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Autore: Pinca    09/01/2011    5 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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33 aoi
Ciao! scusate per il ritardo, ma si sa come vanno le feste, tra studio uscite e i grandi ritorni in famiglia alla fine il tempo si riduce a niente e anche la giusta concentrazione e voglia. Non ho avuto infatti molta ispirazione ultimamente, e neanche ora, infatti credo che alcune parti siano fiacche, ho troppe distrazioni e non riesco a trovare la giusta concentrazione. Questo capitolo è riuscito (nelle sue parti migliori) solo perché l’ultima parte l’avevo scritta praticamente due mesi fa se non più. per il titolo la canzone di beyonce mi ha dato spunto. 
Comunque vi auguro buona lettura. Spero di riuscire a rispondere a tutte e a rileggere per eliminare gli eventuali errori. 
Ciao da pinca!!

33. Why don’t you love my
 
Hilary era perplessa, lo era da molto, ma ora in modo particolare. Era rimasta sveglia per tutta la notte, rigirandosi insistentemente nel suo letto, senza riuscire a prendere sonno in alcun modo a causa di un solo e strano pensiero fisso nella mente.
Era strano, era veramente bizzarro, eppure, a quanto aveva sentito quel pomeriggio nella palestra della scuola superiore Keishi durante le gare di kendo, lo era davvero.
-Takao, si proprio lui!- sentire nominare l’amico aveva attirato la sua attenzione quasi istintivamente, nonostante capitasse oramai molto spesso che il nome di Takao Kinomiya passasse di bocca in bocca per i corridoi della sua scuola. E quante ne aveva sentite in quegli ultimi mesi, e quante ne aveva dovute vedere!
Era iniziato tutto così innocentemente e si era strasformato in qualcosa di veramente… insolito, fino a diventare, come le aveva suggerito Rei, inquietante. E in effetti tutti i torti non li aveva.
Le aveva chiesto tutti i suoi appunti, proprio il giorno dopo che erano tornati dal raduno, se lo ricordava come se fosse stato ieri. Lo aveva sbeffeggiato, dopo tutto come poteva mai aspettarsi che uno come Takao usasse degli appunti per studiare?! Ma lui non aveva fatto una piega, e a pensarci forse quello era stato il primo campanello dall’arme, il presagio di tutto quello che da lì ad una settimana si sarebbe evoluto in un qualcosa di veramente indefinibile e sbalorditivo: una A sul compito di letteratura. 
Anche allora Hilary aveva pensato bene di farsi sbeffa di lui. “Ma guarda, la tua pigrizia per una volta ti ha risparmiato la solita D alla quale eri abbonato!”. Si aspettava che le sbraitasse contro offeso, o che si vantasse per almeno un’ora, chi non se lo sarebbe aspettato?! Ma non lo fece. Le sorrise cordialmente e senza fare una piega, cose se niente fosse, posò il compitò di lato e riprese a leggere il libro di testo.
La lasciò senza parole? Forse, ma da quel momento in poi i voti non furono diversi dal primo, e lei ogni volta, sistematicamente e caparbiamente, lo pungolava scherzosamente e incuriosita, ad un certo punto, da quell’improvvisa impennata di voti.
Voleva sapere da lui stesso il perché della sua nuova e improvvisa condotta.
Difatti non si trattava solo dei voti, ma anche della puntualità. Anche quella fu drasticamente adottata, mentre prima non sapeva neanche cosa fosse. E la sua attenzione e la sua partecipazione alle lezioni non facevano altro che distrarla per la sorpresa. Tanta era la curiosità e la voglia di punzecchiarlo per fargli ammettere che fosse tutta una trovata per ottenere qualcosa – e ne era certa che qualcosa c’era sotto - che più volte i professori l’avevano richiamata perché la sorprendevano sempre girata verso il banco dietro.
Lui una volta le rispose che era arrivato pur il momento di studiare e che non ci trovava niente di strano. Hilary era rimasta zitta a fissarlo quella volta, finché il gessetto del professore di musica non le arrivò in testa.
Certo, lui non ci vedeva niente di strano, Lui! Neanche Ryoko ci vedeva niente di strano, ma lei sì!
E con l’andare avanti se ne convinse anche lei che tutto questo fosse normale, o forse semplicemente Takao col suo comportamento le tolse ogni motivo di canzonarlo e di prenderlo in giro ogni qualvolta prendeva un buon voto. Dopo tutto, cosa c’era da prendere in giro a uno che prendeva sempre A!? Cosa c’era di strano in una persona che decideva di studiare?  Questo era il suo dovere: studiare, no? Come le aveva detto Ryoko, e lei anzi doveva incoraggiarlo e spronarlo ulteriormente.
Sì, era diventata la norma oramai, e i professori non facevano altro che lodarlo e presentarlo come un esempio e un modello per tutta la classe.
Un giorno però le giunsero delle voci. Quel pomeriggio aveva lasciato Takao per tornare a casa ma, neanche arrivata alla sua fermata, che un gruppetto di ragazze delle sua stessa scuola, sedute qualche posto più in là, avevano iniziato a confabulare tra di loro tutte incredule e eccitate. Quella fu la prima volta che sentì il nome di Takao Kinomiya immischiato tra pettegolezzi e voci concitate.
E, sorpresa delle sorprese, seppe che il suo migliore amico aveva sfidato il capitano della squadra scolastica di kendo, non che suo fidanzato, Ryoko Kayami.
Era tornata immediatamente a scuola, quasi di corsa. Cosa era preso improvvisamente a Takao? Che cosa aveva in mente quell’idiota!? Come si permetteva di sfidare Ryoko!?
