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Autore: TushiUndDark    07/01/2011    6 recensioni
Non l’avrebbe trovata sola in casa, ma oramai non gli importava più davvero; non gli interessava nemmeno quello che lei gli avrebbe risposto.
Niente importava in realtà, non più.
Attraversò la strada e percorse il breve vialetto di pietra, salì le scale di legno e si fermò dinanzi alla porta non più tanto sicuro di quello che stava facendo.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima FF che scrivo su Damon ed Elena e su “vampire diaries” in genere. Mi è uscita di getto così in una mezz’ora. So che non è un granchè anche perchè non conosco tanto a fondo la trama da scrivere una storia che regga o che almeno si rispetti. Quindi vi prego di non tenere conto della trama se questa non combaciasse con nessuno degli avvenimenti descritti nel libro o nel telefilm. Magari quando ne saprò un pò di più deciderò di continuarla.

Detto questo.. hope u like it ^^



Se solo fosse stato quello giusto.

Se solo avesse avuto il coraggio di dimostrarlo, almeno una volta nella vita;a se stesso, a Stefan, a Katherine, a Elena, ora le cose sarebbero completamente diverse.

Stava percorrendo la strada buia lentamente, da bravo essere umano, senza affrettarsi verso la casa che rompeva con il nero assoluto della notte: le luci erano tutte accese.

Non l’avrebbe trovata sola in casa, ma oramai non gli importava più davvero; non gli interessava nemmeno quello che lei gli avrebbe risposto.

Niente importava in realtà, non più.

Attraversò la strada e percorse il breve vialetto di pietra, salì le scale di legno e si fermò dinanzi alla porta non più tanto sicuro di quello che stava facendo.

“Oh al diavolo!” imprecò sottovoce dando tre colpi decisi alla porta dopodichè ficcò le mani nelle tasche dei jeans scuri ed attese;qualche istante dopo una sagoma scura fece capolino dietro al porta di vetro satinato ma l’odore, per lui, era inconfondibile: Elena.

Indossò il suo sorriso spavaldo migliore e rise appena quando la vide trasalire nel momento in cui lo riconobbe.

“Damon” sussurrò un secondo prima di riprendersi e fare un passo indietro, “che cosa ci fai qui?”

“Sono venuto a salutare la mia cognatina preferita no?” il sorriso si trasformò in una smorfia orribile per un millesimo di secondo;tossì rimpadronendosi di se stesso e si sporse verso l’interno.

“Posso entrare, vero?” e senza attendere risposta varcò la soglia ed entrò in soggiorno accomodandosi sul divano foderato di rosso.

Elena rimase spiazzata e imbambolata sulla soglia prima di riscuotersi, richiudere la porta e entrare in soggiorno con le mai sui fianchi ed un’aria scocciata.

“Cosa vuoi Damon?” chiese decisa senza avvicinarsi di un solo millimetro.

Era bello. Questo era innegabile;era davvero bellissimo.

I capelli neri, sempre scompigliati;gli occhi color del ghiaccio attenti e scattanti;il fisico perfetto, nemmeno fosse stato scolpito nel marmo;e quel sorriso, oh cosa non avrebbe fatto per quel sorriso.

Ma era Damon, Era malvagio, era cattivo;e questo Elena non avrebbe mai potuto accettarlo.

“Per ora una birra, grazie” rispose come se fosse stata la cosa più normale del mondo sistemandosi meglio un cuscino dietro la nuca e sorridendo affabile;sembrava quasi buono.

Lei sbuffò sonoramente e andò in cucina;la sentì parlare con suo fratello, dirgli di andare dritto di sopra, aprire il frigorifero, il tintinnio del vetro e il rumore della bottiglia stappata. Poi, i passi che tornavano.
“Posso fare qualche altra cosa per te?” il tono era spavaldo, teneva un sopracciglio più in alto dell’altro e le braccia incrociate sul petto.

Così era ancora più bella.

“Per ora va bene così, grazie” tossicchiò e bevve un sorso di birra, “dov’è il fratello buono?”

“Con Bonnie.”

“Capisco” bevve ancora, “sono passato per salutarti.”

“Questo l’avevi già detto, Damon.”

“Si, lo so” sorrise, non smetteva mai di sorridere; altri dieci secondi ed Elena sarebbe esplosa, o più semplicemente le sarebbe saltata addosso.

