"FRA POCO ARRIVO!"
Stava correndo. Il
vento negli occhi, gli zoccoli che si scontravano a ritmi regolari contro il
terreno duro e freddo sotto di lui. I sassi rimbalzavano al suo passaggio,
danzando in aria per qualche istante, prima di ricadere sul terriccio gelato a
causa dell'inverno.
Evitò prontamente
un punto scivoloso, guidato dal suo istinto e continuando la sua corsa.
L'uomo sopra di
lui lo incitava col frustino ad andare più veloce, a non rallentare.
Le narici
soffiavano prepotenti ed avide di aria nuova e fresca per riempire i suoi
polmoni.
Lo sguardo sempre
pronto a cogliere ogni pericolo ed ogni ostacolo sulla sua strada.
Le orecchie tese
in avanti, la destra che si girava per qualche istante per cogliere gli ordini
del suo cavaliere.
Iniziò ad essere
stanco e a rallentare la sua velocità, ma il pronto contatto col frustino sulla
sua pelle lo fece continuare a correre.
Sentì il rumore di
altri zoccoli che si avvicinavano a lui.
Lo stavano
raggiungendo. Ma lui era il più veloce e non poteva farsi battere, sentiva il
suo cavaliere che glielo ripeteva di continuo, per non farlo arrendere.
Doveva vincere.
Poi lo sentì nel
suo corpo che vibrava ad ogni passo, nel suo cuore che pompava sempre più
veloce: il traguardo; una curva, una sola e sarebbe arrivato.
Mancava poco.
Spinse al massimo
il suo corpo in avanti, racimolando le ultime energie per l'ultima spinta.
Ma gli zoccoli
iniziarono a diminuire il loro ritmo e le zampe sembravano voler cedere da un
momento all'altro.
I suoi avversari
approfittarono di quell'attimo di cedimento per raggiungerlo e con la coda
dell'occhio vide il muso sauro di uno di loro che comparve alla sua sinistra,
pronto a superarlo all'interno.
Il frustino che si
scontrava contro la sua pelle sudata gli urlò di accelerare, ma ormai non ce la
faceva più. Stava perdendo.
Imboccò la curva,
al suo fianco il cavallo sauro che sembrava superarlo da un momento all'altro.
Fu allora che lo
vide: il traguardo, con due lunghe aste ai lati della pista ed una semplice
linea bianca tracciata sul terreno; gli sembrò la cosa più bella che avesse mai
visto al mondo.
Tentò un ultimo
sforzo ed aumentò di nuovo il passo, gli zoccoli che per un istante tornarono a
rimbombare sul terreno sotto di lui.
Ma qualcosa andò
storto: il terreno troppo scivoloso o una zampa messa male.
La presa sul
terriccio sotto di lui mancò per un attimo e il cavallo rovinò a terra,
incapace di riprendere il controllo.
Il muso si scontrò
sul terreno, mentre gli zoccoli venivano intrappolati sotto il peso del suo
corpo.
Sentì il cavaliere
sopra di lui irrigidirsi per un istante, terrorizzato.
L'animale cadde su
un fianco e sentì la staffa scontrarsi contro la sua pelle, provocandogli una
fitta di dolore sulla parte destra.
Sentì l'uomo
staccarsi da lui e rotolare a sua volta sulla pista, annebbiata dalla polvere
sollevata dalla corsa degli animali.
Tutto gli sembrò
accadere in un solo, misero istante.
La zampa sinistra
si allungò nel vuoto per riacquistare un minimo di equilibrio nel momento
sbagliato.
Restò inerme
mentre un altro cavallo la calpestava con i suoi zoccoli, perdendo poi a sua
volta l'equilibrio e cadendo a terra pochi metri davanti a lui.
Una nube di
polvere si alzò davanti ai suoi occhi spaventati, coprendo alla sua vista
l'arto anteriore.
Il dolore arrivò
prontamente, come una scarica, una serie di punture che lo percorsero per tutto
l'arto, allungandosi poi in tutto il corpo.
La nube si
dissolse dopo qualche minuto. Non ebbe il coraggio di guardare la sua ferita
alla zampa, preferendo puntare lo sguardo davanti a lui, verso il traguardo.
Vide il cavallo
sauro superare quella linea bianca disegnata a terra e gioire poi col suo
cavaliere.
Doveva essere lui.
Lui doveva vincere. Cos'era andato storto? Perché non aveva ancora superato
quella linea bianca, perché se ne stava a terra?
Tentò un piccolo
tentativo di rialzarsi in piedi, ma subito vi rinunciò: il dolore alla zampa
era troppo forte e non gli permetteva alcun movimento.
In pochi secondi
si ritrovò accerchiato da una folla di gente, che lo toccava e gli ripeteva
parole dal suono dolce e tranquillizzante.
Uno di loro tastò
la zampa e con voce preoccupata e amareggiata si rivolse ai presenti.
Cosa diceva?
Proprio non capiva. Tese l'orecchio sinistro verso di lui, per cogliere qualche
parola, qualche sillaba o suono in quelle frasi dette velocemente e con una
sicurezza forzata.
Un altro uomo lo
affiancò, porgendogli una valigetta bianca.
Il tizio ne
estrasse una siringa contenente uno strano liquido colorato.
Non gli piaceva
molto quando gli facevano le punture; tutti gli ripetevano che era per il suo
bene, ma lui non si era mai fidato molto di quelle rassicurazioni, che
sembravano dette solo per farlo arrendere a quelle iniezioni fastidiose.
Ora, in quel
momento, mentre il dolore sembrava lacerarlo in ogni parte del corpo, non
desiderava altro che placarlo.
Se veramente
quella siringa gli avrebbe fatto cessare quelle fitte che si sbrigassero ad
iniettare quel liquido colorato nel suo corpo! Aveva ancora una gara da finire,
un traguardo da superare e non poteva permettersi il lusso di perdere tempo in
quel modo.
La puntura fu
veloce e decisa, nonostante un leggero tremolio della mano dell'uomo.
Ora poteva
rialzarsi, ora poteva continuare la sua corsa.
Il dolore
scomparve piano, piano, restringendosi, allontanandosi da tutto il suo corpo e
ritornando solo al punto dell'arto colpito.
Quando diminuì
anche in quel punto, l'animale fissò per l'ennesima volta quella linea bianca,
con le due alte aste ai lati della pista.
"Fra poco
arrivo!" ripeteva tra sé deciso, in tono di sfida.
I suoi occhi si
chiusero lentamente, facendolo sprofondare in un sonno profondo e senza fine.
"Fra poco
arrivo!" ripetè, mentre tutte le energie lo abbandonavano, lasciandolo
inerme sul terriccio freddo e gelido della pista.