Non appena lo vide accanito e serio avanzare con tanto ardore addosso a Ryoko fendendo colpi spietati e incessanti per poco non intervenne per rimproverarlo.
Gli tenne il muso per diversi giorni, era arrabbiata con lui, era stato sleale e ingiusto. Aveva spodestato Ryoko, e per quale motivo poi? Per capriccio, non c’era altra spiegazione, a Takao non era mai importato niente del Kendo!
Ma si era dimenticata che non era lo stesso impulsivo ragazzo di prima. Non aveva sfidato così su due piedi il suo ragazzo per chissà quale torto subito, ma per il semplice fatto di volere diventare veramente il capitano della squadra di kendo. Una sfida lanciata nel puro disinteresse nei confronti di Ryoko che la raccolse e che, sportivamente, a fine incontro, si inchinò al suo vincitore consegnandigli spada e ruolo a cui Takao pareva aver mirato come diritto indiscusso.  
Ci volle un po’, ma la arrabbiatura le passò e inconsapevolmente iniziò a comprendere che il suo vecchio amico Takao si stava allontanando.
Ora usciva con le ragazze, e questo era diventato così normale che, una volta giratasi come faceva di solito prima per punzecchiarlo, scambiare qualche chiacchiera o ricordargli qualche compito che lui sistematicamente non aveva fatto, si ritrovò a guardarlo in silenzio.
Lui inclinò il capo di lato e le sorrise cordialmente. “Dimmi Hilary, hai bisogno di qualcosa?”
Lei scosse la testa rendendosi conto di non trovare niente da dirgli. Avrebbe dovuto prenderlo in giro, farlo imbarazzare o innervosire perché stava per uscire con una ragazza, e invece niente. Tornò a girarsi dall’altra parte a fissare con espressione vuota il quaderno di matematica aperto davanti a se.
E le voci che giravano certo avevano dell’incredibile, e lei le aveva sempre respinte con un certo scetticismo. Si raccontava che Takao fosse un vero galantuomo, che sapesse come fare sentire come una principessa una ragazza, un rubacuori bellissimo, e, cosa ancora più assurda di tutte, che fosse un magnifico baciatore! Sensibile, bello, intelligente, chi più ne ha più ne metta. Le compagne di classe non facevano altro che ridacchiare svanite e salutarlo stupidamente ogni volta che potevano.
Leggende di corridoio, si diceva ancora in giro, ma certe voci erano sin troppo insistenti, finché un giorno Mina, sua compagna di classe, non le si avvicinò cercando conferme.
“Allora Hilary, Takao è proprio come si dice in giro? Tu lo conosci da molto più tempo, per te non deve essere stata una grande rivelazione!” le disse ammiccando in modo strano.
“Hai capito a Hilary! Tanto disinteressata e alla fine è stata e sta con i ragazzi più carini e promettenti della scuola!” aggiunse immediatamente Seimi scatenando le risatine delle compagne.
Hilary tra un misto di perplessità e incredulità, cercando di convincersi di aver frainteso, chiese spiegazioni e queste, per tutta risposte le dissero: “Non fare la santarellina, come se non lo sapessero tutti che tu e Takao prima facevate coppia fissa!”
Quell’affermazione così sfacciata la fece scattare dalla sedia come una furia, ma una risata spensierata la fece voltare riconoscendovi a stento la voce di Takao, pacata e tranquilla.
Si avvicinò a lei e, poggiatole una mano sulla spalla. La fece cadere di nuovo seduta al suo posto, senza più un briciolo di quella grinta che si era sentita prima, catturata da Takao e dal suo modo affabile e galante di affrontare la situazione e Mina.
“Hilary e io siamo sempre stati amici. Piuttosto, cosa ne direste di venire a vedere gli allenamenti questo pomeriggio? Mi farebbe molto piacere….”
Insomma, per quanto appoggiasse favorevolmente, insieme a Kappa, l’interesse e l’impegno di Takao per lo studio, si ritrovò comunque stranita da tutto questo. Cercava di prenderla positivamente e di affrontare la cosa come se fosse normale e giusta, ma la voce che in quell’ultima settimana aveva iniziato a circolare certo non la stava aiutando.
Ebbene, il pomeriggio prima alla partita di kendo tra le due scuole aveva sentito il malcontento e il disappunto di un gruppo di ragazze della sezione F.     
“È un vero peccato, è così carino. Mi sarebbe piaciuto uscire con lui!”
“Come se poi tu avresti mai avuto il coraggio di chiederglielo!”
“Ma ne siete sicure?”
“Certo, Nari stessa gli ha chiesto un appuntamento e lui l’ha rifiutando dicendolo chiaramente!”
“Uff, quindi è ufficiale!”
“Oramai non esce più con nessuna ragazza, quindi sì, è ufficiale, Takao Kinomiya si è fidanzato!”
La batosta fu grande. Quelle ultime parole la spiazzarono e cominciarono a vorticarle nella testa, e non fecero altro per tutta la sera.
Si sentiva come frastornata, quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, la conferma di trovarsi di fronte a un Takao che non era più Takao. Ora le sembrava lampante, sembrava uscito da un mondo alternativo, un universo parallelo.
Improvvisamente si accorse di avere davanti una persona che aveva preso possesso del corpo di Takao tanto era diverso dal suo Takao, l’amicone sfaticato, presuntuoso e campione del mondo di beyblade. E il suo migliore amico?! Che fine aveva fatto? Ci doveva essere ancora il barlume di lui da qualche parte!
Ma forse si stava allarmando inutilmente, tutti cambiano, tutti prima o poi decidono di mettere la testa a posto. Il suo migliore amico stava ancora lì, era stupido quello che stava pensato.
