« Tu credi che a mamma piacesse la primavera? » May guarda in basso cercando di evitare le foglie secche che coprono l’asfalto; ha sempre avuto paura di quello che vi si può nascondere sotto. April le cammina avanti di qualche passo, sposta le foglie con i piedi, forse per premura verso sua sorella, forse solo per rabbia o perché le foglie, anche se le prendi a calci, non si faranno male.
Ne ha raccolta una quando sono uscite dalla chiesa e da allora la stringe nella mano sinistra; è una cosa che ha sempre fatto, fin da bambina, la fa sentire tranquilla.
« Tu credi che mamma fosse così sensibile? » Ribatte fermandosi in mezzo al viale con i pugni stretti sui fianchi. Allora anche May si ferma, qualche passo dietro a sua sorella. « Non so se le piaceva la primavera. Di sicuro detestava l’inverno. »
May le osserva i capelli spettinati, le gambe secche, il cappotto troppo leggero; a guardarle non sono mai sembrate sorelle.
« Per questo è morta in autunno? » Chiede.
April annuisce energicamente prima di ricominciare a camminare; May la segue, fedele, le guarda la schiena, si è sempre sentita al sicuro dietro quella schiena.
« Io credo di odiare l’autunno » Ricomincia, sottovoce. April sforza una piccola risata; ha la bocca larga, gli occhi scintillanti e parla sempre forte.
« Io invece non riesco a sopportare l’estate. Quando fa troppo caldo non riesco a pensare. » May azzarda un sorriso sottile e aggiusta gli occhiali scivolati sulla punta del naso.
« Vedi? » Sussurra, sperando che April si volti. « Resta la primavera. Nessuna di noi tre odia la primavera. » Lei la accontenta, si ferma di nuovo girandosi verso la sorella per rivolgerle uno sguardo luccicante, complice.
« Non riesco a immaginare qualcuno che odia la primavera. » Dice e riprende a camminare con la sua foglia ancora stretta nella mano sinistra.