-Insomma Lovino! Ormai sei un ragazzo grande! Devi imparare a riordinare da solo i tuoi affetti!-
Così lo sgridava una governante della grande casa, entrando nella camera del giovinetto italiano e vedendo la baraonda di oggetti sparsi in giro un po' dappertutto.
Il giovinetto con aria scostante da un angolo di quel trambusto infernale alzò le spalle, provocando ancora di più l'ira della governante:
-Se torno nuovamente qui, e la camera è ancora in questo stato dovrò parlarne con il signor Antonio, signorino...-
Così dicendo uscì dalla camera, lasciando il giovane italiano nel caos del suo mondo.
Grattandosi la testa, convenne che era arrivata l'ora di darsi da fare e di cominciare a rassettare...
Cominciò dalla libreria: mentre spostava uno scatolone di vecchie cianfrusaglie da dietro scivolò un sottilissimo libro, dalla copertina rossa; alla vista di quel libro il cuore di Lovino sussultò al ricordo che gli procurava; era un libro di fiabe campane, fiabe della sua terra d'origine, che gli aveva comprato Antonio tantissimo tempo fa, quando ancora non gli piaceva quella grande casa così silenziosa; lo prese in mano sorridendo dolcemente e ricordandosi come, da fanciullino, si sedeva sulle ginocchia dello spagnolo ascoltando ammaliato, mentre gli raccontava di un Mago di nome Virgilio, di una statua miracolosa, di un palazzo con un uovo celato nel suo interno, un uovo maledetto...
-Ovo!-
Aveva esclamato allora il bambino.
-Sì, il castel dell'Ovo-
Aveva risposto dolcemente lo spagnolo carezzandogli la testa, mentre il piccolo Lovino rideva contento...
Proprio in quel mentre si aprì la porta della sua cameretta:
-La signora governante mi ha detto che c'è un bel po' di lavoro, e che forse è stata un po' troppo severa con te-
Antonio, così esordendo, entrò nella camera, ancora avvolta nel caos. Trovò il giovane italiano con il libro rosso in mano ed uno sguardo perso in un mare di ricordi.
Lovino si accorse dopo qualche secondo che non era solo in camera; girandosi appena verso destra scorse il busto dello spagnolo; allora nascose il libro dietro la schiena, ed arrossendo, visibilmente imbarazzato scostò lo sguardo dal sorriso divertito di Antonio.
-Che ricordi eh? Ti ricordi quella favola sul castel dell'uovo...-
-Si dice Ovo, bastardo...-
Lo interruppe il giovane italiano sorridendo flebilmente.
Lo spagnolo a quel punto sospirò:
-Sì, sì, Ovo, hai ragione-
E così dicendo poggiò la sua mano sulla testa del Giovane italiano.

-Fine