Sospirò impensierita e si tirò su uscendo dalla vasca. L’acqua aveva smesso di essere bollente già da un pezzo, il vapore acqueo non saliva più verso l’alto scaldando l’aria.
Dopotutto la colpa era anche sua se Takao le sembrava così distante e diverso. Si era allontanata per stare con Ryoko, e in quel periodo lui era cambiato e lei aveva fatto finta di niente, facendo allontanare Takao a sua volta. Solo adesso si rendeva conto che, da quando si era fidanzata con Ryoko, i ragazzi e i beyblade erano passati in secondo piano, e ora le mancavano, le mancavano veramente tanto.
Si lasciò scivolar via l’accappatoio, si vestì e raggiunse la casa di Takao. Era quasi buio, ma poco importava, sicuramente a casa Kinomiya a quell’ora c’era la solita confusione.
Quando arrivò sentì dei rumori provenire dal giardino di fronte al dojo, e fu quasi sul punto di girare l’angolo e scorgere Takao che una mano le tappò la bocca e la trascinò dentro casa ignorando le sue proteste.
Quando la mollò fu libera di accanirsi contro il ragazzo che indietreggiò facendole segno di tacere.
-Che cavolo di modi sono questi, Rei!?- sbraitò comunque.
-Qualcuno mi spiega perché l’ochetta invece è sempre la stessa?- chiese Daichi seduto per terra davanti al televisore intento a spulciandosi tra le dita dei piedi con molta cura.
-Daichi, fai schifo!- sentenziò la ragazza non riuscendo a trattenersi a quella orrida visione.
-Ehm, si, su questo concordiamo tutti!- disse Rei prendendo la parola. Sembrava in procinto di iniziare un discorso, senza parere però da dove partire. Si scambiò uno sguardo serio e impensierito con  Max, seduto sul divano accanto alla piccola Ran.
-Ragazzi, è successo qualcosa?- chiese Hilary allarmata dallo strano comportamento dei due. Era capitato poche volte di vedere Max così serio.
-Takao.- spiegò il cinese rivolgendosi a lei, come se questo spiegasse la loro apprensione.
-Takao cosa?-
-Si sta allenando.- aggiunse Max.
-E bene? Non vedo cosa ci sia di tanto strano, dopo tutto ora ci sono le finali regionali del torneo di kendo….-
-Il fatto è che …- Rei sospirò e continuò. -non si sta allenando a kendo. Ha ripreso Dragoon! L’aveva messo da parte praticamente da quando siamo tornati.- spiegò Max.
-Ha ripreso a giocare a beyblade?!-
I due annuirono simultaneamente.
-Improvvisamente, un’ora e mezza fa, sono uscito e l’ho trovato a lanciare dragoon proprio qui fuori.- spiegò Rei. –All’iniziò non ho detto niente, ma quando gli ho proposto di fare una sfida ha declinato gentilmente la mia offerta… lo sai insomma, come fa ultimamente.-
-Così mi ha chiamato e sono venuto subito qui!- continuò Max. –Non ci potevo credere, volevo vedere con i miei occhi!-
-Ha detto che voleva allenarsi da solo! Quel babbeo si vergognerà sicuramente di mostrarci come si è ridotto in questi ultimi due mesi di ragazze e libri!- aggiunse Daichi arrogante come al solito, analizzando qualcosa di nero sul suo dito indice, cosa che disgustò oltre ogni misura Hilary.
-Beh, non crediate di avere lo scoop esclusivo… io so di peggio!- aggiunse infine rivolgendosi a Max e Rei. –Takao… ha la ragazza!-
Rei e Max si scambiarono un ulteriore occhiata perplessa. Forse si aspettavano qualcosa di peggio, magari una rivelazione del tipo “il vero Takao è stato rapito dagli alieni e quello fuori che lancia Dragoon e un mollusco strasfigurato nel loro amico”. Questo sarebbe stato sconvolgente… e avrebbe sicuramente spiegato molte cose, ma questa non sembrava poi tanto una novità.
-Beh, Hilary, Takao è già da un po’ che esce con le ragazze…- le illustro cordialmente Max con un sorrisetto imbarazzato.
-No,- insistette Hilary. -Takao si è fidanzato!-
La porta scorse sui binari ma nessuno ci fece caso nel sentire quella notizia che aveva dell’incredibile.
-Takao si è fidanzato!?- ripeterono in coro tutti, anche Ran e Daichi.
-Sì, e quindi?- fu questa volta la voce di Takao ad intervenire zittendo i presenti. –Che c’è di strano?- chiese passandosi un asciugamano rosa intorno al collo, fermo sulla porta.
Nessuno rispose. rimasero zitti e muti ad osservarlo mentre attraversava la stanza con faccia indifferente.
-Vado a farmi un bel bagno caldo, dopo un duro allenamento ci vuole proprio…. Oh, ciao Hilary!-
aggiunse infine aprendo la porta che dava sul corridoio.  
-Scusa, Takao ma….- lo chiamò Hilary prima che si chiudesse la porta dietro.
Lui si fermò. Le sopracciglia scure si inarcarono nel notare l’esitazione dell’amica.
-Sì?-
-Perché non hai detto niente?-
Le rivolse quel sorriso, lo stesso che le rivolgeva praticamente da due mesi, e che le diede un fastidio indescrivibile. Era di un garbato così finto che per un attimo ebbe l’impressione che quella fosse tutta una grande e gigantesca presa in giro.
