Una partenza sofferta
"Eppure
avevo la strana
sensazione che quello non fosse il mio giorno fortunato."
Izzy
aspettò gentilmente
che anche noi ci facessimo i bagagli.
Duff ci impiegò qualcosa come tre
quarti
d’ora per preparare due valigie fottutamente grandi. Che cazzo voleva
portarsi
dietro, anche la fottuta vasca da
bagno?
Così
lui fu l’ultimo ad
uscire di casa, trascinando con non poca fatica la sua roba.
-
Slash, fottuto cazzone,
vieni ad aiutarmi!- urlò, sbuffando per spostarsi i capelli dagli occhi.
-
Vaffanculo, chiedi ad
Ax.- borbottò contrariato il bestione.
Perché
io?! Mi avevano
preso per un fottuto fattorino?
Izzy,
di fianco a me, si
stava accendendo l’ennesima sigaretta senza proferire parola, come
aveva fatto
da quando ci eravamo seduti nella macchina in attesa degli altri. Se
prima era
semplicemente nervoso, ora stava iniziando ad esaurirsi.
Imprecando
e di malavoglia
scesi dall’auto ed aiutai Duff a trascinare fino alla macchina una
delle
valigie (ovviamente la più grande.). Per qualche secondo mi chiesi se
contenesse mattoni di piombo.
Aprii
il portabagagli e
rimanemmo a guardare i nostri zaini buttati alla cazzo. Organizzazione
dello
spazio no, eh?
-
Slash?- chiamò dubbioso
Duff. – Perché ci sono preservativi che escono dal tuo zaino?-
Il
bestione si girò verso
di noi con un sorriso marpione, ammiccando quasi. – Non si sa mai,
sapete…-
-
Slash, andiamo nel
fottuto nulla. Le donne dove cazzo le trovi?- chiesi esasperato.
-
Metti che ci sia
qualcuno con la macchina ferma…- lasciò la frase in sospeso ed iniziò a
ridacchiare insieme a Steven.
Fissai
per un momento la
schiena di Izzy: quel coglione sembrava assorto ancora una volta nel
suo fottuto
mondo.
-
Le mie valigie non ci
stanno.- constatò Duff, tornando a focalizzarsi sul problema. Credo
fosse la
cosa più intelligente che gli stesse passando per la testa.
-
Sei un genio, amico.-
Duff
mi mandò allegramente
a fanculo. Non so perché, ma ogni volta che si incazzava o si
offendeva, quel
coglione mi faceva morire dalle risate. Come si fa a prendere sul serio
una
faccia del genere? Soprattutto quando mette il muso o finge di essere
intelligente, proprio come stava facendo in quel momento.
E,
fra parentesi, io l’ho
sempre detto che Duff è isterico. Sul
serio. Ogni tanto ti fa cagare in mano, insomma, proprio nei momenti in
cui non
te l’aspetteresti mai. Riesce a passare da una calma che ha
dell’incredibile a
degli schizzi assurdi. Il più delle volte però ti spaventa a morte
perché
inizia ad urlare incazzato senza preavviso, e tu, povero stronzo, te ne
stai lì
a subire la sua scarica nevrotica di strilli senza capirne il perché.
E
quello fu uno dei suoi
picchi massimi di isterismo.
Abbandonò
la sua valigia a
terra, e presi i nostri zaini iniziò a scaraventarli addosso a Slash e
a Steven
gridando che no, non era possibile che quei fottuti coglioni non
sapessero come
cazzo si organizzasse un portabagagli e li invitò a ficcarseli nel culo
per
risparmiare spazio.
Slash
e Steven, incazzati
come delle vipere, si voltarono verso di noi ed iniziarono a sbraitare
contro
Duff; il quale, sebbene fosse in minoranza numerica, non si lasciava
per niente
impaurire. E fu così che anche io iniziai ad urlare cercando di
metterli a
tacere tutti e tre.
Quando
la discussione fu
prossima alla rissa, una portiera sbatté con tanta forza da far vibrare
tutta
l’auto, portando finalmente il silenzio fra di noi.
Ci
focalizzammo tutti
sulla faccia impassibile di Izzy.
-
È colpa di Duff!-
esclamò Steven impaurito. Si vedeva lontano un miglio che stava cagando
mattoni.
-
Ehi, non è affatto
vero!- ribatté Duff impettito, scatenando una nuova discussione.
-
BASTA!- urlai. Se io ero sull’orlo di una crisi di
nervi,
non osavo immaginare come cazzo si sentisse Izzy; non riuscivo a
concepire come
riuscisse a trattenersi dall’ucciderci tutti a colpi di chitarra.
-
Ok.- parlò Izzy quando
tutti fummo in silenzio. – Ora potremmo partire, per favore?-
L’ultima
parola fu calcata
così tanto da farci rabbrividire visibilmente.
Izzy
lasciò cadere il
mozzicone per terra e, dopo averlo pestato con furia, tornò in
macchina.
Io
e Duff ci guardammo,
spaventati.
A
voce bassa ci accordammo
su come avremmo sistemato quei maledetti bagagli: Slash, Duff ed io
avremmo
tenuto gli zaini, Steven si sarebbe beccato una chitarra ed il pranzo.
Nel
portabagagli avremmo invece lasciato quelle maledette valigie e una
delle
chitarre (quella di Izzy).
In
un quarto d’ora
sistemammo tutto e, con mia grande soddisfazione, potei poggiare il mio
culo
sul sedile di fianco a Izzy.
