Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Shona    19/01/2011    3 recensioni
C’era una volta un sipario che venne montato in un vecchio teatro di periferia...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

This is a story...

~ Questa è la storia di un palcoscenico e di un sipario

Ispirato da Jack e Liz di Lezioni di Seduzione

 

 

C’era una volta un sipario che venne montato in un vecchio teatro di periferia.

Il sipario era di velluto rosso, bordato di frange dorate che si muovevano lente ogni volta che qualcuno vi passava sotto.

Non sapeva se essere felice di essere stato portato in quel luogo a lui sconosciuto, ma -si disse- finché sarebbe rimasto arrotolato lassù, nessuno gli avrebbe mai fatto del male.

Al tempo stesso il palcoscenico era rimasto incuriosito da quelle frange che gli sventolavano sopra. Era curioso di sapere cosa si provasse ad essere accarezzato da quelle piccole dita dorate, così un giorno decise che avrebbe avuto quello che voleva.

“Ehi sipario! Perché non vieni qua da me?”

“No, grazie.”

Ogni giorno, quando gli attori lasciavano il teatro vuoto, la scena si ripeteva.

“Dai sipario… sono tutto solo quaggiù.”

“Tu non sei solo. Hai tante persone che ti stanno vicino.”

“Mi usano solo per il loro scopo. Io li sostengo e guido i loro passi, ma mai una volta che mi rivolgano un Grazie.”

Passò così del tempo. Il teatro ogni giorno si riempiva di sempre più persone fino a che non arrivò l’annuncio tanto atteso:

“Faremo uno spettacolo!”

Il palco era in fermento, finalmente avrebbe dimostrato il suo valore. I riflettori l’avrebbero illuminato, gli attori l’avrebbero attraversato e, cosa più importante, a fine spettacolo il bel sipario sarebbe calato su di lui.

“Sipario finalmente potrò toccarti!”

“Non voglio che tu mi tocchi. Mi sporcherai e quando tornerò quassù sarò di nuovo solo.”

Il palco non rispose, ma passò i giorni delle prove a pensare a quelle parole.

Quanto tempo aveva passato lui da solo? Giorno dopo giorno a cercare di non pensarci, perché era certo che questo non sarebbe cambiato, che solo era e solo sarebbe rimasto.

“Anche io sono solo sai? E vorrei che tu stessi con me, così non saremmo più soli.”

Il sipario non disse nulla. Guardava il palco e si accorse di volerlo accarezzare.

“Non saremo più soli” le parole del palco risuonavano nella sua mente.

Giunse il giorno della prima. Nel pomeriggio gli attori provarono le scene per un’ultima volta e, poco prima di far entrare il pubblico, il macchinista sganciò il sipario che lentamente si fece cadere sul palco.

“Sei così morbido. E le tue frange fanno un dolce solletico. Vorrei rimanere così per sempre.”

“Tu sei così freddo. Hai così tanti segni sopra di te. Ogni persona che ti ha calpestato ti ha ferito.”

Non poterono dirsi altro. Il sipario venne ritirato su e per tutto lo spettacolo non fece altro che sperare che finisse tutto al più presto per poter scaldare il suo palcoscenico.

Durante uno degli atti, un attore doveva calarsi dall’alto. Il suo vestito era ricoperto da catene e, quando si calò, una di esse s’impigliò nel velluto rosso.

Lo strappo che ne conseguì fu doloroso e il sipario desiderò ritrovare la sua sicura solitudine.

Finché era stato da solo nessuno l’aveva ferito, toccato, sporcato. Nessuno gli aveva dato l’assaggio di quel qualcosa che si ha solo quando non si è soli.

“Nessuno mi deve ferire” pensò.

Quando lo spettacolo finì e gli applausi furono consumati, tutti gli attori e il pubblico lasciarono il teatro così come lo avevano trovato: Il palco a terra e il sipario ancorato ai suoi ormeggi.

“Vieni giù. Stiamo insieme!”

“Non voglio finire come te: ferito.”

“Non m’importa delle mie ferite. Non m’importa, se ci sarai tu ad accarezzarmi col tuo morbido tocco. E io… anche io darò refrigerio alle tue ferite. Ci cureremo a vicenda e non saremo più soli.”

Il sipario, commosso dalle sue parole, si lasciò scivolare lentamente su di lui.

“Sei così freddo.” Disse accarezzando ogni sfregio del suo compagno.

“E tu così morbido. Sei così morbido che riesco a sentire solo te e niente più dolore.”

Questa è la storia di un palcoscenico e del suo sipario, che si sono trovati per proteggersi dal dolore del mondo.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Shona