1.
El Verano Mas Triste
"Io ho parlato."
"E che gli hai detto?"
"Gli ho detto che mi scopavo la moglie."
Lasciarono
la stazione di Polizia insieme, i tre fratelli Mercer. Tre, non più quattro. Bobby
odiava il numero tre. Lo odiava dai tempi in cui si era fatto coinvolgere in
una specie di storia con una donna sposata. Era finita con una scazzottata tra
lui e il marito cornuto, e visto che ne era uscito piuttosto malconcio, Bobby
avrebbe preferito non ripetere. Quindi, basta triangoli. Mai più donne sposate, aveva promesso a se stesso. Aveva aggiunto sposate dopo essersi reso conto che non
avrebbe mai potuto vivere senza una donna. Aveva avuto modo di provare
l'astinenza forzata in carcere, e la cosa non gli era piaciuta affatto: era
stata dura, affrontare tutto senza compagnia...
Si
sorprese a fissare i due fratelli, che sembravano aver trovato la donna della
loro vita. Jerry aveva pure sfornato due marmocchie, com'era possibile? Per non
parlare di Angel e Sofi: se avessero continuato a darci dentro con quel ritmo,
la possibilità di diventare ancora zio non era poi così remota... E lui,
invece? Naa, a lui bastava una scopata. Una bella e sana scopata con una
pupattola a caso. Nelle ultime settimane non aveva fatto altro che occuparsi di
vendette e boss da ridimensionare: adesso era il momento di pensare un po' a
sé. Iniziava la missione: Trova Una Donna Per Bobby.
"Fratello,
a che pensi?" La voce di Jerry, amorevolmente abbracciato da Camille,
riportò Bobby sulla Terra.
"Stavo
pensando che adesso voi due figli di puttana ve ne andrete a casa a spassarvela
con le vostre donne, e mi lascerete qui in mezzo alla strada solo come un
cane" ribatté lui, fingendosi offeso.
"Trovati
una ragazza, fratello" sentenziò Angel, facendo spallucce e lanciandogli
qualche confezione di preservativi.
"La
fai facile, tu" rispose Bobby, intascando le confezioni. "Tu hai La
Vida Loca."
Sofi,
sentendosi chiamata in causa, rispose semplicemente alzando il dito medio.
Impegnato a lamentarsi per la mancanza di una donna, Bobby rimase indietro
rispetto al resto del gruppo e smise di prestare attenzione a dove metteva i
piedi, andando a sbattere contro una ragazza appena uscita dal supermercato.
"Ehi, che cazzo!" sbottò l'uomo, sorpreso dall'urto. Osservò la
ragazza raccogliere quello che le era caduto, rendendosi conto che si trattava
davvero di un bell'esemplare. "Ehi, serve una mano?"
La
ragazza si rialzò, apparentemente con fatica, e stringendosi al petto la busta
lacera puntò gli occhi nei suoi. "No grazie, Bobby Mercer. Ne hai già
combinati abbastanza, di casini." Detto questo, marciò via, lasciandolo
con un palmo di naso.
"Ehi!"
protestò. "Guarda che io sono stato gentile! Donne..." aggiunse,
sibilando e raggiungendo gli altri. "Non lamentatevi se poi vi facciamo le
corna" commentò ancora, rivolgendosi in modo particolare a Sofi.
Un
paio d'ore più tardi, Camille e Sofi chiamarono a tavola i tre uomini. "Le
bambine sono ancora da tua madre?" si informò Jerry.
"Ho
pensato di lasciarle da lei ancora qualche giorno, mentre vi rimettete in sesto
e decidete che cosa fare con la casa" rispose Camille, mettendo in tavola
una ciotola di minestra. "Almeno non vi staranno tra i piedi."
"E'
una cosa di cui dovremmo discutere" osservò Angel. "Insomma, è la
casa della mamma, io credo che dovremmo sistemarla."
"I
soldi non mancano. Abbiamo i quattrocentomila dollari dell'assicurazione. Se
facciamo le riparazioni da noi, possiamo risparmiare sulla manodopera"
rispose Jerry. "Che ne dici, Bobby?"
Per
la seconda volta in poco tempo, Bobby si fece sorprendere disattento.
"Come?"
"Jerry
stava dicendo che per le riparazioni alla casa di mamma potremmo... ehi,
fratello, ma ti senti bene?"
Bobby
si passò una mano sugli occhi. "Sì, sto bene." Fece una pausa.
"Stavo pensando alla ragazza di oggi. Sono sicuro di averla già vista,
eppure non mi ricordo il suo nome..."
Una
fragorosa risata risuonò nella cucina. "Fratello, le sei stato dietro per
tre anni e non te la ricordi?" gli domandò Jerry, iniziando a piangere per
le troppe risate.
"Ehi,
che avete da ridere? No, spiegatemi, voglio ridere anch'io..." fece Bobby,
sarcastico, aspettando che l'ilarità scemasse.