-Scusate, effettivamente avrei dovuto. Perdonatemi!-
 
 
 
 
 
 
 
Claire era corrosa dalla voglia di sapere cosa avesse il suo futuro fidanzato. Certo, ancora non sapeva di che tipo di futuro si trattasse, remoto, prossimo, ma che Yuriy sarebbe diventato il suo ragazzo era, per lei, oramai dato per scontato. Il quei giorni la sua solita indifferenza non l’aveva fatta penare più di tanto. Non aveva minimamente fatto una grinza davanti al suo taglio nuovo, ma ciò non significava per forza che non l’avesse notato. Lui era Yuriy, non era da lui fare complementi gratuitamente.
Così in quella settimana si era ripresa d’animo, complici anche le belle giornate e l’estate alle porte, e si era messa un termine: entro la fine di quell’anno scolastico Yuriy sarebbe diventato il suo ragazzo. Già sognava di presentarlo a sua madre!
Quindi, a concorrere alla sua felicità, c’era anche l’avvicinarsi della fine della scuola.
Era decisa, era convinta, era di ottimo umore, ma il cipiglio preoccupato di Yuriy la stava facendo impensierire.
Qualcosa lo stava turbando in quei giorni. Gli occhi erano stanchi e vigili, il viso tirato e, cosa ancor più curiosa, una barbetta pallida e rossiccia era cresciuta sul mento con un accenno di baffetti. Inutile dirlo, le piaceva da impazzire! Gli dava un’aria leggermente trasandata, fantastica!
E in quel momento lei, invece di studiare e considerare il libro che aveva sotto il naso, come avrebbe dovuto fare, stava lì a sospirare e a fissarlo impensierita tanto quanto lui, ma senza sapere il motivo. Lui stava male e lei stava male nel vederlo così.
Solo Sergey, seduto tra i due, si era accorto della strana ed imbarazzante situazione. Non sapeva che cosa avesse l’amico, ma intanto non si era accorto minimamente che Claire lo stava fissando tra sospiri e apprensione da praticamente un’ora e mezza. La stessa cosa a colazione, a lezione di matematica, di ginnastica, a pranzo, a lezione di storia e ora in aula studio.
Era tanto esasperante che ad un certo punto si alzò e se ne andò, e nessuno dei due se ne accorse tanto erano presi l’una dall’altro e l’altro dai fatti suoi!
Yuriy voltò per l’ennesima volta pagina, con gli occhi piantati sul libro, leggendo a vuoto. Le parole scorrevano insignificanti sotto il suo sguardo cupo, mentre tornavano a formarsi nella sua mente quelle dell’articolo di giornale letto per caso qualche giorno prima. 
E ancora non ci poteva credere. Non aveva detto niente a nessuno di loro, non gli sembrava vero, eppure lo era. La fine di un’epoca.
Vorkof era morto.
La fine di un lungo e terribile periodo.
Trovato morto in un piccolo monolocale, ad una settimana dal suo rilascio. Qualcuno aveva pagato la cauzione, ma chi? Questo non c’era scritto in quell’articolo a pagina sette. Il corpo era stato trovato per sbaglio, a tre giorni dalla morte. Domenica…. Dove era stato lui domenica?
A Tokyo, con i ragazzi, inconsapevoli di tutto, inconsapevoli che il loro aguzzino stesse esalando il suo ultimo respiro in una stanza alla periferia est di quella stessa città.
Un omicidio strano, molto. Era stato sgozzato, un taglio netto e profondo.  
Sospirò profondamente giungendo le mani davanti al viso, continuando a fissare la pagina bianca e nera.
Non era la morte in se ad averlo sconvolto, ma ciò che significava. Sembrava che il passato fosse stato sgozzato proprio come quel bastardo e seppellito insieme a lui sotto tre metri di terra.
Solo una cosa ora lo preoccupava seriamente, tanto da far passare in secondo piano il fatto che avrebbe dovuto dire a Sergey e Boris dell’accaduto: Ariel.
Lì fuori non era come nella Borg, ne come in Russia. Quello era un mondo completamente diverso, e loro avevano un ruolo completamente diverso.
L’aveva capito? Lo sapeva? Sapeva cosa rischiava?
La farei pagare anche a quel bastardo di Vorkof, ma per sua fortuna è chiuso in carcere… e gli conviene rimanerci se tiene cara la pelle! Adesso le parole che Ariel aveva detto sembravano più vere di quando lo furono allora, prendendo forme concrete in quell’omicidio.
Era ancora la stessa di quella volta che aveva sabotato i piani di Hito Hiwatari? Lei aveva tutti i motivi di questo mondo di mantenere la minaccia fatta allora.
Ma intanto lui si dannava e passava la maggior parte del tempo a rimuginare e a fissare di sottecchi la compagna ogni volta che se la ritrovava intorno. Dove era stata quella domenica? Cosa aveva fatto? Perché diamine non era venuta con loro? Che fosse veramente lei l’autore di quell’esecuzione?
-Yuriy…- la voce incerta di Claire lo destò dal suo isolamento, portando i suoi occhi rabbiosi e sfavillanti su di lei.
-Tutto bene? È successo qualcosa?-  
Yuriy rimase in silenzio a fissarla come se stesse ponderando quelle parole e studiando il modo migliore di rispondere.
Lei aggrottò la fronte perplessa. Sperava che si confidasse, o che semplicemente sapesse che c’era sempre lei lì disponibile, che poteva contare sul suo aiuto.
-Domenica scorsa, ricordi per caso tua cugina cosa ha fatto?- chiese a bruciapelo.
