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Autore: hipopo    17/01/2011    4 recensioni
La mia personale versione dell'ultima sera di Oscar e André: assolutamente da fan, quello che io avrei voluto vedere, quello che io ho voluto vederci, quello che mi sono raccontata per far quadrare le cose e "addolcire" l'amaro finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Sull'Amore.



Il volto nascosto nel petto di André, Oscar piangeva.
Piangeva per un mondo che, lo sapeva, non sarebbe più potuto tornare. Piangeva per la propria sconfitta davanti a dubbi e sentimenti che aveva soffocato per anni.
E piangeva perché nonostante tutto, quel che André provava per lei era stato più forte dei suoi dubbi e delle sue paure. Aveva lottato, era scappata, l'aveva trattato come il suo peggior nemico, eppure André l'amava ancora, voleva ancora starle vicino.
E adesso che le sue difese si erano definitivamente infrante, Oscar piangeva senza riuscire a fermarsi. Aggrappata al davanti dell'uniforme di André, singhiozzava disperatamente, come non aveva mai osato fare neppure da bambina, temendo che, se si fosse mostrata troppo debole, avrebbe perso il suo rispetto.
Oscar faceva fatica a respirare. Soffocata dalle lacrime, lottava per dirgli che l'aveva sempre amato, che era stata stupida e cieca e pazza, ma che nessuno mai le era stato più caro.
Poi sentì la mano calda di André che copriva la sua.
“Questo io l'ho sempre saputo.”
Oscar intrecciò le dita con le sue e alzò verso di lui il viso stravolto dalle lacrime.
Fece scorrere la mano libera sul suo petto, contro la ruvida stoffa dell'uniforme per sfiorargli il viso, ma André la precedette e tirandola a sé, si chinò per baciarla.
Oscar non poteva più soffocare quel fuoco che sentiva dentro e che si stava divorando tutti i dubbi e le paure.
Con una mano gli circondò la nuca, affondandogli le dita tra i capelli, mentre con l'altra gli tirava disperatamente il davanti dell'uniforme, per sentirlo più vicino a sé.
Tutto era dimenticato, Parigi, gli ordini, la rivolta.
Non riusciva a pensare ad altro che ad André, al suo odore, alle sue mani leggere sulla schiena, alla sua bocca, gentile, appassionata e insistente. André, che sulle rive di un fiume, in mezzo alla Rivoluzione, la voleva ancora, l'amava ancora e la baciava come se avessero tutto il tempo del mondo.
Con un sospiro, Oscar si staccò da lui e fece un passo indietro, per staccarsi dal fianco la spada e posarla a terra poco distante.
Delicatamente gli prese le mani e le guidò al bavero della sua giacca, che in pochi istanti finì accanto alla spada, seguita dalla sua leggera camicia. Con mani tremanti, André sfiorò le fasce che le coprivano il seno e iniziò a svolgerle, lentamente.
Oscar non provava imbarazzo: non si sarebbe più nascosta, non davanti ad André Voleva che lui la vedesse com'era, voleva che vedesse come la faceva sentire.
Di nuovo afferrò le sue mani, se le portò alle labbra e poi le guidò sulla sua pelle, in basso, verso le spalle e più giù, finché non si chiusero sui suoi seni. Oscar sorrise, quando si accorse che, come lei, anche André aveva trattenuto il fiato a quel contatto. Allora non era imperturbabile come le era sembrato in quegli ultimi mesi.
D'un tratto le mani di André le circondarono il viso mentre lui le cercava di nuovo le labbra.
“Oscar... non credo... se non ci fermiamo adesso non credo che...” André le nascose il viso nel collo, poggiando la fronte sulla sua spalla nuda.
Oscar gli accostò la bocca all'orecchio e sussurrò: “Se ti fermi adesso, non te lo perdonerò mai.”
Le spalle di André iniziarono a sussultare sotto le sue mani, ma prima di poter iniziare a preoccuparsi, Oscar capì che lui stava ridendo. Lei gli apriva il suo cuore, gli si offriva senza pudore e il vigliacco rideva. Non ci poteva credere.
Gli afferrò una ciocca di capelli sulla nuca e tirò, per allontanarlo da sé e guardarlo in faccia e rimase senza fiato trovandosi improvvisamente davanti l'André di tanto tempo fa, prima della Guardia francese, prima di quella sera che aveva cambiato tutto tra loro. E allora capì che era stata lei, finalmente, a portare quella felicità dove prima aveva portato solo dolore e si sentì mancare la terra sotto i piedi al pensiero del potere che aveva su quest'uomo, a come sarebbe stato facile schiacciarlo e a quanto era già andata vicino a farlo.