Angel
riuscì a darsi una calmata. "L'unica ragazza di Detroit che Bobby Mercer
non è mai riuscito a farsi!" esclamò, battendo il cinque al fratello e
ricominciando a ridere.
"Ahahah,
molto divertente. Allora?"
Jerry
si ricompose. "Fratello, quella è la figlia del reverendo."
"Di
quale reverendo?"
"Il
reverendo Chambers, quello che viveva giù su Evans Street."
"E'
la figlia più piccola, Adia" specificò Jerry.
Bobby
strizzò gli occhi e distolse lo sguardo dai fratelli, riflettendo. Chi
diavolo... "Oh, cazzo. Quella
figlia del reverendo?"
Dopo
cena, si trasferirono in salotto. “Accidenti, la piccola Adia è cresciuta
davvero bene…” osservò Bobby. “Proprio una bella pollastra.”
“Sei
disgustoso, Bobby” lo rimproverò Sofi. “Non pensi ad altro che al sesso.”
“Sbaglio
o Madre Teresa ha detto qualcosa?” la prese in giro lui, schivando per un pelo
il cuscino che lei gli aveva lanciato.
“Tanto
piccola non direi” osservò Angel. “Quanti anni aveva quando te ne sei andato?
Diciotto?”
“Venti”
lo corresse Sofi. “Era una classe avanti a me.”
“Da
quanti anni è morto il reverendo?” chiese Camille a Jerry.
“Il
reverendo Chambers è morto?” si stupì Bobby. “Quando cazzo è successo?”
“Mentre
eri in galera, fratello” rispose Jerry. “Cinque anni fa, se non sbaglio. Brutta
storia.”
“Che
gli è successo?”
“Gli
hanno sparato” spiegò l’altro. “Davanti alla sua chiesa. Hanno mirato alle
gambe. L’hanno lasciato lì ad agonizzare, e quando sua figlia è corsa ad
aiutarlo, hanno sparato anche a lei.”
“Quale
figlia? Quell’uomo aveva più figlie che capelli” osservò Bobby.
“La
tua pollastra” ribatté Angel. “Non hai visto come zoppica?”
Bobby
si rese conto di non averci fatto caso. “Non l’ho notato. Chi è stato a
sparare?”
Jerry
fece spallucce. “Killer di fuori città. Ma lo sanno tutti che dietro c’era la
mano di Victor Sweet.”
“Perché
far uccidere il prete?”
“Perché
si opponeva al regime di Victor. Chiedeva alla gente di opporsi con lui, ma
nessuno lo ascoltava. Non che fosse pericoloso, ma tu sai com’è… com’era Victor. Bastava guardarlo male.”
Bobby
annuì, dando segno di aver capito. “Cazzo, me ne sono perse di cose” cercò di
scherzare. In realtà, quella situazione gli ricordava la morte di sua madre. In
fondo, Evelyn Mercer e il reverendo Chambers erano morti entrambi per un
capriccio di Victor. Ma ora tutto era sistemato: quel bastardo galleggiava
sotto il ghiaccio del lago, e non avrebbe più fatto male a nessuno. Si alzò.
“Grazie per la cena, Camille. Vida loca…”
aggiunse, saltellando all’indietro per evitare un calcio di Sofi. “Io me ne
vado a letto.”
Angel
sorrise. “Il letto di chi?”
“Il
mio, fratellino. Ma da domani si cambia musica, stanne certo. Voglio che si
sappia che Bobby Mercer è tornato in città.”
NdA
– Prima di continuare, sempre che
qualcuno abbia avuto il coraggio di arrivare in fondo a questo capitolo, ho deciso
di lasciare una piccola nota.
Non ho
idea di come sia nata questa storia, davvero.
È solo
che, dopo aver rivisto il film per qualcosa come la decima volta, mi sono
chiesta che cosa succedesse dopo l’interrogatorio finale (del quale riporto uno
stralcio a inizio capitolo). Nella scena conclusiva, in cui i tre fratelli sono
alle prese con la sistemazione della casa, il “fantasma” di Evelyn chiede a
Bobby se abbia intenzione di restare. Bobby risponde di sì, ma… perché? Il film
non ci dà una risposta, e allora… la risposta l’ho creata io. Ho cercato di
dare a Bobby Mercer (indubbiamente il mio personaggio preferito) un motivo per
restare.
Inoltre,
trovavo maledettamente ingiusto che Jerry e Angel avessero una donna e Bobby
no. *indignazione – mode ON*
Altro
avvertimento: sono solita titolare i capitoli con il titolo della canzone che
mi ispira mentre scrivo. Anche il titolo della ff è “musicale”: è tratto dalla
canzone “Adia” di Sarah McLachlan, che personalmente vi consiglio di ascoltare.
Spero
vi possa piacere questo mio obbrobrio, o che, perlomeno, non vi faccia troppo
schifo. Fatevi sentire, in entrambi i casi!