Claire sospirò e abbassò finalmente lo sguardo sul suo libro di storia. Sua cugina, perché le chiedeva di lei? Che avesse combinato un altro guaio dei suoi? Ma a quanto pareva era l’unica cosa che attirava l’attenzione di Yuriy.
-Quando siamo stati a Tokyo….- incalzò lui impaziente.
-Veramente….-
Nel sentire rinominare quella giornata passata a Tokyo le tornò immediatamente in mente Kai e la sua espressione mentre guardava verso il basso, al di là del vetro in quel locale di Shinjuku. Le venne spontaneo mentire, nascondere tutta la vicenda per Kai, le parve la cosa più giusta.
-Non lo so… È uscita di mattina presto, non so…-
-Presto quanto?- domandò ancora Yuriy.
Claire si strinse nelle spalle cercando di ricordare che orario segnava la sua sveglia quando Ari l’aveva svegliata sbattendo la porta uscendo dalla loro stanza. 
-Le cinque e mezza credo, non ricordo bene…-
Ma questo bastò a Yuriy che tornò a chiudersi nella sua apprensione. Era lo stesso orario in cui anche Kai usciva quando doveva andare a Tokyo.
Questo però non andò per niente bene all’ormai rinnovata bruna che, sperando ardentemente in qualcosa di più, si spose verso il ragazzo pronta ad insistere. 
-Yuriy, hai bisogno di qualcosa?-
-Sì…-
Claire sussultò incredula. Era pronta a fare qualsiasi cosa pur di risollevargli il morale e alleviare la sua preoccupazione, qualunque fosse la causa.
-Sparisci!-
Si sentì mancare il terreno sotto i piedi.
Yuriy con noncuranza prese la matita e riprese a sottolineare senza neanche lanciare una fugace occhiata alla ragazza di fronte a lui che improvvisamente si ritrovò come presa a tamburate. No, non gliene stava fregando niente di lei, l’aveva praticamente stesa con una sola parola e non se ne era neanche reso conto, come non si era accorto di un sacco di cose che, a quanto pareva,  riguardavano sempre lei d’altronde, insensibile e menefreghista come era.
La sedia strofinò sul pavimento. Frastornata e incredula prese il libro e se lo strinse al petto, col cuore sgonfio e sgomento. Fece solo qualche passo lontano da quel tavolo prima che quella parola orribile le tornasse a risuonare nella mente svegliandola da quel torpore con un moto di rabbia ed orgoglio. Non gli avrebbe permesso di umiliarla così!
Mollò il libro sul tavolo, cosa che fece voltare molte teste. Yuriy alzò lentamente gli occhi azzurri sulla ragazza, infastidito dalla sua onnipresenza e dalla sua presunzione, e poggiò con delicatezza la matita, incrociando infine le mani. Sì, perché sicuro come la neve a Mosca, ce l’aveva con lui!
Lei guardava fisso la copertina del proprio libro di storia, che teneva fermo incollato al tavolo come se potesse scappare da un momento all’altro.
-Dimmi!- la incoraggiò con tono asciutto e paziente. 
Claire deglutì a vuoto più volte prima di decidersi a parlare. Era amareggiata, intenzionata a dirgliene quattro, ma alla fine l’unica cosa che le uscì fu un tremolante e acuto: -Yuriy….- che attirò nuovamente l’attenzione dei ficcanaso seduti agli altri tavoli e che lasciò il soggetto in questione in attesa della ramanzina o della solita valanga di parole boriose e indignate.   
Ad un gesto incalzante del rosso afferrò la sedia dove fino a poco tempo prima il lungimirante Sergey era seduto, e si sedette quasi in punta, come se a momenti dovesse scapparsene, con gli occhi ormai inchiodati sull’immagine della copertina del suo libro.
-Non devi trattarmi così!- sibilò a mezza bocca respirando a malapena.
-Così?- chiese Yuriy derisorio facendo schioccare la lingua. –E perché non dovrei?-
-Non devi perché io voglio che tu diventi il mio ragazzo!- 
Il silenzio divenne palpabile, i due seduti al tavolo rimasero immobili per parecchi minuti, e non fu difficile per terzi immaginare che cosa passava per le menti sconvolte di quei due ragazzi. Magari lei non riusciva a crede di aver detto così schiettamente e inavvertitamente una cosa del genere, mentre lui forse era rimasto spiazzato.
Dopo sei minuti abbondanti in cui lui fissava lei e lei fissava il libro senza muovere un muscolo, Yuriy decise di fare schioccare la sua lingua e fare sfoggio totale della sua insensibilità. Chiuse con uno scatto il libro, si alzò e se lo mise sotto braccio.
-Credo che questo non sia un motivo valido!-
Quando si voltò per andarsene molte teste si chinarono esageratamente sui libri facendo finta di studiare.
Claire lo seguì a breve, determinata e incaparbita. Voleva andare fino in fondo e affrontarlo. Nessuno dei presenti sarebbe riuscito a discernere i veri pensieri dalla strana espressione contratta e acidula della francese. Sembrava che stesse mangiando un limone.
Arrivati fuori dall’aula studio lo chiamò di nuovo.
Yuriy spazientito roteò gli occhi al cielo e si voltò sbuffando.
-Yuriy, io sono molto preoccupata per te!-
-E perché?- chiese lui con fare insofferente.
-Perché è successo qualcosa e si vede che stai male!-
Lei continuava come un carro armato, intenzionata a non fermarsi di fronte a niente, pronta a sbattere pure contro un muro di cemento armato e tornarci a sbattere senza indugio, finché non l’avrebbe abbattuto come qualsiasi altro ostacolo che le si sarebbe parato d’innanzi. Forse per questo teneva gli occhi bassi, per non rendersi conto contro cosa stava lottando. Ma per abbattere il muro che la divideva da Yuriy questo era l’unico modo, anche se faceva tremendamente male.  
