Però lui almeno sapeva di non essere un infame come il Dandi, che volta le spalle agli amici al primo cambio di vento.
Chissà se il Libanese era fiero di lui, lì rinchiuso in una cella di merda solo per averlo vendicato.
-Queste so cose che i veri amici fanno, Bu. E posso esse certo che te lo sei...-
Bufalo rimane esterefatto.
Incredulo.
Ma solo per un attimo, perchè la sorpresa lascia presto spazio alla gioia.
Il suo volto sempre contratto in un smorfia di rabbia è adesso disteso in un largo sorriso.
Davanti alla sua branda c'è proprio lui.
Il re incontrastato di Roma: il Libanese.
- A Libano! Ma che cazzo ce fai te qui?-
Urla Bufalo, quasi scivolando dall'orlo del letto, ricacciando indietro a forza le lacrime. Si porta le mani al volto, come a volerlo sorreggere da tanta emozione.
Libano sorride dolcemente, sollevando piano un lato della bocca. Quel suo sorriso famoso, che tutti idolatravano.
-Che me stai a diventà sentimentale, Bu? Mica te sarai rammollito come quella manica de fiacchi là fori?-
Bufalo ride e sbuffa al tempo stesso, lascia sfogare un pò il pianto che altrimenti prenderebbe troppo il sopravvento.
Un pò si vergogna... Cazzo non vuole farsi vedere in quello stato dal suo Imperatore. Lui, il suo legato più coraggioso e pazzo!
-E che voi fa, Libano! Quanno uno rivede il su mijore amico dopo tanto tempo che pò fa?!-
-Deve solo ride!-
Esordisce l'altro poggiando una mano sulla spalla del compagno.
-Ma dimme mpò com'è sta storia de I Gemito?-
Chiede il Capo ritornato, sedendosi di fianco all'amico.
Bufalo trattiene a stento una risata che infine esplode nella cella vuota.
-A Libano! Ma che me stai a pija per culo? Se nun lo sai te chi t'ha ammazzato..!!-
Le risa finiscono presto però: il Libanese è serio e tetro, gli occhi scuri e corrucciati... Proprio come quando era vivo.
Proprio come quella volta col barone Rosellini!
Quel lampo di forza e potenza in quei due tizzoni neri, quella carica che con poco riusciva a infondere in tutti loro, specialmente al Bufalo, che da sempre pendeva sognante dalle sue labbra.
Per lui si sarebbe fatto impallinare anche adesso che non c'era più da tanto tempo...
-Io so chi è stato...-
Dice poi il Libanese, osservando un punto fisso sul pavimento.
Sembrava in estasi , come a ricordare un qualcosa di evanescente e lontano... Un ricordo dai contorni confusi ma che, se rievocato, faceva ancora male.
Bufalo non capisce.
-Ma dimmelo, no?! Io parlo co l'altri fori e te faccio fa giustizia! Evado solo pe te, Libano! Solo pe scuoià il bastardo che t'ha fatto la pelle! Dimme solo come si chiama e ce pensa il Bufalo tuo! Giuro su de me che l'appendo e lo apro come un porco!!-
Gli occhi del Bufalo si sono ridotti a due fessure alimentate da un fuoco interiore che il suo Capo conosce bene, le mani sono serrate a pugno e la bocca quasi schiumante di rabbia. L'immagine della fedeltà, certo.
Il Libanese sorride di sbieco e poggia una mano delicatamente sopra al pugno chiuso del Bufalo.
Questo sembra risvegliarsi dal suo attacco e scuote persino un pò la testa, poi Libano scuote la sua, leggermente, continuando a sorridere.
-No?-
Interpreta Bufalo, deluso.
-E perchè?-
Chiede, la voce strozzata e rotta, come quella di un bambino a cui viene negato il gioco.
-Perchè non è così che deve andà, Bu...-
Risponde laconico il Libanese. Il Bufalo abbozza e se ne sta manzo al suo posto... Vorrebbe fare una miriade di domande al suo amico ma... Sa che non deve e non può.
Si limita a un leggero cenno del capo.
Rimangono in silenzio per diverso tempo, poi il Bufalo sorride, sbuffando col naso.
-Lo sai a che stavo a pensà?-
-No...-
Risponde il Libanese tornando a guardarlo.
-Ripensavo all'Inizio de tutto...-
Bufalo ripercorre con occhi sognanti tutta la loro storia.
Se lo ricorda il Libanese il loro primo colpo?! Tutti quei soldi! La sua brillante idea di creare una cassa comune e porre così le basi per la più potente e maestosa banda criminale che avesse mai messo piede su suolo romano!
