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Autore: fragolottina    19/01/2011    6 recensioni
Da mortale a Ragazza d'Inverno. Da Ragazza d'Inverno a Regina d'Inverno.
Quali sono stati i pensieri di Donia durante tutte le sue trasformazioni? Cosa c'è dietro la patina di brina che la ricopre?
Dolore. Rassegnazione. Amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volevo che fossi tu ‘VOLEVO CHE FOSSI TU’

Non dimenticherò mai il primo sguardo con cui mi hai accarezzata, leggero e caldo come un venticello estivo, era pieno di speranza ed amore, mi ha fatto sentire la ragazza speciale che poteva rendere la tua vita migliore, il pezzetto di puzzle che ti mancava per la felicità.
    Probabilmente tu mi guardavi già da tempo. Pensandoci ora non riesco proprio ad impedirmi di immaginarti sempre un passo dietro di me, accanto a Liseli e Sasha, a studiarmi, a chiederti se potessi essere io; alla Ragazza d’Inverno di allora piacevo? È stata felice nello scoprire che avevi posato gli occhi su di me? O forse una parte di lei ha avuto compassione di me, quando tu hai pronunciato le parole che mi avrebbero legata per sempre al Regno Fatato.

«L’ho sognata. È lei.»

Ho pensato che fossi bellissimo la prima volta che abbiamo parlato e la seconda e la terza…ho sempre pensato che fossi bellissimo, anche adesso. Più bello di qualunque ragazzo avessi potuto incontrare. Più bello di qualunque ragazzo avrei potuto immaginare.
    Hai sorriso nei miei occhi ed io non sono riuscita nemmeno a chiedermi se era il caso di resisterti ancora un pochino, perché nei tuoi occhi c’era un tramonto sul mare, una limpida notte di S. Lorenzo solcata da miliardi di scie di stelle, milioni di prati sui quali avrei potuto correre a piedi nudi.
    Così io ti ho rimandato quel sorriso. Certo, non doveva essere altrettanto spettacolare. Keenan, tu eri strabiliante, mentre io ero solo…umana. Eppure nonostante la differenza tra noi fosse evidente a chiunque, mi sei sembrato felicissimo, non sono sicura di averti visto ancora tanto felice.
    Hai iniziato la tua caccia. Sei stato impeccabile ed attento, non hai avuto remore a dimostrarmi mille volte come tutto quello che avrei potuto desiderare fosse racchiuso nel pugno della tua mano, se ti fossi stata accanto tu mi avresti dato un mondo intero a mia disposizione come un parco.
    È vero c’era Liseli, ma all’inizio non volevo crederle, preferivo pensare che fosse gelosa, invidiosa delle attenzioni che mi dedicavi, visto che io ero gelosa di ogni secondo passato con lei.
    In realtà, voleva solo cercare di salvarmi.
    Ma tu, Keenan, tu avevi già deciso il mio destino, quali altre scelte avevo? Ragazza d’Estate sempre ubriaca, sempre in cerca del tuo abbraccio, è stato davvero così riprovevole da parte mia sperare di ottenere qualcosa di più?
    E poi eri elegante, dolce, premuroso e le tue dita calde sulle mia pelle, le tue labbra profumate che cercavano e sfioravano le mie, valevano ogni rischio. Tu valevi ogni rischio.
    Perché non sarei potuta essere la regina che cercavi?
    Me lo sono chiesta per così tanto tempo. Mezzo secolo a domandarmi incessantemente cosa mi mancasse, dov’era il mio errore, cosa non mi rendeva degna di starti accanto? Io che amavo il sole, che agognavo l’arrivo dell’estate per godermi il suo bacio, perché dovevo essere tanto legata all’inverno?
    Mi hai lasciata sola. Mi hai abbandonata a me stessa, mentre il gelo invadeva il mio corpo e lo saccheggiava come un esercito nemico. Sola, ho rimpianto quella scelta, osservando la mia pelle impallidire sempre di più; sola, sarei voluta morire, quando ho visto una ciocca bianca, che all’inizio non sono riuscita a riconoscere come i miei capelli; sola e disperata, avrei soltanto voluto vederti, avrei voluto che il tuo tocco mi scaldasse, ancora non sapevo che non sarebbe più stato possibile. Sola, ho maledetto il tuo nome e la tua assenza.
    Il giorno dopo quando ci siamo incontrati per iniziare la nostra ricerca me ne sono pentita. Mi hai guardata, hai visto quello che ero diventata in una notte, hai osservato come Sasha aveva iniziato a seguirmi, il mio lupo, non sei proprio riuscito ad impedirti di rimpiangere quello che ero stata e quello che avresti voluto che fossi. La tua delusione mi ha ferita, ma il tuo dolore era complementare al mio e non sono riuscita ad odiarti come avrei dovuto. Non mi hai chiesto scusa, ma infondo, non so se mi avrebbe fatto piacere.
    Da parte mia ho odiato la parte che avrebbe voluto chiederti di perdonarmi per non essere la Regina d’Estate.

