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Autore: Any Ikisy    20/01/2011    4 recensioni
Una volta all’anno, per circa due settimane, le giostre ricordavano di passare anche per quel paesino di campagna un po’ fuori mano e un po’ dimenticato in cui Shinji Ikari viveva.
Capitava nel periodo di dicembre: faceva sempre troppo freddo perché i bambini potessero andarci da soli, perciò spesso i genitori erano costretti ad accompagnarli in macchina.
Per questo gli piacevano, in fin dei conti.

[ VIII classificata e vincitrice del premio giuria Namine22 al Parco Giochi Contest indetto da Namine22 e Ryku24 ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gendo Ikari, Shinji Ikari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: Any Ikisy
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Malinconico
Fandom: Neon Genesis Evangelion
Giostra scelta: Autoscontri
Avvertimenti: One-shot, AU
Note dell' autore: Si è rivelato piuttosto azzardato partecipare a questo contest, e ammetto che mi dispiace esordire in questo fandom con un ottavo posto, per altro ultimo senza possibilità d’appello.
Speriamo in un risultato migliore, a breve. Per ora, beccatevi questo.



 8' posto Namine22
 
METRO di PARAGONE
 

 

La radio della vecchia Ford non aveva mai funzionato molto bene, da quando avevano provato a scassinare la macchina: gracchiava sempre qualche vecchia canzone che probabilmente nessun altro, oltre a suo padre, ricordava.

Non per questo Shinji aveva mai pensato di spegnerla o cambiare stazione, in ogni caso.

Non sarebbe stato in grado di sostenere il silenzio che altrimenti vi sarebbe stato tra di loro; forse lo avrebbe semplicemente eluso guardando fuori dal finestrino come faceva ormai da due minuti.

Fuori nevicava appena; aveva iniziato da poco e i fiocchi scendevano come soffice granella.

Pericolosa, insidiosa e fastidiosa.

La neve fresca rubava tutta l’attenzione di suo padre, il quale teneva una mano sul volante e una sul cambio, guardando dritto di fronte a sé; ogni tanto, il faro di una macchina che gli sfrecciava davanti lo costringeva a socchiudere appena le palpebre.

 

«Papà, mi porti alle giostre?»

 

Una volta all’anno, per circa due settimane, le giostre ricordavano di passare anche per quel paesino di campagna un po’ fuori mano e un po’ dimenticato in cui Shinji Ikari viveva.

Capitava nel periodo di dicembre: faceva sempre troppo freddo perché i bambini potessero andarci da soli, perciò spesso i genitori erano costretti ad accompagnarli in macchina.

Per questo gli piacevano, in fin dei conti.

 

«Fatti accompagnare dalla mamma.»

 

Gli autoscontri erano la giostra che più riscuoteva successo tra i suoi coetanei e, forse per non sentirsi diverso, aveva deciso di provarla. Ma non gli era piaciuta.

Lo avevano spinto. Si era incastrato. Aveva sbattuto contro qualcuno senza volerlo…

Non ricordava di averne mai provate altre: non gli piaceva l’idea di guidare in una pista circoscritta e molto limitata assieme ad altri bambini molto più esaltati di lui ma, in tutta sincerità, le altre attrazioni erano ancora meno invitanti.

Gli serviva solo un metro di paragone, dopo tutto.

Perché Shinji aveva notato che la mamma, quando guidava, era molto nervosa: capitava spesso che le sue manovre risultassero forzate e che il tremore delle sue mani si percepissero attraverso la stessa vettura; lo detestava perché, di conseguenza, si agitava anche lui.

Qualche tempo prima, pochi mesi se non ricordava male, aveva persino rischiato di morire in un incidente stradale.

 

«Vorrei andarci con te…»

 

Ogni dicembre era seduto sull’automobilina arancione con le striature rilucenti di verde; attendeva persino che smontasse chi vi era seduto, se era occupata.

Lo aveva fatto anche quell’anno, prima che iniziasse a nevicare e suo padre venisse a prenderlo un po’ prima del tempo.

«La mamma guida male.»

«Perché pensi questo?»

«È così. La mamma ha un modo di guidare che mette ansia…»

«Perché la mamma è ansiosa mentre guida.»

Invece, quando era in quella vecchia Ford sverniciata con suo padre, poteva dimenticarsi dei frammenti di vetro che avrebbero potuto ucciderlo se fosse andato incontro a un palo o a un muro.

I movimenti ritmici e morbidi che quell’auto assumeva quando guidava lui erano totalmente diversi: sentiva che suo padre si rilassava davanti a un volante, con in mano il completo controllo del veicolo. E forse, in parte, anche padrone della sicurezza di suo figlio.

Shinji sentiva spesso dire che potersi muovere liberamente era molto utile, ma personalmente non riusciva proprio a vedersi con una patente in mano.

La sensazione di venir colpito da dietro, di sbattere magari contro un’automobile che non aveva rispettato il semaforo, oppure anche di incontrare nuovamente un albero lungo la strada che non ci sarebbe dovuto essere…

 

«Mamma! Sta’ att-»

 

Sentì ad un tratto una lacrima solcargli la guancia, per poi perdersi nella sciarpa di lana che sua madre gli aveva regalato per il natale scorso.

Ed ecco nuovamente quell’ansia che lo assaliva: si chiese se l’anno seguente sarebbe stato nuovamente in grado di inserire il gettone nella fessura del veicolo elettrico in miniatura.

«La mamma… si riprenderà, vero?»

«Sì.»

«Sei sicuro, papà?»

«Sì…»

Gendo alzò il volume della radio mentre Shinji singhiozzava piano per non farsi sentire.

 

 

 

 

 

 

 

 

NdAny: tra tipologie ho messo malinconico perché tutti sappiamo com’è andata a finire…

Questa alternative universe non ha ambientazione specifica, né particolarità che la rendano un buono scritto, né niente per cui valga la pena di essere fatta leggere: un esempio perfetto di fan fiction che attende solo dei commenti utili e costruttivi per iniziare a scrivere in modo migliore.

È un esplicito invito a recensire.

Grazie.

  
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