Mai più. Mai più.”, pensò.
Con mani decise iniziò a slacciargli la giubba, che in un attimo finì a terra, seguita dalla camicia. Pensò, compiaciuta, che era bastato un attimo per levargli quel sorriso dalla faccia e soffocare la sua risata.
Sfiorandola appena, André la attirò a sé e la prese delicatamente tra le braccia, posandole i palmi della mani sulla schiena e premendola contro di sé, nascondendole il viso tra i capelli.
Al contatto con la sua pelle liscia e bollente le sfuggì un gemito, mentre si aggrappava alle sue spalle e nascondeva il viso nel suo petto.
André la fece sdraiare sull'erba e si inginocchiò davanti a lei, per sfilarle gli stivali. Le sue mani salirono a sfiorarle appena i seni, le scivolarono sull'addome, tracciarono piccoli cerchi attorno al suo ombelico e poi si fermarono sui suoi fianchi, ancora fasciati dai pantaloni dell'uniforme.
Oscar si sollevò sui gomiti: voleva guardarlo, voleva vedere il suo viso mentre la scopriva, la esplorava, la faceva sua. All'improvviso, una morsa le strinse lo stomaco mentre si chiedeva se lui riuscisse ancora a distinguerla o se, ormai, non era altro che un'ombra offuscata, per lui.
Allungò una mano per accarezzargli la guancia, ma lui fu rapido e catturò le sue dita con le labbra, succhiandole e mordicchiandole teneramente.
Oscar capì: quello che non riusciva più a vedere l'avrebbe toccato, assaggiato, assaporato.
Con deliberata lentezza, André le slacciò i pantaloni e li fece scorrere lungo le sue gambe, centimetro dopo centimetro, attento a non sfiorarle la pelle.
Oscar tremava, sentendosi esposta e vulnerabile come mai prima. Ma ogni dubbio e ogni pensiero cosciente vennero annientati dalla mano di André che scendeva lungo la curva del suo collo, seguita dalla sua bocca.
Quelle mani, quelle dita... era come se seguissero un disegno invisibile, attente a non lasciarsi sfuggire un solo millimetro della pelle di lei.
Oscar si lasciò andare completamente sull'erba, inarcando la schiena sotto la sua bocca.
Ebbe solo un attimo di incertezza, quando sentì le labbra di André che la sfioravano là dove sentiva pulsare più forte il desiderio di lui. Un solo istante di terrore, di paura irrazionale all'idea di offrirsi così completamente a qualcuno. E poi Oscar si arrese, con gioia, alle mani e alla bocca dell'uomo che sapeva non l'avrebbe mai lasciata sola.
Oh, sì, questo è giusto. Questo è il mio posto, qui devo stare. Per questo sono nata.”, pensò Oscar.
Le sfuggì un gemito di protesta quando sentì André che si staccava da lei, ma le sue proteste vennero subito zittite dal contatto col corpo di lui che si allungava sopra di lei, fino a coprirla completamente.
Reggendosi sulle braccia per non schiacciarla, André le prese le labbra in un bacio lento e profondo, poi affondò il viso nel suo collo, sussurrò il suo nome tra i suoi capelli.
“Oscar...”
Lei gli strinse le braccia attorno alla vita, gli accarezzò piano la schiena, invitandolo ad avvicinarsi ancora, ad unirli.
“Oscar... di' il mio nome... dimmi che mi vuoi.”
Le sfuggì un sorriso. “Soldato Grandier...”
Ma André la interruppe. “Oscar!”
C'era un'urgenza nella sua voce, una vena di disperazione che la commosse. Decisa, gli prese il viso tra le mani e sussurrò sulle sue labbra: “Voglio te. Voglio solo te, André.”
In quell'istante, lo sentì scivolare dentro di sé con un'unica spinta, profonda e decisa.
Per un attimo, il dolore le tolse il fiato, le chiuse gli occhi, ma Oscar li riaprì immediatamente per vedere quel volto che conosceva così bene, a pochi centimetri da lei. Gli depose un bacio leggero sulle labbra, se lo tirò ancora più vicino, avvolgendogli un braccio attorno alla vita e affondandogli una mano tra i capelli, mentre gli sussurrava all'orecchio le parole che l'avevano tormentata negli ultimi mesi, ma che aveva avuto troppa paura di dirgli.
“Il mio André.”