Quando hai deciso di trasferirti ad Huntsdale dopo mesi, sono rimasta per la prima volta colpita. Sapevo che sulla mia famiglia e su tutti quelli che potevano notare la mia prolungata assenza c’era un incantesimo, voi fate, sapete fare le cose per bene, ma non potevo andarmene senza salutarli. Senza salutare Rachel, la mia migliore amica.
    Ho coperto il mio essere con una maschera umana, ma non sembravo normale, continuavo ad essere troppo pallida, avevo l’aria malata; avevo ancora i miei vecchi vestiti anche se ora in qualche modo, mi stavano grandi, dovevo essere dimagrita, ma non mi sono lasciata abbattere, mi sono detta che forse sbirciando la mia vecchia vita mi sarei sentita meglio e senza ulteriori indugi, ho raggiunto casa sua.
    Non sono potuta entrare. Viveva in un complesso residenziale di villette a schiera ed il cancello era di ferro, così come il battente della porta, il passamano delle scale che portava all’ingresso. Mi faceva male la testa solo a stargli tanto vicina.
    Quando ho visto la porta schiudersi mi sono lasciata scivolare via la maschera per tornare invisibile, è uscita proprio lei, con i suoi capelli castani e luminosi, le guancie rosa e le labbra scintillanti; l’ho vista raggiungere un umano ed intrecciare le dita alle sue, sembrava talmente felice. Non so quanto sono rimasta a guardarla, quando Sasha ha ringhiato annunciando l’arrivo di una visita poco gradita, loro erano scomparsi.

«Mio figlio non valeva questo sacrificio, avresti dovuto credere a Lilian.» mi aveva detto Beira, con quella falsa partecipazione che avevo sempre odiato.
    «Liseli.»
    «Come, cara?» mi aveva domandato.
    «La Ragazza d’Inverno si chiamava Liseli.»
    Lei aveva riso passandosi teatralmente una mano sulla fronte, avevo invidiato come il freddo le stesse accanto e la avvolgesse senza farle male. «Oh, povera me! Ne ho viste talmente tante che i loro nomi si confondono.»
    Bugiarda, ero sicura che ricordasse ogni Ragazza nei minimi particolari.
    «Beh, mia cara, mio figlio si sta preparando a traslocare ed io non posso lasciarlo solo, povero ragazzo.» aveva sospirato. «Credo, che abbia sempre sentito la mancanza di una figura paterna.» aveva convenuto scuotendo la testa.
    «Tu hai ucciso suo padre.»
    Aveva annuito come se fosse una cosa normalissima. «Racimola in fretta i tuoi straccetti, ci trasferiamo.»

Non potevo appoggiarmi alla mia vita passata, non volevo pensare alla mia vita presente, al futuro chiedevo molto poco: trovare una ragazza tanto stupida da rischiare ogni cosa per te, che fosse la tua regina o quella che avrebbe preso il mio posto non mi importava. La felicità era diventata una favola alla quale non riuscivo a credere, mi bastava smettere di tremare dal freddo. Speravo di raggiungere Liseli nel deserto per condividere con lei il dolore ed il sollievo di non averti più intorno.
    Infondo, quanto tempo avrei dovuto aspettare? Con me non ci avevi messo molto.
    Cinquant’anni.
    Cinquant’anni in cerca ovunque, cinquant’anni passati a piangere ogni volta che una ragazza rifiutava il rischio.
    Cinquant’anni ad osservare la schiera di quelle sciocche, vuote Ragazze d’Estate crescere.