-Tsk! Che sciocchezza!- Yuriy infine tornò a voltarsi, preferendo minimizzare quel commento.
-No, non è vero!- Finalmente staccò gli occhi da terra e li piantò su di lui con impeto. –Qualcosa ti preoccupa, stai male e io…-
-E tu?- chiese esasperato Yuriy.
-E io sto male con te! Non riesco a vederti così e non sapere cosa ti fa stare male, non sapere come aiutarti….- prese un respiro profondo e fece un passo avanti avvicinandosi a lui. Non sapeva dove stava trovando il coraggio per dire tutto quello, ma dopo quasi un anno si sentiva sollevata per essere arrivata a quel punto.
Allungò una mano che andò a poggiarsi sul braccio del ragazzo, e la presa si fece salda, trovando la forza, quasi estranea, di tirarlo e farlo voltare verso di se per guardarlo dritto negli occhi, sperando, per una volta, di riuscire a impressionarlo.
-Io ti amo!-
Ma il suo sguardo rimase gelido e sempre più altezzoso.
-E bene, vedi di risolverla da sola allora. Non sono affari miei questi!- si staccò con uno scatto dalla sua presa e riprese a camminare per tornarsene in camera, deciso più che mai ad ignorarla.
Ma la sua voce rabbiosa e graffiata lo raggiunse inavvertitamente arrivato alla fine del corridoio, proprio di fronte alle scale.
-Cosa mi manca!?-
Scese il primo gradino, ma ancora, determinata e incrollabile tornò a parlare rendendo incerto il passo seguente.
-Cosa ho che ancora non va?! Accidenti, guardami, l’hai mai fatto?-
Yuriy si voltò seccato, convinto di trovarla in lacrime, sbagliandosi quando constatò che erano indignazione e rabbia quelle dipinte sul volto della ragazza.
Claire lanciò il libro a terra e prese a camminare nella sua direzione.
-Io faccio di tutto per piacerti, per essere perfetta! Do il massimo per essere elegante, educata, bella, intelligente, per essere il massimo di quello che si può volere. Perché non mi noti!? Dimmi perché non mi ami?-
Oramai lo fronteggiava, e non gliene fregava niente del fatto che lui avesse risposto così freddamente alla sua dichiarazione. La cosa che più le bruciava era quella sconfitta.
-Cavolo Yuriy, sono francese, sono l’emblema della perfezione!-
-Si infatti, sei boriosa, arrogante, presuntuosa e antipatica! La modestia non è mai stata di casa in Francia!- disse senza fare una piega Yuriy.
-Io, boriosa?! E tu sei altezzoso e frigido!-
-Frigido!?-
-Sì, sei una zitella acida!-
-Solo perché non ti apprezzo e non penso che tu sia bellissima e fantastica come vorresti, non vuol dire che io sia frigido!- rispose senza riuscire questa volta a nascondere il fatto che l’ultimo commento l’avesse punto-
-Si che lo sei! Con chiunque, anche con i tuoi amati compagni, sei frigido e acido!-
-E allora smettila di starmi dietro e di torturarmi se è così!- questa volta fu chiaro che parve offeso.
-NO!-
-No!?-
-No!- ripeté lei testarda pestando un piede a terra.
-Spiegami perché, non ti sopporto!-
-Perché io non mollo! Tutto quello che voglio lo ottengo!-
-Ah, ecco! Perché sei una viziata, ecco spiegato il motivo! Beh, mi dispiace principessa, ma questa volta il tuo ricco paparino non può fare niente!-
-Non sono viziata!- ringhiò Claire.
-Si, lo sei! Sei solo una mocciosa presuntuosa.-
-E tu sei un egocentrico! Chi cavolo ti credi per giudicarmi? Scendi dal tuo piedistallo, bello, non sei un Dio! Solo quei due babbei sei tuoi amici ti stanno dietro!-
-Non mi credo un Dio!-
-Io non devo dare retta a nessuno! Io non sbaglio mai! Tsk! Boris sta zitto, sta fermo, non ti lamentare! Sergey fai questo, fai quello, va a chiamare quell’inetto di Boris, non farmi incontrare Mayer oggi che non ne ho proprio voglia….- gli fece il verso con tanto di smorfia, cosa che fece strabuzzare gli occhi a Yuriy che non si immaginava tanta sfrontatezza nei suoi confronti. -Li comandi a bacchetta quei poveri scemi!-
-Non è vero che li comando a bacchett…-
-Perché non lo chiedi a loro…-
-Non ti impicciare in cose che non ti riguardano!-
-Appunto! Nessuno deve mettere in discussione quello che fai!-
Quello fu troppo: le narici di Yuriy si dilatarono di indignazione e, senza sapere cosa ribattere, si girò e scese le scale.
-Te ne vai? Questa è una conferma che ho ragione io!- continuò a parlagli contro lei seguendo imperterrita fino alla sua stanza.
-Smettila si seguirmi, tanto non ne esce niente!-
-E tu perché te ne vai? Non ti conviene più il discorso!?-
Yuriy aprì la porta ed entrò e mollò il libro sulla scrivania nell’angolo. Poi si voltò e tornò a rivolgersi direttamente a lei con tutte le intenzioni di troncare il discorso lì.
-Allora te lo dico una volta per tutte: continua pure a sbavarmi dietro se vuoi, ma…-
-Io non sbavo dietro nessuno, sono gli altri che sbavano dietro me!- sbottò lei incrociando le braccia in petto.