 

La paura non esisteva più. Non esistevano più i dubbi, le incertezze, il doloroso tormento di sentirsi continuamente divisa tra il dovere e il desiderio. Non esisteva più la lotta costante per trovare il proprio posto, per soddisfare le aspettative e i bisogni di chi le stava vicino.
Aveva un unico desiderio, adesso, un unico scopo, un'unica persona di cui le interessavano bisogni, aspettative. Una persona a cui, lo sapeva, non importava nulla di cosa avesse deciso, perché l'avrebbe amata, e l'aveva amata, comunque: debole, indecisa, impaurita.
Con la guancia appoggiata sul petto di André, Oscar si lasciava cullare dal ritmo del suo respiro e si perdeva in idee e progetti che aveva accantonato da anni. L'amore di André, per André, le aveva spalancato davanti un mondo di infinite possibilità. Adesso che aveva smesso di lottare contro questo sentimento, Oscar ne percepiva la forza inarrestabile. Tutto sembrava possibile, tutto sembrava a portata di mano.
“Stai dormendo?” la voce di André la riportò alla realtà.
“Non posso dormire.” rispose lei. “Ho già perso troppo. Non voglio perdermi un solo minuto di questa notte, di te.”
“Oscar...”
Lei lo interruppe. “Sono stata così stupida, se io... abbiamo perso così tanto tempo!”
“Non è vero.”
Oscar si sollevò su un gomito per guardarlo.
“Ascoltami, Oscar... abbiamo passato una vita insieme. E' più di quello che capita alla maggior parte della gente.”
“Ma...”
André non la lasciò continuare. “Non ho uno solo ricordo in cui non ci sia tu. Non esiste un solo momento della mia vita, triste o felice, stupido o importante, in cui non ti ho avuta accanto. Più di una madre, più di un padre, di un fratello o di un'amante, ecco cosa siamo sempre stati l'uno per l'altra, Oscar.”
Ignorato e negato, quell'amore era cresciuto nel silenzio, nutrito da ogni istante che avevano passato a cercarsi, a confortarsi, a vivere nella vita l'uno dell'altra.
“L'averlo... dichiarato... non lo renderà più forte o più vero.”
Oscar sorrise. “Di certo l'ha reso più divertente.”
André scoppiò a ridere, di nuovo. Dio, quanto amava quella risata e quanto poco l'aveva sentita, ultimamente.
Con studiata lentezza, Oscar si abbassò e gli posò un bacio leggero dietro l'orecchio, seguendo poi la linea del viso fino a raggiungere le sue labbra. A quanto pareva, aveva trovato un nuovo sistema per zittirlo e farlo smettere di ridere. Ed era decisamente più piacevole che sfidarlo a duello o fare a pugni.
Sentì le mani di André che le circondavano la vita e l'attimo dopo si ritrovò a cavalcioni su di lui.
“Nessun rimpianto, Oscar. Mai.”
Lei annuì lentamente e sussurrò: “Nessun rimpianto.”
Poi sentì la mano di lui che le scorreva sul fianco, dita leggere le contavano le costole e fu il suo turno di ridere... e il turno di André di zittirla con un bacio.
Quel senso di ineluttabilità, quell'aria di cupo presagio che l'aveva avvolta negli ultimi tempi, sembravano completamente svaniti.
Oscar lo vedeva, vedeva un tenue chiarore ad est e sapeva che annunciava l'alba, un nuovo giorno che avrebbe cambiato completamente il mondo in cui era cresciuta e che aveva creduto giusto.
Adesso, però, non piangeva più per quel mondo e per quel che avrebbe perduto. Aspettava con ansia il cambiamento, voleva farne parte. Quello non sarebbe stato il giorno del suo tradimento, ma il giorno in cui avrebbe onorato il giuramento di fedeltà che la legava al popolo francese.
Il sole stava per sorgere, splendido e caldo. Sarebbe stata una giornata bellissima.
Oscar aveva il cuore leggero: era morta ed era rinata, quella notte. Aveva lottato e sofferto, ma questo era un nuovo inizio.
Lo sentiva, ne era certa: niente di brutto poteva succedere, in una giornata come quella.

   
 
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