«Perché non ci riesci, perché non le fai innamorare come hai fatto con me?» ti avevo chiesto una sera infuriata dopo che Eliza si era trasferita al loft, accontentandosi di starti accanto. L’ultima di una lunga serie.
    Tu mi avevi guardata addolorato e colpevole. «Perché volevo che fossi tu.»
    Mi ero coperta il viso con le mani, stanca di tutto quello, di vederti fissarmi con rammarico, continuavi a chiederti sempre come sarebbe andata se fossi stata io. Ma non ero io.
    Avevo afferrato il tuo braccio ignorando il dolore, volevo che la mai morsa ghiacciata ti ricordasse che non ero più la ragazza bionda e sorridente che avevi conosciuto e non lo sarei stata mai più. «Se io posso metterle in guardia da te, nonostante l’unica cosa che voglia sia che prendano quel bastone e mi liberino, tu puoi sedurle!» ti avevo lasciato sul mio divano, volevo allontanarmi il più possibile da te.
    «Mi odi, Don?» mi avevi chiesto.
    Due lacrime mi erano scivolate dagli occhi per poi congelarsi sulle mie guancie. «Dovrei.» avevo risposto raschiandole via.

Aislinn è arrivata quando io avevo già smesso di sperare e la prima volta che l’ho vista non mi è sembrata molto speciale, solo troppo spaventata per cedere alle tue lusinghe.
    Ancora non sapevo che era innamorata.
    Seth Morgan.
    Solo quando li ho visti insieme, solo allora ho realizzato quanto sarebbe stata disposta a rischiare per lui. Non avrebbe mai accettato di perderlo, non importava quanto potessi terrorizzarla ulteriormente, una volta capito che non sarebbe potuta tornare indietro, che tu l’avevi maledetta, avrebbe accettato lo scettro di Beira per conservare, se non la sua mortalità, il suo amore per Seth.
    Sarei stata libera finalmente.
    Non sapevo che il destino mi aveva preparato un’ultima beffa: Regina della corte d’Inverno.
    Ero tra le tue braccia quando hanno fatto di me la loro regina, non ho dovuto provare niente, mi hanno portata via da te, mi hanno mostrato il mio popolo; uno stuolo di creature ai miei ordini, che non mi osservava più come un mezzo essere, creatura d’Inverno legata al Re d’Estate, nei loro occhi c’era il rispetto dovuto ad una sovrana. In cambio volevano solo che mi prendessi cura di loro, che assicurassi la loro sopravvivenza. In loro c’era il freddo di una tempesta di neve, come in me del resto, ma non ci feriva, perché quella tempesta di neve eravamo noi.
    Forse non era esattamente quello che avrei voluto, ma quando mi sono seduta sul trono che mi avevano costruito, ho capito che comunque ero libera.
    Abbiamo fatto l’amore per la prima volta, te lo ricordi, Keenan? Finalmente insieme nel vagone dell’amante umano della tua Regina. Sapevo che sarebbe stata solo quella notte, l’equinozio ci rendeva pari, permettendoci di stare insieme senza essere pericolosi l’uno per l’altra, ma ne è valsa la pena. Non ho mai provato niente di tanto intenso quanto lo frizione della tua pelle rovente sulla mia, gelida. Niente come sentirti in me caldo e risvegliare ogni parte morta del mio corpo, sia interna che esterna, ricordarmi che non importava quanto il freddo potesse penetrare in profondità nel mio animo, tu saresti andato più a fondo, ancora di più e lì, dove saresti stato irraggiungibile da qualsiasi altra cosa, lì avresti appiccato un incendio.
    Come è stato per te? Come è stato sentirti intrappolato in una stretta morsa di ghiaccio?
    Credevo che mi sarebbe bastato, credevo che due notti l’anno, mi avrebbero resa felice. E forse sarebbe stato così, se tu non ti fossi messo in testa che lasciandoti guidarmi nell’intimità, ti avrei anche concesso di schiacciare la mia volontà come regina.
    Come hai potuto permettere alla tua reginetta di venire qui a chiedermi di perdonarmi così l’avresti lasciata in pace e sarebbe potuta stare felice contenta con il suo mortale? Perché avrei dovuto piegarmi al suo sciocco capriccio, mentre nemmeno tu ti piegavi ai miei desideri? Perché i suoi desideri dovevano essere più importanti dei miei?
    Sciocca ragazzina, che ne poteva sapere infondo. Lei non ha mai dovuto sperare che Seth trovasse la donna della sua vita, chiudendo in una parte lontana del suo cuore la voglia di urlare che lei lo amava, lei era la donna della sua vita.
    Perché avrei dovuto permettere che per lei fosse semplice quando per me niente lo era?
    Mi aspettavo quasi che cercassi di uccidermi, Keenan, ti avrei guardato con occhi più gentili se lo avessi fatto, infondo, io l’avevo ferita, avevo ferito la tua preziosa Regina.
    Ma non l’hai fatto. Sei venuto a chiedermi spiegazioni e mi hai detto che mi amavi. Ti ho creduto.