Quel
bastardo mise in moto
e schiacciò il piede sull’acceleratore senza nemmeno lasciarmi il tempo
di
chiudere la fottuta portiera. Quando riuscii a farlo ( e per fortuna
che lo
feci in tempo per schivare un maledetto lampione) mi voltai verso il
mio
migliore amico, sperando di potergli trapanare il cranio con lo
sguardo.
Cazzo,
mi credete se vi
dico che non successe proprio un emerito niente?
Deluse
le mie aspettative,
appoggiai la mano sulla sua spalla e dissi: - Spero che questa fottuta
vacanza
faccia bene ai tuoi nervi, cazzo.-
Ridacchiò
nervosamente
senza staccare gli occhi dalla strada.
Avevamo
preso la macchina
di Slash, non il catorcio di Duff; il quale, probabilmente, avrebbe
fatto sì e
no due chilometri e poi avrebbe tirato le cuoia.
No,
avevamo preso la
decappottabile di Slash. Ci domandavamo da quando l’avevamo vista
comparire nel
parcheggio davanti casa se l’avesse rubata o comunque dove fosse
riuscito a
trovare tutti quei soldi quando facevamo fatica a pagare l’affitto.
Certo, non
era proprio nuovissima e le sospensioni cigolavano un po’, ma porca
puttana,
facevamo la nostra porca figura a bordo di quell’auto.
E,
infilandomi gli occhiali
da sole, abbandonai la testa sul sedile con il vento che mi sferzava i
capelli.
Ascoltavo la musica del traffico nella
città. Già! Come quella
canzone, come cazzo si chiamava… Downtown.
Forse
quella vacanza
sarebbe servita per calmare i nervi di tutti, non solo quelli di Izzy.
Così
stavo lì a godermi il
silenzio rumoroso della città, rilassandomi.
Ma
ovviamente come potevo
illudermi? Ogni tanto sono così stupido.
-
Dove andiamo?-
La
voce squillante di
Steven mi sfondò il timpano sinistro e fece visibilmente sussultare
Izzy;
fortuna che eravamo fermi ad un semaforo, o ci lasciavamo le penne.
Mi
girai e cercai di
uccidere Steven con gli occhi; ma nemmeno questa volta funzionò,
purtroppo. Una
volta o l’altra dovrò farmi spiegare da qualcuno come si fa.
Rispose
Slash per me, e
anche questa fu una fortuna, perché se lo avessi fatto io mi sarei
fiondato
sicuramente sul sedile posteriore e avrei iniziato a pestare Steven.
-
L’abbiamo ripetuto un
centinaio di volte, Steve.-
-
Devo essere stato in
bagno quando ne parlavate.- rispose quello, noncurante.
-
Sei andato in bagno
cento volte e proprio quando ne stavamo discutendo?- chiese dubbioso
Duff.
-
No, ci sono stato solo
una volta.- ridacchiò Steven. – Ma per un’ora.- puntualizzò.
Slash
alzò gli occhi al
cielo e poi disse: - Prendiamo la route 66, hai presente? Quella che va
da L.A.
a Chicago.-
In
quel momento mi stavo
chiedendo come mai Slash perdesse il suo prezioso tempo per rispondere
a
Steven; soprattutto quando sapeva benissimo
che Steven era stato il coglione a travolgere Izzy di domande quando ci
era
stato detto che avremmo preso la route 66.
Beh,
ma si sapeva che
Steven era quello dalla memoria corta.
-
Che cos’è la route 66?-
Duff
sbuffò esasperato. –
Quella strada lunga lunga in mezzo al nulla. Deserta.
A parte i coyote, ovvio.-
Steven
iniziò a saltellare
come una marmotta del cazzo.
-
Ho sempre sognato di
vedere i coyote!-
Mi
girai lasciando perdere
i discorsi idioti di quei tre balordi.
Tornai
a riposare la mente
sul sedile.
Proprio
quando mi stavo
facendo un trip mentale sui coyote ( assurdo come i discorsi di Steven
ti
mandino fuori di testa ogni tanto), la voce angelica parlò ancora.
Urlò ancora.
-
Axl, mangiamo?-
Mi
trovai il naso di
Steven a dieci centimetri dal mio. Il suo alito mi colpì e per poco non
mi
mandò all’altro mondo. Ma si lavava i denti?!
-
Cazzo, Steven, smettila
di urlarmi nelle orecchie!- ringhiai.
Mi
voltai verso Izzy a
domandare consiglio. Effettivamente, ora che quel fottuto orso biondo
me
l’aveva fatto notare, lo stomaco reclamava la pizza che mi ero
procurato con
tanti sforzi.
-
Quando saremo entrati
nella 66.- mormorò Izzy. Mormorava anche in macchina, quello lì.
Mormorava
sempre.
-
Non dovrebbe mancare
molto.- fece notare Duff.
Ci
acquietammo tutti e io
ripresi il mio trip sui coyote.
Ma
poco dopo….
-
AXL! Svegliati, siamo
nella route 66.-
Sì,
e io ci entrai sordo
da un orecchio.
To be continued....
Finalmente nella
route 66! :D Ok, scusate, sono un po' sclerata perché ho l'influenza.
^^"
Piccola nota: la canzone di cui parla Axl è Downtown, singolo di Petula Clark
del '64. Il verso originale era "Just
listen to the music of the traffic in the city."
E da questo capitolo si inizia a capire il perché del titolo
(finalmente, potreste dire voi, perché non si capiva proprio). :D
Ringrazio ancora tutte le
persone che leggono e che recensiscono (vi amo).
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, se ho scritto qualche
baggianata fatemelo notare! ;)
Peace, fucker
la vostra febbrile sclerata.