~ Questa
è la storia di un palcoscenico e di un sipario
Ispirato da Jack
e Liz
di Lezioni
di Seduzione
C’era
una volta un sipario che venne montato in un vecchio teatro di
periferia.
Il
sipario era di velluto rosso, bordato di frange dorate che si muovevano
lente
ogni volta che qualcuno vi passava sotto.
Non
sapeva se essere felice di essere stato portato in quel luogo a lui
sconosciuto, ma -si disse- finché sarebbe rimasto arrotolato
lassù, nessuno gli
avrebbe mai fatto del male.
Al
tempo stesso il palcoscenico era rimasto incuriosito da quelle frange
che gli
sventolavano sopra. Era curioso di sapere cosa si provasse ad essere
accarezzato da quelle piccole dita dorate, così un giorno
decise che avrebbe
avuto quello che voleva.
“Ehi
sipario! Perché non vieni qua da me?”
“No,
grazie.”
Ogni
giorno, quando gli attori lasciavano il teatro vuoto, la scena si
ripeteva.
“Dai
sipario… sono tutto solo quaggiù.”
“Tu
non
sei solo. Hai tante persone che ti stanno vicino.”
“Mi
usano solo per il loro scopo. Io li sostengo e guido i loro passi, ma
mai una
volta che mi rivolgano un Grazie.”
Passò
così del tempo. Il teatro ogni giorno si riempiva di sempre
più persone fino a
che non arrivò l’annuncio tanto atteso:
“Faremo
uno spettacolo!”
Il
palco era in fermento, finalmente avrebbe dimostrato il suo valore. I
riflettori l’avrebbero illuminato, gli attori
l’avrebbero attraversato e, cosa
più importante, a fine spettacolo il bel sipario sarebbe
calato su di lui.
“Sipario
finalmente potrò toccarti!”
“Non
voglio che tu mi tocchi. Mi sporcherai e quando tornerò
quassù sarò di nuovo
solo.”
Il
palco non rispose, ma passò i giorni delle prove a pensare a
quelle parole.
Quanto
tempo aveva passato lui da solo? Giorno dopo giorno a cercare di non
pensarci,
perché era certo che questo non sarebbe cambiato, che solo
era e solo sarebbe
rimasto.
“Anche
io sono solo sai? E vorrei che tu stessi con me, così non
saremmo più soli.”
Il
sipario non disse nulla. Guardava il palco e si accorse di volerlo
accarezzare.
“Non
saremo più soli” le
parole del palco risuonavano nella sua mente.
Giunse il
giorno della prima. Nel pomeriggio gli attori provarono le scene per
un’ultima
volta e, poco prima di far entrare il pubblico, il macchinista
sganciò il
sipario che lentamente si fece cadere sul palco.
“Sei
così morbido. E le tue frange fanno un dolce solletico.
Vorrei rimanere così
per sempre.”
“Tu
sei
così freddo. Hai così tanti segni sopra di te.
Ogni persona che ti ha
calpestato ti ha ferito.”
Non
poterono dirsi altro. Il sipario venne ritirato su e per tutto lo
spettacolo
non fece altro che sperare che finisse tutto al più presto
per poter scaldare
il suo palcoscenico.
Durante
uno degli atti, un attore doveva calarsi dall’alto. Il suo
vestito era
ricoperto da catene e, quando si calò, una di esse
s’impigliò nel velluto
rosso.
Lo
strappo che ne conseguì fu doloroso e il sipario
desiderò ritrovare la sua
sicura solitudine.
Finché
era stato da solo nessuno l’aveva ferito, toccato, sporcato.
Nessuno gli aveva
dato l’assaggio di quel qualcosa che si ha solo quando non si
è soli.
“Nessuno
mi deve ferire” pensò.
Quando
lo spettacolo finì e gli applausi furono consumati, tutti
gli attori e il
pubblico lasciarono il teatro così come lo avevano trovato:
Il palco a terra e
il sipario ancorato ai suoi ormeggi.
“Vieni
giù. Stiamo insieme!”
“Non
voglio finire come te: ferito.”
“Non
m’importa delle mie ferite. Non m’importa, se ci
sarai tu ad accarezzarmi col
tuo morbido tocco. E io… anche io darò refrigerio
alle tue ferite. Ci cureremo
a vicenda e non saremo più soli.”
Il
sipario, commosso dalle sue parole, si lasciò scivolare
lentamente su di lui.
“Sei
così freddo.” Disse accarezzando ogni sfregio del
suo compagno.
“E tu così morbido. Sei così morbido che riesco a sentire solo te e niente più dolore.”
Questa
è la storia di un palcoscenico e del suo sipario, che si
sono trovati per
proteggersi dal dolore del mondo.