«Dimmi che posso perdermi tra le tue braccia.»
    Ed io avevo ceduto. Come sempre.
    «Si.»

Mi sono detta che se dopo aver rischiato di perdere la ragazza che cercavi da secoli per mano mia continuavi ad amarmi, forse ero stata dura, forse il mio cuore era diventato troppo freddo per il tuo amore e non riuscivo a vedere con chiarezza la verità.
    Tu mi amavi e me lo avevi detto. Avevi pronunciato le parole che avevo aspettato mezzo secolo di sentirti dire ed era stato straordinario come un pallido sole che fa brillare una distesa di neve.
    Quanto tempo era che non pensavo più di poter essere felice?
    Infangata e sorridente sono tornata nelle mie stanze, avrei voluto un’amica a cui raccontare tutto, con cui condividere quel miracolo. Mi sono accucciata a terra ed ho abbracciato Sasha, pianto con il trasporto della vita che non speravo più di avere.
    In quel momento mi sono sentita talmente in colpa per aver colpito Aislinn, mi sono detta che forse la diffidenza che ci divideva come regine di due regni in antitesi aveva giocato un ruolo in quella faccenda, che mi sarei fatta perdonare: potevo intercedere con Niall per l’immortalità di Seth, le nostre due corti erano sempre state alleate e sapevo della sua particolare predisposizione d’animo nei confronti dell’umano. Se Aislinn fosse venuta a chiedermi aiuto, io non le avrei rifiutato una mano: Ash sarebbe stata per sempre felice con lui ed io sarei stata eternamente al tuo fianco, Keenan.
    Un lieto fine, o, almeno, qualcosa che gli somigliava.

«Non ricordo di avervi mai vista tanto contenta.» aveva commentato Evan, imbarazzato di trovarmi ancora poco dignitosamente inginocchiata a terra, sporca di fango, ustionata ed in lacrime di gioia.
    Avevo cercato di ricompormi e mi ero alzata. «Non speravo più di poterlo essere.» gli avevo confessato.
    «Mi concedete l’ardire di un commento forse fuori luogo in questa corte?» mi aveva domandato gentile.
    Gli avevo sorriso. «Sai, di non aver bisogno di tutte queste cerimonie.» non dopo aver vegliato su di me per tanto tempo.
    «Siete bellissima quando siete felice.»

Come ho potuto permetterti di spezzarmi di nuovo?