Le feste a base di coca, le donne, l'ebbrezza del colpo in canna e l'odore acre di polvere e sangue, la paura sul volto di chi li temeva e il servilismo di chi, fino al giorno prima era più potente di loro! E il Terribile se lo ricorda?! Quanto era stato bello vederlo morire con quel coltello affondato nel cuore!
Quanti ricordi densi di fiducia e amicizia!
Quelli si che erano tempi d'oro! Sì ok, saranno stati un pò più co le pezze ar culo di adesso, però almeno non c'era la paura di sentirselo mettere nel culo da quelli con cui il giorno prima avevi diviso il pane!
E sopratutto, lui non era al gabbio!!
Adesso le cose erano cambiate... In peggio.
Dopo la sua morte la Banda s'era disgregata, sfasciata e a tenere le redini, manco a farlo apposta c'era quel Giuda di Dandi e il Freddo, che però pur essendo legato alla Banda da affetto e vendetta, se ne fotteva altamente pure lui... C'aveva i suoi problemi d'altronde: il fratello drogato, Roberta che lo voleva lasciare, cazzi e mazzi...
Ma il Dandi no! Lui era ingiustificato! Scopava come un riccio, nuotava nell'oro, appoggiato da quel lurido del Secco e faceva fare la fame a loro che erano dentro!
Come minimo avrebbe dovuto raddoppiare la stecca sua e di Ricotta, dopo la bella scenetta che gli aveva fatto.
-Perchè, che cazzo ha fatto?-
Lo interroga il Libanese, il viso truce e avvampato, le labbra contratte e il naso ben spianato.
Il Bufalo si ferma all'improvviso.
Pensa a quello che tutti dicono sempre quando uno muore: '' Lui ti guarderà e proteggerà da lassù!''
Sì col cazzo! Libano manco sapeva della bella uscita del vecchio compare!
Bufalo si pente di averlo detto, di essersi fatto scappare la cosa...
Insomma, i morti vanno onorati e non è bello dargli troppi pensieri, già che so morti c'hanno i loro bei cazzi per la testa! Aggiungici pure quelli dei vivi e stanno freschi!!
-Che ha fatto?-
Ripete il Libanese, scandendo bene ogni singola lettera, con un tono che fa gelare il sangue.
Il Bufalo lo fissa dritto negli occhi, quegli occhi scuri e profondi e gli racconta tutto.
Gli racconta la spedizione dai Gemito, gli racconta dell'appostamento e della sparatoria alla luce del sole, gli racconta della ferita di Ricotta e gli strappa persino un sorrisetto tirato, quando accenna alla sua solita testa matta, incapace di ragionare ma solo di agire.
Bufalo poi riprende fiato e gli dice di come l'ha aspettato sotto casa, l'infame e di come lui, il bell'elegante Dandi l'ha lasciato urlante in mezzo alla strada, col braccio che ributtava sangue marcio.
-E' stato no stronzo... Anzi no... Stronzo è troppo poco... Non ci so parole pe definillo... -
Il Libanese lo ferma con un gesto della mano, poco prima che esagerasse con le parole, come al suo solito.
-Perchè me voi dì che non è stato n'infame de merda?!-
Chiede nuovamente incredulo il Bufalo, saltando in piedi.
Ma il Libanese non c'è... Non c'è più.
Il grugno del Bufalo si incupisce fino a diventare una smorfia di dolore che gli esce direttamente da dentro... Dal profondo. Sente il cuore aprirsi e ributtare fuori tutta quell'angoscia che aveva asserragliato al suo interno.
Uno scoppio di pianto lo fa accasciare a terra, i pugni ben serrati che sbattono contro il pavimento lercio e duro.
-Libanoooo! Libano! LIBANOOOOO!-
Sono urla strazianti, urla che lo fanno star male, urla che però lo liberano.
Si lascia andare e piange come un poppante...
Nemmeno alla morte di sua madre aveva pianto così tanto e con così tanto coinvolgimento.
Quando le guardie lo trovano per terra, le nocche quasi sanguinanti per i colpi e la faccia umida dal pianto, pensano a una crisi nervosa e per la prima volta credono a quella sua scusa di infermità mentale.
-Che te dovemo portà in infermeria?-
Gli chiedono facendolo rialzare.
Il Bufalo si scosta una ciocca di capelli dalla faccia impiastricciata e con quel suo sorriso truce e cattivo esordisce in una delle sue battute ciniche e velenose:
-Pe i tempi che corono, sarebbe mejo ar camposanto.-

  
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