-Ragazzi, basta con tutti questi discorsi di bava, è disgustoso!- intervenne distrattamente Boris sfogliando una rivista di costumi da bagno, seduto sul davanzale della finestra.
-Mia cara, mi dispiace disilluderti, ma nessuno ti corre dietro, questa è solo una tua convinzione!-
Lo sguardo scocciato di Kai li seguiva in silenzio dal suo letto.  
-Questo lo dici tu che sei così frigido da non accorgerti di niente che sia al di fuori di te!-
-Se, certo!-
-Nessuno mi snobba mio caro, tanto meno tu!-
-E poi dice a me che sono egocentrico!- sbuffò lui desideroso di tornare ad ignorarla.
-Si, lo sei!-
A suo giudizio quella discussione era arrivata alla fine già dalla sua nascita, quindi si buttò seduto sul suo letto e, rivolgendole una fugace occhiata, decise di chiarirle definitivamente la situazione.
-Sei anche dura di comprendonio a quanto pare! Non mi piaci, ok!? Se mi tartassi con le tue continue richieste per questo, beh, ti chiedo di smetterla, perché tanto non cambio idea! Lo vuoi capire che non hai speranza con me!? Nemmeno un pazzo starebbe con te e lo vuoi sapere perché?! Perché sei odiosa e, a quanto pare, pure scema se non l’hai ancora capito! Ora, se permetti, vorrei fare il mio riposino pomeridiano…-
E detto questo si sistemò il cuscino sotto la testa e li coricò dandole per di più le spalle.
Il silenzio scese nella stanza, solo lo sfogliare delle pagine del giornale di Boris e i rumori esterni lo interrompevano pigramente.
Claire si morse il labbro internamente. Guardò i ragazzi presenti nella stanza. Boris voltò pagina disinteressato, Kai fissava il soffitto disinteressato. A quel punto la porta si aprì ed entrò Ari, completamente ignara della discussione avvenuta fino ad un secondo prima, e interessata solo ad una cosa.
-Yura, mi prendo le tue sigarette!- lo avvisò Ari, sfilandogli le sigarette dalle tasche dei pantaloni senza fare complimenti. 
Nonostante lo strano silenzio e la faccia della cugina in piedi nel bel mezzo della stanza, non sembrava neanche propensa a sapere. In verità non aveva guardato nessuno, si era diretta dritta alle tasche di Yuriy.
Claire non resistette più, si aggrappò al braccio della cugina. Oramai quasi alle lacrime, disperata, la scosse.
-Ari…-
-Che vuoi?- le chiese questa scocciata senza neanche guardarla in faccia, con una sigaretta appesa alle labbra che cercava di accendere, per quanto le fosse possibile con Claire aggrappata al braccio che la strattonava.
Claire provò a parlare e guardò di nuovo Yuriy steso sul letto che la ignorava bellamente.
Lasciò la cugina che se ne stava fregando di lei, e si rivolse a Boris questa volta.
-Boris!- oramai le lacrime uscivano copiose, e la voce le tremava. Un singhiozzo le sfuggi. –Non gli dici niente?-
-E che gli devo dire?- le rispose lui con gli occhi incollati sulle tette della signorina a pagina ventisette.
Claire si guardò intorno incredula. Boris se ne fregava, Kai si faceva gli affari suoi, sua cugina, che avrebbe dovuto difenderla, fumava spensierata e Yuriy…. Erano un branco di insensibili, che stanza di pazzi era quella!?
-Ari, digli di chiedermi scusa immediatamente!- le ordinò con voce acuta.
-A chi?!- chiese lei aggrottando la fronte e buttando fuori una boccata di fumo.
-A Yuriy!- e lo indicò.
-E perché?!-
-Yuriy le ha rifilato un palo e Claire l’ha preso in pieno!- spiegò spiccio Boris volando pagina.
Claire sconcerta, lo fissò a bocca aperta. Allora aveva capito tutto e non gliene fregava veramente niente. E poi che spiegazione umiliante era quella!?
Ari ghignò in direzione di Yuriy e si chinò sul suo capitano prendendolo per un orecchio.
-Ancora, dopo tanti anni, non hai capito che i pali non si rifilano ma si infilano? Quante volte te lo devo spiegare?-
Yuriy la scacciò con un gesto infastidito della mano, come se fosse una mosca molesta. Kai sbuffò sonoramente e si voltò dall’altra parte dandole le spalle. Quanto lo infastidiva quella sua volgarità gratuita da scaricatore di porto.
Claire strinse i pugni e si rivolse a Ari incredula e amareggiata più di prima a causa di quel tradimento. Lacrime miste di umiliazione, delusione e amarezza scendevano solcando le guance già bagnate.
-Io ti ho difeso da quella arpia! Credevo che ci tenessi a me, e invece ci ridi sopra!? Fai schifo Ariel. Sono tua cugina e non stai dalla mia parte neanche per questo! E tu….- continuò ora rivolgendosi a Boris, -sei solo un sottomesso del cazzo! Non hai le palle e non le hai mai avute per metterti contro Yuriy, neanche per difendere una amica! Appena te lo dice lui abbassi la testa e ti stai zitto come se fossi il suo cagnolino!-
-Questo l’ho sempre detto anche io…- ci tenne a sottolineare Ari che sembrava non essere stata minimamente toccata dalle parole e dalla disperazione di Claire.
-E zitta tu! Sei solo cavoli tuoi! Io sarò pure egocentrica, ma qui siete solo un inutile ammasso di insensibili, egoisti e vigliacchi! Pensavo che valeste di più, ma mi sbagliavo, siete solo un gruppo di disadattati!- 
Lanciò a tutti un’ultima occhiata piena di disprezzo ed uscì sbattendo la porta.