Seduta sul mio trono di ghiaccio avevo ordinato che nessuno violasse la mia solitudine, non volevo che il mio popolo mi vedesse in quelle condizioni, tremante ad ogni battito di cuore, ferita da te, debole di fronte a te. Non volevo che nessuno mi vedesse in quelle condizioni.
    Per cinquant’anni avevo cercato di dimenticare il profumo della speranza, poi come un’ingenua mi ero lasciata incantare dalle tue promesse, come se non avessi già pagato a caro prezzo una volta l’essermi fidata di te.
    Mi sono alzata e mi sono avvicinata alla finestra, in giardino alcune delle mie creature pattinavano sul ghiaccio, avevo appena sfiorato il vetro con il mio respiro, ma si era subito cristallizzato. Io non avevo bisogno di un compagno per affermare il mio potere.
    Per l’ennesima volta, dalla sciocca che sono, ho cercato di capirti: eri un sovrano, avevi degli obblighi verso la tua corte, dovevi pensare a loro, prendertene cura.
    Ci sono quasi riuscita.
    Finché la voce che tutto il Regno Fatato si sussurrava all’orecchio non ha raggiunto anche me: la Regina d’Estate si era recata alla Corte del Buio, Aislinn si era umiliata ed inginocchiata al cospetto di Niall e lo aveva supplicato per un’informazione – una sola, anche falsa – su Seth. Perché lo ama. Quanto era misero il tuo amore per me, rispetto a quello della tua regina per il suo mortale? Tu non riuscivi a darmi altro che promesse alle quali nessuno dei due riuscivamo più a credere, lei aveva messo la sua vita nelle mani del suo nemico.
    Io non ti avrei mai chiesto di inginocchiarti ai piedi di nessuno, nemmeno ai miei. Non ti avrei chiesto di abbandonare Ash, né, tanto meno, di venir meno ai tuoi doveri. Volevo solo che non cercassi di sedurla, che ti accontentassi del mio amore. Il potere dell’estate non era importante se io potevo tenere a bada l’inverno, ti sarei venuta incontro, avresti avuto il mio appoggio in caso di uno scontro con le altre corti, ti avrei concesso di prenderti cura delle tue creature, ti avrei concesso ogni mese di sole del quale avevi bisogno. Avremmo inaugurato un lungo periodo di pace.
    Non credevo di poter sopportare ancora il dolore di separarmi da te, ma è successa una cosa buffa. Alle mia corte non piaceva ovviamente il regime dittatoriale di Beira, non erano molto felici di scorrazzare con le Creature di Irial, ma l’opposizione alla Corte d’Estate, quella gli piaceva. Ed il mio odio crescente per ogni creatura che profumasse di sole e Primavera li rendeva più fieri di me.
    Evan si è adattato molto in fretta a questo nuovo stato di cose. Se poteva farcela lui, ce l’avrei fatta anche io.
    
Non posso mentirti. Quando le mie spie mi hanno raggiunta per mormorarmi di aver visto Seth entrare nel tuo loft, immortale e splendente della luce di Lasair ho sorriso, meritavi ogni briciola del tuo mondo che ti sarebbe caduto addosso.

Vorrei poter dire che ora sono contenta di vederti qui, in ginocchio ai miei piedi.
    Preghi il mio perdono, è proprio questo ad intristirmi.
    Vuoi che ti perdoni, mi stimi così poco, dovrei accontentarmi del tuo pentimento.
    Forse dovrei davvero, ma non ce la faccio quando per te è stato tanto semplice allontanarti da me e dedicarti ad una nuova conquista, tu mi avresti rimpiazzata con lei, serenamente. Hai sperato che Seth non tornasse, o tornasse troppo tardi, quando ormai lei sarebbe stata tua, non credo che gli avrebbe chiesto di perdonarla. Perché Aislinn lo ama, mi piace pensare che si sarebbe sentita troppo colpevole per farlo, che non si sarebbe comportata come te.
    Invece tu no, pare.
    «E con te?»
    Distolgo lo sguardo. È doloroso, Keenan, negarmi a te è tremendo. Ma necessario se voglio che tu mi rispetti.
    «Si.» hai rovinato tutto, tutto quanto: la mia vita, i miei sogni, il mio amore, la mia natura, la mia anima. Continui a distruggere la vita di tutti quelli che hai intorno per cercare di migliorare la tua. Me, Niall, Aislinn. Quanti siamo? Quanti abbiamo pensato che valeva la pena lottare per te e ci siamo trovati in mano un pugno di mosche?
    Ho commesso un errore.
    Non è la Regina d’Estate che avrei dovuto colpire, eri tu.
    Mi balena nella testa l’immagine uscita dalla mente folle di Bananach, o forse semplicemente dall’anfratto più recondito della mia: le mie mani grondanti del tuo sangue. Il fatto che ti ami non riesce più a farmi apparire la cosa tanto sbagliata o orribile. Anzi, mi sembra necessaria.
    Ti guardo dalla finestra della mia stanza, sei ancora lì in ginocchio, si sta facendo notte e tu non cerchi nemmeno di alzarti.
    «Mia signora?» chiede timidamente Evan, mi volto appena. «Vuole che accompagniamo fuori il Re d’Estate?»
    Scuoto la testa e deglutisco. «Non c’è bisogno, non è pericoloso. Noi siamo più forti.»
    Fa per andarsene, ma si ferma. «State bene, mia signora?» continua.
    Mi copro la bocca con la mano e respiro il mio gelo. «Temo che non mi vedrai più bellissima.» dico con voce rotta. «Non so se riuscirò ancora ad essere felice.»
    «Io vi trovo bellissima da quando eravate la Ragazza d’Inverno.» lo guardo, lui fa un piccolo sorriso. «Ed ora siete una Regina.»
    Annuisco. «Già.» sono la Regina d’Inverno.    