L’attrazione che provava per lui era innegabile, e così era stato dal primo momento che si erano visti. Kathrine o no, lui la voleva;e lei voleva lui.
Ma nonostante tutto Elena sapeva che era sbagliato, non doveva stare con Damon; non era quello giusto. Stefan lo era.

Il dolce, protettivo, affabile, noioso Stefan. Sembrava quasi stesse pensando ad un cagnolino. Un tenero cagnolino che non le avrebbe mai fatto del male.

Damon era un gatto.

Era felino, sensuale, aggressivo, infido, beffardo, infedele, irascibile ed imprevedibile;ogni volta che lo guardava negli occhi non riusciva mai a capire cosa stesse pensando, e la cosa le piaceva anche se la frustrava non poco.

“Ma..” continuò Damon destandola dai suoi pensieri, “forse non hai afferrato bene il concetto.” Battè tre volte la mano sulla parte del divano vacante facendole segno di sedersi.

Fece qualche passo verso di lui e si sedette, però sulla poltrona di fronte.

“Andiamo Elena, non ti mangio mica!” sorrise ancora inclinando al testa di lato e lei non seppe se era sarcastico o meno.

“Non ne sono poi tanto sicura, Damon.”

"E fai bene ragazza mia!” esclamò vuotando la bottiglia e poggiandola sul tavolino alla sua destra, “dicevo,sono passato per salutarti.”

“E dove vai di bello?” chiese Elena abbandonandosi ad un sorriso, “torni all’inferno?”

Damon rise di gusto.

“Di certo il senso dell’umorismo non ti manca, questo è sicuro.”
“No, direi di no.” rispose ancora lei, “allora, dove te ne vai di bello?” continuò tentando di sembrare più disinvolta possibile.

“Oh non lo so ancora veramente” si sporse un pò di più verso di lei, “California, Hawaii. Oppure Firenze, ho sempre voluto vedere Firenze.”

“E perchè lo stai dicendo a me?”

“Perchè sei l’unica persona di cui m’importa veramente in questo momento.”

Elena trasalì sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchi sinistro incapace di rispondere. Tossì un paio di volte e si sedette meglio sulla poltrona senza alzare lo sguardo.

Lui non smetteva di fissarla, poteva sentirne lo sguardo che le bruciava sulla pelle. Voleva guardarlo, ne sentiva il bisogno disperato. Il cuore a mille e la sua immagine stampata nella mente.

“Non tornerò più, Elena.”

“Come?”

“Non tornerò mai più, non ce la faccio. Non posso resistere ancora a lungo qui con te..con Stefan,” scosse il capo e si scompigliò i capelli, “non ho la forza per rivivere di nuovo tutto questo, e non lo farò. Elena..” detto questo le alzò il viso senza incontrare alcuna resistenza, “io ti amo ma..”

“Damon non..”

“Lasciami finire Elena..” gridò chiudendo gli occhi come a voler reprimere un istinto animalesco che si stava impadronendo di lui, “Io ti amo”, ripetè, “ma tu hai Stefan. Hai sempre avuto Stefan. Tu..”

Serrò gli occhi talmente forte che miliardi di particelle argentee e luminose gli scoppiarono negli occhi. Sembravano stelle.

“Tu starai bene.”

Detto questo si alzo di scatto lasciandole andare il viso e si avviò verso la porta d’ingresso senza voltarsi.

“Damon!” lo chiamò mentre gli correva dietro ancora indecisa sul da farsi.

Non sapeva cosa fare, dire o pensare fino a che lui non si girò;gli gettò le mani al collo e lo baciò.

Si sarebbe aspettato tutto da Elena;tutto tranne quello.

Le afferrò la nuca attirandola ancora di più a se, perdendosi per un secondo in quell’unico bacio che si sarebbero scambiati, perchè sapeva che non ci sarebbe stato mai niente di diverso tra loro; niente più di un’attrazione che entrambi avrebbero respinto, un amore che non si sarebbe mai consumato.

Lui aveva deciso di rinunciare, e lo aveva fatto solo per Stefan; aveva bisogno della redenzione, la sua redenzione.

Si staccò dalle sue labbra calde, rosse e bellissime;aprì la porta e sparì nella notte per non fare ritorno mai più.









  
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