-Finalmente un po’ di pace!- sospirò Yuriy rilassandosi contro il cuscino e impedendo quel silenzio che sarebbe stato anche abbastanza strano ma dovuto dopo tutto il trambusto che era irrotto con Claire e Yuriy.
-Ma che cazzo le è preso? Io volevo solo andare a farmi due birrette!- disse Ari lasciando cadere la cenere nel posacenere di latta sul comodino.
-Vengo anche io!- scattò subito Boris facendo volare via in un batter d’occhio il giornalino di automobili da corsa.
-Bene!- fece Ari per poi rivolgersi ai ragazzi che erano rimasti sui letti a poltrire. -Voi due invece, non venite?-
Yuriy le fece segno con la mano di andare pure, mentre Kai le fece un altro segno, ma col dito medio.
-Con quello ci giocate tu e Yuriy quando me ne vado, mio caro! Divertitevi pure…- rispose Ari chiudendosi la porta dietro.
Dopo qualche minuto Yuriy si rigirò nel letto. Non riusciva a prendere sonno. Ma perché?
Ci pensò su, poi gli tornò in mente Vorkof e il mistero della sua morte. Ora che ci pensava Ari le era sembrata anche piuttosto allegra. Insomma, voleva prendersi qualche birra in compagnia, questo per lei doveva essere il massimo della pacchia.
-Sei stato duro con Claire!-
Yuriy sgranò gli occhi e un sorrisetto immediato e beffardo comparve sul suo viso.
-Cosa odono le mie orecchie! Kai Hiwatari che si impiccia di questioni che non sono le sue e, per di più, di stampo amoroso!- fece sarcastico.
-Era solo una considerazione la mia.- rispose il compagno dall’altra parte della stanza.
-Non mi pare di averti mai chiesto delucidazioni sulle tue docce notturne!-
-Su questo avrei da ridire!- la voce strizza di Kai gli fece ricordare che in effetti qualche volta si era trovato a curiosare negli affari suoi.
-Ma, d’altronde non è colpa tua, sei stato praticamente costretto….-
-Che vorresti dire?-
-Niente…-
-Tu non parli mai a vanvera Kai.-
-E con questo?-
-E con questo se dici una cosa dilla tutta!-
Seguì un sospiro e un rumore di lenzuola gli fece capire che Kai doveva essersi spostato su un fianco.
-Claire non molla l’osso finché non ottiene ciò che vuole. Ari ha tirato per anni e alla fine ci è riuscita. In questo si somigliano, non dovresti sottovalutarla.-
-Interessante…. Quindi questa volta hai pensato bene di cedere subito senza fare troppe resistenze!- sghignazzò Yuriy insinuando ad una pseudo relazione tra lui e la compagna tedesca.
-Non ho ceduto a niente! Ha voluto la sua vendetta e l’ha ottenuta e tutto è finito là!- rispose aspro Kai.
Yuriy scattò a sedere allarmato come se un soldato avesse appena sfondato la porta con un calcio mitragliando a 360°.
-Allora… quella bastarda, ha veramente combinato qualcosa!? Cosa è, un altro dei suoi scherzi idioti? Lo sapevo! Dimmi immediatamente che cosa ha fatto!-
-Non ha fatto proprio niente e, se ha fatto qualcosa, io ne sono all’oscuro!- rispose pigramente Kai.
-Certo! Mi avete preso per un idiota! Cosa ha il mio letto!?- chiese buttandosi giù dal letto, manco ci fosse nascosto un alligatore affamato invisibile tra le lenzuola. -L’avevo detto io che era diventato scomodo!- iniziò a girare intorno al letto guardingo e, senza pensarci su due volte, sollevò il materasso e lo fece piombare per terra analizzando doga per doga la rete.
-È diventato scomodo perché sei pazzo! Hai questa strana ossessione che qualcuno ti voglia fare qualcosa…-
-La mia non è un’ossessione! Quel qualcuno ha un nome e quel qualcosa sicuramente mi farà incazzare come una bestia!- disse continuando nella sua analisi, e passando ai piedi del letto.
-Che tu ti incazzi come una bestia non è una novità!- sbuffò Kai.
-Fottiti Kai!- sbottò infine Yuriy tirandosi in piedi.
Non era pazzo, ne ossessionato. Quei due quella volta avevano combinato qualcosa, ora ne era certo! Ariel aveva provato a sviarlo con la storia dello sgabuzzino, ma lui era furbo, non ci aveva creduto fin dall’inizio! Ma adesso ne aveva la certezza, qualcosa gli avevano fatto, qualcosa avevano architettato.
Aprì le ante dell’armadio controllando tutti i suoi vestiti. Tre felpe, tre magliette, tre pantaloni, sei paia di mutande, calzini e canottiere… sembrava tutto a posto…. Le divise c’erano. Cosa accidenti poteva essere? Stette mezz’ora nel bagno, quando ne uscì era più guardingo di prima. Lo shampoo  era shampoo, il doccia schiuma era doccia schiuma, il suo spazzolino l’aveva cambiato per sicurezza. Cosa, cosa poteva essere?!
-Cosa avete fatto, dimmelo!- disse cercando di dominare un’imminente crisi isterica, rivolgendosi al compagno spalmato sul letto.
Kai alzò pigramente gli occhi ametista sul rosso per poi tornare a chiuderli.
-Fottiti Yuriy.-
-Tsk!- irritato e in stato di massima allerta uscì sbattendo la porta che oramai era quasi smantellata dal muro a causa della continua furia che la attraversava.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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