Conosco tutte le colpe che ho nei tuoi confronti, potrei elencarle anche ora.
    Ti ho strappato via la tua mortalità prima ancora di chiederti se mi volevi.
    Ti ho sedotta ed abbandonata, quando ho capito che non eri quella che cercavo.
    Ti ho costretta a seguirmi nella mia ricerca.
    Ti ho condannata al gelo.
    Che posso dire in mia discolpa?
    Niente. Forse l’unica cosa che merito è solo quello che ho ora: vederti andare via. Guardare le tue spalle allontanarsi, osservare i tuoi capelli candidi e immaginarli biondi di nuovo.
    Ma ogni capo di accusa che pende sulla mia testa è riassunto in un’unica ammissione, forse la mia colpa è soltanto una: vorrei che fossi lei, volevo che fossi tu.
    Una volta ho sentito le rime di un poeta, avevo pensato che non fosse molto brillante confrontato agli scrittori del popolo fatato, ma ora lo capisco. ‘Almeno lascia che un’estrema tenerezza copra l’allontanarsi dei tuoi passi.’
    Questo forse posso farlo.
    Allungo una mano, sfido il tuo ghiaccio in casa tua; quando la tocco, la neve che qui ricopre tutto si scioglie. Far crescere qualcosa in questo terreno duro è molto più difficile, mi costa più fatica di quanto vorrei ammettere. Ma dopo diversi tentativi, vedo spuntare dei fili d’erba, una piccola margherita coraggiosa si schiude, le sorrido per ringraziarla.
    Una striscia di verde ti raggiunge, tu non abbassi lo sguardo, non la vedi e quando la calpesti tutto si copre di brina e muore. Non importa ti accompagnerò fino a casa, magari i tuoi piedi sentiranno un calore insolito. Il mio.
    Lo so che è un addio, Don.

L’ho vista.
    Addio, Keenan.
    Ti amo, come sempre.
    

perchè ho scritto questa one-shot? perchè volevo partecipare al contest indetto, ma Wicked&lovely è la mia saga preferita, il mio libro preferito, non avrei mai potuto toccare la trama, non camibierei una virgola. credo, che siano libri perfetti, perciò non ho il coraggio di metterci mano.
inizialmente avevo deciso di non partecipare, poi ho pensato a Donia. io la adoro, perchè non riesco ad immaginare quanto ha sofferto e quanto continua a soffrire, è glacialmente stupenda...
ho 'giocato' ad essere lei per un po', ho cercato di tirare fuori i pensieri che potrebbe aver o aver avuto e ne è uscito questo...
non mi importa molto del voto, partecipo più perchè è il 'mio' libro che per altro (anche se a cena con la Marr ci andrei anche sola per abbracciarla, ringraziarla e beccarmi un'ordinanza restrittiva nei suoi confonti!).
spero solo che non riteniate l'averlo letto una perdita di tempo...

fragolottina

ps: dio, ci ho dato giù pesante...pardon sono ancora in fase depressiva dallo scritto...
pps: la poesia che cita Keenan è Lilicka di Majakovskij...fidati se ve l'andate a cercare ne vale la pena...



   
 
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